• Un'istituzione che raccolga e conservi documenti multimediali relativi al lavoro umano; che utilizzi le moderne tecnologie digitali e la rete telematica come strumenti centrali della sua attività; che renda viva e presente la memoria del lavoro attraverso iniziative permanenti, il riuso dei materiali, nuove documentazioni: questo, in sintesi, il progetto di un MUSEO MULTIMEDIALE DEL LAVORO messo a punto dalla Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, che renderebbe disponibile per la costituzione della nuova struttura il proprio ricchissimo patrimonio di documentazione audiovisiva, fotografica, di ricerca scientifica e culturale sul mondo del lavoro. -Il progetto è stato presentato e discusso a Roma il 5 febbraio 2004 presso il Cnel, in un Forum a cui hanno partecipato esponenti delle istituzioni, del mondo sindacale e politico, delle fondazioni e degli istituti culturali interessati al tema del lavoro e dell'industria, docenti universitari, studiosi, filmmaker, giornalisti e i cui atti sono raccolti in questo volume.
  • Pensare a un nuovo patto sociale tra imprese, organizzazioni sindacali e governo, dopo le deludenti inadempienze di alcuni attori nel corso dell’ultimo quinquennio, potrebbe apparire un esercizio sterile, un «presupposto di scuola», un fatto estemporaneo. Eppure tre grandi elementi, che caratterizzano le economie europee (il crescente peso della spesa pubblica, un processo di globalizzazione in continua espansione e un ruolo pervasivo della «conoscenza»), impongono un’approfondita riflessione sui meccanismi di funzionamento e di governo dei moderni sistemi economici,...
  • Il commento di Sebastiano Fadda sul Nuovo Piano del Lavoro proposto dalla Cgil che per tutelare gli interessi dei lavoratori si interessa delle politiche economiche destinate a incidere sulle variabili economiche da cui il livello di occupazione dipende.
  • Vari suggerimenti sono stati espressi negli ultimi anni per un Patto di produttività programmata articolato su due livelli, nazionale e aziendale. In questo lavoro si sostiene che la dinamica della produttività va contrattata a livello decentrato. Il carattere incentivante della proposta non è superiore a quello di altri sistemi già sperimentati con esito negativo. La mancata indicazione degli strumenti che ogni parte stipulante dovrebbe porre in atto può tradursi in un pericoloso loro atteggiamento parassitario o indurre le imprese a esasperare i ritmi della produzione, attuare un demansionamento delle qualifiche, allungare l’orario di lavoro o adottare strumenti comunque peggiorativi delle condizioni di lavoro.
  • Lenola 1984. Pietro Ingrao è alla soglia dei settant’anni, corregge delle bozze, quelle delle sue poesie, una prima raccolta di versi che pubblicherà con Mondadori. Lo ritrae Alberto Olivetti (ordinario di estetica e membro del consiglio scientifico del CRS), che non ne ha neanche quaranta. Un dialogo tra due generazioni, tra la poesia e la pittura. “In questi ritratti Alberto Olivetti traduce un Pietro Ingrao in concentrazione, sospensione, dubbio. Stati della mente e del cuore” (come dice Rossana Rossanda in un suo scritto del 2005 ora contenuto nel volume). Dopo quella prima stagione Ingrao continua a scrivere poesie e nell’aprile del 1994 una seconda raccolta appare ne «Lo specchio» di Mondadori, L’alta febbre del fare. Sono passati otto anni dai ritratti del 1984, ma in quell’estate i due sono nuovamente nella casa natale di Lenola per alcuni mesi. Olivetti realizza nove dipinti su tavola, relativi ad altrettante poesie di quest’ultima raccolta. In questo libro sono raccolte tutte le opere (esposte al Casino dei Principi di Villa Torlonia dal 18 aprile al 10 maggio 2015 in occasione delle celebrazioni per i cento anni di Pietro Ingrao), insieme al contributo di Rossana Rossanda, a quello di Silvia Litardi (curatrice della mostra), alle fotografie di Sergio Castellano e a una conversazione tra Ingrao e Olivetti.
  • L’esito delle consultazioni referendarie di Francia e Olanda per la ratifica del Trattato costituzionale dell’Unione Europea ha creato serie preoccupazioni per il futuro dell’integrazione. La Fondazione Basso - che da anni ha dedicato attenzione e studio al processo di costituzionalizzazione dell’Unione Europea - intende fornire con questo volume un ulteriore contributo all’esame dei problemi posti dalla battuta d’arresto subita dal processo di ratifica del Trattato costituzionale. La riflessione è rivolta, in particolare, ai rischi che si prospettano per la democrazia e per i diritti fondamentali delle persone. Se il Trattato costituzionale non dovesse entrare in vigore, le fondamentali garanzie che esso introduce, appunto in tema di democrazia e di rispetto dei diritti delle persone, non vedrebbero la luce e il processo di integrazione europea andrebbe avanti attraverso accordi sempre più faticosi fra i governi, in violazione dei principi costituzionali comuni ai paesi dell’Unione. Le due sezioni del volume, dedicate rispettivamente a «I diritti» e «La democrazia», sono destinate ad approfondire i problemi accennati e le prospettive future. Contributi di: Baron Crespo, Bronzini, De Capitani, Denninger, Ferrajoli, Fioravanti, Galli, Luciani, Manzella, Marramao, Paciotti, Rescigno, Resta.
  • Il «ponte» è quella struttura architettonica che collega due sponde opposte, pressoché parallele, destinate a non incontrarsi mai. Ebbene, la politica somiglia ad un ponte, che mette in relazione le persone, chi governa e i cittadini, il potere e i popoli; e i ponti vanno salvaguardati, per evitarne il crollo, perché, una volta distrutti, tutto diventa molto più difficile. Questo libro nasce come tentativo di salvaguardare dei ponti e costruirne, se possibile, di nuovi. La «cultura politica», componente non particolarmente ampia ma di straordinario significato della Cultura Generale, è da tempo irrimediabilmente defunta. La cultura, per poter estendere i propri benèfici effetti, abbisogna di diverse virtù – tra le quali memorie, sedimenti, riflessioni. Virtù non coltivate da tempo, ed anzi da tempo osteggiate e negate. Ma se la cultura politica si è fatalmente liquefatta e quella generale è in gravi condizioni, da dove ha origine la malattia, la metastasi? Si ritorna così al problema della cultura politica e della sua rifondazione. In piccolo – molto in piccolo, ma con onestà di intenti – abbiamo cercato qualche inizio di riflessione e qualche tentativo di risposta. Lo abbiamo fatto immaginando il territorio – questo luogo dove le persone coabitano, intersecano le proprie vite, esprimono sentimenti, speranze e illusioni – come il luogo di partenza di una possibile nuova cultura politica. Con l’idea che per questo si debba ripartire dal basso, dal verificabile e dal controllabile, assegnando un ruolo centrale al «fare» delle istituzioni e dei governi locali. Un’ipotesi sulla quale abbiamo chiamato a discutere testimoni degli ambiti più direttamente coinvolti in questo processo, e più interessati a un rilancio dei contenuti etici della politica: quelli del lavoro, delle istituzioni locali e dell’università. Il nostro auspicio – ma giudicherà il lettore – è che questi materiali, così eterogenei ma così liberi, e pur partendo dal piccolo e dal basso, possano dare qualche slancio creativo a questo urgente processo di rinnovamento della cultura politica. Gigi Falossi