• La crisi attuale mette in luce l’insostenibilità politica e sociale di un modello di sviluppo che ha dimostrato la sua inadeguatezza e che pone domande forti, legate alla sopravvivenza stessa dell’uomo sul pianeta. Domande come: esiste un’alternativa al modello capitalista? è realizzabile migliorare la vita di miliardi di persone tenute ai margini? si può coniugare l’economia con la difesa dell’ambiente? è possibile sperimentare un nuovo patto sociale e ripensare le forme della rappresentanza? Dall’America latina all’Asia, all’Africa, a molte comunità e territori del Nord del mondo i conflitti ambientali e sociali hanno creato le condizioni per la formazione di una risposta nuova che, a partire dalla democrazia deliberativa e dalla responsabilizzazione collettiva, lavora alla costruzione di un nuovo paradigma di civiltà, fondato sul buen vivir – cioè su una vita in armonia con la natura, della quale tutta la comunità è parte – che è oggi tra i principi fondanti delle Costituzioni della Bolivia e dell’Ecuador. Educazione popolare, autogoverno, orizzontalità, giustizia sociale, mutualismo, creatività e decolonizzazione del potere sono gli strumenti e le pratiche che l’ecologismo dei poveri utilizza per costruire una democrazia della Terra. Oltre alla postfazione di Gianni Minà, giornalista, direttore della rivista Latinoamerica e tutti i sud del mondo, il libro si fregia della prefazione di Adolfo Pérez Esquivel, intellettuale argentino, Premio Nobel per la Pace nel 1980 per l’attività di denuncia contro la dittatura militare svolta negli anni Settanta.
  • La fecondazione assistita, il cambiamento dei concetti di vita e di morte, i test genetici, l’ingegneria genetica, le cellule staminali: sempre più spesso le acquisizioni della ricerca biologica escono dall’ambito ristretto degli specialisti e investono la vita di tutti. Questo cambiamento determina dilemmi etici che entrano nella discussione pubblica e richiamano l’attenzione dei giornali, dei governi e delle aule giudiziarie. Il volume raccoglie contributi di alcuni tra i più autorevoli studiosi delle diverse discipline interessate alla riflessione bioetica (filosofi, giuristi, biologi, medici), e tematizza i principali aspetti riguardanti l’attuale rapporto tra scienza e società. Saggi di: Marina Astolfi, Fabio Bacchini, Barbara Ballanti,Giovanni Berlinguer, Alessandro Blasimme, Matteo Borri, Caterina Botti, Ernesto Di Mauro, Bernardino Fantini, Giovanni Fornero, Silvia Garagna, Giuseppe Renato Gristina, Mirko D. Grmek, Sebastiano Maffettone, Andrea Majo, Lucia Mitello, Maurizio Mori, Milena Mosci, Uberto Scarpelli, Carlo Alberto Redi, Stefano Rodotà, Fabrizio Rufo,Mariachiara Tallacchini, Domenica Taruscio, Carlo Augusto Viano, Maurizio Zuccotti.
  • Lavoratrici e lavoratori domestici e assistenti familiari sono un esercito. Presidiano le case di moltissime famiglie, garantendo che siano pulite e accoglienti. Assicurano assistenza ad anziani e portatori di handicap. Tappano i buchi di un sistema di welfare carente. Fanno da zeppa a equilibri di coppia messi in crisi dalla difficoltà di ridefinire i ruoli di donne e uomini nella sfera familiare al crescere della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Ma di quali diritti godono queste lavoratrici e questi lavoratori tanto importanti per il funzionamento della vita quotidiana? Frutto della collaborazione di studiosi con competenze diverse, questo libro ricostruisce il percorso che ha portato le lavoratrici e i lavoratori domestici a vedersi riconosciuti, seppur in ritardo e in modo parziale, diritti come ferie, tredicesima, contrattazione collettiva, ecc.: conquiste comunque importanti, alle quali pare però aver fatto spesso da contraltare l’allargarsi del ‘lavoro nero’. In questo scenario, gioca naturalmente un ruolo di rilievo la crescente presenza di immigrati. Il tema dei diritti di domestici e assistenti familiari sempre più s’intreccia, infatti, con quello dei diritti dei migranti. Ma si intreccia anche con il tema del welfare e dei diritti di chi, per trovare risposta al proprio bisogno di cura e assistenza, si avvale del loro lavoro. Il libro s’interroga, pertanto, su una possibile diversa organizzazione del lavoro domestico e di cura che assicuri maggiori diritti a colf e assistenti familiari e migliori prestazioni alle famiglie.
