• I Fondi per la formazione continua sono organismi gestiti congiuntamente dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali, che dovranno organizzare, dirigere e finanziare piani di formazione per i lavoratori occupati nelle imprese italiane, utilizzando lo 0,30% del monte salari che da anni viene versato all’Inps per questo scopo. Le parti sociali in Italia e in tutta Europa hanno scommesso sulle risorse umane come possibile punto di sintesi tra gli interessi dell’impresa, che persegue una maggiore competitività, e quelli dei lavoratori e del sindacato, che intendono accrescere il sapere dei lavoratori per rafforzarne il potere contrattuale in fabbrica e fuori. I Fondi partono ora in Italia, in una delle fasi più difficili delle relazioni industriali e dei rapporti tra i sindacati. Questo libro vuole offrire un’informazione puntuale sulla genesi, la configurazione e il futuro utilizzo di tali strumenti, fornendo un indispensabile e agile vademecum per tutti coloro che nel sindacato, nelle associazioni d’impresa, nelle istituzioni, nel sistema formativo e in altri luoghi ancora se ne dovranno occupare.
  • La riflessione sul significato storico, politico e ideale dei centenari di alcune tra le più importanti strutture territoriali e di categoria della CGIL è al centro di quest’ultimo libro di Adolfo Pepe. Il testo, diviso in tre parti, ripercorre la storia ultracentenaria del movimento operaio e sindacale italiano, dalle prime forme di resistenza contro lo sfruttamento padronale fino ai giorni nostri. Nella prima parte, dove si ricostruiscono le origini del movimento sindacale (1880-1900), sono analizzate le tappe principali che portano dalla nascita della «questione sociale» all’esplosione di una vera e propria «questione sindacale», man mano che la protesta operaia e bracciantile viene incanalata all’interno delle nascenti strutture di rappresentanza e di tutela. La seconda parte raccoglie gli interventi dell’autore in occasione delle celebrazioni dei principali centenari delle strutture CGIL. La riflessione tocca sia le Camere del Lavoro (sono analizzati i casi di Genova, Reggio Emilia, Ancona e della Puglia), che hanno contribuito a costruire e sviluppare in modo determinante i diversi territori, sia le principali Federazioni di categoria, dalla «mitica» Federterra (oggi FLAI) ai «modelli» metalmeccanico, chimico e tessile del sindacalismo industriale, passando per il «caso» dei minatori. Chiude questa sezione un capitolo dedicato ad alcune vicende importanti dell’Italia repubblicana: dal difficile impianto della democrazia in Italia alla crisi del luglio 1960, fino ad arrivare alla crisi del sistema politico sul finire degli anni Settanta, il testo ripercorre alcuni passaggi salienti del cinquantennio repubblicano, segnato da momenti di sviluppo accelerato, ma anche da profonde contraddizioni. La terza e ultima parte raccoglie alcune riflessioni sulle prospettive del movimento sindacale attraverso l’analisi di tre temi: i valori e la cultura della CGIL, il ruolo della memoria e della ricerca storica, l’attualità del sindacato, stretto tra una globalizzazione spesso iniqua e le insufficienze della politica.
  • Forse la pace non si può «insegnare», ma certo una nuova cultura che faccia delle persone e del loro benessere la ricchezza dei popoli è una condizione fondamentale per realizzare una pace che non sia solo «assenza» di guerra. Una pace sentita come dimensione etica e testimoniata da milioni di giovani e di persone di ogni condizione: come tale la avverte la Cgil, che della cultura e della pratica dei diritti ha fatto il cuore della sua azione riformatrice e rivendicativa. In collaborazione con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, la Cgil ha promosso il libro e il video in cui il pedagogista Alberto Alberti, lo scienziato Marcello Cini, il regista Carlo Lizzani, la scrittrice Lidia Ravera, il filosofo Fulvio Tessitore, il compositore e musicologo di chiara fama Azio Corghi esprimono la ricchezza, la forza, la vitalità di forme del pensiero, dell’arte e della cultura del nostro paese, che non si piegano agli eventi. Dario Missaglia e Guglielmo Epifani illustrano poi come per il sindacato sia essenziale assumere l’etica della responsabilità per misurarsi sulle grandi questioni sociali, politiche, culturali che l’idea di pace esige vengano affrontate. Contributi di: Alberti, Cini, Corghi, Epifani, Lizzani, Missaglia, Ravera, Tessitore.
