• Il cofanetto raccoglie sedici agili volumi che affrontano l’insieme delle tematiche del diritto del lavoro coniugando al rigore scientifico della trattazione un linguaggio che la rende immediatamente accessibile anche ai non "addetti ai lavori". Una vera e propria riscrittura del diritto del lavoro rivolta a favorire diffusione, conoscenza e comprensione dei diritti, utilissima tanto per i processi formativi che per l’attività di difesa e tutela svolta dai tecnici (avvocati, consulenti e sindacalisti) del settore. Coordinata dai professori Piergiovanni Alleva e Giorgio Ghezzi, ordinari di Diritto del lavoro rispettivamente nelle Università di Ancona e di Bologna, l’opera si compone dei seguenti testi: * Collocamento e costituzione del rapporto di lavoro, di Stefano Caliandro * Subordinazione, parasubordinazione e collaborazione coordinata e continuativa, di Marina Garattoni * I contratti di lavoro atipici, di Stefano Caliandro * La prestazione di lavoro e le sue vicende modificative, di Bruno Laudi * Regime e flessibilità dell’orario di lavoro, di Andrea Allamprese * Salute, sicurezza, molestie e mobbing, di Flavia Pasquini * Il regime della retribuzione e il tfr di Alberto Pizzoferrato * Estinzione del rapporto di lavoro (articolo 18 e dintorni), di Alberto Piccinini * Gli strumenti di governo delle eccedenze di personale, di Giacomo Fontana * La tutela dei diritti dei lavoratori, di Giovanni Zampini e Valerio Cerritelli * Il rapporto di lavoro pubblico, di Giovanni Zampini * La contrattazione e il contratto collettivo, di Andrea Lassandri * La contrattazione collettiva nel pubblico impiego, di Piera Campanella e Monica Navilli * Libertà e attività sindacale. Il comportamento antisindacale nello Statuto dei lavoratori, di Federico Frediani * Il conflitto in particolare nei servizi pubblici essenziali, di Carmen La Macchia * Giurisdizione, tentativo obbligatorio di conciliazione e arbitrato, di Franco Focareta e Giovanni Pozzobon.
  • Le donne della Lebole avevano un sogno. Alla fine degli anni cinquanta erano giovanissime: tra i 14 e i 20 anni. Volevano un lavoro, uno stipendio, una vita autonoma, possibilmente diversa da quella che aveva visto i loro genitori spezzarsi la schiena nei campi. L’opportunità venne offerta dai fratelli Mario e Giannetto Lebole, che puntarono sulla produzione delle confezioni in serie. I sogni di tutti non durarono molto. Le operaie furono costrette a fare i conti con ritmi esasperati e con un’organizzazione del lavoro assolutamente nuova per loro: «ci chiedevano di non pensare e di muovere, sempre più velocemente, le mani». Nel 1972 i Lebole dovettero comprendere che una fase storica dell’industria dell’abbigliamento si era chiusa e passarono la mano all’Eni. Idrocarburi e tessile insieme? Un altro sogno, stavolta di Enrico Mattei. Lo Stato s’improvvisò sarto, ma con pessimi risultati, e nel 1987 cedette tutto a Marzotto. I pacchetti azionari cambiavano ancora di mano, mentre le operaie restavano le stesse: sempre meno giovani e sempre più stanche di dover difendere il loro lavoro. Le 5.362 addette del 1969 si ridussero progressivamente fino ad arrivare, nel 2002, a 245. Furono le ultime: «L’energia elettrica negli stabilimenti viene staccata il 12 aprile 2002. Le porte degli uffici chiuse il 30 giugno. Una morte silenziosa. L’ultimo gesto è del portiere che riconsegna le chiavi dello stabilimento. Le donne si tolgono la spolverina blu e tornano a casa. È finita». Oggi nessuno sogna più in via Ferraris. Rimangono, per migliaia di donne, i ricordi delle amicizie, degli affetti, delle lotte e dei sacrifici. Rimane, per Arezzo, il ricordo di una fabbrica mai amata fino in fondo.
