• Incostituzionalità del decreto Ilva e del regime delle spese processuali introdotto dalla modifica dell’art. 92 c.p.c.
    • «Manifesta infondatezza» del licenziamento e condizioni per ottenere la reintegra nel posto di lavoro
    • Le Sezioni Unite sulla diversa natura dei crediti derivanti da interposizione fittizia e da cessione del contratto
    • Il «caso Almaviva» avanti il Tribunale di Roma
    • Importante decisione della Corte di Giustizia sulla riduzione di alcune retribuzioni nel pubblico impiego di uno Stato membro per esigenze di austerità di bilancio
    • Privacy: il Garante delimita il potere di accesso, raccolta e archiviazione dei dati personali contenuti negli account aziendali
  • A quindici anni dalla sua scomparsa, l’interesse per l’opera di Bourdieu è così vivo da far sì che lo studioso francese sia oggi annoverato tra i classici della sociologia contemporanea. Il volume esplora, ripercorrendone la genesi e lo sviluppo, le categorie analitiche e i concetti di uno dei più controversi intellettuali del nostro tempo. Per rendere appieno la complessità della figura intellettuale di Bourdieu, analizza i rapporti tra teoria, concettualizzazione e ricerca empirica nell’opera del sociologo francese, individuando fecondità e limiti, luci e ombre, felicità e criticità relativamente al rapporto tra teoria e ricerca e tra concetti e loro traduzione operativa. Molteplici sono i riferimenti agli autori e alle principali scuole di pensiero che hanno esercitato un’in fluenza fondamentale su Bourdieu.
  • Il rapporto tra anziani, giovani e risorse sociali e di finanza pubblica pone sfide e questioni che non possono essere intese senza un ripensamento dei tempi di vita. La classica partizione per cui c’è un tempo per il gioco e lo studio, uno per il lavoro ed uno per il meritato riposo segna oggi il passo e impone una revisione delle più tradizionali forme di protezione sociale. Il welfare va visto non più in chiave meramente compensativa, ma bensì nell’ottica di un rilancio verso il futuro, verso forme di solidarietà organizzata e molteplice, consapevole, che possano rappresentare un elemento di promozione rivolto ad una buona vecchiaia e ad un lavoro orientato alla cura e al benessere sociale per molti giovani. Il volume parte da un primo contributo di ricerca sul variegato mondo della cura agli anziani e dalle molteplici iniziative curate dallo SPI CGIL, cosicché una migliore conoscenza del settore relativo all’assistenza (dalle case di riposo al fondo per la non autosufficienza), le politiche in atto, le risorse molte volte insufficienti e le ipotesi di lavoro che lo SPI CGIL suggerisce da tempo possano rappresentare uno stimolo, anche in una regione come la Basilicata, per riqualificare l’intervento pubblico e rendere più dignitoso l’invecchiamento e più umana la cura.
  • Le intense pagine del testo, che ripercorre la storia e l’evoluzione delle Relazioni Industriali in Banca Intesa prima e nel Gruppo Intesa Sanpaolo poi, permettono al lettore di addentrarsi in una puntuale ricostruzione degli avvenimenti su base rigorosamente documentale. Lo stile asciutto della scrittura, gli eventi raccontati con passione in modo lineare e con un linguaggio comprensibile e comunicativo rendono la narrazione immediata e scorrevole. Partendo dall’analisi degli accordi e dai risultati della contrattazione nei diversi periodi di crescita, stagnazione e sviluppo, il prezioso lavoro di ricerca storica e sindacale indaga l’intreccio tra le vicende aziendali e quelle più generali del settore e del Paese, in un contesto di sconvolgenti cambiamenti giuridici, economici e tecnologici. La storia di Banca Intesa e Intesa Sanpaolo è un pezzo della storia del settore bancario italiano, capace di parlare il linguaggio della confederalità con i suoi valori della solidarietà, dell’inclusione, della dignità e dei diritti dei lavoratori. Relazioni sindacali basate sul merito, pur con interessi contrapposti, determinano il bene delle aziende e dei lavoratori, quindi del Paese. Passione e politica sono qui intesi come strumento di una razionalità storica in cui l’azione sindacale e i suoi risultati hanno sempre provato a misurarsi con un pensiero ed una filosofia di alto profilo.
  • Una tappa storica nella vita di un popolo, che si proietta nell’avvenire come un progresso». Così nel 1946 Giuseppe Di Vittorio si augurava dovesse diventare la Carta Costituzionale, «fondata sul lavoro», che due anni dopo, a conclusione dei lavori della Costituente, sarebbe entrata in vigore il 1° gennaio 1948. E di fronte al dramma della disoccupazione aggiungeva: «[...] La Confederazione generale del lavoro non chiede allo Stato sussidi, ma chiede che si creino condizioni tali da dare lavoro ai disoccupati». A distanza di settant’anni, di fronte a uno scenario cupo per l’occupazione, la cui precarietà si esprime in un’articolazione infinita di modelli contrattuali, incontrollati e incontrollabili, che minano il rispetto della dignità della persona umana, di ogni singolo lavoratore, è legittimo chiedersi quale forza abbiano ancora quelle disposizioni volute dai Costituenti, quanto siano state attuate e, all’estremo, se siano davvero attuabili. Insomma, se anche i giovani millennials possano davvero dire, come l’umile Mugnaio di Sans-Souci: c’è un giudice a Berlino.