  • Oratorio bizantino

    Fascia di prezzo: da 2.99 € a 10.00 €
    In questo nuovo libro, Arminio raccoglie i suoi scritti più liricamente civili, e con il suo stile surreale e comico ricorda per postura autoriale un po’ Emil Cioran e un po’ il narratore «in pubblico» Peter Bichsel, maestro conclamato della prosa breve. Diviso in gruppi tematici (comizi morali, l’esperienza politica, il paesologo in campagna elettorale, le battaglie civili per l’ospedale di Bisaccia e contro la discarica del Formicoso) ilvolume censisce l’impegno di anni dell’ultimo autore comunitario del nostro paese, che usa ancora la parola nel tentativo di salvare un pezzo di mondo. Quelfare letteratura per la quale – come ha scritto di lui il mentore Gianni Celati, una sorta di maestro volontario per l’autore irpino– «occorre privilegiare al massimo le cose singole, contro le astrazioni degli esperti e le frasi fatte dell’attualità». Arminio è sempre a caccia di paesaggi, umani o naturali. Li setaccia rabdomanticamente, implacabilmente, senza paura. Nomina, ammonisce, s’indigna. Fa una battaglia contro il cinismo fin nelle interiora: «C’è sempre altro da fare quando dobbiamo fare qualcosa per gli altri»,dice in un passo emblematico.E anche se il suo baricentro antropologico è quello di Bisaccia, non parla solo di Irpinia, di Sud o dell’Italia intera:la visione è globale, occidentale, nell’intreccio tra cultura contadina, modernità e villaggio tecnologico, la visione di un capitalismo che «a furia di espandersi è diventato piccolissimo». Sovversivo mite della parola e del pensiero, lancia un j’accuse virulento contro i politici narcisi e ciechi, specchio sensibile di un declino sociale e morale, ma con la speranzae il sogno di un nuovo umanesimo, fatto di comunità «che vadano oltre il profilo dei singoli campanili e dei singoli comuni», e di nuove agorà.
  • Il Piano del lavoro fu la risposta della CGIL all’isolamento imposto alla maggiore organizzazione dei lavoratori dal contesto politico italiano e internazionale nei primi durissimi anni della guerra fredda. Con questa proposta il sindacato seppe coniugare l’aspirazione al miglioramento delle condizioni di vita di milioni di disoccupati con una visione innovativa dell’economia grazie alla collaborazione tra i suoi dirigenti, primi fra tutti Giuseppe Di Vittorio e Vittorio Foa, e alcuni tra i più brillanti economisti eterodossi che nei dieci anni successivi alla Liberazione rinnovarono profondamente il profilo degli studi italiani, soprattutto alla luce delle nuove teorie keynesiane. Il Piano fu accolto con ostilità sia dall’ambiente accademico, fortemente ancorato all’insegnamento liberista marginalista di Pareto, sia dalla maggioranza degasperiana, che nell’espansione del settore pubblico vedeva una minaccia alla stabilizzazione economica messa in atto negli anni precedenti con misure draconiane. Rigettato come impossibile da realizzare, il Piano ebbe comunque il merito di imporre nel dibattito pubblico nuovi temi di politica economica, sostenendo la necessità di un intervento dello Stato attraverso la creazione delle infrastrutture, sociali e materiali, indispensabili per sviluppare un’economia moderna e per superare i terribili squilibri che laceravano la giovane Repubblica italiana.
