• La più ampia e rappresentativa raccolta d’arte spagnola degli anni sessanta presente in Italia si trova nella collezione d’arte della Cgil. All’inizio degli anni sessanta, infatti, il movimento sindacale italiano rilancia con grande forza la propria azione di solidarietà con le lotte dei lavoratori spagnoli contro il franchismo e per la democrazia nel loro paese. Ed è in quel clima, fervido di impegni e di iniziative, che insieme a Rafael Alberti, Pablo Picasso e Josè Ortega, Cgil Cisl e Uil organizzano a Milano e Bologna una grande mostra d’arte di solidarietà, Amnistìa - Que trata de Espana, realizzata con le opere donate dai maggiori artisti spagnoli. In occasione di quell’iniziativa si crea anche la raccolta d’arte spagnola della Cgil e delle Camere del lavoro di Milano e Bologna, presentata ora nella mostra Que trata de Espana, promossa dalla Cgil e dall’Ambasciata spagnola, presso l’Accademia di Spagna in Roma. Il catalogo della mostra riproduce in quarantotto pagine a colori tutte le opere della collezione Cgil, fra cui quelle di Juan Genovès, Equipo Crònica, Eduardo Urculo, Pablo Serrano, Vaquero Turcios, Amalia Avia, Carlos Mensa e Luis Gordillo. Presentato da Josè de Carvajal, ambasciatore di Spagna, da Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil, e da Felipe V. Garìn Llombart, direttore dell'Accademia di Spagna in Roma, è arricchito da un testo critico di Felipe Garin e Facundo Tomàs. Completano l'opera la ricostruzione, curata da Luigi Martini, della formazione della raccolta d'arte spagnola della Cgil e le schede dei quarantotto artisti presenti in mostra.
  • Una storia vera, come tante che in quegli anni vissero numerose famiglie italiane, raccontata in prima persona con lo stile di un romanzo e capace di coinvolgere e trasmettere emozioni personali e familiari, vissute dall’autore ma che testimoniano le tragiche condizioni di un’epoca nera che ha segnato indelebilmente la storia d’Italia. Scritto durante gli anni di internamento, insieme ad altri italiani, in un campo britannico, il libro fu pubblicato dapprima in lingua inglese, nel 1940, e solo alla fine della guerra nella sua versione originale in italiano. Questo volume ripropone l’edizione del 1996, promossa all’epoca dalla Fondazione di studi storici «Filippo Turati» e pubblicata da Piero Lacaita Editore, e si arricchisce della presentazione del figlio Claudio e di una nuova prefazione di Andrea Ricciardi, oltre a quella di Bruno Trentin che corredava il volume precedente.
  • La digitalizzazione, la diffusione dei computer e dei robot e, ora, l’avvento dell’Intelligenza artificiale e di Internet delle cose stanno determinando importanti cambiamenti nella domanda di lavoro. Molti lavori stanno rapidamente svanendo in quanto automatizzati, e questa sostituzione riguarda non più solo quelli manuali, routinari e a bassa qualifica, ma sempre più attività con una importante componente cognitiva e che richiedono qualifiche medio-alte. In questo articolo esamino brevemente due diverse visioni: una che ritiene che siamo semplicemente in una fase di transizione e che, come nelle precedenti rivoluzioni industriali, alla fine il bilancio tra lavori distrutti e lavori creati sarà positivo sia nel numero sia, soprattutto, nella qualità. L’altra sostiene invece che le caratteristiche economiche delle tecnologie di questa rivoluzione industriale sono profondamente diverse da quelle delle precedenti e che il loro impatto sull’occupazione e sull’uguaglianza sociale rischia di essere complessivamente negativo.
  • Il commento di Mazzanti e Pini si concentra su una questione di carattere generale ovvero su come si colloca un piano per il lavoro in questa Europa o nell’Europa che vogliamo e, nello specifico, sul ruolo della green economy e sulla questione del salario e della contrattazione sul salario.
  • Con Fulvio Fammoni abbiamo affrontato alcuni dei temi relativi allo stato di salute del sistema informativo del nostro paese. Ne è venuto fuori un ritratto che, assieme ai tanti elementi di criticità, mette in evidenza alcune linee e strategie possibili per il futuro prossimo venturo. Assieme ai problemi non mancano, insomma, occasioni e opportunità. Per coglierle occorrerà l’impegno di molti. Quello della Cgil di certo è assicurato. ...
