• Nel 2009 la provincia di Modena compie centocinquant’anni. L’ordinamento dell’Istituzione Provincia, così come quello delle amministrazioni comunali, risale infatti al Regno d’Italia, che ne formulò una prima organizzazione fra il 1859 e il 1865. Sebbene tali istituzioni vengano spesso dipinte come soggetti votati alla conservazione, i mutamenti degli scenari socio-politici hanno in verità prodotto, di volta in volta, profonde modificazioni sulla loro natura. Così sembra essere stato anche per la provincia di Modena, la cui storia viene qui ripercorsa nel contesto dell’Italia liberale, fascista e repubblicana. L’indagine, curata dall’Istituto storico di Modena, si muove su piani diversi cercando di analizzare, oltre ai ruoli e alle funzioni dell’Ente, la cultura degli amministratori e le politiche che hanno caratterizzato la finanza locale, i servizi sociali, l’istruzione, la creazione di infrastrutture, i rapporti tra centro e periferia, i nuovi bisogni posti dai processi di modernizzazione in relazione alla specificità del territorio.
  • La CGIL e le categorie della FP (Funzione Pubblica) e FLC (Lavoratori della conoscenza), unitamente alla Consulta giuridica, hanno voluto predisporre un primo materiale di commento «scientifico» ad una legge destinata ad influenzare negativamente non solo il sistema di contrattazione nei settori pubblici, ma anche una linea di azione che, dagli anni ’90, ha caratterizzato in modo innovativo l’agire del sindacato nel sistema delle Pubbliche amministrazioni con la «privatizzazione» del rapporto di lavoro. Il ritorno ad un passato fatto di negazione dei diritti del lavoro e di subordinazione delle amministrazioni alla volontà della politica, e un neocentralismo istituzionale sono gli effetti che si perseguono con un disegno destinato a peggiorare l’efficacia delle Amministrazioni pubbliche in un momento nel quale tutti i paesi investono nella qualità delle politiche pubbliche per affrontare la crisi economica e sociale.
  • Malapolitica

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    A partire dagli anni cinquanta, e di fatto fino ai nostri giorni, si è affermata in Calabria una visione distorta della politica intesa come leva decisiva, se non unica, del superamento dei gravi problemi della regione. Gaetano Lamanna, che vi è stato dirigente del PCI e della CGIL, ripercorre alcuni momenti significativi della storia recente di un territorio che ha vissuto mutamenti molteplici, e racconta le tappe che hanno segnato l’instaurazione di un sistema politico e di potere tanto forte quanto di basso profilo civile e morale. Se la Calabria, ancora oggi, è in testa nei primati negativi e ultima nelle graduatorie positive, la ragione di fondo va cercata nei limiti di un ceto politico che ha assunto direttamente la rappresentanza degli interessi, costruendo una fitta rete di controllo finalizzata ad elargire favori e a raccogliere voti. I calabresi, a questo punto, per imboccare una strada diversa, dovrebbero liberarsi da ogni forma di tutela e di «dipendenza», ridare alla politica dignità e, insieme, un ruolo meno invasivo. È necessario suscitare una battaglia delle idee, credere nei giovani, promuovere cultura e innovazione in tutti i settori. Il presupposto di tutto ciò è però un «salto», una discontinuità vera, non solo proclamata.
  • Questo libro raccoglie le posizioni assunte dalla Cgil sulle riforme istituzionali durante il periodo che va dalla modifica del Titolo V della Costituzione, effettuata dal centrosinistra, alla richiesta di referendum a difesa della Costituzione avanzata dopo l’approvazione della legge di modifica della sua Parte II, voluta dal governo di centrodestra. -Vengono così in evidenza sia la coerenza, sia l’autonomia che hanno distinto riflessioni e proposte avanzate criticamente dalla confederazione, nei confronti del centrosinistra prima, e poi rispetto all’affondo portato al Patto costituzionale da parte del centrodestra. Posizioni maturate, come sottolinea nella prefazione Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil, nella convinzione del legame inscindibile che deve connettere i diritti sociali ai diritti civili previsti nell’ordinamento costituzionale e a quelli nuovi che lo sviluppo della società è venuto via via proponendo. -Costituzione, quindi, come futuro e come programma per l’avvenire: è questa l’indicazione di fondo che il volume fornisce e mette a fondamento dell’impegno per la difesa dello stesso dettato costituzionale.
