• La figura di Giuseppe Garibaldi riveste un ruolo particolare nella storia d’Italia. Nel libro si sottolienea la correlazione tra il mito dell’Eroe dei due Mondi e le forme di impegno sociale e politico da esso scaturite, nell’utilizzo che ne fecero i protagonisti del mondo del lavoro, nel campo associativo e rivendicativo così come sul terreno più direttamente politico e partitico. Si risale alle origini del mito popolare di Garibaldi, quando esso alimentò i caratteri del primo radicalismo italiano sul piano sociale e politico, nel paese e nell’emigrazione. Fu all’indomani dell’unificazione nazionale che le eredità di Garibaldi e le memorie dei suoi volontari influenzarono la contaminazione delle culture politiche laiche e democratiche (repubblicana in primo luogo, ma anche federalistica, massonica, socialista). Furono diverse le generazioni di volontari e quindi di «militanti» garibaldini, dal Risorgimento alla Resistenza e fino alle lotte elettorali dei primi anni della Repubblica. Volontariato e identità generazionale (tanti giovani nel nome del mito di Garibaldi) connotarono sempre le diverse ondate di garibaldini che animarono la storia italiana, facendone comunità ben riconoscibili, dotate di memorie e simboli identitari. Garibaldi non appariva solo il condottiero del Risorgimento ma il possibile simbolo di una sinistra plurale (di volta in volta democratico-repubblicana e libertaria, socialista e comunista) che intendeva accomunare la saldezza dei principi morali e umanitari alla concretezza dell’azione sociale e politica. Saggi di: Eva Cecchinato, Fulvio Conti, Marco Fincardi, Emilio Franzina, Annita Garibaldi Jallet, Mario Isnenghi, Lucy Riall, Maurizio Ridolfi, Luigi Tomassini.
  • Venti giovani talenti della nuova narrativa italiana, quella che dopo tanto tempo ha ricominciato a occuparsi di «realtà», parlano di lavoro: quello che c’è o ancora non arriva; quello che penetra nei gangli della vita quotidiana fino a sconvolgere - o a vivificare - progetti, speranze, sogni. È il lavoro liquido nella società liquida: difficilmente collocabile in spazi definiti, proprio per questo permea di sé tutti gli aspetti quotidiani della vita delle persone. Lettere, soliloqui, racconti in senso stretto; riflessioni e dialoghi. Il «teatro» del lavoro mette in cena le proprie rappresentazioni - ora drammatiche, ora comiche, ora grottesche - scardinando le tradizionali distinzioni di genere. Segnali di fumo da una generazione che cerca di decifrare il senso del proprio destino in un presente che è somma di giorni proiettati come lance aguzze verso un futuro che sembra sempre un po’ «più in là». Testi di: Piero Sorrentino, Giancarlo D’Arcangelo Liviano, Chiara Valerio, Nicola Lagioia, Andrea Di Consoli, Monica Mazzitelli, Franz Krauspenhaar, Demetrio Paolin, Marco Missiroli, Elena Varvello, Giorgio Fontana, Barbara di Gregorio, Alessandro Leogrande, Tommaso Giagni, Angela Flori, Federica Manzon, Alberto Garlini, Carlo Carabba, Elisa Davoglio, Gaia Manzini.
  • Rimuovere dalla memoria il Governo Prodi è un errore. Sulla rimozione non si può costruire nulla di buono. L’esperienza di quel governo ha avuto luci e ombre, che vanno tutte valutate senza timori. Solo con un esame appassionato e critico del biennio 2006/2008 l’area politica dell’ex centro sinistra può (forse) ridare alle elettrici e agli elettori delusi la speranza di sconfiggere (di nuovo) in futuro la destra, che è oggi vincente e governante in Italia. "Ripartire da Prodi" punta in questa direzione: è un discorso di verità svolto da Alfiero Grandi con l’auspicio che altri contribuiscano apertamente a questa riflessione critica ed autocritica, anziché chiudersi in un silenzio conformista, furbesco e un poco omertoso. Le speranze delle primarie, del programma, della campagna elettorale, della formazione del secondo Governo Prodi sono state frustrate anche troppo e i risultati sono noti. Le donne e gli uomini che hanno avuto fiducia nel centro sinistra nel 2006 oggi meritano risposte che fino ad ora non hanno avuto. Forse così, conclude Grandi, potranno tornare a fidarsi.
