• Attraverso un fitto intreccio di fonti e di linguaggi, di sguardi e di approcci il volume dà vita ad una narrazione sull’uso industriale dell’amianto in Italia capace di restituirne tanto la storia che le storie. La prima è ripercorsa attraverso il filtro della medicina del lavoro, dalle prime scoperte sulla nocività del minerale d’inizio Novecento ad oggi, offrendo una ricostruzione di lungo periodo degli avanzamenti scientifici e delle loro ricadute e applicazioni sia in Italia che in altri paesi europei. A dar voce alle storie sono invece le memorie raccolte da storici ed oralisti tra coloro che hanno vissuto il problema sulla propria pelle, per aver lavorato in porti e cantieri navali, in fabbriche e grandi aziende italiane. Ma sono anche i racconti di medici, di avvocati, di psicoterapeuti, di sindacalisti, di persone che lo hanno variamente conosciuto nella sua dimensione esistenziale per aver portato aiuto, assistenza, tutela, solidarietà ai lavoratori colpiti dal male e alle loro famiglie. In questa molteplicità di sguardi e di approcci il volume trova un filo unificante nella scelta di centrare l’attenzione sulla percezione che gli operai avevano dei rischi derivanti dall’esposizione, sugli strumenti, sulle capacità, sulle risorse di cui disponevano per tutelare loro stessi. Guardata in questa prospettiva, la vicenda amianto rappresenta anche l’occasione per riflettere sulla cultura della salute nei luoghi di lavoro nel suo complesso rapporto con la soggettività operaia di ieri e di oggi.
  • Un piccolo e prezioso libro per i nuovi italiani, gli stranieri-immigrati, ed anche per tutti i cittadini (adulti, giovani, adolescenti, anziani) che vogliono imparare o ricordare i passaggi principali della nostra storia unitaria: da soli, nel sindacato, nelle scuole, nelle associazioni, nei partiti, nelle università della terza età, nelle aziende. In particolare questa pubblicazione si propone come piacevole strumento di formazione e informazione di base per i milioni di uomini e donne provenienti da altri paesi che vivono e lavorano e studiano in Italia, che hanno bisogno e piacere di conoscere meglio sia la lingua italiana sia la storia dell’Italia unita. Nei prossimi mesi e anni in tutta Italia aumenteranno per legge i corsi di italiano abbinati a momenti di informazione civica sulla storia e sulla Costituzione: STORIADITALIA Cortissima sarà un possibile sup porto didattico a queste attività. I 10 capitoli-racconti illustrati a colori non riguardano solamente la «politica» ma i fatti più importanti e significativi di ordine sociale, culturale, economico, artistico, sportivo. Sono inoltre svolti con un linguaggio misto di parole, immagini, disegni, fotografie, legati da un testo base scritto in un italiano semplice, essenziale, comprensibile dal maggior numero di persone di ogni età e conoscenza minima della lingua. Ai 10 capitoli-racconti si aggiunge un’utile appendice con la riproduzione della Costituzione italiana.
  • Tra maggio e giugno 2012 la Cgil, in collaborazione con il settimanale Internazionale, ha promosso la realizzazione dell’indagine Storie precarie, finalizzata a comprendere e descrivere le esigenze e le difficoltà dei lavoratori precari. Il contributo raccoglie i principali risultati.
  • Leggendo la storia del drammatico biennio che va dal 1943 al 1945, si vede come alla lotta armata della Resistenza si giunga attraverso un processo capillare e diffuso nella struttura sociale dell’Italia dell’epoca, nel quale il mondo del lavoro, non soltanto nelle sue componenti operaie, ha svolto un ruolo da protagonista. È dalla fine del 1942 che il distacco dal fascismo comincia a diffondersi con rapidità crescente anche fra le categorie professionali e i ceti sociali che erano stati coinvolti dalla modernizzazione del regime, come nel caso del settore del credito che, con le leggi bancarie del 1936, rappresentò, forse, il punto più alto del tentativo tecnocratico e statalista operato in questa direzione dal regime fascista. Così, quando all’opposizione di operai e braccianti si aggiunge quella di questi ceti, la crisi diventa insolubile e il fascismo crolla definitivamente. Questo è, appunto, quanto viene confermato dall’approfondimento raccolto in questo volume che, nel quadro di un programma di iniziative volto a riconsiderare il contributo del mondo del lavoro alla Resistenza e alla Liberazione nazionale, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio e la Fisac-Cgil hanno realizzato per i lavoratori del settore creditizio e finanziario, il cui contributo di partecipazione e di lotta fu in quegli anni alto e a volte determinante. Contributi e testimonianze di: Goffredo Andreini, Aldo Aniasi, Walter Barni, Paola Brunetti, Carlo Ghezzi, Loretta Lenzi, Danilo Maghini, Nella Marcellino, Domenico Moccia, Adolfo Pepe, Paolo Pizzoni, Nicoletta Rocchi.
