• Eternità

    10.00 
    Siamo in Sardegna, a Oristano. Qui, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, nasce un nuovo impianto industriale, la Sardit, che tratta l’amianto, proprio mentre a Casale Monferrato e in altri stabilimenti della penisola si moltiplicano i casi di asbestosi tra i lavoratori e si verificano le prime morti sospette o direttamente correlate all’esposizione alla pericolosa fibra. Giampaolo Lilliu, il giovane protagonista di questa vicenda, dopo avere a lungo sognato il lavoro in fabbrica, viene a conoscenza della conclamata nocività dei materiali prodotti alla Sardit e ne diviene l’anima critica. Sposa la causa sindacale e diventa il punto di riferimento di una lunga e difficile battaglia condotta all’interno della sua fabbrica, combattendo contro l’iniziale diffidenza degli stessi colleghi di lavoro e superando complesse difficoltà. Dopo la chiusura dello stabilimento, Lilliu, attuale segretario generale della Camera del lavoro di Oristano, costituisce il Coordinamento amianto della Cgil, impegnandosi con passione nella nuova battaglia per ottenere maggiori tutele sanitarie per gli ex esposti, denunciando la presenza dell’amianto in numerose discariche abusive, sollecitandone la bonifica e chiedendo interventi per la riconversione di edifici pubblici costruiti con il pericoloso materiale.
  • Per chi li indossa sono segno di giovinezza. Se sono scoloriti e dall’aspetto consunto hanno un fascino in più. Per chi li produce sono diventati causa di malattia e di morte. Dal 2005 quarantasei operai turchi che lavoravano nelle fabbriche di jeans hanno perso la vita uccisi dalla silicosi. L’ennesima strage del lavoro ignorata dai media. Jeans da morire la racconta con una appassionante ma rigorosa ricostruzione di dati, fatti e responsabilità, rompendo il silenzio che avvolge questa vicenda. Il volume propone anche la traduzione in lingua inglese dell’intero testo.
  • Oratorio bizantino

    2.99 10.00 
    In questo nuovo libro, Arminio raccoglie i suoi scritti più liricamente civili, e con il suo stile surreale e comico ricorda per postura autoriale un po’ Emil Cioran e un po’ il narratore «in pubblico» Peter Bichsel, maestro conclamato della prosa breve. Diviso in gruppi tematici (comizi morali, l’esperienza politica, il paesologo in campagna elettorale, le battaglie civili per l’ospedale di Bisaccia e contro la discarica del Formicoso) ilvolume censisce l’impegno di anni dell’ultimo autore comunitario del nostro paese, che usa ancora la parola nel tentativo di salvare un pezzo di mondo. Quelfare letteratura per la quale – come ha scritto di lui il mentore Gianni Celati, una sorta di maestro volontario per l’autore irpino– «occorre privilegiare al massimo le cose singole, contro le astrazioni degli esperti e le frasi fatte dell’attualità». Arminio è sempre a caccia di paesaggi, umani o naturali. Li setaccia rabdomanticamente, implacabilmente, senza paura. Nomina, ammonisce, s’indigna. Fa una battaglia contro il cinismo fin nelle interiora: «C’è sempre altro da fare quando dobbiamo fare qualcosa per gli altri»,dice in un passo emblematico.E anche se il suo baricentro antropologico è quello di Bisaccia, non parla solo di Irpinia, di Sud o dell’Italia intera:la visione è globale, occidentale, nell’intreccio tra cultura contadina, modernità e villaggio tecnologico, la visione di un capitalismo che «a furia di espandersi è diventato piccolissimo». Sovversivo mite della parola e del pensiero, lancia un j’accuse virulento contro i politici narcisi e ciechi, specchio sensibile di un declino sociale e morale, ma con la speranzae il sogno di un nuovo umanesimo, fatto di comunità «che vadano oltre il profilo dei singoli campanili e dei singoli comuni», e di nuove agorà.
  • Il pensiero di Bruno Trentin viene oggi riscoperto, da più parti, come un’importante guida per il nostro agire politico e sindacale. Esso ha infatti rappresentato l’ultimo grande tentativo di sistemazione teorica e di innovazione dell’analisi sociale, e costituisce quindi un punto di riferimento obbligato per chiunque si impegni in un lavoro di progettazione del nostro futuro. Il presente volume parte da Trentin, dalle sue idee-forza, e cerca di confrontarsi con le nuove sfide del mondo globalizzato, con una pluralità di approcci, che sono uniti da una comune ispirazione di fondo. Il fondamento unitario di tutti i diversi contributi sta nell’idea che il nostro compito attuale sia quello di portare a compimento il progetto politico della modernità, che ha il suo asse nel principio di eguaglianza e nell’universalità dei diritti. Sta proprio qui il nodo dei conflitti politici in atto, nell’opposizione tra universalismo e corporativizzazione, tra sviluppo delle politiche pubbliche e privatizzazione dello spazio sociale. Il volume ospita scritti di: Ugo Ascoli, Mario Dogliani, Stefano Fassina, Cesare Melloni, Paolo Onofri, Umberto Romagnoli, Riccardo Terzi. Viene inoltre riprodotta la relazione di Bruno Trentin alla Conferenza nazionale «Welfare: dal risarcimento alla promozione», tenuta dalla Cgil a Roma dal 15 al 17 giugno 1995.
