• Il contributo affronta il problema della vulnerabilità dell’Europa alla luce delle due sfide della transizione verde e digitale da un lato e del cambiamento del contesto economico e politico internazionale dall’altro e analizza brevemente la risposta dell’Ue e i potenziali problemi per l’Italia. Sulla base di questa analisi si conclude che, sebbene sia chiara la necessità di una governance a livello europeo, questa dovrà gestire forti conflitti di interesse sociali ed economici tra paesi e all’interno dei paesi. La nuova politica industriale deve dunque porsi l’obiettivo prioritario di non lasciare indietro nessuno, di ridurre gli squilibri fra le regioni, i paesi e i cittadini europei per non rischiare di minare irrimediabilmente la coesione interna
  • Il libro affronta il tema complesso ma avvincente che riguarda la sa lute delle persone e il loro benessere, e come la programmazione pubblica possa concorrere a determinare questa condizione. A questo riguardo non vi è dubbio che l’Italia si collochi tra i Paesi più avanzati del globo per quanto concerne lo stato di salute e la durata della vita ma og gi, dopo 40 anni dall’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale, cosa sta realmente avvenendo all’interno delle regioni? Gli stessi principi costitu zionali della promozione della salute con quelli della salvaguardia dell’ambiente richiedono il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile del l’Agenda 2030 dell’ONU. Ma, co me sostiene anche l’ASviS, aumentano le difficoltà e le disuguaglianze negli accessi ai servizi sanitari, si assiste al drastico ridimensionamento degli operatori e alla crescita della spesa sostenuta direttamente dalle famiglie e dai cittadini. Nerina Dirindin, di fronte a questo scenario, ci invita a considerare come la programmazione degli interventi in sanità debba partire necessariamente dai bisogni dei cittadini e non dal desiderio di avviare l’ennesima «riforma organizzativa» di aziende sanitarie e ospedali, o il rilancio – molto di moda in questo periodo – di preoccupanti forme di autonomia regionale che mettono a rischio l’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza in tutto il Paese.
  • Il presidente di Confindustria racconta la sua storia, le sue convinzioni, i principi che guidano l’attività dell’imprenditore. E l’esperienza in Confindustria, fino al suo incarico di presidente. Vincenzo Boccia riper corre i rapporti con i governi, da Berlusconi a Conte passando per Renzi. E quelli con i sindacati, dallo scontro sull’articolo 18 al Patto per la fabbrica. Ma affronta anche i problemi e le sfide che riguardano le imprese italiane, dal superamento del «piccolo è bello» all’innovazione dei processi produttivi e della governance aziendale. Sfide che mettono a dura prova le stesse associazioni di rappresentanza: l’uscita della Fiat da Confindustria, il ruolo delle aziende pubbli che, l’economia digitale sono al cuni dei delicati passaggi che l’orga nizza zione ha dovuto, deve e dovrà gestire. Reddito «di cittadinanza», «quota 100», il salario minimo orario per legge, la manovra di bilancio 2020 già ipotecata per 23 miliardi con le «clausole di salvaguardia» sull’IVA. Su tutti questi temi Confindustria dice la sua nella difficile interlocuzione col governo dopo gli anni della «disintermediazione ». Boccia lancia la sfida del taglio del cuneo fiscale «tutto a fa vore dei lavoratori». La questione salariale comincia a diventare importante anche per gli imprenditori, ma non può essere disgiunta dalla produttività. Di qui la funzione della contrattazione, che, di nuovo, rimanda alle questioni della rappresentanza e del dumping salariale. Tutti temi che, secondo il presidente della Confindustria, vanno affrontati col metodo del confronto: col governo e con i sindacati.
  • Sono passati trent’anni dall’approvazione della legge sulla cooperazione sociale. Se si considerano le prime esperienze degli anni ’70, ben più lungo è il cammino di questo poliedrico attore sociale. E molteplici sono i tratti caratterizzanti che via via si sono aggiunti: aziendalizzazione, ibridazione profit e finanza di investimento, riconfigurazione dei rapporti con la pubblica amministrazione ecc. Attore multiforme anche per la variabilità di dimensioni, culture organizzative, vision e mission ecc. che lo caratterizzano. Tutto ciò ha legami e impatta sul radicamento territoriale, suo elemento distintivo. Fondamentale, quindi, risulta essere la questione del se e come la cooperazione sociale possa continuare ad abitare e appartenere a un territorio. A partire dai dati disponibili, il contributo offre: una profilatura del mondo della cooperazione sociale sia di inserimento lavorativo che di erogazione di prestazioni sociali, sanitarie e educative; un approfondimento dei processi trasformativi endogeni, e di contesto, di maggiore rilevanza per le seconde; la focalizzazione su alcuni interrogativi e sfide nella relazione con i sistemi di welfare locale, particolarmente stressati dalla pandemia da Covid-19.
