• Hitchcock

    14.00 
    Alfred Hitchcock, il maestro del brivido, il regista che continua a conquistare consensi e prestigio per la qualità dei suoi film e telefilm, in cui mostra e conferma il suo talento di autore, la sua grande forza d’inventore di spettacoli indimenticabili. Questo libro, a trent’anni dalla morte di Hitch – come viene chiamato dagli appassionati del suo cinema –, è un racconto-biografia, con rivelazioni sorprendenti, poco note, sugli anni di formazione, e un’analisi approfondita dei suoi lavori, anche quelli giovanili, nel grande scenario storico di una carriera cominciata ai tempi del muto. I suoi temi: il crimine, la paura, la colpa, le «bionde virginali», gli scontri e la collaborazione con famosi produttori di Hollywood, rivivono nel racconto. In cui si narra l’avventura di pellicole straordinarie e vitali, quali «Rebecca», «Io ti salverò», «Notorius», «Vertigo», «Psycho», «Gli uccelli», e diversi retroscena che rivelano gli aspetti di una personalità sensibile, esemplare nella ricerca artistica e nei percorsi più intimi, più profondi. Venata di un’ironia impertinente e sottile.
  • La grande promessa della Costituzione repubblicana, dopo vent’anni di regime fascista e di abusi contro la libertà delle persone, era inscritta – per i carcerati – nella finalità rieducativa della pena e nella speranza dell’abolizione dell’ergastolo. Sessant’anni dopo, nonostante innumerevoli tentativi, l’ergastolo è ancora lì, e si moltiplica tra le pene da scontare nelle carceri italiane. A partire dalle lezioni tenute da Aldo Moro nei suoi ultimi anni di vita, contro l’ergastolo e la pena di morte, gli autori si confrontano con la pena senza tempo, la sua sopravvivenza e la sua vitalità, per capire se e come se ne potrà fare a meno. Testi di: Boccia, Calvi, Fortuna, Gonnella, Margara, Martinazzoli, Mosconi, Senese, Sofri.
  • Durante il 2010 nella Regione Marche, una terra da sempre accogliente grazie anche a politiche sociali particolarmente attente, meta sempre più di migranti che qui trovano la possibilità di progettare un loro futuro, la popolazione extracomunitaria raggiungerà il 10%. Nelle cittadine più grandi, ma anche nei piccoli paesi dell’entroterra, la presenza di stranieri incomincia ad assumere dimensioni considerevoli. Quasi sempre organizzati in associazioni, i migranti di varia provenienza si adoperano per l’integrazione nel tessuto sociale locale senza però rinunciare alla cultura, alla religione e alle usanze dei paesi di provenienza. Dopo una serie di appostamenti, ricognizioni, visite rabdomantiche, e due lunghi anni di lavoro «sul campo», uno scrittore e un fotografo, Angelo Ferracuti e Daniele Maurizi, hanno cercato di raccontare questa popolazione a volte invisibile, che convive, interagisce, cerca un’integrazione e una cittadinanza non senza difficoltà e contraddizioni. Le foto e i racconti, sempre nella forma del reportage, riguardano i tempi della vita: quella vissuta nel quartiere, a scuola, nei luoghi di lavoro, nei riti religiosi e nei momenti di preghiera, nello sport e nel tempo libero. Il mondo in una regione gioca sullo slogan (L’Italia in una regione) coniato da Piovene nel suo Viaggio in Italia per dare una rappresentazione delle Marche, e, oltre ad essere un’indagine «sul campo» che storicizza e racconta un fenomeno, ha il fine di mostrare la normale umanità di persone che cercano un futuro nel nostro paese. Facendo tesoro della celebre frase di Max Frisch, lo scrittore svizzero che riferendosi all’immigrazione degli anni cinquanta (anche italiana) scrisse: «Aspettavamo delle braccia, invece sono arrivati degli uomini».