  • Il libro raccoglie diciannove opinioni di autrici e autori italiani che da diverse visuali disciplinari (storiche, giuridiche, filosofiche, antropologiche, ambientaliste…) si sono confrontati con il tema dei «commons». Aria, acqua, terra, energia e conoscenza sono risorse speciali, beni primari da cui tutto dipende e la cui fruizione richiede quindi attenzioni particolari. L’applicazione a tali beni della logica del mercato ha sperimentato infatti i più clamorosi fallimenti. Il riconoscimento del Nobel all’economista Elinor Ostrom dimostra che il pensiero unico neoliberista sta incrinandosi anche dentro l’accademia. Ma nella sfera politica (specie in quella italiana) non vi è ancora traccia di ravvedimento: la saga delle privatizzazioni procede, ma cresce anche l’opposizione da parte di numerosi gruppi di cittadinanza attiva, di comitati, di associazioni in nome di una società più consapevole nei riguardi della natura e più responsabile nei confronti di tutta la comunità umana. Contributi di: Massimo Angelini, Bruno Amoroso, Eugenio Baronti, Davide Biolghini, Paolo Cacciari, Nadia Carestiato, Giuseppe De Marzo, Luigi Lombardi Vallauri, Laura Marchetti, Ugo Mattei, Emilio Molinari, Officina delle idee di Rete@Sinistra, Tonino Perna, Riccardo Petrella, Mario Pezzella, Giovanna Ricoveri, Edoardo Salzano, Chiara Sasso, Gianni Tamino, Laboratorio Verlan, Filippo Zolesi.
  • È stato detto che l’identità ha assunto nelle nostre società la stessa importanza che la scoperta della sessualità ebbe ai tempi di Sigmund Freud. Il volume intende chiarire quando e perché l’identità è diventata tanto rilevante. Intende inoltre metterne in luce il carattere eminentemente sociale e processuale, sviluppando una critica a due prospettive riduzioniste, anche se da punti di vista antitetici. Esse, infatti, tendono ad enfatizzare un solo aspetto della nozione di identità, riducendola l’una a un «noi» omogeneo e statico, l’altra a un «io» fluttuante e frammentario. In alternativa a queste due concezioni che postulano una «identità a una dimensione» viene sviluppata, nel corso del volume, una concezione multidimensionale dell’identità. Quante «facce» ha l’identità e come si connettono tra di loro? Che ruolo svolge il riconoscimento dell’altro? Quali sono le strategie che l’individuo mette in atto per far fronte a dissonanze, eventi traumatici, affiliazioni multiple? In che senso si può dire che l’identità è un problema moderno? E infine, come si formano e perché sono ritornate alla ribalta, nel cuore del mondo sviluppato, le identità di soggetti collettivi, dalle identità nazionali a quelle etniche e culturali?
  • Dieci anni di impegno, riflessione e pratica sindacale alla guida della Filtea, il sindacato tessile della Cgil, e del sindacato tessile europeo sono stati per Valeria Fedeli un punto di osservazione privilegiato sui cambiamenti in atto nel mondo. Dall’apertura dei mercati ai nuovi equilibri geopolitici, dalle fonti energetiche al valore del lavoro, dai processi di governo alla vita delle persone lo scenario sociale ed economico globale si presenta oggi complesso e inedito. Globalizzazione, etica, Europa, made in Italy, welfare, donne, giovani, sindacato, innovazione, futuro: intorno a queste parole, e nei dieci capitoli che ad esse si richiamano, si intrecciano pensieri, analisi, racconti, idee, sguardi in avanti di questi dieci anni che legano la lunga storia del sindacato tessile con la Filctem, la nuova categoria che unisce tessili, chimici, lavoratori dell’energia e manifatture. Le sfide della nostra epoca si declinano così in una visione di prospettiva in cui pragmatismo quotidiano e futuro da condividere si fondono per delineare percorsi di governo efficace e positivo dei cambiamenti. Con la collaborazione di Paolo Guarino.