  • I lavoratori precari sono in continua crescita nel nostro paese. Alcuni di loro, come i lavoratori agricoli e gli stagionali degli altri settori produttivi con almeno 78 giornate di occupazione all’anno, godono di un articolato sistema di tutele contro la disoccupazione nonché per la malattia, la maternità e gli infortuni. Gli altri, invece, come i co.co.co. o i lavoratori somministrati, intermittenti, a coppia ecc., hanno per gli stessi eventi una tutela molto più debole o del tutto inesistente. Sia gli uni che gli altri, tuttavia, difficilmente godranno in futuro di un trattamento pensionistico superiore all’assegno sociale riconosciuto a tutti i cittadini poveri. All’interno di questo scenario, il libro analizza, con riguardo sia alla previdenza agricola che a quella dei cosiddetti 78isti, l’evoluzione della tutela nell’ultimo decennio e le ipotesi di riforma sul tappeto; esamina se e con quali limiti i lavoratori occupati con le nuove tipologie contrattuali disciplinate dal decreto legislativo 276/2003 possano accedere alle tutele previste per i lavoratori con occupazione standard; si interroga su quale welfare riconoscere ai lavoratori precari, optando per una soluzione non «compassionevole» ma che premi e incentivi il lavoro.
  • La Bella Addormentata fa l’operaia tessile e crolla di sonno all’arcolaio, Cenerentola e Biancaneve sono governanti a tempo pieno, Cappuccetto Rosso è fattorina. Le donne lavorano sempre, nelle favole e nella realtà, dal buongiorno alla buonanotte e dalla buonanotte al buongiorno. Si sono riunite qui, in un convegno a fumetti, per raccontare i loro sogni e i risvegli, i desideri e le contraddizioni, le catene dell’emancipazione e le pigrizie della libertà. Buon divertimento.
  • La presenza sempre più diffusa e radicata di lavoratori stranieri nel tessuto produttivo e sociale italiano costituisce un fattore di innovazione fra i più rilevanti dell’ultimo decennio. Le istituzioni del mercato del lavoro ed il sistema delle relazioni industriali risultano pertanto sottoposte alla necessità di un adeguamento sostanziale sempre più improrogabile. Non meno di quanto si richiede al sindacato in rapporto alla sua funzione di rappresentanza sociale e negoziale di un mondo del lavoro in continua trasformazione. Con il II Rapporto dell’Osservatorio Ires sull’immigrazione si è inteso aggiornare alcune analisi già tracciate nel precedente, edito nel 2000. Questa volta si è focalizzata l’attenzione su tre temi: la funzione positiva dei processi migratori in atto rispetto a specifiche esigenze di settori non marginali dell’economia e della società italiana; il valore di indicatore che in tal senso assume la crescente sindacalizzazione dei lavoratori immigrati, in particolare nelle aree più industriali del paese; l’esigenza di documentare in quale misura sinora le attività di contrattazione a vari livelli abbiano registrato adeguata consapevolezza di questi nuovi dati di realtà e della loro evoluzione. Un contributo di analisi empirica stimolante e relativamente inedito rispetto ad una letteratura sociologica finora poco incline ad indagare i riflessi specificamente sindacali e di relazioni industriali dell’immigrazione nel nostro paese. Nei prossimi mesi l’Osservatorio provvederà a monitorare e a documentare le ricadute che sui futuri sviluppi delle tendenze analizzate nel Rapporto avrà l’applicazione della legge Bossi-Fini, che già dal suo impianto normativo e politico si profila gravida di contraddizioni e di effetti socialmente patologici.
  • Siamo al secondo rapporto dell’Osservatorio Ires sul lavoro sommerso. Oltre 3,5 milioni di lavoratori in Italia sono oggi coinvolti in attività lavorative irregolari. Sono il 15% dei lavoratori e il fenomeno è in continua ascesa (13% nel 1992). La ricchezza prodotta dall’economia irregolare onnicompresiva è pari a circa il 25-26% del Pil. Questi numeri parlano da soli ed evidenziano la politica fallimentare del governo. La gravità del problema è tale che investe le questioni della legalità, dei diritti sociali, della competitività del sistema economico e del sistema Paese. È un problema italiano ma anche un problema europeo. Il volume guarda al contesto socioeconomico e studia in profondità la tematica dell’economia e del lavoro sommerso, tentando un raffronto con le dinamiche europee e delineando possibili ricette di policy. Far emergere il sommerso è dunque una sfida vera per tutto il paese, per le istituzioni e per le parti sociali. Il tutto nell’ambito di un impegno che deve coinvolgere la parte migliore della società che si batte «nella cultura della legalità» per realizzare un vero e proprio «impegno di civiltà» per l’emersione e la regolarizzazione del lavoro nell’ambito di «un piano di legislatura per l’emersione del lavoro e dell’economia sommersa».
