• Il libro raccoglie diciannove opinioni di autrici e autori italiani che da diverse visuali disciplinari (storiche, giuridiche, filosofiche, antropologiche, ambientaliste…) si sono confrontati con il tema dei «commons». Aria, acqua, terra, energia e conoscenza sono risorse speciali, beni primari da cui tutto dipende e la cui fruizione richiede quindi attenzioni particolari. L’applicazione a tali beni della logica del mercato ha sperimentato infatti i più clamorosi fallimenti. Il riconoscimento del Nobel all’economista Elinor Ostrom dimostra che il pensiero unico neoliberista sta incrinandosi anche dentro l’accademia. Ma nella sfera politica (specie in quella italiana) non vi è ancora traccia di ravvedimento: la saga delle privatizzazioni procede, ma cresce anche l’opposizione da parte di numerosi gruppi di cittadinanza attiva, di comitati, di associazioni in nome di una società più consapevole nei riguardi della natura e più responsabile nei confronti di tutta la comunità umana. Contributi di: Massimo Angelini, Bruno Amoroso, Eugenio Baronti, Davide Biolghini, Paolo Cacciari, Nadia Carestiato, Giuseppe De Marzo, Luigi Lombardi Vallauri, Laura Marchetti, Ugo Mattei, Emilio Molinari, Officina delle idee di Rete@Sinistra, Tonino Perna, Riccardo Petrella, Mario Pezzella, Giovanna Ricoveri, Edoardo Salzano, Chiara Sasso, Gianni Tamino, Laboratorio Verlan, Filippo Zolesi.
  • È stato detto che l’identità ha assunto nelle nostre società la stessa importanza che la scoperta della sessualità ebbe ai tempi di Sigmund Freud. Il volume intende chiarire quando e perché l’identità è diventata tanto rilevante. Intende inoltre metterne in luce il carattere eminentemente sociale e processuale, sviluppando una critica a due prospettive riduzioniste, anche se da punti di vista antitetici. Esse, infatti, tendono ad enfatizzare un solo aspetto della nozione di identità, riducendola l’una a un «noi» omogeneo e statico, l’altra a un «io» fluttuante e frammentario. In alternativa a queste due concezioni che postulano una «identità a una dimensione» viene sviluppata, nel corso del volume, una concezione multidimensionale dell’identità. Quante «facce» ha l’identità e come si connettono tra di loro? Che ruolo svolge il riconoscimento dell’altro? Quali sono le strategie che l’individuo mette in atto per far fronte a dissonanze, eventi traumatici, affiliazioni multiple? In che senso si può dire che l’identità è un problema moderno? E infine, come si formano e perché sono ritornate alla ribalta, nel cuore del mondo sviluppato, le identità di soggetti collettivi, dalle identità nazionali a quelle etniche e culturali?
  • Dieci anni di impegno, riflessione e pratica sindacale alla guida della Filtea, il sindacato tessile della Cgil, e del sindacato tessile europeo sono stati per Valeria Fedeli un punto di osservazione privilegiato sui cambiamenti in atto nel mondo. Dall’apertura dei mercati ai nuovi equilibri geopolitici, dalle fonti energetiche al valore del lavoro, dai processi di governo alla vita delle persone lo scenario sociale ed economico globale si presenta oggi complesso e inedito. Globalizzazione, etica, Europa, made in Italy, welfare, donne, giovani, sindacato, innovazione, futuro: intorno a queste parole, e nei dieci capitoli che ad esse si richiamano, si intrecciano pensieri, analisi, racconti, idee, sguardi in avanti di questi dieci anni che legano la lunga storia del sindacato tessile con la Filctem, la nuova categoria che unisce tessili, chimici, lavoratori dell’energia e manifatture. Le sfide della nostra epoca si declinano così in una visione di prospettiva in cui pragmatismo quotidiano e futuro da condividere si fondono per delineare percorsi di governo efficace e positivo dei cambiamenti. Con la collaborazione di Paolo Guarino.
