• Da sempre il tema delle pensioni è al centro del dibattito pubblico, in particolare negli ultimi anni, dopo l’approvazione, nel dicembre del 2011, della Legge Monti-Fornero. La discussione sulla riforma del sistema previdenziale, però, si è di fatto consumata lungo un crinale tutto propagandistico, trascurando il nuovo contesto sociale, economico e demografico che si è andato configurando nel nostro paese. Questo ha comportato il rincorrersi di inter-venti dettati dall’emergenza, non in grado di ripensare il modello nel suo complesso e di dare finalmente certezze alle lavoratrici e ai lavoratori. Non tutte le modifiche introdotte fin qui vanno messe sullo stesso piano. Il tratto comune è stato il tentativo di inserire, ex post, elementi di flessibilità in un sistema estremamente rigido. In alcuni casi si è almeno andati nella direzione giusta: come i provvedimenti che hanno introdotto l’Ape sociale, i «precoci» e il cumulo contributivo. Altri invece sono risultati parziali, temporanei e poco efficaci come «Quota 100», «Quota 102» e «Quota 103». Il Governo Meloni, che si era presentato al paese con la promessa di superare la Legge Monti-Fornero, ha deciso, nei fatti, di procedere in senso esattamente contrario.
  • Contrariamente a quanto previsto negli anni novanta, la popolazione residente in Italia non è in calo ma in crescita, anche se rimane il problema dell’invecchiamento. Le previsioni demografiche dell’epoca tendevano a sottostimare la natalità, la longevità e, soprattutto, i flussi migratori, rivelatisi molto più alti di quelli inizialmente previsti. Anche se gli istituti che producono le previsioni demografiche, Istat ed Eurostat in primo luogo, ne evidenziano sempre l’incertezza e affiancano scenari alternativi a quello centrale, per molto tempo gli scenari centrali delle previsioni sono stati gli unici considerati nel dibattito sulle riforme pensionistiche e del welfare a livello nazionale ed europeo. Questo ha fatto sì che si siano individuati problemi e realizzati interventi molto costosi socialmente sulla base di scenari rivelatisi ex post lontani dalla realtà. In particolare, la dinamica della spesa pensionistica e la sua «gobba», che tanta attenzione ha catturato nel dibattito sulle riforme, sarebbero risultate diverse con ipotesi sui saldi migratori più aderenti alla realtà. Da questo punto di vista, il fatto che ancora oggi la spesa pensionistica presenti elementi di criticità non va attribuito a problemi legati all’andamento demografico, bensì, piuttosto, all’insoddisfacente andamento economico e occupazionale.
  • Finora, l’attività di ricerca sulla presenza di Amazon si è concentrata sulle condizioni di lavoro all’interno dei suoi magazzini, sugli aspetti dell’organizzazione del lavoro e, parzialmente, su quelli legati alle relazioni industriali. L’obiettivo di questo articolo è invece quello di esaminare le principali caratteristiche dei candidati all’assunzione in Amazon per tramite delle Agenzie di somministrazione. L’articolo dà conto dei risultati di una ricerca promossa da Nidil Cgil nazionale nel 2019 su un campione di candidati selezionati in diverse città italiane dalle principali agenzie del settore. Dall’analisi dei dati, emerge la prevalenza di esperienze contrassegnate da rapporti di lavoro atipici e, soprattutto, con basse retribuzioni, a conferma di un target dell’offerta di lavoro già individuabile in altri contesti nazionali.
  • Il libro propone una rilettura degli atti dell’Assemblea Costituente relativi alle norme lavoristiche della Costituzione, tentando di capire perché si arrivò proprio a quel testo, le alternative che furono proposte, le parti politiche e le ideologie che scesero in campo e, infine, gli scenari che si sarebbero potuti aprire se la norma “vera” fosse stata un’altra. I contributi, di taglio ricostruttivo, ridanno così voce ai costituenti, riscoprendo idee, obiettivi, passioni, aspettative. Dal 2013 nessuno di essi è più in vita. Questo libro è anche un tributo alla loro attività, portato con il dovuto rispetto ma con altrettanto dovuta attenzione scientifica. Facendoli tornare a parlare, dai più illustri “padri della Patria” ai tanti giovani che poi sarebbero diventati famosi, fino ai tantissimi sconosciuti che ora hanno al più una strada intitolata al loro paese, emerge un diritto del lavoro come non lo abbiamo mai visto, fatto di incertezze ma anche di speranze, di conflitti ideologici e politici ma anche di spinte al “compromesso” per un Paese da costruire, che si voleva consegnare solido alle generazioni future, scrivendo una Carta fondamentale in grado di resistere alle insidie del tempo. Gli autori, tutti legati – nel passato o nel presente – alle cattedre di Diritto del lavoro dell’Università di Siena, sono: F. Borgogelli, G. Calvellini, N. Castelli, S. Chellini, A. Ebreo, C. Faleri, B. Fiorai, L. Gaeta, A. Giovannelli, F.Z. Khouribech, L. Lazzeroni, A. Loffredo, M. Lombardi, S. Naimoli, G. Orlandini, P. Passaniti, L. Pelliccia, M.D. Santos Fernández, F. Siotto, A. Tandoi, M. Tufo.
