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Dalla città rossa alla città «subprime». La crisi industriale e sociale di Livorno
Livorno continua a essere una città decisiva per la storia d’Italia: la nascita del Partito comunista, l’imponente passato industriale, la mobilitazione operaia e adesso la ristrutturazione industriale e la rielaborazione identitaria. Tra cambiamento e persistenza, Livorno si pone come laboratorio per tutte le ex città industriali italiane, almeno su due piani: a livello strutturale, la città «esplode» la transizione dall’industria portuale e cantieristica alla rendita finanziaria e alla rigenerazione urbana, mentre – sul piano della governance – le rappresentanze della classe operaia (il partito, che a Livorno mantiene una linea di continuità ideale con l’epoca comunista, la Camera del Lavoro e le cooperative dei lavoratori) dismettono la conflittualità di classe e contribuiscono prima all’aumento della produttività, poi alla gestione dello sviluppo urbano nella città deindustrializzata. L’articolo riassume sessanta anni di storia livornese, tra economia, politica e società.
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Dalla coscienza di classe alla coscienza di luogo. Parole chiave per una nuova rappresentanza sociale
Penso che le questioni della rappresentanza sociale e politica siano da sottrarre a un dibattito che vede contrapposte, l’un contro l’altra armate, le due posizioni di chi sostiene che ormai viviamo in un’epoca post-ideologica e di chi, viceversa, ritiene che il tema del lavoro e della sua rappresentanza sia tutt’ora da declinare dentro i recinti istituzionali tradizionali. Sono convinto che esista un terreno intermedio che ci consenta, nel medesimo tempo, di prendere atto del salto di paradigma rappresentato dalla globalizzazione e, nel contempo, di uscire dalle secche «dell’ideologia...
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Dalla crescita economica al progresso sociale: una traiettoria complessa
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Dalla crisi degli Stati ad Europa 2020
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Dalla crisi della pandemia ad un nuovo modello di assistenza
L’emergenza provocata dal Covid-19 ha fatto venire alla luce contraddizioni già presenti ormai da alcuni decenni nella nostra società, ossia l’incapacità di rispettare il diritto di ogni persona a vivere in maniera degna gli ultimi anni della propria vita, nel proprio habitat, circondata dall’affetto dei propri famigliari e dalla cura dell’intera comunità. Di fronte a tale situazione il ministro Roberto Speranza ha istituito il 28 settembre 2020 una Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana (decreto ministro della Salute 8.9.2020). Il contributo delinea le linee generali che presiedono il senso e il lavoro della Commissione, nata in un momento particolarmente drammatico non solo per il nostro Paese ma per l’intera Europa e l’intero pianeta. L’Italia ha vissuto per prima in Occidente l’esplosione della pandemia. E sono stati proprio i primi mesi del Covid a far emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza sociosanitaria per la popolazione anziana.
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Dalla fabbrica alla banlieue
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La banlieue delle rivolte e della rabbia non è un deserto sociale e, soprattutto, non è un mistero storico. Gli anni settanta rappresentano un punto di svolta: in un decennio si passerà dall’egemonia operaia all’emergere dei nuovi concetti di esclusione e marginalità, dalla banlieue rouge dominata dal Partito comunista a quella disgregata dalla crisi economica, sociale e identitaria. La lunga storia dei preti-operai, nata dall’esperienza coraggiosa di tanti sacerdoti che dalla guerra in avanti sceglieranno di vivere la propria vocazione nella e per la classe operaia, dovrà confrontarsi con il suo declino e con la rarefazione delle sue organizzazioni come delle sue rappresentazioni simboliche. Le interviste a due protagonisti, Gilles Couvreur e J.L. Brunin, preti operai in seguito impegnati nelle realtà di banlieue, affrontano il cuore delle trasformazioni sociali che hanno portato a un nuovo modello di presenza missionaria, approfondendone gli aspetti teologici ed esistenziali a partire dal tema fondamentale del dialogo con l’islam francese. Un libro utile per chi vuole capire da dove viene la crisi sociale della Francia contemporanea al di là delle semplificazioni giornalistiche. Un viaggio appassionante sul cammino passato e futuro dei tanti cristiani che hanno scelto di vivere sulla propria pelle e in modo radicale il Vangelo degli ultimi e degli esclusi. Infine, una riflessione sulla rivoluzione concettuale che - tra credenti e non credenti - ha trasformato la coscienza europea.