  • In un momento in cui si assiste a una crisi della comunicazione e della capacità di narrare, quando sembrano aver preso sopravvento il rumore, il brusio, l’effimero, la finzione, l’«usa e getta» propinato dalle televisioni e dai rotocalchi, le narrazioni autobiografiche restituiscono senso alle cose vissute, sofferte, e poi filtrate da una riflessione che ne preserva la concretezza e la vivacità originali. In questo caso a raccontarsi sono donne semplici, con una vita grama alle spalle, ma al contempo protagoniste di eventi e mutamenti storici. La guerra, il lavoro nei campi, la fabbrica, la famiglia, la politica, il sindacato: in tutte queste dimensioni emergono figure femminili vitali, battagliere, che spesso si vivono come «ribelli», affermando in ciò la funzione di rottura di schemi tradizionali che quella generazione ha esercitato, spinta dalle contingenze storiche. Dagli anni della guerra e del dopoguerra le interviste alle donne mantovane ci trasmettono quella consapevolezza, maturata alla scuola della loro esperienza quotidiana, in cui affondano le radici i cambiamenti epocali nel modo di ridisegnare i rapporti tra i generi, e di intendere la «politica» nel senso più ampio, che si sono dispiegati negli ultimi cinquant’anni.
  • In questo articolo si ragiona, dapprima, su quanto sia effettivamente fondato il luogo comune in base al quale in Italia, col sistema contributivo, tutti riceveranno pensioni di importo molto limitato e, successivamente, si presentano alcune evidenze sull’effettiva accumulazione di contributi nella prima parte della carriera da parte delle giovani generazioni. Infine, si discute di possibili misure per migliorare le prestazioni future e si sottolinea come nel contributivo una «pensione di garanzia» di carattere previdenziale, tarata cioè sulla storia lavorativa individuale, sarebbe preferibile a una prestazione meramente assistenziale.
  • Fare parte della «generazione senza» significa non potersi permettere progetti di vita, non avere diritti elementari, stare peggio dei propri genitori pur avendo studiato di più. Si vive ai margini del mercato del lavoro vedendosi negata una parte importante della propria identità. Precarietà, dequalificazione, disoccupazione, scoraggiamento formano oggi una miscela esplosiva in cui è avviluppata un’intera generazione di giovani dai 20 ai 35 anni. L’indagine - promossa da Cgil e Smile, in collaborazione con la rivista Internazionale - aiuta a capire meglio l’«arcipelago della precarietà» attraverso la raccolta e l’analisi di quasi 500 storie di lavoratori e lavoratrici atipici. La ricerca riordina tutte le varie tipologie di precariato ma soprattutto dà voce a chi la precarietà la vive tutti i giorni sulla propria pelle: posizioni, profili, percorsi, vicissitudini, atteggiamenti, contesto familiare, linguaggio. Sono questi gli elementi che aiutano davvero a capire cosa voglia dire essere precario oggi. Per cambiare questa situazione non basta una buona legge: bisogna ripensare la cittadinanza sociale e il welfare, in modo che sia garantito un futuro ai lavoratori, a prescindere dal contratto che hanno stipulato. Il sindacato per lungo tempo è stato assente e molti dei precari intervistati lamentano la delusione e la lontananza da ogni possibile sistema di rappresentanza. È giunto allora il momento di fare autocritica e di intraprendere un nuovo percorso.
  • I mutamenti del lavoro e la precarizzazione letti attraverso una serie di interviste realizzate fra i giovani del territorio jonico-etneo.
  • L’articolo presenta una riflessione teorica e un’analisi empirica (sulle elezioni politiche del 2018) sul rapporto tra classe sociale e voto, con particolare riferimento al Pd. Il declino del voto di classe in Europa occidentale negli ultimi decenni è stato spiegato da un lato in termini di cambiamenti sociali, dall’altro in termini di cambiamento delle strategie di partito. L’articolo si concentra su questo secondo aspetto. A una riflessione generale sul rapporto tra strategia di partito e classiche fratture sociali (e su come il contesto delle trasformazioni della nostra epoca ha limitato le possibilità strategiche dei partiti mainstream, con un dilemma chiave tra responsiveness e responsibility) ne segue una più specifica sulle scelte strategiche del Pd verso le elezioni del 2018, che conduce all’ipotesi che il profilo del voto di classe per il Pd si sia modificato tra 2013 e 2018. Il quesito viene testato empiricamente stimando modelli di regressione Ols e logistica di intenzioni di voto e preferenze partitiche in base a autopercezione di classe, livelli di istruzione e autopercezione degli standard di vita, sui dati di una survey Cawi condotta dal Cise nel febbraio 2018. I risultati della analisi confermano l’ipotesi, e mostrano come il voto al Pd nel 2018 si sia confinato – con effetti statisticamente significativi – alle classi che si autopercepiscono come più alte, e non in termini di istruzione, ma in termini di standard di vita.
  • Tra le forme più significative di regolazione globale del diritto del lavoro sta emergendo e diffondendosi la pratica degli accordi transnazionali di gruppo e dei codici di condotta. Una forma autonoma di dialogo sociale, realizzata principalmente ma non solo, a livello europeo. Il ruolo dei CAE e delle federazioni sindacali internazionali di settore. Quale futuro per la regolazione del lavoro nella globalizzazione?Un'attenta disamina dei profili giuridici e politico-sindacali su un tema destinato ad assumere un ruolo sempre più cruciale nel sindacato di oggi e di domani.