  • Con l’invasione dell’Etiopia il consenso al fascismo raggiunse il suo livello più alto. Seguì, poco dopo, l’intervento di Mussolini nella guerra civile spagnola. Quindi, già prima del 10 giugno 1940, le popolazioni meridionali ebbero modo di misurarsi «dall’interno» con la tragedia della guerra, anche in seguito agli arruolamenti ingannevoli del regime. Era iniziato il «lungo decennio» del Mezzogiorno. Una memoria conservata, in particolare, nelle vicende umane dei soldati inviati in Africa, in Spagna, in Francia, nei Balcani, in Russia e dei civili sottoposti, in patria, alla minaccia quotidiana dei bombardamenti. Dopo l’8 settembre 1943, alla «morte dal cielo» si aggiunsero le rappresaglie naziste. Gli «otto milioni di baionette» si trasformeranno, alla fine, in un doloroso elenco di morti, di prigionieri, di reduci allo sbando. Dopo le rivolte antinaziste al Sud e i «venti mesi» della Resistenza al Nord, le ferite materiali e morali della «lunga guerra» cominceranno a cicatrizzarsi il 2 giugno 1946 con il referendum istituzionale. Solo allora, infatti, si concluderà il «lungo decennio della guerra» e inizierà, anche per il Mezzogiorno, il «decennio della ricostruzione». Con un innovativo approccio storiografico, il libro di Gloria Chianese «ricuce» lo sfondo della complessa fase storica 1936-1946 e offre la chiave di lettura per comprenderla.
  • Il manifesto è un’opera estremamente delicata, di difficile conservazione, a causa delle dimensioni e per il semplice fatto che viene esposto. Nel corso degli anni molti manifesti sono andati perduti e altri, anche se hanno pochi decenni alle spalle, sono diventati una rarità. Negli archivi storici delle Camere del lavoro dell’Emilia-Romagn da qualche anno si è iniziato a recuperare, restaurare, catalogare e conservare i manifesti prodotti dal sindacato. Fra questi anche quelli dedicati alla festa del 1° maggio, festa dei lavoratori, festa coniugata all’iniziativa sindacale e vissuta nei territori in modi molto diversificati a seconda delle regioni, delle province, dei comuni, delle piccole frazioni. Dopo un lungo lavoro, conservati negli archivi storici delle Camere del lavoro emiliane e romagnole, ci sono oggi oltre 300 manifesti dedicati al 1° maggio, quelli nazionali e quelli prodotti dal sindacato nella regione, tutti visionabili nel sito www.centenari.it. Questa raccolta ne riporta, in formato di cartolina, una selezione di cinquantaquattro esemplari scelti fra quelli più interessanti e significativi.
  • Il Rapporto congiunturale semestrale IRES è il nuovo strumento di cui la CGIL si è dotata per monitorare l’evoluzione dell’economia a supporto delle scelte di politica economica, sociale, retributiva. Esso fornisce un’analisi dei principali indicatori dell’economia e gli approfondimenti sui principali problemi d’attualità: natura della crisi e funzione dell’economia statunitense, concorrenza cinese, problema delle dimensioni di impresa. Un’attenzione particolare, con specifiche elaborazioni, è dedicata alla collocazione dell’Italia nel mercato internazionale e alla perdita di competitività intervenuta negli ultimi anni. Affrontando questi temi, il Rapporto intreccia l’analisi delle dinamiche congiunturali con quella delle caratteristiche strutturali dell’economia italiana. Nel volume sono riportati infine i primi risultati dell’indagine che la CGIL ha avviato tra le proprie strutture territoriali per costruire un modello previsionale dell’evoluzione dell’occupazione, dell’utilizzo degli impianti, del PIL. Ciò è tanto più necessario oggi in presenza di una crisi di cui non si intravede la fine e che il governo prima ha negato e adesso sottovaluta.
