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Storia culturale degli stupefacenti
24.00
€
Gli storici hanno ricostruito con cura l’espandersi dell’uso non terapeutico degli stupefacenti a partire dall’inizio dell’Ottocento e gli interventi atti al suo controllo ad opera dei
makers of history
. Ma dove sono i soggetti di questi avvenimenti, i tossicodipendenti e quelli che, in base alle legislazioni restrittive, sono divenuti spacciatori? Che ne è stato di loro? Secondo il filosofo tedesco Hans Magnus Enzensberger, la risposta a questo genere di domande è da cercarsi nella letteratura, che è infatti una forma di storiografia, in quanto fornisce il punto di vista soggettivo da giustapporre all’oggettività degli avvenimenti narrati dagli storici. Questo libro si è posto l’obiettivo di ricostruire una storia soggettiva della tossicodipendenza, a partire dall’esame del la letteratura. Da De Quincey e Gautier, suscitatori di nuove curiosità, a Daudet e Rohmer, difensori di civiltà e imperi contro la minaccia stupefacente, la letteratura è stata puntuale ed efficace nel testimoniarci del mutare dello spirito del tempo. Caduta l’illusione di uno sradicamento definitivo del consumo di stupefacenti, sono stati poi numerosi gli autori che nel progredire del XX secolo hanno raccontato del persistere di tale consumo all’interno di vere e proprie controculture, mentre altri hanno saputo farsi anche anticipatori distopici di nuove possibili droghe, dal davamesk di Witkiewicz al dylar di De Lillo; fino ai testimoni dell’uso degli allucinogeni come strumenti di introspezione alla ricerca dei limiti della conoscenza umana.
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Storia culturale degli stupefacenti [EBOOK]
17.99
€
Gli storici hanno ricostruito con cura l’espandersi dell’uso non terapeutico degli stupefacenti a partire dall’inizio dell’Ottocento e gli interventi atti al suo controllo ad opera dei
makers of history
. Ma dove sono i soggetti di questi avvenimenti, i tossicodipendenti e quelli che, in base alle legislazioni restrittive, sono divenuti spacciatori? Che ne è stato di loro? Secondo il filosofo tedesco Hans Magnus Enzensberger, la risposta a questo genere di domande è da cercarsi nella letteratura, che è infatti una forma di storiografia, in quanto fornisce il punto di vista soggettivo da giustapporre all’oggettività degli avvenimenti narrati dagli storici. Questo libro si è posto l’obiettivo di ricostruire una storia soggettiva della tossicodipendenza, a partire dall’esame del la letteratura. Da De Quincey e Gautier, suscitatori di nuove curiosità, a Daudet e Rohmer, difensori di civiltà e imperi contro la minaccia stupefacente, la letteratura è stata puntuale ed efficace nel testimoniarci del mutare dello spirito del tempo. Caduta l’illusione di uno sradicamento definitivo del consumo di stupefacenti, sono stati poi numerosi gli autori che nel progredire del XX secolo hanno raccontato del persistere di tale consumo all’interno di vere e proprie controculture, mentre altri hanno saputo farsi anche anticipatori distopici di nuove possibili droghe, dal davamesk di Witkiewicz al dylar di De Lillo; fino ai testimoni dell’uso degli allucinogeni come strumenti di introspezione alla ricerca dei limiti della conoscenza umana.
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Donne, una storia di lotte e di libertàDonne, una storia di lotte e di libertà [EBOOK]
19.99
€
Il libro ripercorre parte della storia dell’Udi, Unione donne Italiane, associazione nata nel 1944 dall’esperienza femminile della Resistenza. L’autrice, impegnata da anni nella divulgazione dell’esperienza storica femminile, evoca figure e ricostruisce eventi in un gioco di rimandi tra storia e memoria, attraverso una complessa ricerca di tracce: ricordi, agende, libri, carte del suo archivio privato e preziosi documenti custoditi nell’archivio centrale dell’Unione. Racconta una storia di alfabetizzazione politica di donne in cerca di autonomia e dignità, in una società retta da un sistema patriarcale con un alto tasso di misoginia. Donne tra felici intuizioni, gesti coraggiosi, ambivalenze ed errori. Nella prima parte del libro Rosanna Marcodoppido rilegge, tra dimensione nazionale e realtà territoriali, la lunga ed esaltante stagione dell’emancipazione, la conquista dei diritti nel nome dell’uguaglianza. Nella seconda parte affronta un percorso mai raccontato fino a oggi: riannoda i fili dell’incontro dell’Udi con il femminismo e ricostruisce la lunga e inedita sperimentazione delle forme della politica, avviata con l’XI congresso del 1982. Al centro c’è, sempre, il desiderio di libertà, un desiderio carico di emozioni, intelligenza, passione e fatica. L’obiettivo costante e tenace è la costruzione di una nuova civiltà delle relazioni per una società più libera, più giusta, più inclusiva.
