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Diario operaio
2.99
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Fascia di prezzo: da 2.99 € a 10.00 €
Hanno presidiato le fabbriche, hanno fatto lo sciopero della fame, hanno occupato strade, stazioni e vecchie carceri, sono saliti sui tetti e sulle gru. Trascurati dalle tv e dai giornali, abbandonati dal governo e dalla politica, delusi dalla sinistra e a volte lontani anche dai sindacati, milioni di lavoratori, garantiti e no, hanno cercato in questa lunga e dolorosa crisi italiana di farsi sentire e di farsi vedere, di testimoniare con il loro impegno il diritto a difendere un’occupazione, un reddito dignitoso, una speranza di cambiamento. Hanno combattuto, e combattono, una battaglia forse fuori dal tempo, in un paese che non riconosce più il lavoro come un valore su cui costruire una società giusta e solidale. Le loro storie rappresentano l’altra faccia, quella vera, di un’Italia smarrita e delusa dalle promesse berlusconiane.
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Lavoro pubblico: il passato ritorna
12.00
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Dopo il precedente volume Lavoro pubblico: ritorno al passato?, che analizzava i contenuti della legge 15/2009, «Delega al Governo finalizzata all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e alla Corte dei conti», si è tornati sull’argomento con una nuova iniziativa che ha affrontato i contenuti del decreto attuativo della legge Brunetta (d.lgs. 150/2009, «Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni»). Il contenuto del decreto delegato conferma quanto era stato evidenziato al momento del varo della legge 15/2009. Si tratta di un provvedimento negativo per l’efficacia delle amministrazioni pubbliche; centralistico, mentre nello stesso governo si invoca il federalismo fiscale ed istituzionale; burocratico nel sistema dei controlli; di ritorno al passato per i diritti del lavoro nel sistema pubblico e nei settori della conoscenza. Un provvedimento che verrà attuato mentre la politica dei tagli nelle pubbliche amministrazioni continua a produrre effetti nefasti sull’operatività di settori ai quali la Costituzione affida compiti fondamentali di universalità e qualità dei diritti delle persone.
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Cento anni di cantiere
16.00
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La storia del Cantiere navale di Monfalcone è la storia che ha visto migliaia di uomini e donne, operai, tecnici e impiegati, forgiare, insieme all’acciaio per costruire le navi, anche se stessi, il loro modo di vivere, di pensare e di vedere il mondo. Il libro ricostruisce gli eventi, le circostanze, le cause e gli effetti che hanno caratterizzato «l’altra storia» del Cantiere, quella dei lavoratori e del movimento sindacale, delle rivendicazioni e delle conquiste che hanno segnato lo sviluppo economico e sociale, non solo dello stabilimento navale, ma anche della città di Monfalcone e del suo territorio. Il volume, dunque, costituisce un contributo rilevante a una riflessione critica e apre la strada a ulteriori approfondimenti. Oltre 200 fotografie accompagnano la narrazione storica e documentano passaggi e momenti decisivi della vita centenaria del cantiere.
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In…sicurezza dei cittadini
10.00
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Il tema della sicurezza si presenta oggi confuso, tra gli allarmi lanciati dai mass media e le risposte politiche, spesso di forte impatto emotivo ma sostanzialmente inefficaci – come l’impiego dell’esercito nelle città, l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, l’adozione eccessiva di ordinanze dei sindaci, l’istituzione delle ronde cittadine –, che possono tuttavia far presa a causa della diffusa ignoranza sulle reali modalità operative delle forze dell’ordine. L’autore fornisce un’accurata descrizione della struttura di tutto l’apparato addetto alla sicurezza in Italia, confrontandolo anche con gli altri paesi europei, ed esamina la complessità delle funzioni degli operatori e la destinazione delle risorse investite dallo Stato, evidenziando le criticità organizzative e le potenzialità di sviluppo di questo importante settore. Sottolinea come le amministrazioni locali possano contribuire a creare più sicurezza e legalità, tramite una corretta ed equilibrata interpretazione del proprio ruolo e attraverso le cosiddette «politiche integrate di sicurezza urbana». Conclude con alcune proposte volte a dare più dignità ai lavoratori di polizia, ma soprattutto tese a dimostrare che una società «in armonia» è possibile se si investe nel concetto di «nuova prevenzione» e nel valore della legalità.
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A partire dall’Apollon
8.00
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Artisti, cineasti, intellettuali furono al fianco dei lavoratori che per tredici mesi, tra il 1968 e il 1969, occuparono a Roma la tipografia Apollon. Fu l’inizio di un nuovo rapporto solidale tra mondo del lavoro e mondo della cultura, cementato anche dalla lotta per sottrarre i mezzi di comunicazione al controllo del potere politico ed economico, per la riforma della Rai, per una nuova politica cinematografica, del teatro e della cultura musicale. Come rilanciare quel rapporto oggi, a distanza di quarant’anni, dopo la crisi della politica e l’eclisse dell’«intellettuale impegnato», mentre il cinema torna a interessarsi dei temi del lavoro? Tra storia e attualità, le testimonianze, le riflessioni e le proposte di scrittori, pittori, registi, politici, storici, lavoratori.