  • Un lavoro dipendente sempre più frammentato e invasivo, orari e contratti sempre più flessibili, certezze e diritti che si vanno riducendo, una contrattazione che si fa più difficile e complessa. E, insieme, una sinistra tesa a ricostruire un delicato rapporto tra modernizzazione e diritti nell’ambito delle sfide della competitività, con un governo - il centrodestra di questi anni - attento solo, quando parla di lavoro e di Stato sociale, ai dettami del liberismo più spinto. La crisi del modello industrialista e la globalizzazione hanno messo in discussione, dalle radici, un modo di vivere e di lavorare consolidato da decenni. E, con questo, hanno messo in crisi un modo di fare sindacato. Per Cgil, Cisl e Uil - che insieme organizzano circa undici milioni di lavoratori e pensionati - una sfida che non può essere elusa. E che, a dispetto delle distanze attuali, può essere affrontata e vinta solo nel segno dell’unità.
  • Le grandi trasformazioni tecnologiche hanno comportato la modifica dei sistemi di produzione classici, caratterizzati dalla standardizzazione della produzione e strettamente connessi quindi ad un modello di prestazione lavorativa con durata e tempi di lavoro predefiniti. Si sono così affermate nuove forme di rapporto lavorativo più in sintonia con l’attuale organizzazione del lavoro. Nel volume si opera una distinzione tra quei lavori atipici che si differenziano dal lavoro subordinato tradizionale per una diversa definizione dell’aspetto temporale e quelli in cui alla retribuzione si accompagna l’addestramento professionale. Nei primi tre capitoli vengono dunque esposte le discipline dei rapporti di lavoro temporaneo, a termine e a tempo parziale, nel quarto capitolo viene invece affrontato il tema dei rapporti di lavoro con finalità formativa quali l’apprendistato e il contratto di formazione e lavoro.
  • Di fronte alla nascita di nuove forme di lavoro, la tradizionale distinzione tra lavoro subordinato e lavoro autonomo non è più netta come in passato. Il volume tratta innanzitutto della subordinazione e dei criteri che la contraddistinguono, individuati dalla giurisprudenza nel corso degli anni. Viene poi esaminata la parasubordinazione che, pur rimanendo classificata all’interno del lavoro autonomo, condivide alcuni tratti identificativi con il lavoro subordinato, dal quale tuttavia si differenzia per importanti aspetti. Infine le ultime due sezioni sono dedicate a forme di lavoro che spesso dalla giurisprudenza sono state annoverate fra le collaborazioni coordinate e continuative, ma che si distinguono nettamente sia dal lavoro subordinato sia dal lavoro autonomo o per l’antitetica struttura contrattuale (come nel caso dei rapporti associativi) o per la diversa destinazione del risultato della prestazione di lavoro (come nel caso dei cosiddetti non lavori).
  • Il contratto collettivo - accanto alla legge - è il principale strumento di tutela del lavoratore dipendente; il lavoratore infatti, in un rapporto diretto col datore di lavoro, raramente riuscirebbe a strappare condizioni di lavoro paragonabili a quelle garantite dal contratto collettivo. Il sindacato pertanto, stipulando il contratto collettivo e cercando di ottenerne la concreta applicazione in azienda, svolge una fondamentale funzione protettiva: attenua, a vantaggio del lavoratore, lo squilibrio di potere - sociale, economico e giuridico - esistente tra lavoratore e datore. Nel volume si descrivono le modalità attraverso cui il contratto collettivo regolamenta il rapporto individuale, precisando che cosa prevede, quando e a chi si applica, come opera se i datori di lavoro rifiutano di applicarlo oppure se si manifesta il dissenso dei lavoratori. Ci si sofferma inoltre sui rapporti esistenti tra contratti collettivi di livelli diversi (nazionale interconfederale, nazionale di categoria, aziendale) o anche del medesimo livello: nelle dinamiche di relazioni industriali infatti il contratto collettivo non sta mai da solo ma si lega ad altri, dando vita al sistema della contrattazione collettiva.