  • Da Roma a Roma

    2.99 10.00 
    Andrea Carraro è uno dei più interessanti narratori degli ultimi anni, autore di molti libri tra i quali Il branco, da cui Marco Risi ha tratto l’omonimo film, ma anche di altre narrazioni che non sono certo sfuggite ai lettori più attenti, come L’erba cattiva, La lucertola, Non c’è più tempo. Ma non è solo un narratore tout court. Infatti, nel tempo, ha affiancato la sua attività di romanziere a quella di acuto reporter, osservatore impietoso della società italiana, soprattutto per l’Unità e Diario, di cui è stato redattore assieme a un altro autore al quale lo lega una comune idea di letteratura, Sandro Onofri. Entrambi, infatti, hanno da sempre affabulato e cercato di attualizzare, in una sorta di riposizionamento linguistico e memoriale, i luoghi e i temi per eccellenza pasoliniani, con uno stile dal registro rigidamente realista. Anche questo libro – che ha il titolo ironico del «falso movimento» Da Roma a Roma, dove si spazia dal centro alle periferie della città alla ricerca dei nuovi portati di senso antropologico e delle trasformazioni urbanistiche – si apre e si chiude con il ricordo di Pier Paolo Pasolini, che, come scrive Carraro, della periferia romana «fu il primo cantore». Si parte dalla stele in memoria di Pasolini all’Idroscalo di Ostia e si finisce, dopo un lungo viaggio a zig zag, nella Torre di Chia, un rudere medievale, prossimo a Bomarzo, acquistato dallo scrittore nel 1970. In mezzo, le chiese di Centocelle, una scuola di Passo Corese, i tossici di Ostia e la Roma Bene dell’Olgiata e di via Due Ponti, oscure feste di piazza a Torvaianica e performance artistiche nel retroterra romano, e tanti altri luoghi nominati dalle cronache ma sconosciuti a molti di noi. Questi luoghi Andrea Carraro ora ce li fa conoscere con un racconto di prima mano, onesto e rigoroso; li attraversa con l’occhio curioso del viaggiatore, con quello impietoso del sociologo e quello visionario dello scrittore; li sviscera, rimettendo in circolo motori dell’immaginario come film, libri, fatti di cronaca; per ricomporre, infine, nel magma complesso di un mosaico, le trasformazioni avvenute in quella terra che sta ai margini di Roma, dove pulsa il cuore impazzito della contemporaneità.
  • Il 25 giugno 1933 Claudio Cianca fa esplodere un ordigno inoffensivo nel pronao della Basilica di San Pietro. Ha soltanto vent’anni e con il suo gesto vuole richiamare l’attenzione del mondo sull’Italia oppressa dal fascismo. Condannato a 17 anni di carcere, torna libero il 9 settembre 1943 e partecipa alla Resistenza romana. Nel dopoguerra è dirigente della CGIL, parlamentare comunista, consigliere comunale in Campidoglio, protagonista di memorabili battaglie contro la speculazione fondiaria ed edilizia, leader carismatico degli edili, che lo accolgono con grande calore quando va nei cantieri a tenere i «comizi volanti». In questo libro-intervista Cianca rievoca momenti cruciali della storia italiana del Novecento di cui è stato testimone, partecipe, protagonista. Ai toni enfatici preferisce la divertita ironia, ispirata da una visione ottimistica che lo induce a ritenersi fortunato – «Se non mi avessero messo dentro forse sarei morto in qualche fronte di guerra» – e a trasmettere alle giovani generazioni un messaggio di speranza e di libertà. In allegato il DVD con l'intervista a Claudio Cianca.
  • La maggior parte delle violenze sulle donne avviene nell’ambito della famiglia. E le leggi dello Stato italiano proteggono le donne dai maltrattamenti, dagli stupri, dalla violenza psicologica ed economica. Ma come agisce chi le deve concretamente applicare? Attraverso le testimonianze delle operatrici di case per le donne maltrattate di tutta Italia e delle stesse donne che vi fanno ricorso, questo libro racconta che cosa succede quando una donna decide di tirarsi fuori da una situazione di maltrattamenti da parte del partner. I poliziotti e i carabinieri, i giudici dei vari tribunali, gli assistenti sociali sono le figure chiave che possono – e per mandato istituzionale devono – aiutare le donne maltrattate in questo difficile passaggio. Ma le voci delle intervistate tracciano un quadro preoccupante di carenze degli interventi istituzionali. Per mezzo dei vivaci racconti di chi vive o ha vissuto la violenza nella sua vita quotidiana, tutti i problemi sono messi in luce, accanto a molti esempi di interventi positivi: se ne traggono suggerimenti pratici per tutti coloro che se ne devono e vogliono occupare. Le intervistate compongono un cahier des dolehances che chiede ascolto presso l’opinione pubblica e presso i politici, perché controllino che le leggi vengano effettivamente applicate, modificando la cultura che giustifica le violenze contro le donne perpetuando il diritto assoluto del pater familias tra le mura domestiche.
