• Di quella iniziativa resta originale il metodo, perché la Consulta giuridica nacque ed operò sul rovesciamento della prospettiva tradizionale del rapporto tra politica e cultura. Non fu, cioè, la politica ad utilizzare su commissione le competenze nella direzione di scopi e tesi politiche già predefinite, ma quelle competenze furono invitate a discutere liberamente e ad immaginare soluzioni avanzate per i temi che venivano proposti. dalla prefazione di Susanna Camusso
  • Negli ultimi decenni, la rete è divenuta il modello di organizzazione sociale attraverso il quale il capitalismo contemporaneo struttura la sua presa del reale e dispiega la propria logica di sviluppo. Ciò ha prodotto significative conseguenze per il mondo del lavoro. Il volume esplora tre piani di indagine fra loro strettamente interconnessi. In primo luogo vengono analizzate le modalità di organizzazione del capitalismo reticolare, attraverso un’analisi critica della prospettiva analitica delle Catene Globali del Valore. Viene poi indagato il rapporto esistente fra sviluppo del capitalismo, esercizio del potere e del controllo – comprese le ricadute sulla capacità dei sistemi di rappresentanza e regolazione del lavoro di garantire ai lavoratori spazi di voice e adeguate condizioni occupazionali – e trasformazioni del processo di soggettivazione. Da ultimo, il volume approfondisce il tema dell’esercizio della critica all’interno delle nuove strutturazioni capitalistiche. In particolare, sono esaminate sia le risorse cognitive che possono alimentarla, sia le condizioni pratiche in cui essa può effettivamente incarnarsi. A questo proposito, vengono ripercorse alcune esperienze di riorganizzazione della rappresentanza del lavoro, aventi l’ambizione di dare una risposta alle sfide contemporanee, ma anche i tentativi di regolazione dell’operato delle imprese a livello globale sviluppatisi negli ultimi due decenni. Attraverso la ricognizione di un ampio repertorio di ricerca internazionale, il testo fornisce una solida chiave di lettura critica del rapporto tra trasformazioni del capitalismo, regolazione del lavoro e modalità di rappresentanza.
  • «... Che Di Ruscio fosse venuto al mondo nella povertà del vicolo Borgia, a Fermo, che fosse un autodidatta, un muratore disoccupato e poi un militante di base nel Pci di Palmiro Togliatti, che infine fosse emigrato nel ’57 a Oslo per acquisire lo status per lui definitivo di operaio metalmeccanico nella fabbrica fordista (e nel cosiddetto paradiso socialdemocratico), tutto ciò era senz’altro la materia prima, peraltro mai abiurata, della propria condizione personale ma non bastava affatto né basta oggi a spiegare, tanto meno ad esaurire, lo spessore della sua voce poetica, il ritmo e il tono inimitabile della sua pronuncia. La quale è una splendida eccezione, una assoluta singolarità, nel panorama della poesia italiana del secondo Novecento. Non un poeta-operaio come pure e sbrigativamente si è detto tante volte, quasi si trattasse di sommare il sostantivo all’aggettivo, o viceversa, ma un poeta capace di introiettare/metabolizzare/rielaborare la condizione operaia alla stregua della condizione umana tout court. La marginalità, il lavoro in fabbrica, un orizzonte politico che il dopoguerra presto richiude, qui in Italia come altrove, ne sono insieme i fondali e i referenti...». (Dalla postfazione di Massimo Raffaeli)
  • Lenin e Zuckerberg sono due rivoluzionari, l’uno appartiene al Novecento, l’altro al secolo che miliardi di persone stanno vivendo dentro la sua sfera. Anche Lenin ha avuto negli anni venti-trenta del Novecento una sterminata massa di credenti ma poi, quasi alla fine del Novecento, le statue erette in suo onore sono state fatte a pezzi, con l’accusa di non aver cambiato lo stato delle cose o al contrario di aver tentato di farlo. L’altro – i cui antenati venivano anch’essi dalla vecchia Europa – appartiene al tempo nuovo che ha contribuito a plasmare. Ed è consapevole delle conseguenze. Il Novecento è il focus del libro, dove è data rilevanza a ciò che è accaduto ma che poteva diversamente accadere. Ben altri poteri pre mono sul XXI secolo, emerso dalle macerie dell’altro ed è un tempo nuovo su cui gli Zuckerberg decidono per i loro follower cosa fare, cosa avere, cosa sapere. Come non pensare. Dalla premessa al libro di Rita di Leo
  • I mutamenti in atto nei processi produttivi sono osservati da alcune categorie interpretative introdotte da Karl Marx sul macchinismo industriale. Tale metodologia mostra una differenza significativa tra il modo di produzione specificatamente capitalistico esaminato da Marx e le attuali particolarità del processo lavorativo. Dal «consumo della forza-lavoro acquistata» si passa al lavoratore come sostanza valorificante della produzione. Con l’esperienza e la conoscenza della persona/lavoratore s’inverte significativamente la relazione tra forza-lavoro e macchine, tra lavoro astratto e lavoro concreto, e il lavoro si rivela sempre di più come opera e azione. L’esame della personalizzazione si avvale prevalentemente del gioco elaborativo tra K. Marx, H. Arendt e M. Heidegger per giungere alla definizione di libertà nel lavoro come prima condizione rivendicativa del cambiamento. La persona nel lavoro è il paradigma da cui procedere per rappresentare il lavoratore di fronte ai mutamenti organizzativi e tecnologici, ed è esaminata in alcuni suoi aspetti sociologici e storici, tramite temi sindacali quali il salario professionale, gli orari, la formazione, la struttura contrattuale e gli investimenti aziendali sulle conoscenze.
