• L’inserimento dei lavoratori immigrati nel mercato del lavoro italiano ha assunto una centralità politica e sociale crescente nel corso degli ultimi anni. Il V rapporto su «Immigrazione e sindacato» pubblicato dall’Ires si propone come un interessante strumento di analisi e documentazione rispetto ad un fenomeno così ricco di suggestioni e potenzialità, ma anche di forti contraddizioni e paradossi. L’obiettivo del rapporto è stato quello di analizzare il mondo del lavoro attraverso l’ottica delle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri che hanno scelto l’Italia come paese in cui vivere e lavorare. Le riflessioni e le inchieste che sono riportate nel volume mostrano un mercato del lavoro strettamente vincolato alla presenza di manodopera proveniente dall’estero ma anche fortemente segmentato e discriminante. Il differenziale retributivo, l’alta incidenza di infortuni e morti bianche, le discriminazioni razziali e religiose sui luoghi di lavoro, il fenomeno del lavoro irregolare, la cosiddetta «segregazione occupazionale», che vede la maggior parte dei lavoratori stranieri confinati in determinati ambiti e a determinati livelli di qualifiche, sono alcune delle problematiche affrontate. In un contesto così complesso e articolato, in cui da un lato emerge un mondo del lavoro dove la realtà immigrata è sempre più consolidata e in cui si scorgono percorsi di inclusione e integrazione, mentre dall’altro continuano ad evidenziarsi comportamenti discriminatori ed escludenti, questo volume fornisce una riflessione sullo stato attuale della condizione lavorativa degli immigrati.
  • Questo quarto e ultimo volume della storia del sindacato in Italia nel ’900, diretta da Adolfo Pepe, ripercorre tutto il periodo che va dalla fine degli anni cinquanta a tutti i settanta. Un periodo che costituisce l’apertura di un ciclo che cambia in profondità la natura della società italiana. Qui il sindacato diviene protagonista assoluto, e in certi momenti unico, del conflitto sociale, tanto da rappresentare la principale istanza di mediazione e composizione. Nei primi due saggi del volume vengono in particolare indagati i cambiamenti sociali ed economici che precedono e seguono il grande slancio del ’59-63, ricostruendo in tal modo i meccanismi dello scontro sociale che portano all’«autunno caldo» e che determinano la crescita di un nuovo soggetto sindacale unitario, in grado di proporsi come interlocutore permanente nell’ambito delle scelte di politica economica. Nell’ultimo saggio, invece, l’attenzione si sposta sulla complessità dei problemi, ancora poco indagati dalla storiografia, dei «lunghi anni ottanta» che aprono una stagione di crisi e di rinnovamento del sindacato. Il piano dell’opera: Volume I: La CGdL e l’età liberale; Volume II: La CGdL e lo Stato autoritario; Volume III: La CGiL e la costruzione della democrazia); Volume IV: Il sindacato nella società industriale. I quattro volumi ricostruiscono l’intero arco delle vicende sindacali nel Novecento, dal dibattito politico-ideologico agli aspetti organizzativi, dalle relazioni industriali a quelle con lo Stato e alla politica economica, dalla contrattazione alla conflittualità, dalle diversità territoriali alle specificità federali, dai rapporti coi partiti a quelli unitari, dai temi sociali a quelli della cultura del mondo del lavoro.
  • Gli scritti qui raccolti di Bruno Trentin si cimentano con la grande questione dei diritti e della rappresentanza del lavoro, che si ripropone oggi imperiosa. Per un cinquantennio l’autore ne è stato un protagonista in Italia e in Europa, come leader sindacale e come studioso autorevole. Da questa antologia - curata da Michele Magno - emerge l’attualità del suo pensiero, in un passaggio di secolo che ha decretato la cesura tra il capitalismo novecentesco e le nuove forme della produzione e dell’organizzazione sociale. Il lettore non farà fatica a rintracciarne il filo rosso nell’idea che - nel sistema dei valori sommi della sinistra - la libertà viene prima dell’eguaglianza, per parafrasare il titolo del suo ultimo libro. All’osservazione di Norberto Bobbio, secondo cui bisogna sempre precisare cosa si intende per libertà, Trentin risponde che essa non può che essere la libertà della persona nel rapporto di lavoro. Perché è la libertà rimasta «minore» nelle democrazie postbelliche e nelle stesse culture storiche del movimento operaio. Una posizione critica che motiva la sua ricerca appassionata di un «socialismo possibile», fondato sulla vitalissima tensione dei salariati ad ampliare gli spazi di autonomia e di creatività nel lavoro. La straordinaria biografia politica e intellettuale di Trentin, come mostra anche il suo dialogo inedito con Vittorio Foa e Andrea Ranieri, è tutta dentro questa prospettiva progettuale. Una prospettiva in cui dare corpo alle istanze e all’iniziativa delle classi subalterne, per realizzare anzitutto il loro diritto alla conoscenza e al sapere, che per Trentin costituiscono la vera ricchezza delle nazioni nel mondo globalizzato.
