• In questo libro vengono raccolti alcuni scritti di Mario Tronti, che hanno come tema centrale il rapporto tra le nuove inquietudini giovanili (e, ancora una volta, operaie) e la politica. Muovendo dalla attuale congiuntura, dove la situazione giovanile e intellettuale è tornata ad essere esplosiva, questi scritti ripropongono il tema della politica come orizzonte necessario e ineludibile, per far durare questa irrequietezza e per non essere ancora una volta risucchiati dall’antipolitica, da quella personalizzazione della politica che rappresenta il cancro delle nostre società democratiche. Il volume si apre con una Conversazione con Pasquale Serra, e si chiude con una Autobiografia filosofica di Tronti, che fa il punto sul suo complesso percorso intellettuale e politico. «Il nuovo è da assumere solo quando, innestato sul vecchio, ti permette di avanzare con la tua parte e di imporre e conquistare un terreno più favorevole alla lotta per la realizzazione. Ecco i comunisti: né nichilisti né attivisti, per dirla con Musil, ma realisti. Nichilisti, o attivisti, sono gli anticomunisti, quelli di destra e quelli di sinistra, accomunati dalla grande paura novecentesca che, da qualche parte, in qualche momento, quel maledetto rapporto di forza possa essere rovesciato, che i privilegiati possano perdere posizioni di comando e i subordinati possano conquistare posizioni di potere» (M. Tronti)
  • Livorno continua a essere una città decisiva per la storia d’Italia: la nascita del Partito comunista, l’imponente passato industriale, la mobilitazione operaia e adesso la ristrutturazione industriale e la rielaborazione identitaria. Tra cambiamento e persistenza, Livorno si pone come laboratorio per tutte le ex città industriali italiane, almeno su due piani: a livello strutturale, la città «esplode» la transizione dall’industria portuale e cantieristica alla rendita finanziaria e alla rigenerazione urbana, mentre – sul piano della governance – le rappresentanze della classe operaia (il partito, che a Livorno mantiene una linea di continuità ideale con l’epoca comunista, la Camera del Lavoro e le cooperative dei lavoratori) dismettono la conflittualità di classe e contribuiscono prima all’aumento della produttività, poi alla gestione dello sviluppo urbano nella città deindustrializzata. L’articolo riassume sessanta anni di storia livornese, tra economia, politica e società.
  • Penso che le questioni della rappresentanza sociale e politica siano da sottrarre a un dibattito che vede contrapposte, l’un contro l’altra armate, le due posizioni di chi sostiene che ormai viviamo in un’epoca post-ideologica e di chi, viceversa, ritiene che il tema del lavoro e della sua rappresentanza sia tutt’ora da declinare dentro i recinti istituzionali tradizionali. Sono convinto che esista un terreno intermedio che ci consenta, nel medesimo tempo, di prendere atto del salto di paradigma rappresentato dalla globalizzazione e, nel contempo, di uscire dalle secche «dell’ideologia...
  • L’emergenza provocata dal Covid-19 ha fatto venire alla luce contraddizioni già presenti ormai da alcuni decenni nella nostra società, ossia l’incapacità di rispettare il diritto di ogni persona a vivere in maniera degna gli ultimi anni della propria vita, nel proprio habitat, circondata dall’affetto dei propri famigliari e dalla cura dell’intera comunità. Di fronte a tale situazione il ministro Roberto Speranza ha istituito il 28 settembre 2020 una Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana (decreto ministro della Salute 8.9.2020). Il contributo delinea le linee generali che presiedono il senso e il lavoro della Commissione, nata in un momento particolarmente drammatico non solo per il nostro Paese ma per l’intera Europa e l’intero pianeta. L’Italia ha vissuto per prima in Occidente l’esplosione della pandemia. E sono stati proprio i primi mesi del Covid a far emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza sociosanitaria per la popolazione anziana.
  • La banlieue delle rivolte e della rabbia non è un deserto sociale e, soprattutto, non è un mistero storico. Gli anni settanta rappresentano un punto di svolta: in un decennio si passerà dall’egemonia operaia all’emergere dei nuovi concetti di esclusione e marginalità, dalla banlieue rouge dominata dal Partito comunista a quella disgregata dalla crisi economica, sociale e identitaria. La lunga storia dei preti-operai, nata dall’esperienza coraggiosa di tanti sacerdoti che dalla guerra in avanti sceglieranno di vivere la propria vocazione nella e per la classe operaia, dovrà confrontarsi con il suo declino e con la rarefazione delle sue organizzazioni come delle sue rappresentazioni simboliche. Le interviste a due protagonisti, Gilles Couvreur e J.L. Brunin, preti operai in seguito impegnati nelle realtà di banlieue, affrontano il cuore delle trasformazioni sociali che hanno portato a un nuovo modello di presenza missionaria, approfondendone gli aspetti teologici ed esistenziali a partire dal tema fondamentale del dialogo con l’islam francese. Un libro utile per chi vuole capire da dove viene la crisi sociale della Francia contemporanea al di là delle semplificazioni giornalistiche. Un viaggio appassionante sul cammino passato e futuro dei tanti cristiani che hanno scelto di vivere sulla propria pelle e in modo radicale il Vangelo degli ultimi e degli esclusi. Infine, una riflessione sulla rivoluzione concettuale che - tra credenti e non credenti - ha trasformato la coscienza europea.
  • L’articolo analizza il cambiamento avvenuto nei rapporti tra la Cgil e i partiti di sinistra negli ultimi vent’anni in Italia. Tali rapporti sono divenuti nel corso tempo, da molto stretti che erano, via via più laschi e conflittuali. In particolare nel corso dell’ultima legislatura la divaricazione tra questi attori è diventata enorme e vistosa. La principale, ma non unica, spiegazione di questo fenomeno, secondo l’autore, risiede nell’evoluzione progressiva della collocazione del partito, che è attualmente il Partito democratico, divenuto sempre meno interessato ad attribuire rilevanza alla rappresentanza politica del lavoro.