  • «Lavoravo l’intera mattina e nel pomeriggio Matilde batteva a macchina le mie poesie. Per la prima volta vivevamo insieme nella stessa casa. In quel posto dalla bellezza inebriante il nostro amore crebbe. Non potemmo separarci più. Lì ho finito di scrivere un libro d’amore, appassionato e doloroso, che fu pubblicato poi a Napoli, anonimo: Los versos del capitán». Così Pablo Neruda in Confesso che ho vissuto, la sua autobiografia, racconta il momento felice in cui nel 1952, esule ed ospite in una Capri «dal fascino assorbente», conclude la stesura di una raccolta di poesie scritte in vari paesi durante il suo esilio in Europa e che rappresenta uno dei punti più alti della sua opera. L’amore per Matilde Urrutia, sua futura moglie e allora protagonista clandestina di quei versi, la nostalgia del Cile, le passioni civili - racconta il poeta - riempirono le pagine di questo libro, che fu pubblicato per la prima volta anonimo a Napoli nel 1952, in non più di cinquanta esemplari che Neruda, con dedica autografa, donò ad altrettanti suoi amici che ne avevano sottoscritto l’edizione. La pubblicazione «senza firma» del volume, successivamente riconosciuto dal poeta, fu voluta da Neruda perché quelle poesie «di passione brusca e ardente» non avessero a ferire Delia del Carril, allora ancora sua moglie e dalla quale si stava separando. Le opere di Neruda, conosciute in tutto il mondo, non sono state finora mai tradotte in lingua araba. Questa edizione di Los versos del capitán, a fronte del testo spagnolo delle poesie, ne presenta invece la versione in arabo, la prima in assoluto, dovuta a Zuhair Abdul Malek.
  • Il lavoro può essere ridotto al puro scambio tra prestazione e denaro? Se è vero che i lavoratori hanno questa idea, perché invece nelle indagini svolte tra i cittadini italiani ed europei questi indicano il lavoro come «fonte di espressione e di relazione sociale, cioè un luogo dove realizzare la propria personalità in mezzo a persone gradevoli»? Dalle indagini italiane esaminate emerge anche la presenza congiunta, nei posti di lavoro, di nuove e di vecchie forme di frustrazione e di disagio lavorativo (disagio basilare o fantasma, stress, burn-out, mobbing, e numerose altre sindromi), che appare in controtendenza con il moltiplicarsi delle dichiarazioni da parte di studiosi, responsabili aziendali e sindacalisti a favore di politiche di worker satisfaction, cioè di un diverso modo di lavorare, più attento al ruolo e al benessere complessivo dei lavoratori. Sarà possibile allora che il concetto di benessere organizzativo si affermi nelle aziende? E soprattutto si potrà agevolare questo processo e come?
  • I periodici di informazione politica sono stati utilizzati, nella lunga storia del movimento operaio, non solo a fini di propaganda ma anche come mezzo di aggregazione e di organizzazione. Anche «Mondo Nuovo» nasce con questi obiettivi. Fondato nel 1959 come portavoce della Sinistra socialista, nel gennaio 1964 diventa il giornale del Psiup. Cesserà le pubblicazioni nel 1972, in seguito alla sconfitta elettorale del partito alle elezioni politiche e al suo scioglimento. Il volume, attraverso la lettura degli editoriali politici di «Mondo Nuovo», ripercorre dapprima il dibattito e gli avvenimenti che, con la formazione del governo di centro-sinistra, portarono la sinistra del Psi alla costituzione del Psiup nel gennaio del 1964. Attraverso gli editoriali dal 1964 al 1967 viene poi esaminata la definizione del progetto politico del nuovo partito nel quadro più ampio del deludente esito finale del progetto riformista di programmazione economica, propugnato dal Psi, che si conclude nel luglio del 1967 con l’approvazione del «Piano Pieraccini», esaurendosi del tutto alla vigilia del Sessantotto e con l’avvento di una fase che riscontrerà drammaticamente l’incapacità della coalizione di centro-sinistra di governare i processi di trasformazione della società italiana. Arricchiscono il volume le interviste a Vittorio Foa e a Fausto Bertinotti.