• In Italia soltanto in questi ultimi mesi la proposta di direttiva Bolkestein è uscita dagli angusti ambiti del dibattito accademico-scientifico cui era stata confinata, guadagnando la ribalta del dibattito politico-sindacale nazionale. Ha contribuito in modo decisivo a destare l’attenzione pubblica italiana l’eco della rilevanza che è stata attribuita in Francia a tale proposta di direttiva durante la campagna referendaria per il Trattato costituzionale europeo. ...
  • I quartieri popolari sono divenuti la «nuova questione sociale». Luoghi stigmatizzati dove vivono soggetti e gruppi maggiormente colpiti dai mutamenti degli assetti socio-economici. L’interazione tra processi di esclusione e segregazione spaziale alimenta un circolo vizioso che enfatizza una logica d’emergenza. In tali contesti la presenza di nuclei immigrati rappresenta un ulteriore fattore critico che rafforza l’idea di uno «spazio altro». La risposta dell’azione pubblica è di promuovere le cosiddette «area-based policies» focalizzate sull’assunto di ricostruire il legame sociale e una sorta di socialità positive. Gli effetti di queste politiche risultano deboli poiché non affrontano le cause strutturali della segregazione sociospaziale e, soprattutto, non riducono la distanza tra la periferia e il centro. Vi è, quindi, la necessità di creare nuove forme di cittadinanza attraverso il rinnovamento dell’azione amministrativa e il cambiamento delle periferie in autonomi spazi di dialogo per condividere l’innovazione delle politiche.
  • L’integrazione rappresenta una questione centrale della politica migratoria, in particolare rispetto al riconoscimento di diritti agli stranieri presenti in un territorio, riconoscimento che di fatto, oltre che di diritto, traccia le traiettorie dei migranti e le modalità di inserimento nelle società di accoglienza. Le scelte di politica sociale in questi ultimi anni sembrano andare in una direzione opposta a quella di un welfare universale, nel quale contemperare in modo equo le esigenze di tutte le persone, cittadini o migranti. La scarsità delle risorse disponibili e l’introduzione dei conseguenti meccanismi di preferenza limitano sempre più i possibili beneficiari (attraverso l’inasprimento dei requisiti di accesso), mettendo a forte rischio il riconoscimento della pari dignità sociale e i diritti fondamentali degli stranieri. La riflessione sulla dimensione etico-politica delle politiche di welfare più recenti si offre come spunto per guardare al futuro dell’intervento sociale, nell’ambito dell’integrazione dei migranti, pensando come inscindibili la promozione di politiche di integrazione, il ripensamento dell’organizzazione dei servizi sul territorio e la coesione sociale come fine ultimo di ogni intervento.
  • Per buona parte della sua storia moderna e contemporanea la Polonia è stata un oggetto, non un soggetto geopolitico. La stessa Polonia attuale deve le sue frontiere alle decisioni, e alle indecisioni, dei massimi leader della coalizione antihitleriana, fra il 1943 e il 1945. Anche per loro i polacchi erano pedine da spostare sulla scacchiera continentale sulla base della somma algebrica dei rispettivi interessi. Bisognerà attendere il 1989 perché i polacchi riprendano in mano il loro destino, sulla scia della rivoluzione di Solidarnosc. La Polonia di cui trattiamo oggi è finalmente un coprotagonista della scena europea. Nella storia sono esistite molte Polonie, alcune più grandi dell’attuale, tutte più orientali. Perché questa Polonia possa esistere e prosperare la scelta euroatlantica è condizione necessaria ma non sufficiente. Decisivo sarà anche il rapporto con la Russia e con gli altri vicini orientali, Ucraina in testa. È di questa Polonia che tratta il libro, i cui testi illuminano in prospettiva il suo ruolo nell’Unione Europea e nella Nato, procedendo a ritroso dal 2006 al 1989. Sono soprattutto i diciassette anni trascorsi dalla caduta del comunismo all’ingresso della Polonia nell’Unione Europea che vengono qui raccontati con alcune mirate incursioni nel passato remoto per meglio spiegare quello recente.
  • Popolo chi?