  • Il volume dà conto dell’ultimo di una serie di importanti appuntamenti che in questi anni hanno visto l’impegno prioritario e spesso esclusivo dell’Associazione Biondi - Bartolini nella riflessione sulla storia e la memoria del movimento operaio. L’obiettivo è quello di capire ciò che è ancora vivo e ciò che invece è morto del 1969, che significato esso abbia avuto nella storia e nella società italiana e quale eredità sia ancora oggi avvertibile a distanza di quattro decenni. Certamente il 1969 è stato portatore di una storica proposta di trasformazio ne, che però non ha avuto grandissimi ri sultati, almeno rispetto al livello di complessità e di carica utopica delle idee che venivano avanzate e delle aspettative di mutamento suscitate. Se a livello politico e istituzionale le ricadute sono state deboli, assai più rilevanti sono stati però i risultati ottenuti sul piano delle trasformazioni sociali e culturali, che hanno cambiato radicalmente la società italiana e le relazioni fra i cittadini in tema di costumi e di diritti: il riferimento d’obbligo è naturalmente allo Statuto dei lavoratori, ma anche ai non meno importanti terreni civili del divorzio e dell’aborto. I contributi qui pubblicati propongono dunque un costante confronto idealtipi co fra la situazione del 1969 e quella di oggi, in un gioco di contrappunto tra le due tendenze che hanno caratterizzato i punti estremi di questo intervallo di tempo, cioè la solidarietà emersa come principio forte nel 1969 e l’attuale si tuazione improntata invece a uno spiccato individualismo; un passato ancora segna to dalla presenza di un alto livello di partecipazione, un oggi invece dove preva le una situazione di sostanziale disimpegno, politico e partecipativo; una carica utopica del 1969 cui corrisponde quarant’anni dopo un vuoto di utopie; infine, una Costituzione che allora entra in fabbrica con lo Statuto dei lavoratori e che ora si trova pesantemente sotto attacco.
  • Out of stock
    La storia delle lotte sociali e sindacali in Eitrea, dal periodo dell'occupazione coloniale italiana di Massawa alla costituzione della National Confederation of Eritrean Workers. Un interessante spaccato di storia sindacale nel contresto della lotta di emancipazione nazionale di un paese lungamente colonizzato e oggi alle prese con la dura realtà - economica e politica - del Corno d'Africa.
  • Nei conflitti contemporanei la popolazione civile diventa sempre più obiettivo delle violenze dei contendenti. Sono guerre senza limiti: basta pensare agli attentati terroristici nei mercati di Baghdad o sui treni indiani per capire come i civili siano ormai in prima linea. Questo, però, non avviene solo per mano di alcuni fanatici, ma dovunque, dal Sudan alla Somalia, dalla Colombia all’Afghanistan donne, vecchi, bambini diventano bersaglio anche di forze armate regolari o paramilitari, in una guerra che non risparmia nessuno. L’indagine condotta dall’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo mette in luce gli aspetti nascosti di queste tragedie, la sistematica violenza sessuale contro le donne, il rapimento di bambini e il loro uso come soldati, la diffusione di armi leggere con cui si esercitano questi soprusi, nonché i silenzi e le connivenze della comunità internazionale su tali vicende. Dietro i conflitti dimenticati ci sono popoli che soffrono, che muoiono, che fuggono cercando una vita migliore.
