• Fra i massimi teorici della cultura contemporanea, Fredric Jameson è l’esponente di punta dell’attuale critica marxista. Le sue analisi della postmodernità capitalistica hanno rivoluzionato l’alfabeto della teoria estetica e sociale. La sua difesa della dialettica continua a rappresentare un modello di resistenza filosofica alla liquidazione del pensiero critico. Questo volume si propone di attraversare le fasi più rilevanti di un’avventura intellettuale di lungo corso e di ampio respiro: dal confronto con i modelli del marxismo novecentesco all’elaborazione di una teoria politica del testo letterario, sino al tentativo di costruire una mappa delle ideologie attive nel presente. Letteratura, musica, cinema, nuove forme d’arte: nulla sfugge all’attenzione analitica di Jameson e al bisogno di mantenere vivo il punto di vista della totalità.
  • l libro scritto da Gastone Malaguti e curato da Massimo Franchi è il diario di una vita spesa in favore della giustizia sociale. Centrale nel racconto di Malaguti l’esperienza partigiana, fatta di stenti, ma anche di grande solidarietà. E punteggiata da numerosi episodi insurrezionali, in particolare la battaglia di Porta Lame dell’ottobre del 1944: unica vittoria in Europa occidentale di una popolazione che si ribella ai tedeschi (Malaguti è il penultimo sopravvissuto di quella battaglia). Nel dopoguerra è attivo nel recupero dei beni confiscati agli ebrei. Poi il duro lavoro in una fornace. Inizia subito il suo impegno nel Pci e nella Cgil, in cui entra nel 1948. Formato alla scuola sindacale di Bologna, Malaguti si occupa prima di edili e in seguito del settore del commercio. Firmerà il primo contratto nazionale degli esercenti cooperativi e sarà chiamato a Roma per fare il suo ingresso nella Segreteria nazionale Filcams. La vita di Malaguti – speriamo ancora lunga – è la grande avventura di un uomo che ha sempre lottato per gli ultimi con empatia, umorismo e immutato senso civico.
  • L’articolo, partendo dalla lettura del Rapporto Caritas Oltre l’ostacolo, Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale in Italia, sviluppa un ragionamento sulla situazione della povertà nel nostro paese e su quanto abbia inciso la pandemia, attraverso un’analisi dei dati disponibili e dei principali interventi adottati, sia strutturali (in particolare il reddito di cittadinanza) sia una tantum. Sulla base dell’analisi proposta, sono delineati alcuni provvedimenti che il legislatore dovrebbe adottare per rafforzare la misura di contrasto alla povertà e la rete di servizi pubblici territoriali necessari a prevenire e contrastare le disuguaglianze.
  • Negli ultimi anni le scelte politiche hanno aggiunto ulteriore spesa alla protezione sociale, senza riqualificarla, passando da 50 a 70 miliardi di euro (più di 1.000 euro pro capite). Con quali benefici per i poveri? Di quanto hanno ridotto i loro problemi? Quanto hanno aumentato la dipendenza dai trasferimenti pubblici? Quanto opportunismo è stato incoraggiato? Servono valutazioni veritiere. Il problema è riconoscibile negli studi interessati a descrivere la povertà senza misurare gli esiti. Si limitano a descrivere andamenti epidemiologici, ma non misurano l’utilità e l’efficacia delle soluzioni. Un rapporto sulla lotta alla povertà può contribuire a migliorarla? La risposta ha a che fare con le responsabilità di ogni ente/istituzione coinvolta. Se un rapporto sulla lotta alla povertà non mostra l’effettività delle azioni nei territori, per cosa può essere utilizzato?