    14.00 
    Il libro presenta e analizza i risultati di una ricerca condotta fra ottobre 2017 e ottobre 2018 nelle periferie di quattro città italiane: Milano, Firenze, Roma e Cosenza. Attraverso 60 interviste in profondità, il gruppo di ricerca – composto da accademici e accademiche, attivisti e attiviste – ha cercato di portare alla luce tre grandi questioni: le condizioni sociali dei quartieri popolari, il rapporto delle persone intervistate con la politica (sia quella istituzionale sia la partecipazione dal basso) e il rapporto con i media e l’informazione. La ricerca ha voluto in primo luogo chiedere alle cosiddette «classi popolari», di cui spesso politici e partiti pretendono di essere portavoce, di prendere parola sulle esigenze, speranze e difficoltà della loro vita quotidiana. In secondo luogo si è cercato di capire quali rappresentazioni diffuse ci siano della politica e delle classi di rigenti. Ciò che è emerso traccia uno scenario molto più complesso di quello dipinto nelle narrazioni mainstream, difficilmente riconducibile alle etichette di «populismo», «razzismo» o «euroscetticismo» e che ci costringe a ripensare le categorie analitiche con le quali interpretiamo i fenomeni contemporanei. La ricerca è stata ideata e condotta dal Cantiere delle Idee, rete nazionale di ricercatori e attivisti. Insieme ai tre curatori, sono autori del volume Francesco Campolongo, Riccardo Emilio Chesta, Lorenzo Cini, Michele Sorice, Valeria Tarditi, Tommaso Vitale, Davide Vittori.
  • L’articolo ha come oggetto il tema del populismo che negli ultimi anni si è manifestato nei paesi europei e del suo rapporto con le politiche sociali. Dopo un’analisi del nuovo rapporto fra leader e partiti, l’articolo si concentra sul profilo dei leader populisti e sugli argomenti che comunicano. Popolo, confini, globalizzazione ed élite: l’antipluralismo espresso da molti presenta coordinate precise, originate dalla perdurante crisi economica e da temi trascurati dalla politica tradizionale. Al punto che le politiche di welfare, qualora lasciate nelle mani dei leader populisti, rischiano seriamente di trasformarsi in strumenti per destabilizzare le democrazie liberali. Nelle considerazioni conclusive viene articolata una prima risposta alle questioni affrontate nel contributo.
  • Il contributo offre alcuni spunti di riflessione e azione in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ci si sofferma sulle riforme necessarie per rendere il lavoro più sicuro sottolineando come occorra anzitutto affrontare la frammentazione dei diritti e delle condizioni, superando la logica della precarietà e del massimo ribasso, tenendo sotto controllo la catena degli appalti e dei subappalti nel pubblico ma anche nel privato. Ma occorre anche restituire ai soggetti pubblici la funzione di prevenzione, di sostegno alle azioni e di controllo che i tagli di questi ultimi decenni hanno sottratto.
  • Nel sessantacinquesimo anniversario della strage di Portella della Ginestra, per iniziativa dell’Archivio di Stato di Viterbo, dell’Università della Tuscia e della Fondazione Di Vittorio, si è tenuta a Viterbo una giornata di studio sul tema che ha fornito anche il titolo del volume. La ricostruzione degli avvenimenti del 1° maggio 1947 e il dibattito storiografico sulla strage di Portella sono stati posti in connessione con la storia dell’Italia repubblicana, senza trascurare il mondo della cultura e delle arti, la memoria del sindacato e le celebrazioni ufficiali. Il panorama degli studi raccolti nel volume è stato articolato dall’analisi delle reazioni del mondo politico e sindacale, dalla rassegna sul processo di Viterbo nei rotocalchi italiani e da una densa ricognizione sui lavori della Commissione Antimafia, con risultati che attestano l’efficacia di una indagine a tutto campo tra politica, memoria e uso pubblico della storia. Gli approfondimenti sulle rappresentazioni di Portella della Ginestra elaborate dalla letteratura, dalle arti visive, dal cinema e dalla televisione completano il quadro, con il ricorso sistematico a fonti iconografiche e audiovisive. In sintonia con l’approccio interdisciplinare della giornata di studio al volume è unito il Dvd della Mostra multimediale «Portella della Ginestra: politica, memoria, uso pubblico della storia (1947-2012)». Nello spirito delle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica a Portella della Ginestra, il proposito che ispira il volume è quello di affrontare con gli strumenti del «mestiere di storico» le pagine più tormentate dell’Italia repubblicana, oltre le deformazioni della polemica politica più contingente.