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La rivista propone un contributo che garantisca un'analisi il più possibile rigorosa dell'accordo per consentire di inquadrare i suoi diversi risvolti applicativi. Una pluralità di letture, introdotte e riassunte in questo contributo curato dai coordinatori del numero.
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L’articolo mira ad analizzare le traiettorie lavorative dei soggetti vulnerabili che hanno beneficiato o meno di politiche sociali come il Reddito di inclusione e quello di cittadinanza. Utilizzando sinergicamente metodi quantitativi e qualitativi, si integrano le analisi statisti-che descrittive di un campione rappresentativo della popolazione di beneficiari del Reddito di inclusione nel 2018 – di cui la maggior parte sono diventati beneficiari del Reddito di cittadinanza – e quelle di un campione di controllo con le evidenze di uno studio etnografico realizzato in un’area marginale del Mezzogiorno d’Italia a partire da un gruppo di indagine composto da diversi percettori del Reddito di cittadinanza, anch’essi già beneficiari del Red-dito di inclusione in molti casi. Le analisi evidenziano la frammentarietà del lavoro, data da pessime condizioni contrattuali e scarsa quantità di «giornate lavorate» che il mercato del lavoro italiano riserva alla categoria di lavoratori più vulnerabili, e restituiscono l’im-magine di lavoratori poveri, intrappolati in traiettorie lavorative discontinue se non interrotte e mai più riprese. Si sottolinea, dunque, la necessità di intervenire a livello sistemico nel mercato del lavoro, superando l’errata aspettativa che le sole politiche attive del lavoro pos-sano permettere la fuoriuscita da una condizione di vulnerabilità.
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Il confronto con il tema della trascendenza costituisce un passaggio centrale della riflessione di Pasquale Serra, ed è esattamente tale confronto che colloca questo libro nello stesso contesto da cui sono emerse, negli ultimi anni, le novità più significative del dibattito contemporaneo intorno ai rapporti tra la politica e le inquietudini del mondo contemporaneo. Muovendosi all’incrocio tra diverse discipline, e a ridosso della tragedia storica contemporanea, l’analisi di Serra esplora i caratteri della odierna crisi della democrazia e individua nel concetto di trascendenza (in una nuova relazione tra trascendenza, politica e democrazia) non solo il concetto più adeguato all’attuale situazione storica, ma anche quello più produttivo per costruire una risposta non regressiva a tale crisi.
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L'articolo analizza due modelli organizzativi, lean production e High Performance Work Practices, che hanno segnato i processi di trasformazione organizzativa degli ultimi decenni, anche in materia di organizzazione del lavoro e di gestione delle risorse umane. Le ricerche mostrano una variabilità negli effetti prodotti da questi modelli per le condizioni occupazionali, in alcuni casi anche problematici. Si argomenta quindi come l'azione del sindacato ancorata alle tradizionali materie di contrattazione collettiva sia riuscita a limitare tali conseguenze negative ma non a valorizzare le dimensioni di qualificazione e di coinvolgimento del personale teoricamente alla base di questi modelli. Una contrattazione collettiva estesa a queste dimensioni può generare migliori condizioni occupazionali e rivitalizzare le stesse organizzazioni sindacali. L'articolo conclude evidenziando possibili prospettive di ricerca future su questo tema in termini sia di oggetto sia di livelli comparativi di analisi.
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Nell’ultimo decennio la questione dei giovani Neet (giovani non occupati e non in istruzione e formazione) si è imposta all’attenzione pubblica italiana, vista la portata assunta dal fenomeno nel Paese. Nonostante la letteratura internazionale abbia sottolineato l’importanza dell’origine sociale sul problema, nel nostro Paese questo è stato sovente affrontato nei termini di una questione generazionale. Lo studio qui presentato analizza la relazione fra caratteristiche ascrittive dei ragazzi, durata della permanenza e pattern di entrata nella e uscita dalla condizione Neet, attraverso un approccio longitudinale e nell’ottica delle classi sociali familiari, sfruttando i dati trimestrali della Rilevazione continua sulle forze di lavoro. Attraverso l’esame delle sequenze degli eventi esperiti dai giovani e l’implementazione di modelli logit viene studiata la portata delle disuguaglianze imputabili alla classe di origine in relazione alla permanenza prolungata nella condizione Neet e alla probabilità di uscita. L’impressione che se ne ricava è di una forte stabilità temporale del fenomeno, con le disuguaglianze di classe che dispiegano i propri effetti soprattutto sul lato origine-istruzione del noto triangolo Origin-Education-Destination.
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I coworking comunitari sono veri open-source territoriali e zone ristoro abitate da freelance, nomad workers, start up, imprese e lavoratori a distanza. Ma come comunicano questi lavoratori? Come «fanno società»? «Fare rete» è l’obiettivo principale in tali luoghi e praticare il valore della condivisione, per queste comunità meta-professionali, è prioritario. Evitanti ed evitate dai sindacati tradizionali, che le hanno spesso trascurate e ignorate, aderiscono a nuove forme di rappresentanza e solidarietà di tipo cooperativo, ma 2.0, delle «umbrella company» che riuniscono «dipendenti imprenditori», dal consulente al corriere in bicicletta, i quali in cambio ne ricevono busta paga e protezione sociale. La società cooperativa mutualistica Smart è una di esse e valori simili sono impliciti nell’enorme sperimentazione in corso, condotta con la partecipazione di Bernard Stiegler, filosofo e fondatore di Ars Industrialis, nelle banlieue denominate «Plaine Commune», che si pone come obiettivo di riconvertire quei territori (a rischio) all’economia contributiva, passando per la collaborativa. Anche il progetto Millepiani è volto a sviluppare un prototipo nell’ambito delle politiche del lavoro, proponendo la riattivazione di spazi pubblici dismessi, come beni comuni da restituire al territorio in forma articolata e mirata alla sostenibilità.
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Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip), in corso di negoziato tra Unione Europea e Stati Uniti d’America, ha l’ambizione di riscrivere le regole del commercio internazionale, superando lo stallo del negoziato multilaterale Wto di Doha, per imporre a livello globale un pieno esplicarsi del neoliberismo. Mentre sono aleatori gli eventuali benefici in termini di reddito e occupazione, evidenti sono i rischi per la democrazia. In particolare il previsto Consiglio per la cooperazione regolatoria e il meccanismo di risoluzione delle dispute investitore-Stato (Isds) mettono in discussione le prerogative democratiche dei parlamenti. I sindacati europei e nordamericani hanno avanzato critiche e proposte basate sui diritti ambientali, sociali e del lavoro, a partire dalle Convenzioni Oil. Per l’Europa servono politiche economiche e sociali che riaffermino lo stato sociale, pongano fine all’austerità e stabiliscano una reale cooperazione con i paesi del Mediterraneo e dell’Eurasia.