• Con Fulvio Fammoni abbiamo affrontato alcuni dei temi relativi allo stato di salute del sistema informativo del nostro paese. Ne è venuto fuori un ritratto che, assieme ai tanti elementi di criticità, mette in evidenza alcune linee e strategie possibili per il futuro prossimo venturo. Assieme ai problemi non mancano, insomma, occasioni e opportunità. Per coglierle occorrerà l’impegno di molti. Quello della Cgil di certo è assicurato. ...
  • Dopo i tanti insuccessi registrati a partire dal 1990, nell’agenda politica di Roma è di nuovo presente una questione di scala: la possibile attuazione di una riforma del sistema di governo. Anche stavolta però il cambiamento è difficile per diversi motivi, politici e no, approfonditi nel volume. Cosa ne pensano, in particolare, gli attori sociali e istituzionali di Roma e provincia? Muovendo dai risultati di una ricerca sulle mobilitazioni della società civile nell’area metropolitana, il volume discute – collocandosi nel dibattito internazionale in corso su questi temi nelle scienze politiche e sociali – le trasformazioni di scala del potere politico locale. A Roma per diverse ragioni questi problemi rientrano con modalità contraddittorie nell’orizzonte strategico tanto della società civile che lotta per difendere i beni comuni, quanto dei governi di prossimità. Mentre la prima appare sostanzialmente indifferente, i municipi romani auspicano il cambiamento e i Comuni «minori» lo temono. Il Comune e la Provincia di Roma hanno idee fra loro diverse. Tali atteggiamenti, sommandosi alle esistenti asimmetrie di potere, rendono la riconfigurazione della scala una posta in gioco di prevalente interesse delle élite politiche ed economiche metropolitane. Queste infatti riescono meglio a strutturare le loro logiche di azione in una dimensione trans-scalare, in cui sono compresenti orizzonti locali nazionali e globali.
  • Un racconto. Un’inchiesta. Un contributo di approfondimento giuridico, sociologico e culturale con uno sguardo che al giorno d’oggi va ben oltre i confini nazionali. Fra sentenze e contratti, orizzonti mediatici e testimonianze in carne e ossa, questo libro si propone di suscitare una presa di coscienza, individuale e collettiva, su cosa è diventato e su come rischia di configurarsi il lavoro gestito dagli algoritmi in un mondo che già corre velocissimo. A maggior ragione è decisivo che a rappresentare nelle sedi istituzionali il lavoro e le figure dei ciclofattorini ci sia una conoscenza il più possibile interconnessa e condivisa, quindi all’altezza della situazione.
  • Un racconto. Un’inchiesta. Un contributo di approfondimento giuridico, sociologico e culturale con uno sguardo che al giorno d’oggi va ben oltre i confini nazionali. Fra sentenze e contratti, orizzonti mediatici e testimonianze in carne e ossa, questo libro si propone di suscitare una presa di coscienza, individuale e collettiva, su cosa è diventato e su come rischia di configurarsi il lavoro gestito dagli algoritmi in un mondo che già corre velocissimo. A maggior ragione è decisivo che a rappresentare nelle sedi istituzionali il lavoro e le figure dei ciclofattorini ci sia una conoscenza il più possibile interconnessa e condivisa, quindi all’altezza della situazione.
  • La cura è un atto di potere, ma è anche una relazione in cui coesistono l’amore e il disgusto, l’odio e la tenerezza, la fatica e l’orgoglio, in cui sentimenti nobili si avvicendano ad altri spaventosi. Per questo la cura è un oggetto di studio così scivoloso, soggetto spesso a interpretazioni sentimentalistiche o tacciato di essenzialismo, perché il care, come dicono le esperte francesi citate in questo testo, ha conseguenze intime e politiche, sociali e domestiche. Di conseguenza, l’approccio di studio deve essere pluridisciplinare: solo un’analisi che sappia tenere insieme paradigmi diversi può riuscire nel tentativo di fornire una cornice teorica ampia al bisogno universale di cura e garantire per le care workers un posizionamento politico e simbolico adeguato. Questo testo muove dai care studies e approda alla critica letteraria, dimostrando l’importanza di integrare le problematiche della cura negli studi letterari e rimettendo in causa, in modo critico, la distinzione tra finzione e realtà: nella letteratura infatti si trovano spesso le risposte agli interrogativi sociali più complessi. L’esempio narrativo in questione è Slow Man di J.M. Coetzee, perché in quest’opera dello scrittore sudafricano premio Nobel emergono l’aspetto perturbante della cura, le dinamiche di potere da cui è investita, ma anche le discriminazioni di genere di cui sono vittime care givers… e scrittrici.