  • Il libro raccoglie le interviste e le riflessioni di Bruno Trentin sulla sua esperienza nella guerra partigiana e negli anni successivi alla Liberazione, insieme alle relazioni e alle testimonianze presentate in occasione del convegno tenutosi a Treviso a dicembre 2007. Pagina dopo pagina scorrono i passaggi fondamentali di una formazione giovanile straordinaria: due compleanni in carcere, a causa della sua attività antifascista; la morte del padre Silvio, leader riconosciuto della Resistenza veneta. Poi la scelta di combattente partigiano, prima in Veneto, sul Grappa e nella zona pedemontana trevigiana, quindi a Milano, accanto ai capi di Giustizia e Libertà, Leo Valiani, Riccardo Lombardi e Vittorio Foa, fino alla liberazione della città con la Brigata Rosselli da lui comandata. Dopo la Liberazione la laurea a Padova, con una tesi sulla funzione del giudizio di equità che lo porta a passare alcuni mesi nell’Università di Harvard. Ma non rinuncia all’impegno politico: prima nel Partito d’Azione fino al suo scioglimento, e poi accanto ai comunisti. Si iscrive al Pci solo alla fine del 1949, dopo il suo ingresso nell’Ufficio studi della Cgil di Di Vittorio. Sono questi gli anni, dal 1943 al 1950, in cui si realizza la formazione culturale e politica di Bruno Trentin, e si radicano in lui quell’amore per la libertà, la giustizia e la democrazia e quel legame con il movimento operaio - «con la sua sete di conoscenza e di libertà» - che non lo abbandoneranno mai più.
  • Sapere per

    12.00 
    Un’analisi approfondita dei temi relativi al valore dell’apprendimento in questa fase dello sviluppo che si è soliti definire «età della conoscenza». Un lavoro a più voci che propone al lettore numerosi elementi di riflessione, di valutazione, di conoscenza. Che affronta insieme le opportunità e i limiti delle politiche e dei processi che hanno fino ad oggi caratterizzato l’educazione e la formazione «lungo tutto l’arco della vita». Sullo sfondo il tentativo di considerare i processi di apprendimento come la via fondamentale per sostenere i cittadini di ogni età nei loro sforzi tesi a consolidare e sviluppare le proprie facoltà critiche, la capacità di pensare sul lungo periodo, di avere autonomi punti di vista nell’ambito dello spazio pubblico. E di offrire ragioni e motivazioni per imparare, per fare, per partecipare, non solo attraverso il consumo ma anche attraverso la produzione e lo scambio di contenuti e informazioni reso possibile dallo sviluppo delle nuove tecnologie della comunicazione. Sapere, dunque, per essere più consapevoli, più partecipativi, più liberi. Sapere per vivere vite più degne di essere vissute.
  • Il volume "Assenze dal lavoro per motivi di salute - Guida ai diritti dei lavoratori" illustra in modo semplice e di facile consultazione i diritti spettanti ai lavoratori nel nostro paese in caso di assenza dal lavoro per motivi di salute, approfondendo le diverse tipologie, i singoli aspetti e le situazioni specifiche, e offrendo ai lavoratori stessi, nonché a tutti gli operatori del Patronato, uno strumento importante per muoversi nella complessità di norme spesso di non agevole comprensione. Allegato al volume, un CD-ROM che contiene il testo della Guida con i riferimenti legislativi e normativi relativi all’argomento trattato.