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Panatica e libertà: fermi al primo approdo
10.00
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Lo sciopero dei marittimi di cinquant’anni fa è ignorato. Anche dagli storici. Eppure è stato un grande sciopero mondiale. L’unico che, partito dall’Italia, ha avuto come palcoscenico l’intero pianeta, i porti dei cinque continenti e tutti i grandi mari, e che ha visto la partecipazione di 118 navi di cui più della metà in porti stranieri, dove quasi ovunque ha incontrato la solidarietà non soltanto delle marinerie locali, ma anche della popolazione. Le navi si fermarono al primo approdo – questa la parola d’ordine –, oltre che in tutti i porti italiani, nelle Americhe, in Africa, in Asia e in Oceania. In Europa lo sciopero avvenne nei porti di Las Palmas e Barcellona, Marsiglia e Nizza, Anversa e Atene. Lo sciopero, durato 40 giorni, venne organizzato per il rinnovo del contratto, vecchio di 28 anni, e il riconoscimento del sindacato sulle navi, del diritto di sciopero e di contrattazione. Ebbe un’importanza storica e fu «parte integrante, per certi versi anticipatrice – scrive Iginio Ariemma nella presentazione – di quel moto di popolo che pose fine agli anni cinquanta» e che determinò, con la caduta del Governo Tambroni, la conclusione della stagione politica del centrismo, che durava da oltre un decennio e che si era caratterizzata per la repressione del movimento dei lavoratori. Alla fine di quel viaggio, ricco di incognite ma affascinante, i lavoratori marittimi tornarono a bordo delle navi «come uomini liberi».
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Nuove regole per la rappresentanza sindacale
18.00
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Quali regole per la rappresentanza sindacale specie in presenza di contratti collettivi separati? La domanda non è nuova. Nel 1997 Massimo D’Antona ne ha dato una soluzione nell’area delle pubbliche amministrazioni. Oggi, a distanza di più di dieci anni, l’interrogativo ritorna di attualità nel settore privato: il fenomeno dei contratti separati è in aumento, con una grave incertezza sulle regole da applicare e sulla validità stessa del contratto collettivo. Il volume affronta appunto questa complessa problematica ripubblicando innanzitutto il saggio di Massimo D’Antona sull’articolo 39 della Costituzione. Seguono analisi di contesto, economico e sociale, sui livelli di reddito e sulle relazioni sindacali. Concludono l’opera varie proposte di riforma del sistema di relazioni sindacali, enucleate intorno a due opzioni alternative: affidare le sorti della contrattazione alla prassi oppure alle regole pubblicistiche della democrazia? E tali regole implicano una revisione dell’articolo 39 della Costituzione? Al fondo della divaricazione persiste una diversa lettura del mercato del lavoro, dell’ordinamento sindacale e della capacità stessa del legislatore, per quanto avveduto, di dare risposte lungimiranti, specie in un contesto di economia globale. Il volume, pur non potendo offrire soluzioni definitive, si segnala per il quadro esauriente delle proposte in campo.
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La Racaille
10.00
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Racaille, feccia: così l’aveva definita l’allora ministro degli Interni Nicolas Sarkozy. Di questa «feccia» facevano parte anche Zyed e Bouna, 17 e 15 anni, morti mentre scappavano, inseguiti dalla polizia. È la scintilla che fa scattare la rivolta nelle banlieues, cinque anni fa. Gli scontri si susseguono per giorni, le immagini di quelle diecimila auto bruciate fanno subito il giro del mondo e si ripetono tre anni dopo ad Atene. Sono immagini che assomigliano a quelle di Los Angeles, solo che stavolta gli scontri razziali non c’entrano nulla: le rivolte di Parigi ed Atene sono, infatti, i simboli più evidenti del «modo» in cui intere generazioni hanno scelto di comunicare la loro rabbia e i loro desideri. Non si tratta del «malessere» dei figli dell’immigrazione, ma dell’espressione di una condizione di vita precaria che caratterizza tutti i giovani in Europa. Le periferie popolari francesi in cui infuria la protesta sono state per molti anni luoghi di emancipazione e di esperienze di protagonismo sociale, ma i grandi processi di ristrutturazione economica ne hanno cambiato il volto. Oggi la storia delle banlieues racconta solo la violenza poliziesca e l’incontro mancato tra la sinistra e le ultime generazioni, che rifiutano tutte le forme di rappresentanza, anche quelle introdotte col ’68. Ecco perché quelle periferie costituiscono la chiave di lettura per capire i nuovi fenomeni legati al lavoro e denunciano drammaticamente il vuoto di democrazia in Europa.