  • La riforma Fornero non è stata né equa né sostenibile. Non è stata equa perché ha fatto pagare ai lavoratori a basso reddito un prezzo spropositato tra prolungamento della permanenza al lavoro e prelievo contributivo: i lavoratori, quelli manuali ma non solo, non ce la faranno a lavorare fino a un’età così avanzata e le aziende preferiranno liberarsene. Si prospetta un futuro terribile per milioni di lavoratori: ben altro che gli esodati! D’altra parte ha lasciato sacche di privilegio e ha persino migliorato i requisiti per l’accesso alla pensione dei lavoratori della fascia più alta di reddito. Dunque a pagare sono soprattutto le donne, gli operai, i parasubordinati, i precari e i lavoratori stranieri. E non è sostenibile perché non ha messo in sicurezza i conti dell’INPS non avendo risanato i fondi in passivo cronico e avendo scaricato sull’INPS il debito accumulato dalla gestione pubblica, non per colpa dei dipendenti ma delle amministrazioni, a cominciare dallo Stato, che per decenni non hanno versato i contributi. Infine non è stata neanche una riforma «europea»: la previdenza e l’assistenza in Germania sono gestite molto diversamente, in particolare per gli stati di bisogno, di cura, di maternità e di disoccupazione. Occorre quindi riformare profondamente il sistema tenendo conto dei mutamenti demografici, della nuova famiglia e delle caratteristiche del mercato del lavoro. La solidarietà, anche alla luce dei profondi mutamenti avvenuti nelle famiglie, non potrà che essere pubblica, pena l’insostenibile abbandono degli anziani a se stessi. L’Europa ci mostra esempi, a cominciare dalla Germania, per ripensare un welfare equo e sostenibile.
  • Lo spunto per questo libro è stata la lettura dell’opera di Lord Ponsonby, pubblicata a Londra nel 1928 e intitolata Falsehood in Wartime, ovvero falsità in tempo di guerra, una stimolante riflessione sulla propaganda bellica nel primo conflitto mondiale. L’autore, barone, nato nel castello di Windsor e appartenente a una delle più nobili famiglie britanniche, ostile all’entrata in guerra della Gran Bretagna nel 1914, abbandonò il partito liberale per iscriversi al partito laburista, del quale divenne rappresentante alla Camera dei Comuni e successivamente alla Camera dei Lords. Arthur Ponsonby era un pacifista convinto e nel suo libro si dedicò a smascherare un certo numero di menzogne inventate e propagandate durante la prima guerra mondiale per giustificarla agli occhi delle masse popolari, e a descrivere alcuni meccanismi elementari della propaganda di guerra che l’autrice di questo agile volume riassume nei dieci principi che ne costituiscono i capitoli. Partendo da qui, per ciascuno di tali principi di propaganda, Anne Morelli, docente presso l’Université Libre de Bruxelles, dimostra come i loro meccanismi non siano stati messi in azione solo nella prima guerra mondiale, ma al contrario siano poi stati regolarmente utilizzati negli altri successivi conflitti, fino ai più recenti. Il saggio introduttivo di Giulietto Chiesa completa l’analisi illustrando le tecniche di persuasione peculiari del «villaggio globale», veicolate dal sistema mediatico contemporaneo.
  • L’autrice dimostra come dei meccanismi elementari della propaganda di guerra, utilizzati per la prima volta in occasione del conflitto del 1914-1918, ci si sia serviti regolarmente in tutte le ostilità successive (comprese le più recenti). Il libro, per il suo carattere didattico, ha conosciuto un grande successo internazionale: tradotto in sette lingue (tra le quali il giapponese) e ripubblicato in varie edizioni, si è oggi trasformato in un «classico», utile soprattutto a comprendere come la propaganda ci spinga ad accettare guerre che al loro insorgere disapprovavamo. Di seguito potete visualizzare l'intervista su Collettiva.it alla storica belga Anne Morelli  realizzata da Carlo Ruggiero il 24 febbraio 2024  Intervista all'autrice Anne Morelli
  • Lo scorso settembre sette sindacati «internazionali» statunitensi hanno formato una nuova federazione sindacale, Change to Win (Cambiare per vincere, Ctw). Questo è accaduto nonostante i considerevoli sforzi da parte del presidente dell’Afl-Cio, John J. Sweeney, di andare incontro alle loro proposte di cambiamento. L’evento era in gestazione – tra dibattiti interni e campagne pubblicitarie – già da qualche anno, anche se cinque dei sette sindacati non sarebbero usciti dall’Afl-Cio fino al congresso del luglio 2005. ...