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La presente pubblicazione, realizzata grazie al progetto del Segretariato per l’Europa della CGIL, «Per un sistema di informazione e consultazione dei CAE basato su una comune cultura negoziale» sostenuto dalla Commissione Europea, rappresenta una guida utile per i delegati dei Comitati aziendali europei, soprattutto dopo l’adozione della Direttiva di rifusione 2009/38 riguardante l’istituzione di un comitato aziendale europeo, che deve essere recepita nell’ordinamento nazionale entro il 6 giugno 2011. Il progetto ha contribuito a migliorare la preparazione dei delegati CAE, analizzando il legame tra l’esercizio dei diritti di informazione e consultazione e la conoscenza di tali diritti, condizione indispensabile per una partecipazione attiva. Il volume rende evidente l’importanza strategica della cultura europea del dialogo sociale per un più efficace utilizzo dell’informazione acquisita da parte dei lavoratori, nella fase della consultazione con le imprese, proprio in funzione di quello «spirito costruttivo» su cui deve basarsi il rapporto tra CAE e Direzione dell’impresa. Dal progetto viene altresì la conferma che i Comitati aziendali europei sono divenuti nel corso degli anni uno strumento essenziale del confronto con le imprese e i gruppi di imprese transnazionali e che essi, in un contesto di globalizzazione crescente, devono essere sempre più coinvolti nell’anticipazione del cambiamento nelle imprese, al fine di prevenire o limitare le negative conseguenze dei processi di ristrutturazione.
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L’attuale volume di Mario Meucci – già docente di Diritto del lavoro e di Relazioni industriali, con dirette esperienze direttive aziendali – tratta, in maniera aggiornata a tutt’oggi, le tematiche e le problematiche afferenti alla costituzione delle Rappresentanze sindacali in azienda, nella iniziale previsione Statutaria in forma di R.s.a. e nel successivo assetto delle R.s.u., costituitesi a seguito dell’Accordo interconfederale del 20 dicembre 1993 tra Confindustria e Intersind, da un lato, e Cgil, Cisl, Uil, dall’altro. Passando in rassegna quasi quarant’anni di giurisprudenza e riferendo le posizioni della dottrina, il libro si occupa, oltreché della costituzione degli organismi sindacali e di rappresentanza della base dei lavoratori nelle unità produttive – riconducibili all’art. 19 dello Statuto dei lavoratori, nella modifica discendente dal referendum popolare del 1995 –, dei relativi diritti, prerogative ed agibilità conferiti dal legislatore alle R.s.a. e, dalle Parti sociali in via pattizia, alle subentrate R.s.u. e ai loro dirigenti o componenti. Diritti ancora attuali che il legislatore codificò nel Titolo III della legge n. 300/70 (Dell’attività sindacale) e residualmente nel Titolo IV. L’autore evidenzia comeil processo di sostituzione delle R.s.a. con le R.s.u. abbia purtroppo mancato, in buona parte, l’obiettivo che i sottoscrittori dell’Accordo interconfederale del 20 dicembre 1993 si erano riproposti di conseguire. La concorrenzialità e gli antagonismi tra i promotori delle liste per l’elezione dei componenti della R.s.u. da parte della base dei lavoratori dell’unità produttiva sono purtroppo proseguiti e da ciò è disceso il nutrito contenzioso di cui viene dettagliatamente dato conto nel libro.
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Il volume offre al lettore innanzi tutto gli elementi per conoscere e identificare il mobbing tramite un metodo di rilevazione del fenomeno che consente di passare da semplici supposizioni alla sua reale attestazione. Un’applicazione concreta del metodo è esplicitata attraverso i risultati di un’indagine svolta in Umbria: in questo contesto il lettore potrà trovare i dati riguardanti la presenza del fenomeno e le sue peculiarità di diffusione. Si illustra quindi un modello di valutazione legale che ha una duplice finalità: consentire la risarcibilità del danno causato dal mobbing e, in prospettiva, divenire uno strumento di prevenzione. Segue una rassegna della normativa sul mobbing riscontrabile sia nei paesi a civil law come la Francia, la Germania e la Spagna sia a common law come l’Inghilterra. Viene infine approfondita la disciplina del mobbing applicata alle tipologie contrattuali precarie e ai contratti di lavoro delle donne nel periodo della maternità, anche con la descrizione di un caso di mobbing realmente accaduto. Completano il volume un’appendice con questionari e allegati, una bibliografia e una webgrafia aggiornate.