  • idea di solidarietà che negli anni settanta ha portato alla conquista di diritti – e di spazi – comuni è andata affievolendosi così come l’interesse per la politica e per il sindacato, che faticano a riconquistare quello spazio e quel protagonismo necessari per provare a risalire la china di un individualismo Il sempre più pervasivo. Per il sindacato, in particolare, che non ha mai smesso di occuparsi delle condizioni della vita delle persone, significa interrogarsi sugli strumenti e sul modo di entrare in relazione stretta con i bisogni, con la materialità delle esistenze. Per trovare parole nuove adatte a questi tempi difficili, un lessico capace di ridare una prospettiva, un’idea di futuro possibile, serve ascoltare, fermarsi per domandare, cercare di capire. [...] Lavoratori e lavoratrici ci hanno segnalato, rispondendo ad un questionario elaborato e promosso dai loro delegati aziendali, quali sono le «cose che servono davvero», quali sono le loro necessità in tema di welfare, dalla cura dei figli o dei genitori anziani alla salute, a orari di lavoro, flessibilità, servizi che mancano. Partendo dal bisogno individuale abbiamo costruito una mappa per una richiesta collettiva, di tante donne e uomini fuori dai confini del luogo di lavoro e del contratto di appartenenza. Un bisogno comune cui dare risposta attraverso un progetto pensato per quella specifica comunità di imprese, con l’ambizione di un’apertura a una comunità più ampia: il territorio. (dal saggio di Lorella Brusa)
  • Preparatevi a dare un’occhiata a un nuovo mondo, a un mondo che non somigli al nostro, che gli è assolutamente, radicalmente diverso. Siete disposto? Avete dimenticato le magnificenze della reggia e lo squallore della capanna, 1’ubertosità delle campagne e la fame de’ lavoratori, l’ozio dei ricchi e di mille categorie di parassiti e il lavoro omicida dell’operaio, la scienza arrivata a un grado sorprendentissimo di sviluppo e l’ignoranza delle popolazioni? Avete dimenticato i pregiudizi della religione necessaria alla civiltà e ai costumi; della parassiteria e della miseria, necessità sociali; dell’autorità, base e garanzia della libertà del governo, tutore minuzioso, persistente, accanito de’ cittadini, bisogno assoluto d’ogni vivere civile? Avete dimenticato, in una parola, ciò che è, per potermi seguire senza sorpresa in un mondo che non è stato mai, ma che sarà fatalmente? Bene. Montate con me sulla navicella del mio globo aerostatico. Le funicine son rotte; noi voliamo nelle regioni infinite dello spazio». Garibaldino, mazziniano, internazionalista, Antonino Riggio (1842-1901) è stato, con la penna e con la spada, un ardimentoso interprete del suo tempo, una personalità significativa agli albori del movimento operaio italiano. In questo testo inedito immagina il mondo nuovo, illuminato dal Sol dell’avvenire.
  • Ferrara ripercorre tutte le tappe della sua vita, le umili origini contadine, le prime esperienze di lavoro, le lotte in fabbrica da sindacalista, l’impegno politico, l’esperienza da deputato. Parla di politica industriale, di quella passata e futura, delle più grandi aziende italiane e del Mezzogiorno, di come quel modello di fabbrica entri in crisi intorno agli anni Ottanta e Novanta per colpa di scelte politiche ben pre cise, di un’eco nomia che cambia e di un Paese che non si adegua e non ha una visione strategica. Il libro racconta i luoghi vissuti dal protagonista, i campi di granturco, l’Alfasud di Pomigliano, i Regi Lagni, l’Alenia di Pomigliano, gli acquisti a Forcella, il rito contadino dell’uccisione del maiale. Racconta i prodotti della terra dove è nato, il San Marzano, il «piennolo», la pasta fatta in casa, le conserve. Il filo rosso che unisce tutto è la politica, il rapporto tra questa e la sinistra, tra il sindacato e i lavoratori, vista attraverso gli occhi di un uomo che non ha mai dimenticato le sue origini e ancora oggi si interroga su come si possano riannodare i fili tra la sinistra e quel popolo che sembra aver smarrito, e offre interessanti spun ti di riflessione per il futuro.
  • Il rapporto tra anziani, giovani e risorse sociali e di finanza pubblica pone sfide e questioni che non possono essere intese senza un ripensamento dei tempi di vita. La classica partizione per cui c’è un tempo per il gioco e lo studio, uno per il lavoro ed uno per il meritato riposo segna oggi il passo e impone una revisione delle più tradizionali forme di protezione sociale. Il welfare va visto non più in chiave meramente compensativa, ma bensì nell’ottica di un rilancio verso il futuro, verso forme di solidarietà organizzata e molteplice, consapevole, che possano rappresentare un elemento di promozione rivolto ad una buona vecchiaia e ad un lavoro orientato alla cura e al benessere sociale per molti giovani. Il volume parte da un primo contributo di ricerca sul variegato mondo della cura agli anziani e dalle molteplici iniziative curate dallo SPI CGIL, cosicché una migliore conoscenza del settore relativo all’assistenza (dalle case di riposo al fondo per la non autosufficienza), le politiche in atto, le risorse molte volte insufficienti e le ipotesi di lavoro che lo SPI CGIL suggerisce da tempo possano rappresentare uno stimolo, anche in una regione come la Basilicata, per riqualificare l’intervento pubblico e rendere più dignitoso l’invecchiamento e più umana la cura.
  • CM 5-2018

