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Questo volume inaugura la collana sessismoerazzismo, edita in collaborazione con l’Associazione Crs e curata da Lea Melandri, Isabella Peretti, Ambra Pirri e Stefania Vulterini. Ad assimilare specismo, sessismo e razzismo – sostiene l’autrice sulla scia di una linea di pensiero che va dalla Scuola di Francoforte a studiosi/e quale Colette Guillaumin – è l’attribuzione agli «altri», alle donne, ai non umani di una natura diversa, inferiore o mostruosamente superiore, da controllare e soggiogare. Dei tre sistemi di dominio, Rivera analizza analogie e intrecci, peculiarità e divergenze. Ed esemplifica l’analisi dei processi di alterizzazione e reificazione attraverso alcuni temi: la dialettica fra razzismo istituzionale e xenofobia popolare; il trattamento dei corpi altrui, fino agli stupri «etnici»; le controversie sul «velo islamico» e sulle modificazioni dei genitali femminili; la vicenda italiana delle donne-tangenti. Infine, accogliendo la critica dei femminismi «non bianchi», suggerisce di adottare una postura critica e relativista, per evitare l’etnocentrismo, trascendere l’universalismo particolare, immaginare un modello di universalità relazionale, concreto, situato, sessuato.
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Le lotte del 1969 hanno profondamente inciso sul costume, la cultura di massa, la qualità dei processi partecipativi e democratici; i rapporti di distribuzione del reddito e i rapporti tra diversi ceti sociali sono usciti da quella contrastata stagione notevolmente modificati. Alcuni tratti della nostra società, a partire dalla realizzazione di un welfare state, sono stati cambiati in modo irreversibile. Sono state, quelle stagioni, ricche di enormi energie, di straordinarie potenzialità, ma anche di contraddizioni non risolte che si sono riproposte negli anni successivi. Sono emerse con una certa evidenza, sia in quegli anni sia in quelli che sono seguiti, le difficoltà della politica italiana a offrire orizzonti e sbocchi adeguati alle istanze di cambiamento che in quella fase si erano manifestate con vigore e che chiedevano un salto di qualità nel modello di sviluppo, nell’organizzazione sociale e nella stessa vita politica. In quale misura le domande di modernizzazione rivolte al sistema politico e istituzionale hanno trovato una risposta? In quale modo la mancanza di risposte adeguate ha aperto la strada alla lunga decadenza italiana? Di tutto ciò hanno discusso: Aris Accornero, Cesare Annibaldi, Giorgio Benvenuto, Giuseppe Berta, Piero Bevilacqua, Pierre Carniti, Gian Primo Cella, Guglielmo Epifani, Carlo Ghezzi, Adolfo Pepe, Alfredo Reichlin, Mario Tronti, Giuseppe Vacca. Nel volume il Dvd «1969 Autunno caldo. Videoantologia sulle lotte dei lavoratori» a cura dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.
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Il volume rende omaggio ai protagonisti che concorsero a mettere in luce e combattere l’intreccio politico- mafioso collegato al dissesto delle banche di Michele Sindona e di Roberto Calvi e a ricostruire l’attività della Loggia massonica P2 di Licio Gelli, e che per la loro dedizione pagarono prezzi personali altissimi, a cominciare da Giorgio Ambrosoli, assassinato da un sicario. Questa vicenda, una delle più gravi e inquietanti del secondo dopoguerra, rappresenta il paradigma di come il potere palese e occulto, nelle sue diverse articolazioni e strumenti, risponde a chi, sostenuto dall’etica pubblica e professionale, ad esso si oppone. A chi, su quei fondamenti, contribuisce alla costruzione e alla difesa dello Stato di diritto. Un esempio che rimane di permanente attualità per l’Italia civile e democratica, indirizzato soprattutto ai più giovani per il loro accostament alla vita sociale. Lettere ed appunti inediti di: Annalori Ambrosoli, Giorgio Ambrosoli, Tina Anselmi, Vincenzo Azzolini, Paolo Baffi, Enrico Berlinguer, Guido Calogero, Bruno De Finetti, Luigi Einaudi, Arturo Carlo Jemolo, Ugo La Malfa, Ferruccio Parri, Ernesto Rossi, Raffaele Mattioli, Piero Sraffa, Bruno Trentin. Scritti e interventi di: Abdon Alinovi, Giuseppe Amari, Giorgio Ambrosoli,Umberto Ambrosoli, Tina Anselmi, Paolo Baffi, Anita Maria Barbafiera Fontana, Enzo Biagi, Federico Caffè, Guido Carli, Carlo Azeglio Ciampi, Vittorio Coda, Maria Alessandra Dalla Torre Baffi, Concita De Gregorio, Maurizio De Luca, Francesco De Martino, Guglielmo Epifani, Antonio Fazio, Bonifacio Franzese, Carlo Ghezzi, Giuseppe Guarino, Giuseppe Gusmaroli, Arturo Carlo Jemolo, Augusto Leggio, Romano M. Levante, Sergio Luciani Ernesto Manna, Lorenzo Marzano, Giuseppe Mascetti, Tonino Milite, Giorgio Napolitano, Silvio Novembre, Antonino Occhiuto, Luigi Paroni, Giovanni Battista Pittaluga, Massimo Riva, Stefano Rodotà, Leonardo Rotundi, Mario Sarcinelli, Giovanni Spadolini, Luigi Spaventa, Corrado Stajano, Mauro Storti, Paolo Sylos Labini, Roberto Tesi (Galapagos), Sinibaldo Tino, Anna Vinci, Marco Vitale.