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Accogliere e integrare
18.00
€
Il tema dell’accoglienza degli immigrati extracomunitari in Europa si è sviluppato negli ultimi anni come una priorità organizzativa e sociale determinante per attivare successivamente politiche di integrazione efficace nei singoli contesti di arrivo. I modelli di accoglienza si differenziano molto fra di loro sia per prassi che per politiche sociali specifiche. La pubblica amministrazione a livello locale, regionale e nazionale non sempre è adeguatamente informata sui modelli esistenti in Europa e sulle normative che di solito vengono applicate nei contesti territoriali di riferimento nazionale. La ricerca sul campo è stata realizzata con metodi comparativi per evidenziare le diversità di approccio all’accoglienza esistente in Europa. L’analisi è stata parte integrante di un progetto più ampio finanziato con le risorse del fondo Fami 2014-2020. L’attività di ricerca comparativa è stata realizzata in Italia, a livello regionale, in Germania, in Grecia ed in Turchia. Ha visto coinvolti vari attori sociali, pubblici e privati, che hanno narrato le prassi e le applicazioni operative dell’accoglienza esistente con storie specifiche di ambito amministrativo, sociale, lavorativo, scolastico e sanitario. All’interno del rapporto finale, vi sono suggerimenti con l’obiettivo di realizzare un modello unico europeo di accoglienza degli immigrati, in grado di favorire processi di inclusione attiva degli stessi in una dimensione sistemica e solidale condivisa dai vari attori istituzionali nazionali.
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Quo vadis rider
18.00
€
Un racconto. Un’inchiesta. Un contributo di approfondimento giuridico, sociologico e culturale con uno sguardo che al giorno d’oggi va ben oltre i confini nazionali. Fra sentenze e contratti, orizzonti mediatici e testimonianze in carne e ossa, questo libro si propone di suscitare una presa di coscienza, individuale e collettiva, su cosa è diventato e su come rischia di configurarsi il lavoro gestito dagli algoritmi in un mondo che già corre velocissimo. A maggior ragione è decisivo che a rappresentare nelle sedi istituzionali il lavoro e le figure dei ciclofattorini ci sia una conoscenza il più possibile interconnessa e condivisa, quindi all’altezza della situazione.
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Quo vadis rider [EBOOK]
13.99
€
Un racconto. Un’inchiesta. Un contributo di approfondimento giuridico, sociologico e culturale con uno sguardo che al giorno d’oggi va ben oltre i confini nazionali. Fra sentenze e contratti, orizzonti mediatici e testimonianze in carne e ossa, questo libro si propone di suscitare una presa di coscienza, individuale e collettiva, su cosa è diventato e su come rischia di configurarsi il lavoro gestito dagli algoritmi in un mondo che già corre velocissimo. A maggior ragione è decisivo che a rappresentare nelle sedi istituzionali il lavoro e le figure dei ciclofattorini ci sia una conoscenza il più possibile interconnessa e condivisa, quindi all’altezza della situazione.