  • Il Piano del lavoro fu la risposta della CGIL all’isolamento imposto alla maggiore organizzazione dei lavoratori dal contesto politico italiano e internazionale nei primi durissimi anni della guerra fredda. Con questa proposta il sindacato seppe coniugare l’aspirazione al miglioramento delle condizioni di vita di milioni di disoccupati con una visione innovativa dell’economia grazie alla collaborazione tra i suoi dirigenti, primi fra tutti Giuseppe Di Vittorio e Vittorio Foa, e alcuni tra i più brillanti economisti eterodossi che nei dieci anni successivi alla Liberazione rinnovarono profondamente il profilo degli studi italiani, soprattutto alla luce delle nuove teorie keynesiane. Il Piano fu accolto con ostilità sia dall’ambiente accademico, fortemente ancorato all’insegnamento liberista marginalista di Pareto, sia dalla maggioranza degasperiana, che nell’espansione del settore pubblico vedeva una minaccia alla stabilizzazione economica messa in atto negli anni precedenti con misure draconiane. Rigettato come impossibile da realizzare, il Piano ebbe comunque il merito di imporre nel dibattito pubblico nuovi temi di politica economica, sostenendo la necessità di un intervento dello Stato attraverso la creazione delle infrastrutture, sociali e materiali, indispensabili per sviluppare un’economia moderna e per superare i terribili squilibri che laceravano la giovane Repubblica italiana.
  • Dieci anni di impegno, riflessione e pratica sindacale alla guida della Filtea, il sindacato tessile della Cgil, e del sindacato tessile europeo sono stati per Valeria Fedeli un punto di osservazione privilegiato sui cambiamenti in atto nel mondo. Dall’apertura dei mercati ai nuovi equilibri geopolitici, dalle fonti energetiche al valore del lavoro, dai processi di governo alla vita delle persone lo scenario sociale ed economico globale si presenta oggi complesso e inedito. Globalizzazione, etica, Europa, made in Italy, welfare, donne, giovani, sindacato, innovazione, futuro: intorno a queste parole, e nei dieci capitoli che ad esse si richiamano, si intrecciano pensieri, analisi, racconti, idee, sguardi in avanti di questi dieci anni che legano la lunga storia del sindacato tessile con la Filctem, la nuova categoria che unisce tessili, chimici, lavoratori dell’energia e manifatture. Le sfide della nostra epoca si declinano così in una visione di prospettiva in cui pragmatismo quotidiano e futuro da condividere si fondono per delineare percorsi di governo efficace e positivo dei cambiamenti. Con la collaborazione di Paolo Guarino.
  • Out of stock
    La storia delle lotte sociali e sindacali in Eitrea, dal periodo dell'occupazione coloniale italiana di Massawa alla costituzione della National Confederation of Eritrean Workers. Un interessante spaccato di storia sindacale nel contresto della lotta di emancipazione nazionale di un paese lungamente colonizzato e oggi alle prese con la dura realtà - economica e politica - del Corno d'Africa.
  • È stato detto che l’identità ha assunto nelle nostre società la stessa importanza che la scoperta della sessualità ebbe ai tempi di Sigmund Freud. Il volume intende chiarire quando e perché l’identità è diventata tanto rilevante. Intende inoltre metterne in luce il carattere eminentemente sociale e processuale, sviluppando una critica a due prospettive riduzioniste, anche se da punti di vista antitetici. Esse, infatti, tendono ad enfatizzare un solo aspetto della nozione di identità, riducendola l’una a un «noi» omogeneo e statico, l’altra a un «io» fluttuante e frammentario. In alternativa a queste due concezioni che postulano una «identità a una dimensione» viene sviluppata, nel corso del volume, una concezione multidimensionale dell’identità. Quante «facce» ha l’identità e come si connettono tra di loro? Che ruolo svolge il riconoscimento dell’altro? Quali sono le strategie che l’individuo mette in atto per far fronte a dissonanze, eventi traumatici, affiliazioni multiple? In che senso si può dire che l’identità è un problema moderno? E infine, come si formano e perché sono ritornate alla ribalta, nel cuore del mondo sviluppato, le identità di soggetti collettivi, dalle identità nazionali a quelle etniche e culturali?