  • "Dalle pagine del libro emerge l’enorme patrimonio di valori comunitari, di culture antropologiche e professionali, di correnti ideali e politiche che questo comparto del mondo del lavoro ha espresso per oltre un secolo. La ricerca evidenzia inoltre il ruolo del sindacato nella definizione, nella difesa e nello sviluppo di un forte senso di appartenenza e di una radicata identità territoriale, fondata sui princìpi della giustizia sociale, dell’uguaglianza, della libertà: in sintesi sui princìpi della democrazia" (Sergio Cofferati). "L’antifascismo intransigente e le culture libertarie sono elementi ben presenti in questa ricerca, in considerazione del fatto che hanno fortemente influenzato la stessa vicenda sindacale. Donne e uomini delle miniere hanno immolato la loro vita nella lotta e nel lavoro, o sono caduti vittime innocenti delle stragi, nelle prigioni fasciste. Qualcuno è morto in paesi lontani, oppure combattendo per la libertà di altri popoli" (Enzo Brogi). "Dall’analisi storica emerge una realtà complessa, segnata da intense lotte e da conflitti di classe aspri, che però non annullano, anzi producono le mediazioni e i compromessi che danno origine ai primi concordati e allo sviluppo della contrattazione collettiva; emerge inoltre un vero e proprio "modello" di sindacato, molto conflittuale, a volte estremo, ma sempre portatore di ideali egualitari, solidaristici, di riscatto e di giustizia sociale" (Adolfo Pepe).
  • Sono trascorsi più di vent’anni dall’epoca della guerra "sucia" perpetrata in Argentina dal 1976 al 1983. La dittatura militare, in nome della "Dottrina della sicurezza nazionale", predispose nei minimi particolari le forme di violenza e annientamento, anche psicologico, di un’intera generazione di giovani, studenti, operatori sociali, sindacalisti, giornalisti, religiosi, insegnanti, che si ricordano come i "desaparecidos", un termine emblematico che individua 30 mila esseri umani scomparsi nel nulla solo in Argentina. Senza contare quelli del Cile e di altri paesi che utilizzarono sistemi repressivi del tutto simili in un silenzio coperto da interessi e complicità multinazionali. Appellandosi all’articolo 8 del codice penale, dopo anni di denunce, indagini e inchieste della magistratura, dei parenti delle vittime e di molta stampa, finalmente nel 1998, con il parere positivo del Ministero di Grazia e giustizia, lo Stato italiano si è costituito parte civile e il 21 ottobre del 1999 si è, perciò, potuto avviare a Roma il processo in contumacia contro sette militari argentini accusati della morte di otto persone di origine italiana. Fra le vittime vi erano anche dei sindacalisti. Cgil, Cisl e Uil si sono costituite fra le parti civili del processo a sostegno dei parenti delle vittime. La sentenza del 6 dicembre del 2000 ha condannato i generali Carlos Suarez Mason e Santiago Omar Riveros all’ergastolo e a ventiquattro anni gli altri cinque militari. Il volume attiva un confronto a partire dai commenti del pubblico ministero Francesco Caporale, del penalista Giancarlo Maniga, dei rappresentanti di Amnesty Italia - attraversando i ricordi drammatici di tanti testimoni (fra cui Italo Moretti, le Madri e le Nonne di Plaza de Mayo, alcuni sindacalisti argentini) - per aprire, con i contributi di Sergio Cofferati, Emilio Gabaglio, Cesare Damiano, Enrico Calamai, Julio Godio, Antonio Papisca, Horacio Verbitsky, Gianni Tognoni e altri esperti, un ragionamento di prospettiva sulla globalizzazione dei diritti umani e sull’importanza di realizzare concretamente al più presto organismi transnazionali di giustizia internazionale. Nel libro vengono anche pubblicati integralmente i testi della sentenza italiana del 6 dicembre 2000 e del documento "Nunca mas", insieme ai riferimenti ai provvedimenti argentini dell’obediencia debida e dell’indulto.