  • Il settimanale «Lavoro» rappresenta un caso editoriale unico e irripetibile della storia sindacale, un rotocalco "popolare" dal taglio moderno ed elegante, perfettamente in grado di competere, per la raffinatezza delle illustrazioni e la qualità della veste grafica, con le riviste di attualità più in voga nell’Italia degli anni cinquanta. Fondato nel 1948, prodotto esemplare della visione "nazionalpopolare" di Giuseppe Di Vittorio, in pochi anni - con l’arrivo alla direzione di Gianni Toti, straordinaria figura di giornalista e poeta, e grazie a una redazione di giovani giornalisti, alcuni dei quali con un grande futuro - «Lavoro» compirà una piccola rivoluzione nella stampa sindacale, segnalandosi per la modernità dell’iconografia e dei linguaggi e per l’ampiezza dei temi affrontati: non solo sindacato ma anche letteratura, cinema, fotografia, tempo libero. In questo volume riproponiamo tre numeri originali di «Lavoro», ristampati in copia anastatica e rappresentativi dell’evoluzione del giornale (1951, 1955 e 1956), accompagnati da alcune singole pagine scelte tra le sue copertine più significative, gli esclusivi fotoreportage, le più brillanti inchieste giornalistiche e le centinaia di immagini che sono ormai parte della storia del movimento sindacale.
  • L’arte di Gianni Carino è fortemente autoriale, benché qui si presentino due racconti disegnati i cui soggetti Carino ha derivato da altri autori letterari quali Tonino Guerra e Mario Rigoni Stern. «Un ragazzo di contrada» racconta una storia di altopiano, di guerra, morte e libertà. Riconosciamo l’universo di Rigoni Stern fin dal primo tratto di disegno. Ancora più silenziosa e scabra «La scala che va verso il cielo», dove un uomo e una donna sono colti in un rapporto delicato e misterioso, venato di impalpabili flash back in punta di matita, rappresentati in un panorama di quiete e silenzio estremi. (Dalla presentazione di Dario Voltolini)
  • Prima donna nella lunga storia del sindacato entrata a far parte nel 1980 della segreteria nazionale della Cgil su proposta di Luciano Lama e dell’intera segreteria confederale, Donatella Turtura è una delle figure di spicco del sindacalismo italiano. Lucida interprete dei profondi cambiamenti della società e del mondo del lavoro, il suo impegno nel sindacato è contrassegnato da una costante attenzione ai temi e alle politiche dello sviluppo. La sua intensa stagione politica e sindacale si intreccia con una parte importante della storia italiana del dopoguerra: a capo dell’Ufficio lavoratrici negli anni del boom economico, segretaria generale della Federbraccianti nella complessa fase del processo unitario, entra in segreteria confederale nel difficile tornante rappresentato dagli anni ottanta; ed è di nuovo a capo di una categoria, la Filt, in un momento cruciale per il sindacalismo confederale posto di fronte alla sfida dei sindacati autonomi, ma anche per l’Italia che si appresta ad entrare nell’Europa di Maastricht. La costituzione dell’Osservatorio socio-economico sulla criminalità del Cnel e la direzione del gruppo interdipartimentale «legalità economica» della Cgil la impegnano fino all’ultimo giorno della sua esemplare esistenza. Le analisi, le lotte e l’impegno appassionato di Donatella Turtura sono al centro delle riflessioni e delle testimonianze contenute nel volume, che si conclude con un’appendice documentaria in cui sono raccolti i suoi interventi e i contributi che ha apportato al sindacato, collaborando a ridisegnarne strategie, obiettivi e pratiche politiche.