  • Dopo i tanti insuccessi registrati a partire dal 1990, nell’agenda politica di Roma è di nuovo presente una questione di scala: la possibile attuazione di una riforma del sistema di governo. Anche stavolta però il cambiamento è difficile per diversi motivi, politici e no, approfonditi nel volume. Cosa ne pensano, in particolare, gli attori sociali e istituzionali di Roma e provincia? Muovendo dai risultati di una ricerca sulle mobilitazioni della società civile nell’area metropolitana, il volume discute – collocandosi nel dibattito internazionale in corso su questi temi nelle scienze politiche e sociali – le trasformazioni di scala del potere politico locale. A Roma per diverse ragioni questi problemi rientrano con modalità contraddittorie nell’orizzonte strategico tanto della società civile che lotta per difendere i beni comuni, quanto dei governi di prossimità. Mentre la prima appare sostanzialmente indifferente, i municipi romani auspicano il cambiamento e i Comuni «minori» lo temono. Il Comune e la Provincia di Roma hanno idee fra loro diverse. Tali atteggiamenti, sommandosi alle esistenti asimmetrie di potere, rendono la riconfigurazione della scala una posta in gioco di prevalente interesse delle élite politiche ed economiche metropolitane. Queste infatti riescono meglio a strutturare le loro logiche di azione in una dimensione trans-scalare, in cui sono compresenti orizzonti locali nazionali e globali.
  • Un racconto. Un’inchiesta. Un contributo di approfondimento giuridico, sociologico e culturale con uno sguardo che al giorno d’oggi va ben oltre i confini nazionali. Fra sentenze e contratti, orizzonti mediatici e testimonianze in carne e ossa, questo libro si propone di suscitare una presa di coscienza, individuale e collettiva, su cosa è diventato e su come rischia di configurarsi il lavoro gestito dagli algoritmi in un mondo che già corre velocissimo. A maggior ragione è decisivo che a rappresentare nelle sedi istituzionali il lavoro e le figure dei ciclofattorini ci sia una conoscenza il più possibile interconnessa e condivisa, quindi all’altezza della situazione.
  • Un racconto. Un’inchiesta. Un contributo di approfondimento giuridico, sociologico e culturale con uno sguardo che al giorno d’oggi va ben oltre i confini nazionali. Fra sentenze e contratti, orizzonti mediatici e testimonianze in carne e ossa, questo libro si propone di suscitare una presa di coscienza, individuale e collettiva, su cosa è diventato e su come rischia di configurarsi il lavoro gestito dagli algoritmi in un mondo che già corre velocissimo. A maggior ragione è decisivo che a rappresentare nelle sedi istituzionali il lavoro e le figure dei ciclofattorini ci sia una conoscenza il più possibile interconnessa e condivisa, quindi all’altezza della situazione.
  • La cura è un atto di potere, ma è anche una relazione in cui coesistono l’amore e il disgusto, l’odio e la tenerezza, la fatica e l’orgoglio, in cui sentimenti nobili si avvicendano ad altri spaventosi. Per questo la cura è un oggetto di studio così scivoloso, soggetto spesso a interpretazioni sentimentalistiche o tacciato di essenzialismo, perché il care, come dicono le esperte francesi citate in questo testo, ha conseguenze intime e politiche, sociali e domestiche. Di conseguenza, l’approccio di studio deve essere pluridisciplinare: solo un’analisi che sappia tenere insieme paradigmi diversi può riuscire nel tentativo di fornire una cornice teorica ampia al bisogno universale di cura e garantire per le care workers un posizionamento politico e simbolico adeguato. Questo testo muove dai care studies e approda alla critica letteraria, dimostrando l’importanza di integrare le problematiche della cura negli studi letterari e rimettendo in causa, in modo critico, la distinzione tra finzione e realtà: nella letteratura infatti si trovano spesso le risposte agli interrogativi sociali più complessi. L’esempio narrativo in questione è Slow Man di J.M. Coetzee, perché in quest’opera dello scrittore sudafricano premio Nobel emergono l’aspetto perturbante della cura, le dinamiche di potere da cui è investita, ma anche le discriminazioni di genere di cui sono vittime care givers… e scrittrici.
  • L’arte di Gianni Carino è fortemente autoriale, benché qui si presentino due racconti disegnati i cui soggetti Carino ha derivato da altri autori letterari quali Tonino Guerra e Mario Rigoni Stern. «Un ragazzo di contrada» racconta una storia di altopiano, di guerra, morte e libertà. Riconosciamo l’universo di Rigoni Stern fin dal primo tratto di disegno. Ancora più silenziosa e scabra «La scala che va verso il cielo», dove un uomo e una donna sono colti in un rapporto delicato e misterioso, venato di impalpabili flash back in punta di matita, rappresentati in un panorama di quiete e silenzio estremi. (Dalla presentazione di Dario Voltolini)