  • L’articolo si propone di entrare nel merito del dibattito sociologico ed economico sulle pro-spettive di sviluppo o declino delle aree interne, guardando alla realtà calabrese quale una delle aree più fragili del Mezzogiorno italiano. La riflessione si concentra sull’analisi delle variabili che incentivano una performance proattiva dei territori periferici rispetto all’in-tercettazione di opportunità di finanziamento e di crescita. In particolare, si analizza la propensione delle élite economico-istituzionali a fare rete e promuovere i territori. Il metodo utilizzato è di tipo quali-quantitativo. In un primo momento si è costruito un data base su dati di OpenPnrr sui comuni delle aree interne secondo la Snai 2014/2020. Successivamente, si è proceduto ad effettuare un’analisi di contenuto di 58 interviste dei sindaci dei comuni individuati. I risultati dimostrano che i territori con una presenza di società civile strutturata hanno maggiori opportunità di portare avanti progettazioni innovative e cooperative. Un tessuto civile vivo diventa un importante fattore nel disegno delle politiche locali, offrendo meccani-smi e incentivi positivi per costruire politiche innovative anche in luoghi remoti del paese.
  • Il lavoro è un’area di consenso e di relazioni culturalmente strutturate, frutto dell’impatto esercitato dalle rappresentazioni e dai significati del lavoro; quando questi mutano, portano con sé lo stravolgimento dell’identità di chi deve inevitabilmente rapportarsi a esso. I mutamenti in atto negli ultimi anni hanno riportato il tema del lavoro al centro del dibattito scientifico e politico che, pur cambiando forma, rimane un elemento primario nella definizione della struttura sociale (Dore, 2005). ...
  • Corciano

    12.00 
    Le domande che tempo fa poneva, da par suo, un grande scrittore come Italo Calvino sono una volta di più utili, oltre che intriganti, per la presentazione di un dibattito interdisciplinare, intenso e partecipato: «Cosa è, oggi, per noi la città? A chi serve? E qual è la sua funzione?». Gli interventi raccolti in questo volume costituiscono, per una parte, l’esito di un lavoro di selezione e rappresentazione di indizi sui caratteri di una trasformazione epocale che ha interessato un comune, piccolo ma strategicamente collocato nel territorio, e per la parte residua, ma non secondaria, il frutto di un dibattito spontaneo, vivace e appassionante. L’avere promosso un primo momento di riflessione sull’identità, il ruolo e le prospettive di Corciano, e l’aver poi deciso di serbarne la memoria con questa pubblicazione è da considerarsi auspicio per il lavoro di saggi e accorti amministratori, i quali, col dono di una visione strategica, sappiano promuovere un percorso di evoluzione della città e delle città che sia condiviso e realizzato dalla città e dalle città.
  • Nel saggio vengono prese in esame le attuali iniziative volte a rafforzare la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, allo scopo di valutare la conformità delle soluzioni proposte con l’attuale cornice normativa. L’Autore esamina innanzitutto la possibile intro- duzione di forme di partecipazione cd. «strategica» che prevedano la nomina da parte dei lavoratori di uno o più membri degli organi di controllo o di gestione delle società di capitali di maggiori dimensioni, sulla scia del modello tedesco. In secondo luogo, vengono esplorate le potenzialità di un collegamento tra decentramento contrattuale, produttività e partecipazione cd. «organizzativa» in grado di costituire il prologo per lo sviluppo in futuro di forme partecipative anche in ambito gestionale. In seguito, l’Autore si interroga sul tipo di intervento maggiormente in linea con il quadro normativo, come pure sulle sue eventuali ricadute sistemiche, dedicando le riflessioni conclusive alle caratteristiche e alla posizione della forza lavoro che da più parti si vorrebbe vedere maggiormente coinvolta nelle scelte azien- dali all’interno dell’attuale mercato del lavoro.
  • Coronadelirius

    13.00 
    La pandemia raccontata dalla matita di Vauro. I lunghi mesi vissuti sotto l’incubo del virus ripercorsi in una serie di vignette che ricostruiscono l’impatto del Covid-19 in Italia: dai lockdown ai vaccini, dalla zona rossa a quella bianca, dalla vita quotidiana alla politica. Le paure, i dubbi, le speranze di un Paese narrato con lo strumento della satira, con il sorriso – a volte amaro – che aiuta a difenderci dalle nostre angosce. I protagonisti e le loro scelte: dal governo alla società
  • Dopo STORIA D'ITALIA Cortissima. 1860-2010: 150 anni, realizzato in occasione dei 150 anni del l’Unità d’Italia, lo stesso autore presenta una nuova proposta comunicativa-in formativa-didattica dedicata questa volta alla storia del popolo italiano. Una nuova pubblicazione simile alla precedente per le sue caratteristiche (una breve sintesi storica con decine di piccole illustrazioni in ogni capitolo, un linguaggio non specialistico semplice e chiaro), rivolta nuovamente ad un pubblico misto e vario per età e formazione, cittadini italiani e stranieri. Un libro pensato per condividere una memoria specifica relativa alle origini preistoriche e storiche del «popolo italiano», per vivere e affrontare la realtà delle nuove immigrazioni con una conoscenza-coscienza alternativa al rifiuto, al razzismo, alla xenofobia, che vada anche oltre la tolleranza, l’accoglienza, l’integrazione per una convivenza civile più matura. Un libro semplice e piacevole per ricordare e forse riscoprire che noi, italiane e italiani di oggi, siamo il risultato genetico e storico di iniziali e continue mescolanze fra decine di popolazioni con culture diverse, grazie alle progressive immigrazioni da quasi tutto il mondo verso la nostra penisola. Dieci capitoli di storia sintetica illustrata e un’Appendice con altri quattro capitoli brevi: uno sull’origine del nome Italia, uno sulle origini miste di alcune personalità della storia e del presente d’Italia, una scheda sulla popolazione italiana di oggi e infine una piccola biblio-sitografia.