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Impresa sociale, innovazione e legalità
13.00
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I saggi raccolti nel volume si snodano intorno a un tema di grande attualità: il ruolo decisivo dell’impresa sociale per contrastare ed «affamare» la criminalità grazie ad una politica di sviluppo locale e di coesione sociale. Il deficit del «capitale sociale» nel Sud determina infatti una frattura tra società civile e istituzioni, che spesso alimenta un
humus
favorevole al consenso sociale (soprattutto tra i giovani e le persone più deboli nel mercato del lavoro) intorno alla delinquenza organizzata, come avviene in alcune zone del casertano e dell’
hinterland
napoletano. Viene quindi analizzato dettagliatamente il nesso tra sviluppo locale e innovazione, evidenziando in particolare in che modo il rapporto virtuoso tra ricerca scientifica e impresa, rappresentato dal trasferimento tecnologico, possa generare nuove competenze e capacità produttive in settori industriali avanzati, in grado di affermarsi e competere sul mercato globale. Il rapporto tra cultura della legalità e partecipazione responsabile, infine, è messo a fuoco anche attraverso esperienze concrete e testimonianze significative di buone pratiche di imprese sociali fondate sull’etica del lavoro e della cittadinanza attiva.
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Educo ergo sum
10.00
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In una società dove conta solo ciò che serve a breve termine, l’educazione e l’istruzione sono oramai beni irrilevanti. La scuola pubblica, che è lo spazio fondamentale in cui tali beni prendono forma – e che non può sopravvivere se non sa guardare oltre né praticare valori duraturi –, è di conseguenza abbandonata, incompresa, diventa terreno di politiche sempre subalterne ad altri obiettivi. Eppure è un mondo animato da passioni, frustrazioni, speranze, delusioni, lotte e rinunce di adulti, bambini, adolescenti; un’umanità straordinaria che, per quanto studiata e indagata, raramente riesce a essere pienamente conosciuta. Ora Dario Missaglia, che della scuola ha fatto lo spazio di un’intera vita, ha voluto
raccontare
quel mondo dando voce a parole, sentimenti, conflitti, aspettative. Ed è un narrare in cui realtà e immaginazione si contaminano a vicenda: perché la realtà così evocata finalmente ci riconsegna per intero quel mondo complesso e restituisce credito e fiducia al compito più difficile che ogni adulto è chiamato a svolgere.
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Flessibilità del lavoro ed equilibri precari
10.00
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Un tratto caratteristico degli attuali cambiamenti nel lavoro è la contrazione delle protezioni collettive, non solo con l’erosione del diritto del lavoro, ma anche con lo «smontaggio di fatto» di tutele e prestazioni sociali. La diffusione dei rapporti di impiego temporanei rappresenta uno dei capitoli più importanti della decollettivizzazione dei rischi e dei meccanismi per prevenirli, ridurli, fronteggiarli. I lavoratori con occupazioni instabili – soprattutto nel modello di f
lex-insecurity
italiano – precipitano in una condizione di elevata esposizione al mercato, di elevata «mercificazione». La conseguenza è un progressivo deteriorarsi degli «equilibri» individuali e sociali. L’autore muove dalla ricostruzione delle trasformazioni nei modelli di organizzazione produttiva, delle strategie e dei comportamenti adottati dalle imprese per flessibilizzare il lavoro, grazie anche agli interventi legislativi promossi dai governi dei paesi europei. Quindi, attraverso le storie di lavoratori parasubordinati (con lunghe esperienze nella precarietà), racconta i tentativi di regolazione individuale del lavoro e delle sue condizioni, l’indebolimento di identità, culture e azioni collettive, il deficit di prestazioni del
welfare state
, la difficile sostenibilità a lungo termine di protezioni «fai da te».
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Il comico della politica
5.99
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-
15.00
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Fascia di prezzo: da 5.99 € a 15.00 €
Nella comunicazione politica di Berlusconi ha assunto una funzione sempre più prevalente il momento retorico del comico. Non solo figure, situazioni, immagini e argomenti comici entrano a far parte del suo discorso politico, così spesso
sui generis
sul piano dei contenuti, dello stile, della
recitatio
. Ma, quando parla in pubblico, assorbe egli stesso, nella sua
actio
, movenze comiche e atteggiamenti attoriali che sembrano annullare irreparabilmente la specificità della comunicazione politica. Scherza, gesticola, imita, corre per strada inseguito dalle telecamere e rivolge una raffica di domande retoriche alla folla ricevendo sempre le risposte prefissate secondo un copione. Svuotata di ogni senso la politica ridotta a chiacchiericcio del tutto irriflessivo, per il ritrovamento dei significati pubblici bisogna rivolgersi altrove, al mondo dell’azienda, del denaro, degli interessi particolari. Il nichilismo del comico, che sbeffeggia la rappresentanza politica tradizionale, evoca dunque l’aziendalismo di un imprenditore che si propone agli elettori come il supremo decisore monocratico infastidito dagli stanchi riti della separazione dei poteri.
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