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Il volume ripercorre l’evoluzione normativa e contrattuale promossa dal sindacato del tessile-abbigliamento in tema di orario di lavoro e analizza i problemi che tale evoluzione ha determinato nel rapporto tra tempi di lavoro e tempi di vita. La ricostruzione storica, integrata da un’ampia appendice documentaria (legislativa e contrattuale), dimostra come l’esperienza del «sistema moda» sia stata all’avanguardia su questi temi, affrontando senza timore l’esigenza di una maggiore flessibilità nell’utilizzo degli impianti. È accaduto, così, che proprio in questo campo si sia manifestata in modo evidente la «cultura contrattuale» della categoria, fatta di sperimentazione e anticipazione di soluzioni innovative, di rifiuto dell’unilateralismo industriale e di impegno nella negoziazione a tutti i livelli (sul piano nazionale e di settore, aziendale e territoriale); una cultura fondata sulla possibilità del sindacato di intervenire nelle politiche d’impresa: il tutto in un clima di reciproca correttezza e lealtà, disponibilità e responsabilità collettiva, secondo un modello da tempo praticato nel settore. In un quadro siffatto la «questione femminile» continua ad occupare un posto decisivo. Insieme al diritto al lavoro e alla parità salariale, infatti, un’efficace gestione del tempo di lavoro, in equilibrio con i tempi di vita, vale ancora di più per le lavoratrici, che sono sempre le prime a pagare in tempo di crisi, che soffrono maggiormente la condizione di precarietà crescente, che devono difendersi da un’organizzazione sociale, da una mentalità e da una struttura familiare, fortemente radicate nella società italiana, che tendono costantemente a penalizzarle.
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Questo libro fa scorrere le pagine della nostra storia, della storia del sindacato fin dalle origini, mettendo a fuoco la Lega, come struttura di base del sindacalismo italiano già a partire dalla fine dell’Ottocento, e seguendone gli sviluppi in tutto il Novecento, fino ad arrivare ai giorni nostri e alle Leghe dei pensionati. […] Con un occhio rivolto al passato (nella prima parte del volume si rievocano le Leghe sindacali in Italia tra Ottocento e Novecento) e un occhio rivolto al presente (nella seconda parte si illustrano le Leghe dello SPI dagli anni Novanta ad oggi), questa ricerca ci consente di riflettere sulle continuità e le discontinuità del modello organizzativo e di presidio del territorio che il sindacato si dà nel corso di due secoli, a fronte di contesti storici, economici e sociali diversi, che per loro natura richiedono alla CGIL risposte di adattamento strategico e organizzativo. (Dalla Prefazione di Carla Cantone)
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Benché l’immigrazione sia ormai un elemento strutturale della società italiana, le politiche migratorie sono concentrate più su norme repressive che su misure di carattere integrativo. La pesante crisi economica e la ricorrenza di episodi di xenofobia e razzismo concorrono inoltre a rendere sempre più pesanti le condizioni lavorative ed esistenziali degli stranieri che vivono in Italia: difficoltà a ottenere un lavoro, a trovare un’abitazione, ad accedere al sistema dei servizi. Il volume si articola in diversi saggi, ciascuno dei quali approfondisce questioni cruciali relative all’immigrazione: la cittadinanza, la normativa, le condizioni di lavoro, le discriminazioni. Ampio spazio viene dato all’analisi del fenomeno nei diversi territori come luoghi naturali dell’integrazione lavorativa e non solo.
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Il volume vuol contribuire ad una messa a fuoco di buone politiche per lo sviluppo del Sud e fornire spunti per alimentare una riflessione sulla condizione meridionale. Per questo assume una prospettiva di analisi territoriale, centrandosi in particolare sulla dimensione economica, e mette in luce come il mancato sviluppo del Mezzogiorno sia un freno alla crescita dell’intera economia nazionale e al riallineamento alla media europea dei tassi di occupazione, impedendo di fatto la diffusione di modelli sociali più avanzati e la modernizzazione dell’intero paese. Gli argomenti affrontati nei diversi capitoli consentono di leggere le dinamiche più ampie che attraversano la società italiana, e quella meridionale in particolare: dal ruolo del lavoro delle donne nell’economia delle famiglie al peso dell’illegalità nel condizionare le prospettive dello sviluppo nel Sud; dall’inefficacia degli interventi programmatori alla mancanza di un piano di politica industriale. Il testo offre dunque un ampio quadro informativo sulla realtà del Mezzogiorno, riportando una molteplicità di indicatori e di cifre con cui è possibile misurare il dualismo territoriale italiano, che permane nel tempo e sembra anzi essersi aggravato negli ultimi anni.
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In Italia un milione di immigrati, più di un quarto degli stranieri soggiornanti regolarmente nel paese, sono iscritti alle tre maggiori confederazioni. Ciò fa del livello di sindacalizzazione uno degli indicatori più sensibili per lo studio dei percorsi di inserimento lavorativo e sociale dei lavoratori immigrati nei contesti territoriali d’approdo, e qualifica il sindacato come l’organo principale di tutela e di supporto dei migranti a fronte delle difficoltà e degli ostacoli che incontrano lungo quei percorsi, nonché come spazio di socializzazione e di partecipazione anche per i lavoratori italiani. Le due ricerche raccolte in questo libro si sono proposte di capire in quale misura la mole di conoscenze accumulata dalle strutture confederali attive sul terreno dell’immigrazione possa ormai essere considerata una nuova dimensione della cultura della CGIL; ci si è inoltre proposti di individuare e mettere in luce i principali problemi che si trovano ad affrontare nel lavoro quotidiano alcune delle federazioni di categoria impegnate in settori nei quali è particolarmente forte la presenza di lavoratori di origine straniera.