  • Il bilancio partecipativo è la nuova frontiera del rinnovamento della democrazia locale. Noto soprattutto per i risultati positivi ottenuti nella grande città brasiliana di Porto Alegre, si sta diffondendo con rapidità in tutto il mondo suscitando dovunque l’entusiasmo di tutti coloro che vogliono riportare le comunità al centro delle decisioni politiche e amministrative. In Italia sono ormai numerosi i Comuni che hanno adottato il bilancio partecipativo e un’associazione, Nuovo Municipio, è stata costituita per mettere a confronto e coordinare le diverse esperienze. Molti prevedono che sarà questo il laboratorio da cui nasceranno le vere novità politiche dei prossimi anni. L’Autore, tra i primi a puntare su questo nuovo istituto di democrazia, chiarisce nel libro che cos’è il bilancio partecipativo, ne ricorda le radici internazionali ma anche italiane, spiega come si realizza e come si incardina dentro la normale attività del Comune e nel quadro delle leggi vigenti, illustra i casi più importanti. Ma, soprattutto, avverte che sceglierlo ha un senso se è tutta la città che partecipa, determinando un’integrazione virtuosa tra strumenti di democrazia rappresentativa e nuove forme della partecipazione. Alla stesura del libro hanno collaborato Matteo Bassoli, Francesco Coviello, Monica Mansi, Silvia Pergami, Michelangelo Secchi, del gruppo di Progettazione alla partecipazione «La città che partecipa».
  • Oggi tutti gli indicatori registrano lo stato di crisi del nostro sistema produttivo, che è confermato dall’esplicito riconoscimento del declino dell’industria e del sistema paese da parte di chi lo ha provocato, di chi non è intervenuto, di chi non ha controllato, di chi non ha saputo o voluto innovarsi per competere su mercati sempre più internazionali e non è stato in grado di far fronte alle sfide della globalizzazione. Si sono sprecate analisi. Alcune di comodo, altre finalizzate al sostegno di interessi immediati e di parte, altre che parlano di decadenza anziché di declino, altre come alibi di una classe politica e imprenditoriale conservatrice nelle idee e con poca volontà di rischiare. Con il Convegno «Una politica industriale contro il declino» la Cgil ha messo in evidenza la difficile situazione economica, produttiva e di competitività che stanno attraversando i settori dell’industria, approfondendo alcuni aspetti di analisi, di proposta, di percorso e di progetto per continuare l’iniziativa sindacale per lo sviluppo industriale del paese. Contributi di: Antonelli, Bianchi, Cantone, Chiriaco, Epifani, Fedeli, Guzzonato, Martini, Messori, Onofri, Rinaldini.
  • Il volume ripercorre le tappe fondamentali dell'itinerario normativo che ha consentito nell'ultimo decennio di porre le basi, in Italia, del sistema di formazione continua. Nella prima parte si rivisitano le tappe fondamentali della politica europea in materia. Dopo aver analizzato il ruolo e le caratteristiche dei Fondi strutturali, si espongono i risultati prodotti dagli investimenti compiuti attraverso le risorse dell’Obiettivo 4 della programmazione 1994-99 del Fondo sociale europeo. Si evidenzia come molti obiettivi fondamentali non siano stati conseguiti, in particolar modo le indicazioni che miravano a privilegiare prevalentemente i lavoratori con limitate competenze e le imprese in crisi. La parte finale si occupa della nuova programmazione 2000-2006 dei Fondi strutturali e in particolare analizza i contenuti del Quadro comunitario di sostegno - Obiettivo 3, che riguarda gli investimenti del Fondo sociale europeo sulle risorse umane. Un capitolo, inoltre, è dedicato alla normativa nazionale in materia di formazione continua: dai riferimenti della legge quadro in materia di formazione professionale alla normativa prodotta nel corso degli anni novanta, fino alla più recente tra cui quella che si propone il rafforzamento del sistema attraverso la costituzione dei Fondi interprofessionali per la formazione continua gestiti dalle parti sociali.