    12.00 
    Editoriale Tortorella San Giorgio, il drago e i mostriciattoli di turno Osservatorio Ferrajoli La questione migranti: Italia incivile, Europa incivile Rinaldini Il “decreto dignità” e i gravi ritardi della sinistra sul lavoro Leiss Il baratro di Genova Garibaldo Fca e Fca Italia dopo Marchionne: un’eredità difficile Orlandi La sinistra, la Cina, la globalizzazione Mineo Le sinistre e la crisi dell’Unione europea Laboratorio culturale Dominijanni Femminismo in/addomesticabile Caputo Il regresso oligarchico: la crisi della democrazia oggi Ripensando il passato Bellofiore Provarci ancora, fallire di nuovo, ma fallire meglio. In ricordo di Lucio Magri Schede critiche Di Siena Rivoluzione e socialismo, oggi D’Alessandro Gramsci in carcere tra Mussolini e Stalin Vander Antonio Gramsci, una biografia francese
  • CM 3/4-2018

    12.00 
    Editoriale
    Tortorella La destra e la guerra
     
    Osservatorio
    Di Siena Il “contratto” M5s e Lega e la crisi della Repubblica
    Marcon Non sopravvive un’Europa che guarda a Nord e a Est e non a Sud 
    Salinari La guerra civile internazionale siriana
    Scarano Metamorfosi del welfare: dalla piena occupazione al reddito di cittadinanza
     
    Consumo, tecnica, egemonia
    Vita La frontiera analogico-digitale 
    Repetto L’egemonia della cultura pubblicitaria dagli anni Ottanta a oggi
    Mezza Il mulino dell’algoritmo: per un welfare della potenza di calcolo
     
    Laboratorio culturale
    Magni Luporini e L’ideologia tedesca
    Polizzi Una lezione su Marx di Cesare Luporini
    Luporini L’ideologia tedesca e le Tesi su Feuerbach. Una lezione del 1956
    Gajano Cesare Luporini, un esempio per la sinistra di oggi
    Cecchi Il Sessantotto, uno spettro per la sinistra
    Serafini Individui o classi. Obiezioni a Fred Moseley
    Vaccaro Ma la modernità è davvero finita?
    Nivarra Apogeo e declino della “transizione” (e della sinistra)
    Vander La borghesia come problema. Thomas Mann fra anti-politica e politica
    Delle Rose Dialettica del consenso sulle cause del riscaldamento globale 
     
    Schede critiche
    Liguori Gramsci e Sraffa, comunisti nel Novecento
    Voza Un presente assoluto
    Infranca L’ontologia in Lukács
  • CM 2-2018

    12.00 
     
    Editoriale
    Tortorella Reinventare anche l’unità a sinistra
     
    Osservatorio
    Leiss Trumpismi all’italiana
    Mineo Il ritorno del fascismo e le sue aporie                  
    Venanzi Banche e falsi miti
    Sai Il tempo di lavoro e i suoi limiti
     
    Laboratorio culturale 
    Ciofi Berlinguer e la terza fase del movimento operaio 
    Voza «Riprendiamoci la vita»: Settantasette e dintorni   
    Azzolini Da soggetto a funzione. Il giovane Gramsci e la «nozione» di classe dirigente 
    Gabellone Sylvia Pankhurst comunista di sinistra e corrispondente dell’Ordine Nuovo 
    Marino Mill, Mazzini e Rosselli: proprietà e lavoro, una questione storiografica
     
    Schede critiche
    Meta Praxis ed educazione in Gramsci