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Il libro, sulla base delle testimonianze di coloro che hanno lavorato a fianco di Berlinguer, nonché della documentazione venuta alla luce negli archivi di Roma, Mosca, Londra e Washington, propone un’interpretazione sostanzialmente nuova della politica italiana degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso e del ruolo che in essa va attribuito a Berlinguer. L’autore individua i tempi e i contenuti della battaglia da lui condotta, spesso nelle condizioni della più assoluta solitudine, per portare il PCI, lungo la via della separazione da Mosca e della sua «europeizzazione», dall’area di opposizione a quella di governo, facendone un partito autonomo e indipendente. In questo quadro i temi del rinnovamento della politica e della «questione morale», del recupero del ruolo del lavoro e dei produttori, così come la necessità, di fronte ai pericoli che minacciano l’umanità, di progettare nuove politiche globali, vengono ad assumere una collocazione centrale attraverso la ricostruzione dei dibattiti e degli eventi che li hanno visti nascere e poi svanire col trionfo di un «fare politica» sempre più distaccato dall’etica e dal paese reale.
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In una società in rapida trasformazione è importante che il sindacato rafforzi la propria conoscenza della condizione giovanile per poter orientare politiche, interventi e forme della partecipazione e dell’agire sociale. A questo scopo il volume analizza, attraverso un rigoroso percorso di ricerca sul campo, un ampio campione di giovani della provincia di Taranto. Quale cultura del lavoro possiedono? Quale ruolo assegnano al lavoro nella loro vita? Che importanza attribuiscono, per entrare nel mercato del lavoro, ai servizi, al sistema educativo, alla famiglia? Ha ancora senso parlare di identità sociale del lavoro? Il quadro che ne esce non è esaltante: i giovani tarantini sembrano immersi in un groviglio di problemi antichi a cui si sommano le nuove fragilità delle società post-industriali. Al lavoro conducono le vie di sempre, la raccomandazione e le amicizie giuste; il welfare appare inesistente. A questi atavici problemi si sommano i nuovi: la precarietà del lavoro e il basso livello salariale della «generazione mille euro», la difficoltà a «mettere su famiglia» e la perdita di valori collettivi.
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La cultura, la tradizione, l’elaborazione del passato, l’azione nel presente, la prefigurazione del futuro […]. Il volume ragiona su tali aspetti con una precisa delimitazione di campo, quella della relazione tra eventi specifici, che vedono i lavoratori quali soggetto centrale, e il quadro generale in cui tali eventi si collocano. Lo fa proponendo una rigorosa ricostruzione storica del trasferimento coatto e della deportazione degli operai italiani, dando conto del progetto Un treno per Auschwitz, nato a Brescia nel 2004, formulando un’ipotesi educativa che pone al centro il tema dell’uguaglianza. I diritti di cittadinanza, coerentemente con tale tema, sono proposti facendo riferimento ai dettami della Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta al nazifascismo. Dalla prefazione di Saul Meghnagi
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In questo libro sono raccolte venti conversazioni con madri, figlie, sorelle e mogli, che ci riportano le figure di sindacalisti, magistrati, giornalisti, uomini delle forze dell’ordine e persone comuni, tutte per sempre costrette al silenzio per mano di mafia. È un percorso nella memoria storica siciliana che si compie in un momento difficile, come l’attuale, in cui da troppe parti si sostiene che parlare di mafia nuoce alla Sicilia e alla sua immagine. Le donne raccontano e si raccontano, andando al di là del dolore e affrontando anche temi di stringente attualità: l’impegno per la legalità e la convivenza civile, la difesa dei diritti di libertà e giustizia, la lotta alla connivenza e all’omertà. Poi da queste storie emergono anche emozioni diverse, con ricordi e aneddoti che ci fanno conoscere qualche cosa in più dell’aspetto umano e privato delle persone ricordate. È un racconto corale, con diverse protagoniste, nel quale, come sul palcoscenico di un teatro, ognuna ag- giunge un tassello alla storia di tutte, cercando di colmare il vuoto di memoria che purtroppo accompagna tante di queste drammatiche vicende. Accanto alle parole delle donne, ci sono poi le fotografie che le ritraggono, spesso con oggetti e ricordi delle persone che non ci sono più. L’idea del libro è nata dall’incontro determinante avuto nel maggio 2003 dall’autrice con Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato. A lei, in particolare, il libro è dedicato.