  • Due proposte e due visioni alternative della civiltà del lavoro si configurano: le proposte governative che riducono e destrutturano il sistema di tutele, affidandosi alle cosiddette opportunità del mercato, ma in realtà lasciando al lavoratore la sola prospettiva di un’occupazione precaria e solo per questo definita più agevole; e la visuale alternativa della Cgil che costruisce la gestione del mercato del lavoro a partire dall’affermazione e dall’universalità dei diritti fondamentali individuali e collettivi: estensione dei diritti ai lavoratori coordinati e ai dipendenti delle imprese con meno di quindici addetti, tutele processuali, garanzie dell’occupazione e tutela dei redditi. I saggi proposti nel volume confrontano queste due visioni, ne esaminano le rispettive caratteristiche e illustrano le loro opposte ricadute rispetto alle esigenze di rinnovamento e di garanzia, anche in un’ottica europea, riguardanti i diritti sostanziali e processuali nei rapporti di lavoro, le crisi aziendali e l’occupazione. Il volume si completa con la pubblicazione degli articolati delle quattro proposte di legge di iniziativa popolare promosse dalla Cgil per: l’unificazione dei diritti nelle prestazioni di lavoro continuative; l’estensione della tutela contro i licenziamenti ingiustificati; la tempestiva definizione delle controversie attinenti licenziamenti e trasferimenti; la salvaguardia dell’occupazione, la qualità del lavoro e la garanzia dei redditi. Contributi di: Alleva, Andreoni, Cannella, Casadio, Coccia, Curzio, Foglia, Ghezzi, Mariucci, Naccari, Pivetti, Treu.
  • Il Maghreb è la parte a noi più vicina del mondo arabo, a cui ci legano una storia antica e i più recenti fenomeni delle migrazioni. Una realtà densa e complessa, in cui le donne non possono essere considerate semplicemente un gruppo svantaggiato o marginale, poiché si sono rivelate soggetti fondamentali per lo sviluppo economico e politico dei propri paesi e per l’allargamento della democrazia. Il volume, curato da Maria Grazia Ruggerini, esperta dei temi della differenza di genere, osserva questo universo femminile da una prospettiva laica, legata alla vita quotidiana delle donne nel loro difficile percorso per affermare i propri diritti. Ne emerge l’esigenza di incidere su mentalità maschili e femminili che impediscono in questi paesi l’affermazione di tragitti paritari per uomini e donne. Dall’incontro con le associazioni democratiche delle donne e i sindacati che fanno pratica politica quotidiana sui temi della cittadinanza risulta chiaro che spesso, più che creare, è sufficiente dare visibilità e valorizzare ciò che esiste in maniera silente: ciò che le donne algerine, marocchine o tunisine già fanno.
  • Nel corso del XX secolo i conflitti, inizialmente localizzati in Europa, si sono andati poi concentrando soprattutto nel Terzo Mondo. Alla loro diffusione ha contribuito un commercio delle armi senza regole né confini; alla loro pericolosità la tecnologia; mentre la popolazione civile è sempre più diventata il vero obiettivo dei belligeranti. E sono proprio queste le caratteristiche che l’autore prende in esame, seguendo l’andamento di alcuni parametri molto concreti: le spese per la difesa militare delle grandi potenze, degli USA, della NATO, del Patto di Varsavia, il traffico di armamenti, le forniture di armi ad alcuni paesi chiave tra cui l’Iraq; le vittime militari e quelle civili, dai grandi conflitti mondiali alle attuali «guerre lampo» combattute con «armi intelligenti»; il numero e i flussi dei rifugiati nelle diverse aree del pianeta interessate da azioni di guerra. Lo studio, forte di un importante corredo statistico, ricostruisce così il tributo di sangue pagato dall’umanità sullo scacchiere internazionale, partendo dagli albori del XX secolo per arrivare all’Iraq. Un percorso lungo il quale si compie il passaggio dall’equilibrio del terrore alla guerra del terrore condotta anche dagli eserciti regolari, e in cui il nuovo ordine internazionale, auspicato dopo i due conflitti mondiali e la fine del bipolarismo, pare oggi destinato ad assumere il volto primitivo e terribile della legge del più forte.
