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Trasmissione delle disuguaglianze e persistenza nella condizione Neet
Nell’ultimo decennio la questione dei giovani Neet (giovani non occupati e non in istruzione e formazione) si è imposta all’attenzione pubblica italiana, vista la portata assunta dal fenomeno nel Paese. Nonostante la letteratura internazionale abbia sottolineato l’importanza dell’origine sociale sul problema, nel nostro Paese questo è stato sovente affrontato nei termini di una questione generazionale. Lo studio qui presentato analizza la relazione fra caratteristiche ascrittive dei ragazzi, durata della permanenza e pattern di entrata nella e uscita dalla condizione Neet, attraverso un approccio longitudinale e nell’ottica delle classi sociali familiari, sfruttando i dati trimestrali della Rilevazione continua sulle forze di lavoro. Attraverso l’esame delle sequenze degli eventi esperiti dai giovani e l’implementazione di modelli logit viene studiata la portata delle disuguaglianze imputabili alla classe di origine in relazione alla permanenza prolungata nella condizione Neet e alla probabilità di uscita. L’impressione che se ne ricava è di una forte stabilità temporale del fenomeno, con le disuguaglianze di classe che dispiegano i propri effetti soprattutto sul lato origine-istruzione del noto triangolo Origin-Education-Destination.
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Giovani italiani: autonomamente dipendenti e debolmente inclusi
L’articolo prende in esame le conseguenze della precarietà lavorativa sulle vite dei giovani in Italia, focalizzando l’attenzione sulle loro condizioni economiche e forme di inclusione sociale. In particolare, è la dimensione economica dell’autonomia a risultare rilevante e ad essere esplorata nei suoi risvolti soggettivi. Dalle interviste discorsive realizzate nelle città di Torino e Catania emergono profili differenti di giovani in relazione ai vissuti della precarietà del lavoro, rispetto ai quali giocano in modi diversi vincoli e risorse legati ai titoli di studio, ai contesti territoriali, soprattutto alle origini sociali. Tuttavia, è diffusa nel campione una concezione di autonomia economica «al ribasso», espressa come possibilità di copertura delle proprie spese quotidiane, in una prospettiva di breve periodo, spesso in assenza di autonomia abitativa e in un contesto di generalizzato ricorso al sostegno dei genitori. A tale concezione è riconducibile anche la percezione di sé da parte degli intervistati come individui inclusi socialmente, per quanto la loro inclusione si riveli piuttosto debole. Gli elementi emersi portano a riflettere sulla ridefinizione in corso del concetto stesso di cittadinanza.
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La solidarietà contro l’esclusione. Il caso del «Comitato di quartiere Quarticciolo» a Roma
L’azione pubblica mostra scarsa attenzione alla questione abitativa; nel nostro paese le politiche per la casa sono insufficienti e gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono pochi rispetto alla domanda. Non di rado le famiglie in condizione di sofferenza socio-economica mettono in atto strategie informali sostitutive. L’occupazione degli alloggi popolari è un esempio. Per comprendere più da vicino questo fenomeno è stato realizzato uno studio di caso all’interno di un quartiere di edilizia residenziale pubblica, collocato nella periferia est di Roma: il Quarticciolo. In questo contesto nasce il «Comitato di quartiere Quarticciolo», un’esperienza di organizzazione di base volte a ricostruire legami sociali e mettere in campo azioni di solidarietà e mutualismo. Lo studio analizza le caratteristiche peculiari del Comitato, il protagonismo del soggetto femminile e delle strutture di base come la Palestra popolare, il tipo di influenza che le spinte dal basso provano ad esercitare sui policy maker.
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Una lettura delle trasformazioni della solidarietà organizzata
Negli ultimi decenni, la solidarietà organizzata ha contribuito ad ampliare i confini dell’inclusione sociale e della personalizzazione delle azioni di sostegno. Ciò è avvenuto in dialettica con attori come lo Stato e il mercato. Il contributo offre un’analisi delle trasformazioni dell’agire solidale, utilizzando ricerche sul volontariato condotte negli ultimi anni, in alcuni contesti meridionali e in quello nazionale; evidenzia alcune criticità della solidarietà organizzata odierna; si interroga sui rapporti che le organizzazioni hanno tra loro e con gli attori pubblici.