  • Si avverte a sinistra un bisogno di ricostruzione. Per questo occorre innanzitutto riavvicinarsi a Marx e cogliere il contributo del suo pensiero ai movimenti di trasformazione sociale. Nella prima parte del volume, di carattere propriamente divulgativo, Mario Boyer espone i principi fondamentali del pensiero marxiano ed evidenzia le radicali differenze tra questo e le tesi dei neoclassici, che costituiscono ancora oggi il quadro concettuale di riferimento del pensiero economico dominante. Gianni Di Cesare approfondisce il concetto di «accumulazione primitiva», mediante il quale il pensatore tedesco decostruiva i miti fondativi della classe borghese capitalista e la sua immagine progressista. Nella seconda parte il saggio di Michele Citoni e Catia Papa offre uno spunto di carattere storiografico per valutare la fecondità della tradizione politica marxista italiana: il tema del rapporto tra marxismo ed ecologia è affrontato attraverso la ricostruzione delle relazioni, conflittuali ma ricche, tra la crescente sensibilità ambientale e i diversi soggetti della sinistra marxista nell’Italia degli anni Sessanta-Settanta. Se pure in Italia il pensiero marxiano è stato accantonato frettolosamente in favore dell’ideologia mercatista, le sfide innescate dalle crisi contemporanee, evocate nell’Appendice, mostrano la necessità di sperimentare nuove strade senza smarrire le fonti. Con un saggio di Michele Citoni e Catia Papa.
  • Il PIL, che per ottant’anni ha influenzato le scelte di organi e governi mondiali, e quindi la vita quotidiana di ogni singolo cittadino, è sempre più lontano dal costituire un buon misuratore del benessere. Ma come sostituirlo? Con un altro indicatore tuttofare? Con una batteria di indicatori? E come si può fare questa scelta se non si definisce cos’è il benessere nella società di oggi? E ancora, si può far uscire il dibattito dalla cerchia degli addetti ai lavori facendovi partecipare anche i comuni cittadini? Non si tratta soltanto di scegliere nuovi indicatori, ma di decidere quale modello di sviluppo si vuole per il futuro e, di conseguenza, come orientare e misurare tale mutazione. Il libro si cimenta con questo problema, anche esaminando le diverse sperimentazioni in corso nel mondo, e conclude con la necessità di migliorare il calcolo del PIL come «indicatore della quantità e della qualità della produzione», affiancando ad esso altri due macroindicatori, uno della «qualità ambientale» e uno della «qualità sociale». Tutto viene esposto in un linguaggio semplice e scorrevole, con testi accessibili e snelli, con illustrazioni che rendono la lettura piacevole e divertente senza nulla togliere al rigore dell’analisi e delle proposte.
  • Un ragazzo di Hong Kong che studia belle arti a Milano, una giovane ciclista lituana alle prese con l’umorismo toscano, una bambina cilena sbarcata nella Roma degli anni ottanta, un uomo camerunense che realizza il sogno di costruirsi una casa in patria: sono alcune delle storie riunite in questa breve raccolta, raccontate con stili diversi e unite dal filo rosso dell’ironia. Quattordici giornalisti di origine straniera firmano questo omaggio collettivo all’autore delle Lettere persiane. Alcuni, i più giovani, sono nati o cresciuti qui, altri sono arrivati già adulti. Come Montesquieu, hanno immaginato dei personaggi, più o meno autobiografici, che raccontano le loro impressioni sull’Italia ad amici o parenti. E ci ricordano l’importanza di aprirsi a nuovi sguardi sul mondo in cui viviamo. Gli autori: Farid Adly, Ejaz Ahmad, Ismail Ali Farah, Lubna Ammoune, Mayela Barragan, Paula Baudet Vivanco, Domenica Canchano, Alen Custovic, Raymon Dassi, Darien Levani, Gabriela Pentelescu, Edita Pucinskaite, Sun Wen-Long, Akio Takemoto. Illustrazioni di Zerocalcare.
  • Fin dall’antichità, l’amianto è stato usato per scopi «magici» e «rituali». Una credenza popolare diceva che l’amianto fosse la «lana della salamandra», l’animale che per questo poteva sfidare il fuoco senza danno. Dalla leggenda alla tragedia di Casale Monferrato passano le migliaia di morti per amianto e la lunga battaglia per la giustizia condotta da lavoratori e cittadini di questa piccola comunità e frutto di un lavoro minuzioso di raccolta dati svolto dall’Inca Cgil per il riconoscimento delle malattie professionali.