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È trascorso più di un anno da quando è stato introdotto il reato di immigrazione clandestina e in questo periodo la legge che l’ha prevista ha dimostrato tutta la sua inconsistenza e inaccettabilità giuridica. Sino ad ora la sua applicazione è stata incerta e non uniforme mentre limitate sono state le denunce da parte delle forze dell’ordine. Contro ogni previsione, però, a luglio 2010 è stata emessa la decisione n. 250 della Corte Costituzionale che ha respinto le eccezioni di incostituzionalità della legge rendendola valida a tutti gli effetti. In questa seconda edizione del volume la decisione della Corte viene pubblicata integralmente e sottoposta a un duro esame critico. L’applicazione generalizzata della legge in esame provocherebbe oltretutto un’indubbia paralisi degli uffici giudiziari, in primo luogo delle Procure della Repubblica, oltre che dei giudici di pace, e i relativi processi avrebbero tempi lunghi e costi elevati. L’autore, infine, dopo essersi soffermato sul vergognoso espediente della cosiddetta «sanatoria» per le badanti, mette in evidenza come le illegittime forme di respingimento collettivo abbiano di fatto cancellato il diritto di asilo. Con la collaborazione di Daniela Bauduin.
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Dopo la strage di Piazza Fontana, in occasione dei funerali delle vittime, CGIL, CISL e UIL di Milano decisero di proclamare lo sciopero generale. Una decisione che incise profondamente su quella giornata, con le forze del lavoro schierate a difesa della democrazia e contro l’eversione. Operai e impiegati si posero infatti alla testa della mobilitazione popolare non solo per testimoniare ai familiari delle vittime il profondo cordoglio di tutta la città, ma per garantire al paese presidio e difesa delle sue istituzioni democratiche, per isolare gli assassini e i loro mandanti. Quella scelta dei sindacati milanesi, di straordinaria lungimiranza, segnò la storia del nostro paese: cominciò da quel giorno la lunga battaglia contro il terrorismo, il nemico più insidioso per le istituzioni repubblicane, una battaglia difficile da gestire ma sempre condotta con una partecipazione democratica e di massa. Insieme alle relazioni e ai contributi del convegno, promosso dalla Fondazione Giuseppe di Vittorio e dalla Camera del Lavoro di Milano, il volume propone testimonianze inedite di Oscar Luigi Scalfaro, Gian Franco Maris, Gerardo D’Ambrosio, Natalia Aspesi, Giorgio Bocca, Gianni Barbacetto, Giovanna Marini, Corrado Stajano, Laura Reggi e di delegati e militanti milanesi. Nel libro è inoltre contenuto il DVD della Tv Days «12/12… la bomba. Dall’autunno caldo a Piazza Fontana», la registrazione dello spettacolo andato in scena al Piccolo Teatro - Teatro Studio di Milano, il 14 dicembre 2009, ideato e curato da Angelo Ferranti e Leonardo Gervasi.
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L’indagine sul lavoro che cambia promossa nel 2009 dal Partito Democratico, che qui pubblichiamo, contiene una fotografia aggiornata dei problemi e delle domande dei lavoratori italiani, descritti all’interno della più grave crisi economica dal dopoguerra. Sulla scia della ricerca pubblicata nel 2005 vengono confermate le linee di fondo delle trasformazioni indotte nel nostro paese dal postfordismo. Tra esse ricordiamo la persistenza di una significativa questione salariale e il permanere di disagi e limitazioni nell’organizzazione del lavoro, tra i quali si segnala la diffusione dello stress. Nello stesso tempo vengono identificate altre aree problematiche, come il peggioramento della condizione economica delle famiglie a causa della crisi economica e la trasversale e montante percezione di insicurezza sociale. Si sottolinea inoltre che i partiti del centro-sinistra sono sollecitati a rielaborare un’offerta di rappresentanza in sintonia con i cambiamenti sociali in corso se non vogliono perdere il rapporto con segmenti significativi del mondo del lavoro. Il ritratto che viene offerto è realistico e chiaroscurale: aiuta a capire come intorno al lavoro si concentri una parte significativa dei problemi e delle aspettative sociali e come esso resti quindi uno snodo rilevante dei capitalismi contemporanei.