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RPS N. 3-4/2021
22.00
€
Contrastare la violenza sulle donne
attori, processi e pratiche di un campo in evoluzione
La Scuola in ospedale tra sfide educative e complessità relazionali
Oltre il proibizionismo. Le politiche di regolamentazione della cannabis
La pandemia e l’aggravarsi della povertà
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Il contrasto alla violenza sulle donne: attori, processi e pratiche di un campo in evoluzione. Nota introduttiva
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La metodologia dei centri antiviolenza e delle case rifugio femministe come «politica sociale di genere»
L’articolo esplora gli effetti del processo di regolamentazione in atto sulle pratiche di Centri antiviolenza (Cav) e case rifugio (Cr), in particolare di quelli gestiti dall’associazionismo femminile e femminista, inquadrandolo all’interno del dibattito teorico sul «riconoscimento». A partire dalle narrazioni di operatrici antiviolenza sulle rappresentazioni e le pratiche adottate nei loro interventi, analizziamo 1) la specificità della metodologia di accoglienza dei Cav basata sulla co-costruzione dei percorsi di fuoriuscita dalla violenza con le donne accolte, 2) il tema dei finanziamenti e 3) il ruolo delle operatrici. Si intende così approfondire come le pratiche di Cav e Cr si integrino nel sistema istituzionale antiviolenza in Italia, configurandosi come politica sociale di genere. L’analisi conferma come le politiche antiviolenza rappresentino un unicum all’interno del sistema delle politiche pubbliche nel loro complesso, specificatamente caratterizzate da un approccio di genere, intersezionale e multidimensionale. Infine, l’articolo mette in luce come il dibattito che attraversa il percorso di regolamentazione riveli sia i vincoli, sia, talvolta, alcuni spazi di opportunità per interpretare le esigenze di Cav e Cr e delle donne.
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Una convergenza impossibile? Gli interventi per autori di violenza in Italia tra resistenze e istanze innovatrici
Nel campo degli interventi antiviolenza, il riconoscimento dei Programmi per autori di violenza (Pav) è stato accompagnato da dubbi di diversa natura. Tra questi, le resistenze di alcuni centri antiviolenza (Cav) femministi si fondano sui timori per la sicurezza delle vittime. Il contributo analizza le tensioni che si sono originate nel processo di accreditamento dei Pav e le strategie da questi adottate per legittimarsi. A livello politico, si analizza la negoziazione interna ai Pav in occasione della codifica dei princìpi di riferimento nelle linee guida nazionali, mentre a livello operativo si discutono le tensioni emerse con i Cav in merito alle procedure adottate dai Pav per garantire la sicurezza delle partner degli autori presi in carico. In entrambi i casi emergono ambivalenze, tensioni e strategie per il loro superamento, che indicano possibilità di conciliare i diversi posizionamenti, nella prospettiva di garantire sicurezza alle vittime in un sistema integrato e coordinato di intervento.
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I centri antiviolenza nelle politiche regionali: eterogeneità e prospettive
Le politiche di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne sono definite, oltre che dalle disposizioni nazionali, anche da quelle regionali. A partire da una breve ricostruzione storica e normativa riguardante lo sviluppo del ruolo dei centri antiviolenza in Italia, il contributo analizzerà i contesti regionali e delle province autonome, al fine di esplorare i differenti assetti territoriali. L’articolo, ricostruendo la cornice formale entro cui si situa l’azione dei servizi, e approfondendo alcune dimensioni riguardanti l’inquadramento e il ruolo attribuito ai centri antiviolenza (Cav) a livello locale, propone una riflessione sul riconoscimento o meno delle loro peculiarità e sollecita la necessità di riconoscere le politiche antiviolenza come specifiche.
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Fare rete nel contrasto alla violenza maschile contro le donne
Il contributo affronta il tema del lavoro di rete nella prevenzione e nel contrasto della violenza maschile contro le donne e si concentra in particolare sull’analisi delle dinamiche che hanno luogo tra centri antiviolenza/case rifugio e servizi generali nei processi di costruzione di relazioni operative stabili. Tali collaborazioni, oggi unanimemente considerate il presupposto fondamentale per la messa in atto di interventi integrati, efficaci e rispondenti ai bisogni e ai desideri delle donne in uscita dalla violenza, sono lette sia alla luce del ruolo dei Cav, delle case rifugio e dei servizi generali, che del confronto metodologico e culturale tra questi attori, con la finalità di mettere in risalto sia i principali esempi virtuosi che le maggiori criticità relative ai processi di costituzione e funzionamento delle reti territoriali antiviolenza.
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