  • Corciano

    12.00 
    Le domande che tempo fa poneva, da par suo, un grande scrittore come Italo Calvino sono una volta di più utili, oltre che intriganti, per la presentazione di un dibattito interdisciplinare, intenso e partecipato: «Cosa è, oggi, per noi la città? A chi serve? E qual è la sua funzione?». Gli interventi raccolti in questo volume costituiscono, per una parte, l’esito di un lavoro di selezione e rappresentazione di indizi sui caratteri di una trasformazione epocale che ha interessato un comune, piccolo ma strategicamente collocato nel territorio, e per la parte residua, ma non secondaria, il frutto di un dibattito spontaneo, vivace e appassionante. L’avere promosso un primo momento di riflessione sull’identità, il ruolo e le prospettive di Corciano, e l’aver poi deciso di serbarne la memoria con questa pubblicazione è da considerarsi auspicio per il lavoro di saggi e accorti amministratori, i quali, col dono di una visione strategica, sappiano promuovere un percorso di evoluzione della città e delle città che sia condiviso e realizzato dalla città e dalle città.
  • Nel nostro paese è lentamente diminuito il numero delle denunce di malattie professionali e conseguentemente dei riconoscimenti da parte dell’Inail; non è estranea a questo calo la paura di molti lavoratori delle reazioni dei datori di lavoro di fronte alle denunce né il fiscalismo spesso eccessivo dell’Inail. Tanto più utile risulta quindi l’aver predisposto con questo manuale una raccolta ragionata degli elenchi delle malattie di probabile origine lavorativa per cui vige l’obbligo della segnalazione. Uno strumento prezioso che vuole rendere più facile il compito dei delegati sindacali e degli operatori del patronato, nell’individuazione delle malattie di possibile origine lavorativa che potrebbero essere indennizzate. Gli elenchi delle malattie di probabile origine lavorativa sono tre: - lista 1 - malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità - lista 2 - malattie la cui origine lavorativa è di limitata probabilità - lista 3 - malattie la cui origine lavorativa è possibile. Considerato che le malattie contenute negli elenchi sono centinaia, nel manuale le tre liste, mantenendo sempre la distinzione tra loro attraverso tre diverse colorazioni, sono state però unificate in un’unica lista in cui tutte le malattie sono riportate in ordine alfabetico, segnalando per ognuna gli agenti e il codice identificativo. Ogni malattia può così essere immediatamente identificata e ricondotta alla lista di appartenenza e il manuale, così organizzato, si presenta come strumento di utile e facile consultazione per chiunque anche non esperto della materia. Insieme al manuale un CD-ROM con l’intero testo degli elenchi e la modulistica necessaria ai lavoratori e alle aziende per la denuncia delle malattie all’Inail.
  • L’identità di un’organizzazione è l’esito di uno sviluppo storico, sociale, culturale. L’acquisizione di conoscenze e competenze è parte di tale processo. La formazione sindacale si pone esplicitamente in tale logica, collocandosi in una posizione intermedia tra definizione di saperi ed elaborazione di strategie concrete. Il volume ricostruisce, attraverso una ricerca, la dinamica con cui la Cgil è venuta definendo, nel tempo, la propria formazione, il proprio sistema di valori e la propria configurazione attuale. Ne emerge un quadro composito, dal quale si evidenzia come la produzione, l’elaborazione e lo sviluppo di una cultura avvengano attraverso «contaminazioni» e acquisizioni da esperienze di altre organizzazioni e istituzioni, in un’osmosi continua di conoscenze e criteri di giudizio. Su questo terreno è stato chiamato a misurarsi il sindacato, nel definire un originale profilo organizzativo, caratterizzandosi come un solido e specifico soggetto della rappresentanza sociale. Testi di: David Bidussa, Adolfo Braga, Marida Cevoli, Fabrizio Loreto, Francesca Mandato, Saul Meghnagi.
  • In questo libro vengono raccolti quattro saggi che cercano di dare risposta alla seguente domanda: come si ridefinisce la sinistra in rapporto ad un mondo che pone al suo centro la destra? Nella prima parte, l’autore affronta il problema delle due comunità, la vecchia questione di Gramsci, e di come sia oggi possibile tornare a collocarsi tra di esse per ricomporre quella divaricazione tra élite e popolo, tra settori protetti e settori non protetti della società, che è alle origini della crisi della sinistra. Con quale filosofia, con quale antropologia è possibile avviare tale processo? Intorno a queste domande ruota la seconda parte del libro, nella quale viene difeso il pragmatismo di Marx, in un’analisi che però lo trascina nelle immediate vicinanze delle sue insufficienze, e questo perché, secondo l’autore, ci si può davvero collocare tra le due comunità solo se si esce dalla problematica antropologica di Marx, in quanto una reale interdipendenza delle soggettività può darsi solo quando si incomincia ad avere un altro rapporto con il mondo e con gli altri. Solo così, forse, si potrebbe rompere, oggi, l’egemonia della destra, una egemonia non congiunturale ma strutturalmente fragile, perché chi cerca a destra una qualche sicurezza, spesso non la incontra, dal momento che non ci può essere sicurezza in un mondo monocromico che apre solo a un destino privo di speranza.