  • Spine rosse

    16.00 
    Il primo congresso nazionale della Cgil con due documenti contrapposti - uno della maggioranza e uno di minoranza - è stato quello del 1991. Nel corso degli anni novanta la scena si è ripetuta più volte, fino al congresso del 2002 partito con due documenti e chiuso con documento unitario. Con il XV Congresso del 2006 maggioranza e minoranza hanno stabilito un nuovo patto, ma nella Cgil le tensioni politiche tra l’area maggioritaria e le aree di minoranza sono ancora forti. Come si può definire oggi una minoranza di sinistra in un sindacato come la Cgil? Quali sono state le battaglie di opposizione nel più grande sindacato confederale italiano da parte della minoranza «programmatica» che ha preso il posto della Terza componente? E quali sono le regole valide (e praticate) della democrazia interna? Questo libro vuole essere un tentativo di fornire alcune risposte a questi interrogativi, attraverso la ricostruzione dell’esperienza della minoranza di «Democrazia consiliare» (oggi «Lavoro società - Cambiare rotta») e delle sue alleanze tattiche con altre sinistre interne, come quella che fu guidata da Fausto Bertinotti. Il racconto di quasi trent’anni di storia della minoranza della Cgil attraverso le testimonianze dei protagonisti, i documenti e le ricostruzioni giornalistiche: dalla «svolta» dell’Eur del 1978, passando per la crisi dei partiti storici della sinistra, la sconfitta alla Fiat, la fine delle componenti, il crollo del Muro di Berlino, la morte di Berlinguer, la «scesa in campo» di Berlusconi, la scomposizione del mondo del lavoro e infine i governi del centrosinistra.
  • L’imprenditoria degli immigrati costituisce un percorso particolare di inserimento sociale ed economico che sta assumendo progressivo rilievo anche in Italia. Troppo spesso, però, la letteratura scientifica e il senso comune identificano nelle specificità culturali, «etniche», degli immigrati stessi l’unica origine di questo fenomeno. Lo studio presentato in questo volume parte invece dal presupposto che l’imprenditoria degli immigrati non possa essere disgiunta dalle caratteristiche dell’economia che la ospita. A partire da una riflessione teorica sul rapporto fra economia, società e diversità, il volume si occupa del ruolo dell’imprenditoria degli immigrati nei sistemi produttivi locali, con l’analisi dei dati camerali e interviste a testimoni privilegiati. La ricerca su alcuni distretti industriali evidenzia proprio la significatività del rapporto fra economie locali e scelte imprenditoriali degli immigrati: dunque, la collocazione di questi «nuovi imprenditori» costituisce anche la base per interrogativi e spunti di riflessione sugli assunti, le caratteristiche e gli sviluppi possibili dell’economia italiana di piccola impresa.
  • Nato originariamente come relazione morale e finanziaria per il III Congresso nazionale della FIOM (Bologna, 1907), I metallurgici d’Italia nel loro sindacato costituisce - come afferma nell’ampio saggio introduttivo Maurizio Antonioli, tra i massimi esperti della storia del movimento sindacale italiano - una fonte essenziale per la conoscenza dei primi anni di vita della FIOM, nonché una efficace sintesi del pensiero del sindacalismo di matrice riformista, i cui principali esponenti, da Rinaldo Rigola ad Angiolo Cabrini, da Felice Quaglino a Fausto Pagliari, furono protagonisti della fondazione della CGdL nell’ottobre 1906. Tra questi nomi si deve annoverare, in una posizione di primo piano, anche quello di Ernesto Verzi, primo segretario della FIOM, fondata a Livorno nel 1901. I metallurgici d’Italia nel loro sindacato offre quindi una testimonianza diretta sulle origini dell’organizzazione dei lavoratori metalmeccanici, ricostruendo inoltre la vicenda sindacale in stretto rapporto con lo sviluppo dell’industria meccanica e siderurgica nei primi anni del XX secolo e ripercorrendo le vicende organizzative e contrattuali (il primo contratto collettivo nell’industria italiana fu siglato dalla FIOM con l’azienda automobilistica torinese Itala, nel 1906) di quella che è stata, fin dai suoi primi passi, una delle più importanti realtà nella storia del movimento operaio italiano. Il volume è a cura di Maurizio Antonioli.
