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Dopo STORIA D'ITALIA Cortissima. 1860-2010: 150 anni, realizzato in occasione dei 150 anni del l’Unità d’Italia, lo stesso autore presenta una nuova proposta comunicativa-in formativa-didattica dedicata questa volta alla storia del popolo italiano. Una nuova pubblicazione simile alla precedente per le sue caratteristiche (una breve sintesi storica con decine di piccole illustrazioni in ogni capitolo, un linguaggio non specialistico semplice e chiaro), rivolta nuovamente ad un pubblico misto e vario per età e formazione, cittadini italiani e stranieri. Un libro pensato per condividere una memoria specifica relativa alle origini preistoriche e storiche del «popolo italiano», per vivere e affrontare la realtà delle nuove immigrazioni con una conoscenza-coscienza alternativa al rifiuto, al razzismo, alla xenofobia, che vada anche oltre la tolleranza, l’accoglienza, l’integrazione per una convivenza civile più matura. Un libro semplice e piacevole per ricordare e forse riscoprire che noi, italiane e italiani di oggi, siamo il risultato genetico e storico di iniziali e continue mescolanze fra decine di popolazioni con culture diverse, grazie alle progressive immigrazioni da quasi tutto il mondo verso la nostra penisola. Dieci capitoli di storia sintetica illustrata e un’Appendice con altri quattro capitoli brevi: uno sull’origine del nome Italia, uno sulle origini miste di alcune personalità della storia e del presente d’Italia, una scheda sulla popolazione italiana di oggi e infine una piccola biblio-sitografia.
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Un piccolo libro e uno stimolante Dvd per i nuovi italiani, gli stranieri-immigrati, ed anche per tutti i cittadini (adulti, giovani, adolescenti, anziani) che vogliono imparare o ricordare i passaggi principali della nostra storia unitaria: da soli, nelle scuole, nel sindacato, nelle associazioni, nei partiti, nelle università della terza età, nelle aziende. In particolare libro e Dvd si propongono come piacevole strumento di formazione e informazione di base per i milioni di uomini e donne provenienti da altri paesi che vivono e lavorano e studiano in Italia, che hanno bisogno e piacere di conoscere meglio sia la lingua italiana sia la storia dell’Italia unita. Nei prossimi mesi ed anni in tutta Italia aumenteranno per legge i corsi di italiano abbinati a momenti di informazione civica sulla storia e sulla Costituzione: Cortissima STORIADITALIA sarà un possibile supporto didattico a queste attività. I 10 capitoli illustrati nel libro e raccontati nel Dvd non riguardano solamente la «politica» ma i fatti più importanti e significativi di ordine sociale, culturale, economico, artistico, sportivo. Sono svolti inoltre con un linguaggio misto di parole, immagini, disegni, fotografie, legati da un testo base scritto in un italiano semplice, essenziale, comprensibile dal maggior numero di persone di ogni età e conoscenza minima della lingua. Ai 10 capitoli si aggiunge nel libro un’utile appendice con la riproduzione della Costituzione italiana.
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Nei primi quindici anni di vita l’Isee («Indicatore della situazione economica equivalente»), che misura con criteri oggettivi la ricchezza reddituale e patrimoniale delle famiglie (la prova dei mezzi), ha mostrato evidenti limiti applicativi dovuti a cause interne (le regole di calcolo dell’indicatore) ed esterne (elevata evasione dell’imposizione sui redditi, autodichiarazione dei dati che contribuiscono al calcolo ed assenza di controlli tempestivi e sistematici). Con il Regolamento (Dpcm n. 159 del 5 dicembre 2013) l’Isee è stato completamente revisionato sia nelle regole di calcolo che nelle modalità di esecuzione dei controlli. Il nuovo Regolamento contiene una definizione più equa degli elementi che contribuiscono a determinare reddito e patrimonio ed avvia interventi informatici per eliminare l’evasione, cosiddetta «involontaria», dovuta all’autodichiarazione e per ridurre quella «volontaria», relativa soprattutto alla componente patrimoniale. Il principale punto critico dell’Isee in futuro resterà l’evasione fiscale in quanto con poche migliaia di euro di reddito non dichiarato questo assume valori molto più bassi.
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Nelle politiche di welfare l’uso di dati, indicatori e in generale numeri è molto cresciuto negli ultimi anni. L’articolo esplora le implicazioni e gli effetti di questo fenomeno, mettendo sotto osservazione il caso del sistema di profilazione statistica usato per regolare l’accesso a Garanzia giovani. Attraverso l’analisi della sua definizione e implementazione si mette in luce come, a fronte di grandi promesse di chiarezza e personalizzazione, il sistema di profilazione sia nei fatti uno strumento ambiguo e opaco i cui effetti vanno nella direzione opposta a quanto enunciato: spinge verso la standardizzazione dei percorsi ma soprattutto trasforma decisioni politiche in questioni tecniche, col risultato di contribuire al processo di depoliticizzazione dell’azione pubblica, rendendo poco visibile il processo di scrematura dei Neet più svantaggiati e di riproduzione delle disuguaglianze esistenti.