  • Il volume dà conto dell’ultimo di una serie di importanti appuntamenti che in questi anni hanno visto l’impegno prioritario e spesso esclusivo dell’Associazione Biondi - Bartolini nella riflessione sulla storia e la memoria del movimento operaio. L’obiettivo è quello di capire ciò che è ancora vivo e ciò che invece è morto del 1969, che significato esso abbia avuto nella storia e nella società italiana e quale eredità sia ancora oggi avvertibile a distanza di quattro decenni. Certamente il 1969 è stato portatore di una storica proposta di trasformazio ne, che però non ha avuto grandissimi ri sultati, almeno rispetto al livello di complessità e di carica utopica delle idee che venivano avanzate e delle aspettative di mutamento suscitate. Se a livello politico e istituzionale le ricadute sono state deboli, assai più rilevanti sono stati però i risultati ottenuti sul piano delle trasformazioni sociali e culturali, che hanno cambiato radicalmente la società italiana e le relazioni fra i cittadini in tema di costumi e di diritti: il riferimento d’obbligo è naturalmente allo Statuto dei lavoratori, ma anche ai non meno importanti terreni civili del divorzio e dell’aborto. I contributi qui pubblicati propongono dunque un costante confronto idealtipi co fra la situazione del 1969 e quella di oggi, in un gioco di contrappunto tra le due tendenze che hanno caratterizzato i punti estremi di questo intervallo di tempo, cioè la solidarietà emersa come principio forte nel 1969 e l’attuale si tuazione improntata invece a uno spiccato individualismo; un passato ancora segna to dalla presenza di un alto livello di partecipazione, un oggi invece dove preva le una situazione di sostanziale disimpegno, politico e partecipativo; una carica utopica del 1969 cui corrisponde quarant’anni dopo un vuoto di utopie; infine, una Costituzione che allora entra in fabbrica con lo Statuto dei lavoratori e che ora si trova pesantemente sotto attacco.
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    La storia delle lotte sociali e sindacali in Eitrea, dal periodo dell'occupazione coloniale italiana di Massawa alla costituzione della National Confederation of Eritrean Workers. Un interessante spaccato di storia sindacale nel contresto della lotta di emancipazione nazionale di un paese lungamente colonizzato e oggi alle prese con la dura realtà - economica e politica - del Corno d'Africa.
  • Nei conflitti contemporanei la popolazione civile diventa sempre più obiettivo delle violenze dei contendenti. Sono guerre senza limiti: basta pensare agli attentati terroristici nei mercati di Baghdad o sui treni indiani per capire come i civili siano ormai in prima linea. Questo, però, non avviene solo per mano di alcuni fanatici, ma dovunque, dal Sudan alla Somalia, dalla Colombia all’Afghanistan donne, vecchi, bambini diventano bersaglio anche di forze armate regolari o paramilitari, in una guerra che non risparmia nessuno. L’indagine condotta dall’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo mette in luce gli aspetti nascosti di queste tragedie, la sistematica violenza sessuale contro le donne, il rapimento di bambini e il loro uso come soldati, la diffusione di armi leggere con cui si esercitano questi soprusi, nonché i silenzi e le connivenze della comunità internazionale su tali vicende. Dietro i conflitti dimenticati ci sono popoli che soffrono, che muoiono, che fuggono cercando una vita migliore.
  • La Fondazione Claudio Sabattini, sorta per iniziativa della FIOM nazionale e della Camera del lavoro di Bologna, intende valorizzare la figura del sindacalista bolognese, scomparso il 3 settembre 2003. A tal fine ha avviato il censimento e la raccolta in un archivio dei materiali che ne documentano l’intensa attività. La Fondazione promuove anche seminari e dibattiti, indagini e ricerche per portare un contributo di conoscenza e consapevolezza critica nello spirito che fu di Sabattini, per il quale lo sforzo di comprensione della realtà e l’azione per mutarla non andavano mai disgiunti. Questo volume è un esempio di tale modo di intendere la ricerca. Ricostruisce un periodo importante nella storia della città e del lavoro, restituisce a Bologna la rilevanza di un’esperienza sinora oscurata dalla prevalente attenzione per il conflitto di fabbrica nel triangolo industriale. Si rivela un quadro in cui la saldatura delle lotte in fabbrica e nel territorio diviene un modo di elevare la condizione operaia e salariata a metro di misura dei rapporti sociali e politici. Come mai prima di allora e come mai più dopo, in quella fase si pone la questione del nesso lavoro/democrazia non in termini formali, ma entro un dinamico processo di democratizzazione permanente. Ciò che può rappresentare un utile e importante elemento di riflessione per i giorni nostri.