• Kotha, letteralmente «racconto» e/o «storia», vuole essere un libro di storie e rac conti. Musulmane, indù e cristiane, casalinghe e imprenditrici, madri e giovani nuove italiane, questo e molto altro sono le donne che le autrici del libro raccontano, attraverso le loro voci e i loro volti. Donne bangladesi immigrate a Roma con le quali le autrici, per storie personali e motivi di ricerca, hanno avuto l’opportunità di instaurare un forte legame di fiducia e amicizia, che ha consentito una conoscenza reciproca, una condivisione di emozioni e sentimenti, una riflessione comune nel segno del l’interculturalità. Il teatro è Roma, una città in continua trasformazione, la capitale del Sacro che mostra un volto nuovo, rinnovato, multi etnico e multireligioso, ma al contempo percorsa da contraddizioni e conflitti. È qui che si raccontano le donne bangladesi, donne migranti spesso invisibili, delle quali poco si parla. Il libro dà voce a queste nuove protagoniste di una comunità tra le più numerose nella Capitale. Sullo sfondo il Bangladesh e la diaspora, la storia, l’attualità. Con un reportage fotografico di Alice Valente Visco
  • Il 23 agosto 2007 muore a Roma Bruno Trentin, esattamente un anno dopo lo sciagurato incidente occorsogli in montagna. Era nato il 9 dicembre 1926 a Pavie, in Francia, avendo suo padre Silvio, docente all’Università di Venezia, deciso di andare in esilio per non sottostare alle imposizioni fasciste che punivano la libertà di insegnamento e di opinione. Quella di Trentin è stata una vita straordinaria e di essa dà conto questo volume rappresentativo della mostra Bruno Trentin, dieci anni dopo, voluta dalla CGIL e realizzata assieme al suo Archivio storico, che costituisce una vera e propria biografia per immagini e documenti che di fatto narrano il Novecento italiano: la Francia dell’esilio, Padova città universitaria in cui attivare la Resistenza, la Milano partigiana, la Mirafiori dominata dalla Fiat e poi bloccata dagli scioperi. E poi dall’autunno caldo fino allo scontro col governo Amato nel 1992 sull’abolizione della scala mobile, si dipana il racconto di sessant’anni di vita italiana. I documenti ci restituiscono un Trentin sotto certi aspetti inedito, raccontandoci di un uomo riservato e a volte schivo, dalla immensa personalità e carica umana. «A molti poteva apparire, di primo acchito, come un aristocratico, un raffinato intellettuale, chiuso nella sua torre d’avorio – dirà di lui Bruno Ugolini – ma era lo stesso uomo che nell’autunno caldo affrontava tempestose assemblee operaie e a volte rischiava di buscare i bulloni in testa».
  • Andrea Gianfagna ha trascorso, con incarichi diversi, più di settant’anni in CGIL. In questo libro intervista ricostruisce la sua storia e quella dell’organizzazione nella quale ha militato attraverso un’analisi accurata, attenta e mai banale dei grandi processi e della vita di questo paese. È un libro in cui la storia dell’uomo, del dirigente Gianfagna, si intreccia con la storia della Confederazione generale italiana del lavoro in tutti i suoi momenti più significativi. Il codice genetico di Gianfagna è iscritto nella CGIL di Giuseppe Di Vittorio da cui desume le tre linee di pensiero che caratterizzeranno anche la storia della CGIL nell’Italia democratica: quella della responsabilità nazionale e istituzionale, che trova nella lunga segreteria di Luciano Lama, preparata dal prezioso lavoro di Agostino Novella, la sua più completa declinazione; quella dei diritti e del programma sulla cui base Trentin riuscirà a traghettare la CGIL fuori dalle macerie del secolo breve; e quella dell’ancoraggio costante alla condizione materiale dei lavoratori attraverso il salario, il contratto e la preparazione delle vertenze. «Un sindacalista vero deve sapere cos’è un contratto, una busta paga e come si organizzano le vertenze». Nella lunga e appassionata militanza di Andrea Gianfagna si ritrovano insieme tutti questi elementi propri della CGIL di Di Vittorio.