  • Si chiama LaSLo e vuol dire Laboratorio per lo sviluppo locale sostenibile. Nasce dall’iniziativa di un gruppo di docenti dell’Università «Roma Tre» che, in nome di una nuova strategia dello sviluppo territoriale, dà vita, insieme con i giovani formatisi nei loro corsi, a un articolato progetto di collaborazione con gli «attori» del quartiere in cui l’università è insediata. L’obiettivo è favorire la nascita e lo sviluppo di reti locali, ovvero di strutture formali e informali che abbiano come protagonisti i soggetti interessati a migliorare la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica dei luoghi in cui vivono e/o lavorano. Il volume raccoglie gli atti del workshop in cui il Laboratorio ha tracciato il bilancio delle diverse iniziative intraprese e delle ricerche svolte nel primo anno di attività, per valutare i risultati conseguiti e confrontarsi con gli attori locali sulle opportunità e le azioni da implementare nel futuro. Gli interventi, le ricerche, gli appunti per segnare i percorsi di ulteriori indagini, qui pubblicati, confermano che per creare sviluppo locale sostenibile è necessario esplorare strategie innovative, dove la partecipazione sia concretamente praticata e non solo enunciata.
  • Del mobbing non esiste una definizione universalmente riconosciuta. Le sue stesse cause sono ancora da chiarire e persino il numero delle vittime, indicato di solito per l’Italia nella cifra di un milione, è in realtà incerto. Nel libro vengono illustrati tutti gli elementi che compongono la violenza psicologica e descritte le fasi della persecuzione, le sue diverse modalità di attuazione, i sentimenti che affiorano nella vittima, i danni fisici e psichici che subisce e che segnano, spesso, la sua vita in modo permanente. Si tratta di un fenomeno complesso, con radici profonde nell’organizzazione sociale e del lavoro, ma che si può prevenire. Oltre alle norme di contrasto, già promulgate in diversi paesi europei e allo studio anche in Italia, è dunque necessario mettere in campo politiche di prevenzione, e nel libro se ne suggeriscono alcune. Una parte della trattazione è poi dedicata all’esperienza degli Sportelli sindacali antimobbing. Esperienza preziosa che permette di capire chi sono le vittime, in quali ambiti di lavoro è più facile che accadano vessazioni e perché, quali sono i danni che gradualmente subiscono le vittime. Il volume è infine corredato di un’appendice con leggi, codici, proposte di legge e siti fisici e virtuali a cui rivolgersi se si avesse il sospetto di essere vittima di una molestia morale.
  • Il ruolo di dirigente sindacale e politico di Sergio Garavini ha un po’ oscurato la sua attività di consigliere comunale di Torino dal 1956 al 1969, dagli anni duri delle discriminazioni e dei licenziamenti per rappresaglia politica e sindacale all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per gran parte della sinistra, quella situazione di democrazia negata nei luoghi di lavoro basta a spiegare la sconfitta della Fiom alle elezioni di Commissione interna del 1955 alla Fiat e l’indebolimento elettorale del Pci nel 1956. Da Torino, città laboratorio, Sergio Garavini è invece tra i pochi che ne individuano la causa nell’insufficiente percezione e analisi delle trasformazioni economiche intervenute dall’inizio degli anni cinquanta. Il suo contributo di studio e di elaborazione è determinante per la ripresa dell’iniziativa della Cgil e del Pci e costituisce anche l’ossatura del suo impegno di consigliere comunale contro il laissez-faire che allora subordinava gli atti dell’Amministrazione civica alle scelte dei poteri economici e le assecondava. I suoi 310 interventi in Sala Rossa raccolti in questo volume tracciano l’itinerario che porta alla riscossa del 1968 in fabbrica e alla riconquista del Comune da parte della sinistra nel 1975.