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Dalla flessibilità oraria alla flessibilità numerica? Considerazioni sull’azione governativa e l’intervento del sindacato
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Dalla misurazione del ben-essere alla valutazione di genere delle politiche pubbliche secondo l’approccio delle capacità
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Dalla sovrapposizione alla divaricazione. L’evoluzione dei rapporti tra partiti e sindacati (1997-2017)
L’articolo analizza il cambiamento avvenuto nei rapporti tra la Cgil e i partiti di sinistra negli ultimi vent’anni in Italia. Tali rapporti sono divenuti nel corso tempo, da molto stretti che erano, via via più laschi e conflittuali. In particolare nel corso dell’ultima legislatura la divaricazione tra questi attori è diventata enorme e vistosa. La principale, ma non unica, spiegazione di questo fenomeno, secondo l’autore, risiede nell’evoluzione progressiva della collocazione del partito, che è attualmente il Partito democratico, divenuto sempre meno interessato ad attribuire rilevanza alla rappresentanza politica del lavoro.
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Dalla strategia di Lisbona alle politiche di sostegno all’occupazione
Parto da una delle argomentazioni di Lola Liceras nel suo intervento: l’evidente relazione fra le politiche economiche e le politiche occupazionali. In questa fase abbiamo qualche conferma e qualche novità. Eravamo abituati a politiche di sviluppo legate a politiche di crescita dell’occupazione, spesso con occupazione di qualità. Oggi non è sempre così, neanche a fronte di crescita sia pur moderata. Si conferma invece la certezza inversa: a fronte di scarsa crescita, anche senza arrivare alla situazione di declino nella quale ci troviamo, l’occupazione non solo cresce poco,...
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Dalle città il nuovo Mezzogiorno
10.00
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A fronte di una riscoperta generalizzata del ruolo che le società e le economie urbane giocano oggi nei processi di sviluppo, la struttura urbana del Mezzogiorno si presenta ancora molto arretrata. Forme di emarginazione e di ineguaglianza - quali la presenza di condizioni di povertà diffuse e persistenti e l’esclusione dal mercato del lavoro di settori importanti della popolazione, a partire dai giovani e dalle donne - si accompagnano all’inadeguatezza delle politiche pubbliche e dell’offerta dei servizi, al disordine urbanistico ed edilizio, alla crisi ecologica e della mobilità e a fenomeni diffusi di illegalità grande e piccola che sempre di più coinvolgono giovani e minori. Le città meridionali non riescono così a giocare fino in fondo quel ruolo di guida dei processi di sviluppo di cui il Mezzogiorno ha urgente bisogno. Per queste ragioni - è la tesi della Cgil, illustrata nel volume - risulta quindi essenziale mettere al centro dell’impegno del sindacato, dell’impresa e dell’azione di governo, il tema delle politiche urbane, in quanto solo attraverso un netto e visibile miglioramento della qualità della vita urbana potrà essere riconosciuto alle città meridionali quel ruolo di motori dell’innovazione politica, sociale e produttiva che compete loro. Contributi di: Barbanente, Barcellona, Braucci, Coppola, Del Fattore, Donolo, Donzelot, Garufi, Epifani, Laino, Lamanna, Nerozzi, Raimondo, Tocco.
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Dalle liberalizzazioni alla crescita: la concorrenza è necessaria ma non basta
Venerdì 30 giugno 2006 rimarrà una data da ricordare. Dopo tanto parlare di lotta alle rendite, si è finalmente passati ai fatti e in maniera clamorosa: un decreto legge deciso all’unanimità dal Consiglio dei ministri, non preceduto da alcuna consultazione con le categorie interessate, congegnato in maniera tale da intervenire contemporaneamente in più settori dei servizi non solo con misure di liberalizzazione ma anche di lotta all’evasione fiscale. ...
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