  • La Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico dedica il decimo numero degli Annali ai documenti cartacei e iconografici legati alle fonti audiovisive. Si tratta delle molteplici tipologie di documenti prodotti contestualmente alla realizzazione e alla fruizione di audiovisivi: materiali assai eterogenei, comprendenti oltre a soggetti sceneggiature, anche fotografie, manifesti, scalette, contratti, autorizzazioni, preventivi, diari di lavoro, buste paga, certificati, ritagli stampa, bozzetti e molto altro. La pubblicazione affronta i temi dell’uso e della conservazione di questi materiali; si articola in tre sezioni ed è completata da una ricca appendice, dalla bibliografia e dall’indice dei nomi citati. La prima sezione è dedicata al contributo che i documenti cartacei e iconografici connessi ai prodotti audiovisivi possono apportare agli studi umanistici, con particolare riferimento all’impiego di questi materiali per la contestualizzazione delle fonti cinematografiche e televisive. La seconda sezione si occupa dell’ordinamento archivistico e della conservazione di questa particolare tipologia di documentazione. La terza sezione affronta il tema dei giacimenti di documenti presenti sul territorio, ovvero archivi di aziende, di privati e di associazioni attive nel campo cinematografico e televisivo. Il volume contiene scritti di: Aldo Bernardini, Patrizia Cacciani, Carla Ceresa, Paolo Galli, Enrico Menduni, Guglielmo Parisani, Donata Pesenti Compagnoni, Riccardo Righi, Pierre Sorlin, Andrea Torre, Paola Valentini. Tre conversazioni con: Ansano Giannarelli, Italo Pesce Delfino, Nicola Caracciolo.
  • Planetario

    15.00 
    Televisione e consumi di massa, bomba atomica, cinema, comunismi e capitalismi, contestazione e pacifismi, erotismo e merce, fascismo europeo, imperialismo americano, lotta sindacale, mafia, viaggi spaziali, Vietnam: di questo e altro si parla in questa antologia che raccoglie, tra i tanti articoli scritti da Gianni Toti, quelli più significativi e esemplari usciti tra gli anni cinquanta e sessanta su «Lavoro», rotocalco settimanale della Cgil, e su «Vie Nuove», a cui in quel tempo collaborava anche Pasolini. Toti è stato un protagonista della letteratura e dell’arte del secondo Novecento, attivo su più fronti: scrittore di poesia e prosa di fondamentale importanza, tra i primi autori di videopoesia e videoarte, attivo collaboratore di giornali e riviste. In questo libro viene documentata proprio la sua attività giornalistica, che si trovava fino ad oggi dispersa in varie testate. La raccolta è considerevole, non solo perché fa conoscere meglio questo autore ingiustamente trascurato dalla critica, ma anche perché offre un esempio singolare di scrittura giornalistica, priva dell’aria svagata e un po’ schizzinosa tipica dello scrittore prestato alla stampa. Toti è giornalista a pieno titolo, puntiglioso raccoglitore di indizi e solerte intervistatore, e però nello stesso tempo è un autore d’avanguardia, un acrobata del linguaggio dedito a continue invenzioni di stile e di terminologia. Il libro mostra uno spaccato storico degli anni della guerra fredda pieno di spunti polemici e acute analisi, in cui è dato scorgere peraltro non pochi elementi ancora di attualità; è inoltre un viaggio suggestivo per le vie di un mondo già in scala «globale» (tanto che il titolo di una sua rubrica è, appunto, Planetario), dove Toti dimostra tutta la sua versatilità e la sua fame di conoscenza e di parole.