  • L’arte di Gianni Carino è fortemente autoriale, benché qui si presentino due racconti disegnati i cui soggetti Carino ha derivato da altri autori letterari quali Tonino Guerra e Mario Rigoni Stern. «Un ragazzo di contrada» racconta una storia di altopiano, di guerra, morte e libertà. Riconosciamo l’universo di Rigoni Stern fin dal primo tratto di disegno. Ancora più silenziosa e scabra «La scala che va verso il cielo», dove un uomo e una donna sono colti in un rapporto delicato e misterioso, venato di impalpabili flash back in punta di matita, rappresentati in un panorama di quiete e silenzio estremi. (Dalla presentazione di Dario Voltolini)
  • L’attività negoziale del sindacato italiano si è confrontata a partire dal dopoguerra con i temi del welfare e della protezione sociale. A partire dagli anni settanta del Novecento tali iniziative si sono articolate nel rapporto tra livello nazionale e locale, tra diritti sociali e società civile. La «contrattazione sociale» si è posta in relazione con l’evoluzione del sindacato in una sua fase cruciale (tra 1989 e 1991, sotto la guida di Bruno Trentin) ed è stata influenzata dall’evoluzione istituzionale, amministrativa e delle politiche sociali degli anni novanta. Gli attuali anni di crisi economica chiamano la contrattazione sociale a nuovi sviluppi: verso i temi della giustizia sociale e della povertà, l’incontro con la contrattazione collettiva, un welfare partecipato, la riforma della pubblica amministrazione, oltre a sfidare lo stesso sindacato sui temi dell’organizzazione e della rappresentanza.
  • La legge di bilancio 2021 ha individuato un livello essenziale delle prestazioni di un assistente sociale ogni 5.000 abitanti ed ha previsto un contributo di 40mila euro annui per ogni assistente sociale assunto a tempo indeterminato dagli enti locali oltre il rapporto di 1:6500, fino al rapporto di 1:5000. La misura rafforza i servizi sociali territoriali, ma la previsione della soglia minima di 1:6500 potrebbe penalizzare le aree più arretrate. Tuttavia, le risorse disponibili sono sufficienti per finanziare tutti i territori ed i Comuni possono reclutare assistenti sociali in deroga ai correnti vincoli assunzionali ed utilizzare il Fondo di solidarietà comunale per raggiungere la soglia. I dati mostrano una crescente reattività all’incentivo anche da parte dei territori più arretrati. Aumentano le risorse attribuite, i concorsi banditi e gli assistenti sociali assunti, mentre si riduce il divario fra le Regioni del Nord e quelle del Centro e del Mezzogiorno.
  • Il volume offre un’interpretazione e spunti di riflessione sulla legge n. 92/2012 «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», come modificata dal c.d. decretosviluppo (legge n. 134/2012), da molti assunta quale ultimo prodotto della «modernizzazione» dell’edificio del diritto del lavoro italiano, costruito nel trentennio 1960-1990. Né la legge n. 30/2003 né il c.d. Collegato lavoro (legge n. 183/2010) avevano investito i due capisaldi della condizione lavorativa: la tutela «reale» di cui all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e le integrazioni salariali di lunga durata. Con l’articolo 8 della legge n. 148/2011 la regola di stabilità «reale» del contratto di lavoro a tempo indeterminato (articolo 18 Stat. lav., nella versione ante riforma 2012) poteva essere modificata con un contratto collettivo aziendale o territoriale. Con la legge n. 92/2012 si è preferito, invece, ricorrere ad un sistema più tradizionale, distinguendo i casi in cui resta la stabilità reale e i casi nei quali viene reintrodotta la stabilità c.d. «obbligatoria» anche nelle unità produttive con più di 15 dipendenti. Secondo un’opinione diffusa la modifica in senso peggiorativo dell’articolo 18 avrebbe una compensazione nella riduzione delle forme contrattuali «atipiche» e nel miglioramento delle tutele di sicurezza sociale. Sono ipotesi, queste, che vengono verificate nel presente volume, salvo poi essere riscontrate sul piano giudiziario.