  • Buen vivir

    3.99 10.00 
    La crisi attuale mette in luce l’insostenibilità politica e sociale di un modello di sviluppo che ha dimostrato la sua inadeguatezza e che pone domande forti, legate alla sopravvivenza stessa dell’uomo sul pianeta. Domande come: esiste un’alternativa al modello capitalista? è realizzabile migliorare la vita di miliardi di persone tenute ai margini? si può coniugare l’economia con la difesa dell’ambiente? è possibile sperimentare un nuovo patto sociale e ripensare le forme della rappresentanza? Dall’America latina all’Asia, all’Africa, a molte comunità e territori del Nord del mondo i conflitti ambientali e sociali hanno creato le condizioni per la formazione di una risposta nuova che, a partire dalla democrazia deliberativa e dalla responsabilizzazione collettiva, lavora alla costruzione di un nuovo paradigma di civiltà, fondato sul buen vivir – cioè su una vita in armonia con la natura, della quale tutta la comunità è parte – che è oggi tra i principi fondanti delle Costituzioni della Bolivia e dell’Ecuador. Educazione popolare, autogoverno, orizzontalità, giustizia sociale, mutualismo, creatività e decolonizzazione del potere sono gli strumenti e le pratiche che l’ecologismo dei poveri utilizza per costruire una democrazia della Terra. Oltre alla postfazione di Gianni Minà, giornalista, direttore della rivista Latinoamerica e tutti i sud del mondo, il libro si fregia della prefazione di Adolfo Pérez Esquivel, intellettuale argentino, Premio Nobel per la Pace nel 1980 per l’attività di denuncia contro la dittatura militare svolta negli anni Settanta.
  • La scrittura nasce dal dolore, l’esperienza di anni difficili, la perdita di Franca, la sposa, il vivere. Dalle zolle rimosse spuntano resti di memoria: l’emigrazione dei nonni dal nord Italia alle porte di Roma, Maccarese, la campagna e l’infanzia, l’albero degli zoccoli e una dignitosa povertà, le lotte dei braccianti, il comunismo e le rane, l’incontro con l’amore. La compresenza delle stagioni del tempo, l’inesorabilità della natura, il faccia a faccia con quello che più ci riguarda, la domanda essenziale: abbiamo vissuto? Journal intime, diario laico, confidenze, si parla a se stessi per cercare un dialogo con l’inestricabile vicenda umana. Una lirica in prosa dove la musicalità delle parole, meglio delle parole stesse, è il luogo più vicino allo sguardo di un uomo, qualcosa di mai finito, qualcosa di solo suo, qualcosa di uguale a tutti. Attraverso il silenzio e la solitudine l’io giunge in un luogo denso, fitto di umanità, lì si scorgono i cieli che valgono una vita: nascita, amore, felicità, dolore, perdita.
  • «Sarebbe venuto giù il diluvio, se parole come queste le avesse scritte “uno del nord”: il diluvio. Ma proprio perché è calabrese, Minervino può permettersi di dire cose scomodissime. Sulle quali farebbero bene a riflettere tutti». Gian Antonio Stella, «Corriere della Sera» 21 gennaio 2009. Antropologo prestato alla letteratura, nato nell’officina di «Nuovi Argomenti», Minervino racconta, con impegno civile e fuori dalle approssimazioni mediatiche, una regione dell’Italia di oggi. Immagini di una Calabria che si situa tra passato e presente, notazioni storiche e filosofiche, echi letterari, diari di viaggio e fatti di attualità commentati in presa diretta, in un flusso lavico che ricompone lo spirito di un luogo, la sua presunta e perduta identità. Con una lingua tesa, affilata, e un tono sempre caldo e partecipato, l’autore racconta i ragazzi di Paola, la fe rocia di Duisburg, il mare amato da Enzo Siciliano, la Calabria di Mario Soldati e i suoi vini, le operazioni mediatiche di Oliviero Toscani, e naturalmente i fuochi, gli incendi e i roghi che ogni anno con sinistra cadenza divampano in un paesaggio arcaico e insieme «modernissimo». Come ha scritto Franco Arminio nella prefazione al testo: «La Calabria di Minervino è una regione potente, un luogo in cui la bellezza e la devastazione della bellezza sembrano sfuggire a ogni tentativo di cercarne rimedi e ragioni». «La Calabria brucia, la Calabria va a fuoco, in tutti i sensi. Ci sono immagini, archetipi, che in questi giorni di roghi divampanti riemergono con inquietudine dall’inconscio collettivo. Sembra una prova generale dell’Apocalisse di Giovanni, in cui l’elemento dominante, come ricorda spesso James Hillman, è proprio quello del fuoco che viene dal cielo e del fumo nero che sale dalla terra e brucia ogni cosa.» Nota alla seconda edizione di Gian Antonio Stella. Poscritto dell’autore alla seconda edizione.