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Movimenti di tutela ambientale dal basso: un focus sulla città di Roma
Negli ultimi anni il tema della tutela ambientale è stato al centro nel dibattito politico nazionale e internazionale. Vi sono oggi regolamentazioni precise per fronteggiare i cambiamenti climatici, in un’ottica di trasformazione dei sistemi di produzione dell’energia, di salvaguardia del territorio e di sensibilizzazione della popolazione. Ed è in questo contesto che si osserva lo sviluppo di movimenti impegnati nella cura e protezione dell’ambiente: a livello locale, si tratta di associazioni e di comitati di quartiere sempre più attivi e sensibili a questa tematica. Un fenomeno interessante, perché si inserisce in un clima sociale e politico del tutto particolare, tra una società sempre più «individualizzata» (Bauman, 2001) e un sistema politico incapace di ridurre la distanza tra cittadini e istituzioni. Di qui l’emergere di un rinnovato senso comunitario, che cerca di opporsi al logoramento dei legami sociali attraverso nuove forme di impegno dei cittadini. Questo articolo si propone descrivere queste nuove forme di partecipazione orientate alla cura e alla protezione dell’ambiente; lo scopo è quello di riflettere sul loro modus operandi, di far emergere la loro capacità di promuovere la coesione sociale, nonché di ridisegnare il rapporto tra istituzioni e cittadini, compensando le carenze dell’intervento pubblico con la creazione di nuovi legami e reti di cooperazione a livello locale.
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Costruire i legami sociali attraverso l’attivismo civico. Roma, la città che resiste
La crisi del dispositivo della cittadinanza, in corso da alcune decadi, è indiscutibilmente connessa all’indebolimento dei legami sociali che si registra da tempo con preoccupazione, e ne costituisce anzi un fattore rilevante. D’altro canto, proprio a seguito di questa crisi sono in corso profondi, per quanto incerti, processi di trasformazione della cittadinanza stessa che hanno luogo in diverse dimensioni e contesti. Una di queste dimensioni è quella urbana, dove è anzitutto la residenza a costituire una base della sua ridefinizione e dove emergono pratiche di cittadinanza non previste, ma che concorrono a costruire o ricostruire legami sociali. Per approfondire la osservazione di queste trasformazioni e la loro connessione con il tema dei legami sociali vengono utilizzati gli articoli che la rubrica del quotidiano «la Repubblica» intitolata «La città che resiste» ha dedicato nel 2019 alle iniziative di reazione all’abbandono della città. L’analisi riguarda sia le iniziative dei cittadini che la loro rappresentazione da parte del quotidiano.
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Logoramento dei legami sociali, sistemi di welfare e solidarietà di base
Per un complesso di motivi, le relazioni interpersonali possono logorarsi o collassare. Causa frequente è l’aumento delle diseguaglianze. Nelle società disuguali gli individui hanno condizioni di lavoro, redditi, stili di vita, alloggi, gusti e consumi diversi. Anche la mobilità geografica e sociale impoverisce i legami di altruismo e solidarietà non consentendo alle persone di vivere l’una accanto all’altra il tempo necessario perché quelle disposizioni maturino. Così anche le trasformazioni del mondo del lavoro e dell’economia, che agiscono sia sulla «distanza dalle necessità» sia differenziando luoghi, tempi di vita, occasioni d’incontro, pratiche di consumo, opinioni politiche, che contribuiscono ad accrescere le disomogeneità e le «smagliature» del tessuto sociale. Altri due motivi sono causa di rarefazione e logoramento dei legami sociali: il problema delle generazioni e la crisi del mondo giovanile (crescita delle povertà materiali, prolungamento dell’accesso all’indipendenza economica, alle scelte di vita, alla riproduzione) e la crescita delle forme di solitudine e isolamento.
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Penalizzazione delle giovani generazioni e difficile realizzazione dei diritti sociali di cittadinanza. Nota introduttiva
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RPS N. 2/2020
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Nuove contraddizioni e nuove alleanze
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