  • L’incontro che ha dato vita ai contributi raccolti in questo volume è nato dalla constatazione che il fenomeno delle malattie da lavoro (intendendo per tali sia quelle «tabellate» che quelle correlate al lavoro, ma per le quali è necessaria la prova del nesso di causalità) è certamente sottovalutato e sottostimato. Si parla molto (finalmente!) degli infortuni sul lavoro, ma assai meno delle malattie da lavoro, che pure costituiscono un problema non meno grave ed allarmante sia qualitativamente che quantitativamente. Problematica, peraltro, destinata ad aggravarsi, sia perché per alcune malattie di lunga latenza il picco più consistente pare destinato a realizzarsi solo tra il 2015 e il 2020, sia perché le più recenti acquisizioni dimostrano che le cosiddette «costrittività» nei luoghi di lavoro (persecuzioni, violenze morali, mobbing, molestie sessuali, ecc.) sono suscettibili di determinare non solo disturbi psicologici ma anche vere e proprie patologie, sia, infine, perché l’esposizione alle nanoparticelle ed alle particelle ultrafini determinata dalla crescita delle nanotecnologie è, con ogni probabilità, fattore di rischio anche di grave entità. Da qui nasce la necessità di approfondire il tema, sotto il profilo della tutela e della prevenzione, sul piano civilistico e su quello penalistico, oltre che su quello della medicina del lavoro. La raccolta di saggi è completata da un’ampia ricerca sull’intera materia nonché dalla pubblicazione della parte generale del recentissimo Testo Unico della sicurezza sul lavoro (d.lgs. 9 aprile 2008 n. 81).
  • Nel Novecento italiano le classi lavoratici hanno espresso - a partire da concrete condizioni di vita e di lavoro - specifici patrimoni culturali, e cioè insiemi di idee, di valori e di giudizi sugli uomini e sulle cose. In particolare, hanno dato vita a culture del lavoro e a culture sindacali e politiche che sono diventate parte costitutiva del bagaglio ideologico del movimento dei lavoratori e dei partiti della sinistra, influenzandone fortemente scelte e strategie. Questo gioco di influenze non è naturalmente stato a senso unico, perché a loro volta i quadri e i dirigenti sindacali hanno consapevolmente o meno legittimato alcuni tratti (e non altri) del profilo sociale e culturale delle classi lavoratrici di riferimento. Ciò spiega, ad esempio, la relativa variabilità interna e persino i profili contraddittori della cultura politica dei sindacati e del movimento operaio, che fanno riferimento ora all’una ora all’altra delle anime costitutive della loro tradizione. Il volume offre una serie importante di contributi su questo versante poco esplorato, mettendo in campo studi, ricerche e interpretazioni di diversa provenienza disciplinare, dalla storia sociale all’antropologia culturale, dalla sociologia alla medicina del lavoro, e facendo riferimento a differenti metodologie di ricerca, dalla storia orale alle autobiografie, dalla documentazione grigia ai materiali audiovisivi. Le analisi sui tre fronti che stanno al centro di questo libro (culture operaie e del lavoro, identità sindacali, culture territoriali e politiche) alimentano poi un ricco e serrato confronto finale sulla modernità, guardando alle esperienze di questo viaggio mirato nell’Italia del Novecento per valutare il presente e il futuro del lavoro e il suo complesso e mutante significato sociale.
  • Tempi duri per l’urbanistica. Quelli più recenti sono stati anni di disinteresse e, peggio, di diffidenza per la disciplina che dovrebbe disegnare e governare correttamente la città e il territorio abitato. E non a caso, negli stessi anni, si osserva una crescente inesorabile squalificazione del paesaggio e una sempre maggiore difficoltà a garantire la necessaria efficienza delle strutture insediative. Per tentare di superare questa gravissima situazione non c’è che sostenere le ragioni dell’urbanistica, tanto più in quelle sedi (in special modo quelle politiche) dove meno se ne parla. Questo è il proposito (forse non poco ambizioso) di questo libro, nel quale sono delineate le vicende dell’Istituto nazionale di urbanistica (INU), dalla nascita alla fine del secolo da poco terminato. Su di esse, proprio oggi, sembra necessario tornare per comprendere a fondo la «crisi» della disciplina e per confermarne le ragioni. Alle quali, a giudizio dell’autore, sarà anche opportuno (e forse necessario) riconoscere una fondamentale dimensione estetica, non revocabile in dubbio se si vuole avere un ambiente insediativo fatto ad arte, ben ordinato, funzionale e quindi, in definitiva, vivibile e bello.