  • L’effettività di quell’insieme di regole conosciute come diritto antidiscriminatorio rappresenta l’oggetto del volume, alla cui redazione hanno concorso studiosi di diverse discipline. La complessiva prospettiva d’indagine – che concerne tutti i fattori di rischio regolati dalle direttive comunitarie 2000/43, 2000/78, 2002/73 e 2006/54 – è stata approfondita con gli strumenti del diritto civile, penale, processuale civile e amministrativo, oltre a quelli del diritto del lavoro e del diritto dell’Unione Europea. Rispetto alle continue sollecitazioni sul tema provenienti dalle istituzioni comunitarie e a un uso rilevante e perfezionato del diritto antidiscriminatorio da parte della Corte di giustizia, in Italia si è costretti a registrare una moltiplicazione delle procedure di infrazione connesse alla trasposizione delle direttive antidiscriminatorie, una scarsa applicazione dei divieti di discriminazione e del relativo bagaglio procedurale, un’attività di controllo quasi nulla da parte degli ispettori del lavoro. Il volume si propone di offrire un approfondimento specialistico, per gli operatori del diritto, di tali tematiche mettendo in relazione la teoria e la pratica del diritto antidiscriminatorio, soffermandosi non solo sugli ostacoli applicativi di una disciplina frammentata e stratificata, ma anche sulle sue possibili interpretazioni evolutive.
  • Per il sindacato, discutere di crisi economica e di prospettive di ripresa, come si può cogliere dalle importanti relazioni pubblicate nel libro, significa delineare una risposta all’altezza della nuova situazione. Il crollo disastroso del modello neoliberista può riaprire, anche se in modo non automatico, nuove e importanti prospettive per il movimento dei lavoratori. La svolta liberista che a partire dagli anni ’80 del secolo scorso si è realizzata, seppur con modalità e con forza diverse, in tutti i paesi avanzati, infatti, ha puntato ad un ritorno ai vecchi assetti della stagione dell’individualismo liberale, messi, a suo tempo, in discussione proprio dalla crescita del movimento operaio, dallo sviluppo delle organizzazioni sindacali. La crisi che oggi ha sconvolto l’economia mondiale chiude questo ciclo. La surroga esercitata dalla finanza rispetto ad un insufficiente reddito dei lavoratori non è più riproponibile e si riafferma, quindi, l’esigenza di organizzazioni sindacali forti come agenti di un’efficiente distribuzione della ricchezza. L’economia si è sradicata dalla società. Per uscire dalla crisi c’è bisogno di una ricostruzione sociale, non solo economica. Anche per questo serve un sindacato forte e autorevole, con un pensiero all’altezza delle sfide che ha di fronte.
  • Sono ormai vent’anni che il fenomeno della governance attrae l’attenzione di politici, imprenditori e sindacalisti, di sociologi e scienziati, giuristi ed economisti. Emerge nei dibattiti sui movimenti sociali, sulla cooperazione internazionale, sull’Unione Europea, sulla protesta e sull’esodo. Questa onnipresenza indica un cambiamento del nostro modo di vedere la società, il diritto, l’economia e la politica. La crisi dell’economia globale del 2008 ha dimostrato che una fase di questa organizzazione si è chiusa. Oggi siamo nel cuore di una transizione che non può essere più compresa con le categorie del vecchio mondo. Gli autorevoli contributi raccolti in questo volume indagano i limiti e le prospettive di questa condizione. Quella proposta è un’analisi particolarmente innovativa del ruolo che i movimenti sociali ricoprono, a livello nazionale, europeo e globale nella trasformazione di un sistema interdipendente e nella rivendicazione del comune inteso come ricchezza, giustizia e diritto ad una vita diversa. Contributi di: Giuseppe Allegri, Michael Blecher, Giuseppe Bronzini, Roberto Ciccarelli, Donatella Della Porta, Janet M. Dine, Günther Frankenberg, Jennifer Hendry, Christian Joerges, Antonio Negri, Domenico Siciliano, Michele Surdi, Günther Teubner, Benedetto Vecchi, Lauso Zagato.