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Il pubblico impiego rappresenta una caso di studio particolarmente interessante perché è uno dei pochi settori in cui i sindacati mantengono una forte membership e sono in grado di contrastare le politiche di riforma del settore. In questo lavoro, dopo un inquadramento teorico e qualche cenno ai tentativi di riforma del governo Renzi, si presentano una serie di evidenze empiriche sulle trasformazioni socio-demografiche del pubblico impiego negli anni duemila, sulla sindacalizzazione, sul consenso elettorale nelle elezioni dei delegati sindacali, nonostante l’adozione di strategie contrattuali di tipo moderato. Nella parte conclusiva si descrive lo specifico modello di offerta sindacale dell’Italia, osservando che l’assetto confederale, pluralistico e multitasking di Cgil, Cisl e Uil costituiscono i fattori principali che ne spiegano il (relativo) successo.
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Il saggio ricostruisce il processo storico nel quale si inserisce la recente riforma di una porzione significativa del sistema di welfare per le persone con disabilità, rintracciando le diverse logiche e forze sociali che si sono cristallizzate nella serie di provvedimenti normativi che la compongono. L’ipotesi è che, dietro divergenze all’apparenza minute, si celi un marcato disaccordo sullo statuto sociale delle soggettività disabili e sulle forme di convivenza.
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Il presente intervento si articola in tre parti. La prima discute il carattere elitista di molte critiche alla nozione di populismo, che spesso intendono legittimare il potere delle oligarchie che governano l’Europa, negando alle classi subalterne qualsiasi consapevolezza politica; la seconda, invece, sviluppa una critica della retorica populista, in particolare della definizione di popolo come entità incorrotta e indivisa, mostrandone la contiguità con l’idea di popolo che è alla base del dispositivo della rappresentanza democratica. Infine, le conclusioni cercano di individuare alcuni aspetti politicamente produttivi nella ripresa della discussione sul populismo, a partire dalla necessità di ripensare il concetto di popolo non come totalità, bensì come parzialità.
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Il volume focalizza l’attenzione sul rapporto intercorso tra la crisi pandemica Covid-19 – iniziata nel marzo 2020 e ancora sotto osservazione delle autorità sanitarie nazionali e mondiali, sebbene con caratteristiche molto differenti rispetto al biennio precedente – e l’impatto differenziato che essa ha determinato nelle comunità italiane all’estero. Tale correlazione è stata affrontata coinvolgendo studiosi, sindacalisti e operatori sociali di nazionalità italiana che vivono e lavorano in altri Paesi europei e nelle Americhe. Le loro argomentazioni offrono uno spaccato significativo che permette di comprendere quali sono stati i punti di forza e di debolezza degli interventi di ricovero socio-sanitario messi in campo dalle istituzioni dei Paesi esteri di residenza abituale, ed anche quelli delle istituzioni italiane. Queste ultime – come il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero impegnati, l’Unità di crisi della Farnesina, ai Com.It.Es., le Associazioni italiane e i Patronati – hanno instancabilmente, anche in regime di volontariato, operato per assicurare sostegni di diversa natura a centinaia di migliaia di cittadini italiani distribuiti nei cinque diversi continenti.
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Il volume focalizza l’attenzione sul rapporto intercorso tra la crisi pandemica Covid-19 – iniziata nel marzo 2020 e ancora sotto osservazione delle autorità sanitarie nazionali e mondiali, sebbene con caratteristiche molto differenti rispetto al biennio precedente – e l’impatto differenziato che essa ha determinato nelle comunità italiane all’estero. Tale correlazione è stata affrontata coinvolgendo studiosi, sindacalisti e operatori sociali di nazionalità italiana che vivono e lavorano in altri Paesi europei e nelle Americhe. Le loro argomentazioni offrono uno spaccato significativo che permette di comprendere quali sono stati i punti di forza e di debolezza degli interventi di ricovero socio-sanitario messi in campo dalle istituzioni dei Paesi esteri di residenza abituale, ed anche quelli delle istituzioni italiane. Queste ultime – come il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero impegnati, l’Unità di crisi della Farnesina, ai Com.It.Es., le Associazioni italiane e i Patronati – hanno instancabilmente, anche in regime di volontariato, operato per assicurare sostegni di diversa natura a centinaia di migliaia di cittadini italiani distribuiti nei cinque diversi continenti.
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La prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne si fonda sull’attività quotidiana di diversi attori che, pur accomunati da un obiettivo comune, impiegano approcci di intervento anche molto differenti. Da un lato i centri antiviolenza e le case rifugio supportano le donne nel percorso di fuoriuscita dalla violenza anche allontanandole, quando necessario, dalla casa condivisa con il partner violento; dall’altro i programmi di trattamento responsabilizzano i maltrattanti rispetto alla violenza agita, promuovendo un cambiamento nei loro comportamenti. Le mappature condotte da Istat e Cnr nel 2018 consentono di fotografare, per la prima volta in Italia, gli attori che popolano il campo dell’antiviolenza, indagandone modalità organizzative e pratiche di intervento. Dopo aver descritto le principali caratteristiche di questi soggetti, il contributo discute i dati preliminari dell’indagine «I centri antiviolenza ai tempi del coronavirus», realizzata dal Cnr nel mese di aprile, in cui si evidenziano gli effetti dell’emergenza sanitaria sull’attività di supporto alle donne vittime di violenza e si descrivono le principali richieste che le operatrici rivolgono ai decisori politici.