  • Negozianti, artigiani, piccoli imprenditori, divenuti improvvisamente incapaci di onorare i debiti, sono sempre più tentati di cercare una illusoria via di fuga, cedendo alla proposta di chi è pronto a offrire soldi. Ma spesso si trovano costretti a pagare a caro prezzo il denaro che hanno ricevuto in prestito. La consulta delle fondazioni antiusura italiane si è interrogata sui rischi che la pandemia può comportare in termini di usura. In particolare: quali sono state le conseguenze dei lockdown sul fenomeno dell’usura? Chi la pratica e a chi si rivolge? Su questo problema lo Stato può contare su un robusto alleato, le Caritas, che in virtù della capillare ramificazione della Chiesa nel nostro paese, è un baluardo a difesa della società buona che rappresenta un interesse collettivo tutelare.
  • Con la pandemia abbiamo tutti rivalutato l’importanza dei servizi pubblici e ci siamo resi conto degli altissimi costi, in termini economici, sociali e di vite umane, generati dallo smantellamento del welfare territoriale. Abbiamo anche realizzato quanto sia alto il numero di lavoratori privi di qualsiasi forma di tutela e di ammortizzatori sociali. Eppure, a meno di due anni dal primo lockdown, tutti questi apprendimenti sembrano già quasi dimenticati. Per questo, oggi più che mai, è necessario mantenere vivo e acceso il dibattito su questi temi. Nell’ambito di questo dibattito arrivano spunti importanti, sia in termini di analisi che di possibili proposte di politiche, dal Rapporto annuale dell’ASviS. Alcune di queste proposte sono presentate nella sezione 2 di questo articolo. La sezione 3 sottolinea che, affinché tali proposte diventino praticabili, è necessario un ribaltamento di prospettiva e di approccio della politica su tali tematiche; vengono quindi evidenziati alcuni ambiti, dall’istruzione, al welfare al contrasto alla povertà, in cui serve un cambiamento culturale nel modo in cui pensiamo alle politiche.
  • Il contributo intende dimostrare l’esigenza di applicazione da parte dei decisori pubblici di modalità più innovative di interazione con i cittadini, considerati i numerosi cambiamenti della nostra società negli ultimi decenni. Nell’era della trasformazione digitale, infatti, le nostre reti socio-tecniche diventano sempre più aperte, portando all’aumento della (auto)consapevolezza della centralità e del ruolo potenziale delle persone e dei cittadini. Per questo le pubbliche amministrazioni dovrebbero dotarsi di strumenti adeguati per affrontare la complessità che emerge da tale condizione, rendendosi disponibili a ripensare il rapporto con i cittadini. In particolare, il contributo intende mostrare da un lato come l’approccio del design thinking possa offrire strumenti e metodi preziosi ai decisori per raggiungere questi obiettivi e dall’altro come sia necessario un aggiornamento delle loro competenze e conoscenze. Nel paper vengono identificati i principali bisogni dei decisori in questo campo, insieme alla descrizione di un corso di formazione per decisori focalizzato sull’approccio del design thinking, strutturato sulla base di questi bisogni.
  • Dopo sessanta anni di war on drugs è evidente il fallimento delle politiche proibizioniste sulle droghe. Queste sono sempre di più, prodotte in maggior quantità e consumate da un numero di persone che cresce a ritmo doppio rispetto alla popolazione mondiale. A partire dalle violazioni dei diritti umani, l’evidenza dei danni diretti e indiretti della repressione, sinora al centro delle politiche pubbliche sulle droghe, ha incrinato il fronte proibizionista. Riconducendosi all’obiettivo delle convenzioni sulle droghe, la tutela della salute, alcuni Stati hanno avviato politiche di regolamentazione legale della cannabis, ritenendolo un modo migliore di controllare la sostanza più diffusa e consumata. Uruguay, Canada, 19 Stati Usa e più recentemente Malta hanno avviato politiche che mirano a sottrarre alle narcomafie il mercato della cannabis, garantire la qualità della sostanza per coloro che la consumano e prevenire in modo più efficace gli usi problematici della stessa. I primi risultati sono positivi, sia in termini di salute e sicurezza pubblica, che dal punto di vista economico. La legalizzazione della cannabis non può più considerarsi un salto nel vuoto ma una alternativa efficace alla repressione.