  • Un team di sociologi ha monitorato per un anno la sperimentazione di telelavoro avviata all’interno del Servizio Info12 di Telecom Italia su duecento telelavoratori (saliti oggi a più di cinquecento), assunti a modello di un fenomeno che interessa oltre 10 milioni di europei e circa 20 milioni di americani, ed è in continua espansione. Oltre ai benefici per i lavoratori (riduzione del pendolarismo, equilibrio più soddisfacente tra vita lavorativa e sfera familiare e personale), l’indagine conferma i vantaggi per l’azienda: aumento della produttività dei lavoratori da casa, miglioramento dei rapporti con i capi, maggiore fidelizzazione all’azienda dei telelavoratori. Non va sottovalutato poi l’impatto positivo che il telelavoro ha avuto sul piano ambientale: ben il 60 per cento dei telelavoratori ha smesso di utilizzare l’auto per recarsi in ufficio, contribuendo in modo rilevante al benessere dell’ambiente. Ma, benché il telelavoro sia giudicato un’innovazione positiva anche dai manager, emergono segnali di incertezza dati da un sistema organizzativo - tipico di molte grandi aziende - ancora fondato su criteri di management tradizionali. L’intervista a un manager di Telecom Italia chiarisce come l’azienda è arrivata, superando questo tipo di resistenze, alla decisione di utilizzare il telelavoro, illustra le regole che sono state contrattate con il sindacato, anticipa le opzioni per il futuro.
  • Una sera di maggio del 2002, al Piccolo Teatro Paolo Grassi di Milano, è stata messa in scena una serata di memoria: la vita dei quattro fratelli Venegoni, che hanno rappresentato l’anima del movimento operaio e della Resistenza nell’intera Valle Olona. Nati a Legnano da famiglia proletaria ai primi del Novecento, operai in giovanissima età, impegnati nella costruzione del Partito comunista e della Confederazione generale del lavoro, perseguitati dai fascisti, partigiani, nella loro esistenza si riassume mezzo secolo di storia italiana nel periodo più tumultuoso e ricco di rivolgimenti, a cui Carlo, Mauro, Piero e Guido parteciparono sempre in prima linea. La loro vicenda esemplare è stata adattata per il teatro da Paola Cereda, con le musiche di Giampiero Marazza, e narrata da due interpreti d’eccezione: Moni Ovadia e Sergio Cofferati. La cassetta con la registrazione della serata è accompagnata dal testo della sceneggiatura, arricchita da immagini e foto d’epoca e introdotta da Moni Ovadia.
  • Oggi i concetti di giusta causa, giustificato motivo, licenziamento illegittimo, reintegrazione nel posto di lavoro sono frequentemente richiamati nei discorsi dei commentatori e degli uomini politici, ma non sempre con una conoscenza piena del loro significato. Il volume si propone di far acquisire, a chi voglia approfondire tali argomenti, una competenza su tutte le tematiche collegate al problema dell’estinzione del rapporto di lavoro - alla luce della più recente normativa e delle ultime interpretazioni da parte della giurisprudenza - comprese le deroghe all’articolo 18 previste dalla legge delega e dal Patto per l’Italia del 5 luglio 2002. Pur essendo rivolto, in particolare, a funzionari e delegati sindacali (nonché agli operatori giuridici e ai funzionari delle direzioni provinciali del lavoro), esso può quindi essere consultato anche dai semplici lavoratori, i quali - grazie a un linguaggio che si è voluto rendere il meno tecnico possibile - potranno ricavare dal testo le nozioni fondamentali in materia, eventualmente tralasciando le quasi cinquecento note dedicate invece a quanti vorranno verificare, confrontare e citare le fonti, nell’esercizio della propria specifica attività.
  • La disciplina dell’orario di lavoro, rimasta sostanzialmente immutata per oltre settant’anni, è stata oggetto di ripetuti interventi legislativi nell’ultimo quinquennio, a cominciare dalla riduzione dell’orario settimanale a quaranta ore e dalla nuova disciplina del lavoro straordinario e notturno. In precedenza il legislatore aveva introdotto sul piano pratico «forme nuove» di orario o di rapporto di lavoro (contratto di solidarietà, lavoro a tempo parziale), ma non aveva contribuito a cambiare le forme tradizionali, che si sono invece evolute attraverso lo strumento della contrattazione collettiva (nazionale e di secondo livello). L’opera propone un’analisi critica della disciplina positiva (nazionale e comunitaria) in materia di orario di lavoro e riposi, con particolare attenzione all’evoluzione della giurisprudenza.