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Il volume nasce, a conclusione della ricerca su «Il potere di organizzazione del tempo di lavoro», per rendere disponibile ad un pubblico vasto le riflessioni e i materiali su quella che si è ritenuto di qualificare come flessibilità «buona», intesa nel senso di «flessibilità positiva per il lavoratore», che si determinerebbe ogniqualvolta è a lui rimessa la facoltà di modificare la prestazione lavorativa, in termini di orari e di presenza. La finalità perseguita nella più recente legislazione e contrattazione collettiva – di cui si riportano i testi – è quella di garantire ai lavoratori di ambo i sessi la possibilità di disporre, per la cura della prole e dei propri familiari e, addirittura, per motivi personali e di solidarietà sociale, di maggiori spazi temporali, tutti ovviamente liberati dall’attività lavorativa.
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La nascita della Confederazione Generale del Lavoro nel 1906 rappresenta un nodo centrale della vicenda del movimento operaio e sindacale, non solo perché segnò la costruzione di un grande organismo di rappresentanza dei lavoratori italiani, ma soprattutto perché con questo atto la CGdL si incaricò della responsabilità di assurgere al ruolo di risposta storica al problema dell’organizzazione delle classi subalterne nell’Italia post-unitaria. Un evento che si svolge all’interno del complesso, e spesso contraddittorio, processo di relazione tra Stato, società e modernità che aprì la questione dell’ingresso delle masse lavoratrici e proletarie nella vita pubblica. I documenti qui pubblicati consentono, dopo oltre un secolo di storia del sindacato, non solo di inquadrare le problematiche poste dalla necessità di rappresentanza e organizzazione delle forze del lavoro, ma soprattutto di chiarire la collocazione e la funzione storica della Confederazione Generale del Lavoro nel contesto nazionale e internazionale. Il rapporto tra le forze organizzate dei lavoratori e il sistema economico italiano; la necessità di rappresentare le istanze sociali moderne della società; la capacità di svolgere un ruolo rilevante nella collocazione del movimento dei lavoratori al centro della vita e della sfera pubblica; la costruzione di percorsi di accesso e allargamento dei diritti sociali; le lotte e le mobilitazioni di massa e il rapporto con la società politica rappresentano temi che, se trovano la loro radice all’inizio del secolo scorso, mantengono interamente, pur rimettendone in discussione soggetti, forme e mezzi, la loro centralità anche all’inizio del nuovo millennio.
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Queste sedici storie, raccontate da alcuni tra i più significativi scrittori migranti che scrivono in lingua italiana, tutti residenti nel nostro paese, vogliono essere uno sguardo a più occhi e a più voci sull’Italia di oggi. Ne scaturisce uno scenario spietato, a volte molto amaro, dove gli «italiani brava gente» spesso ne escono con le ossa rotte. Gli autori vengono da Romania, Argentina, India, Cina, Egitto, Palestina, Algeria, Eritrea, Senegal, Congo, Togo, praticamente da ogni parte del mondo. Come scrive Enrico Panini nella prefazione, con intento fortemente politico: «In attesa di una piena e definitiva cittadinanza la scrittura diventa un luogo di accoglienza e integrazione fondamentale. Tanto più che in questo volume gli stranieri sono i soggetti e non solo l’oggetto del racconto, affermano cioè un protagonismo, nella scrittura, che non sempre la nostra società riconosce loro. Non è neanche da sottovalutare il fatto che essi scrivono in italiano: vorrà pure dire qualcosa, questo, se l’uso e il possesso di una lingua sono elementi d’integrazione fondamentale». I temi sono i più diversi, si va dalla condizione di sradicamento sociale e culturale, al lavoro assoggettato e sfruttato, fino a tematiche più private, oppure simboliche legate alle culture di riferimento. Ai racconti degli scrittori stranieri che scrivono in lingua italiana fa da «controcanto» una sequenza di immagini del fotografo Mario Dondero, che ritrae gli emigrati nostri, italiani, degli anni cinquanta e sessanta. Sono ad Eboli, da dove partivano, poveri e affamati, o in marcia durante uno sciopero alla Renault in pieno sessantotto francese, oppure a Marcinelle, nella miniera dove nel 1956 ne morirono 136, braccati dalle fiamme, soffocati dall’ossido di carbonio. E così il cerchio si chiude. La letteratura, le letterature, sono le vere ambasciate nelle nazioni più diverse. Poco diplomatiche, ma estremamente vere, sensibili, e sempre politicamente scorrette.