  • La Fondazione Claudio Sabattini, sorta per iniziativa della FIOM nazionale e della Camera del lavoro di Bologna, intende valorizzare la figura del sindacalista bolognese, scomparso il 3 settembre 2003. A tal fine ha avviato il censimento e la raccolta in un archivio dei materiali che ne documentano l’intensa attività. La Fondazione promuove anche seminari e dibattiti, indagini e ricerche per portare un contributo di conoscenza e consapevolezza critica nello spirito che fu di Sabattini, per il quale lo sforzo di comprensione della realtà e l’azione per mutarla non andavano mai disgiunti. Questo volume è un esempio di tale modo di intendere la ricerca. Ricostruisce un periodo importante nella storia della città e del lavoro, restituisce a Bologna la rilevanza di un’esperienza sinora oscurata dalla prevalente attenzione per il conflitto di fabbrica nel triangolo industriale. Si rivela un quadro in cui la saldatura delle lotte in fabbrica e nel territorio diviene un modo di elevare la condizione operaia e salariata a metro di misura dei rapporti sociali e politici. Come mai prima di allora e come mai più dopo, in quella fase si pone la questione del nesso lavoro/democrazia non in termini formali, ma entro un dinamico processo di democratizzazione permanente. Ciò che può rappresentare un utile e importante elemento di riflessione per i giorni nostri.
  • Schengenland

    18.00 
    È il primo volume della sezione Saggi della collana sessismoerazzismo, edita in collaborazione con l’Associazione CRS. Le autrici e gli autori analizzano le politiche relative all’immigrazione in alcuni Stati europei: Germania (Esther Koppel), Olanda (Sabrina Marchetti), Francia (Stefania Vulterini e Barbara De Vivo), Gran Bretagna (Jamila Mascat), Spagna (Amaia Orozco Arantxa Zaguirre), Italia (Angelo Caputo, Federica Resta e Luigi Manconi, Grazia Naletto, Piero Soldini), nel quadro più generale delle politiche dell’Unione Europea (Rita Sanlorenzo, Simona La Rocca, Alessandra Sciurba, Giulia Cortellesi). I saggi sottolineano il prevalere a livello europeo di filosofie mercantili (l’apertura ai migranti si basa solo sul fabbisogno di manodopera e sulla convenienza economica), securitarie e identitarie (con politiche repressive e di allontanamento dei cittadini extraeuropei in nome dell’ordine pubblico e dell’identità europea). L’autonomia e un inedito protagonismo delle soggettività migranti, gli atteggiamenti pur diversificati delle nuove generazioni di origine migratoria, i movimenti antirazzisti stanno però dando vita a un terreno unitario di lotta e iniziativa politica, che può essere capace di contrastare le attuali misure di un diritto speciale e discriminatorio per i migranti – un novello apartheid – e di affermare un nuovo progetto di cittadinanza europea.
  • Il pensiero di Bruno Trentin viene oggi riscoperto, da più parti, come un’importante guida per il nostro agire politico e sindacale. Esso ha infatti rappresentato l’ultimo grande tentativo di sistemazione teorica e di innovazione dell’analisi sociale, e costituisce quindi un punto di riferimento obbligato per chiunque si impegni in un lavoro di progettazione del nostro futuro. Il presente volume parte da Trentin, dalle sue idee-forza, e cerca di confrontarsi con le nuove sfide del mondo globalizzato, con una pluralità di approcci, che sono uniti da una comune ispirazione di fondo. Il fondamento unitario di tutti i diversi contributi sta nell’idea che il nostro compito attuale sia quello di portare a compimento il progetto politico della modernità, che ha il suo asse nel principio di eguaglianza e nell’universalità dei diritti. Sta proprio qui il nodo dei conflitti politici in atto, nell’opposizione tra universalismo e corporativizzazione, tra sviluppo delle politiche pubbliche e privatizzazione dello spazio sociale. Il volume ospita scritti di: Ugo Ascoli, Mario Dogliani, Stefano Fassina, Cesare Melloni, Paolo Onofri, Umberto Romagnoli, Riccardo Terzi. Viene inoltre riprodotta la relazione di Bruno Trentin alla Conferenza nazionale «Welfare: dal risarcimento alla promozione», tenuta dalla Cgil a Roma dal 15 al 17 giugno 1995.
  • Lelio Basso

    18.00 
    Lelio Basso è stato una delle personalità più importanti nella storia politica dell’Italia del Novecento. Giurista di formazione e rivoluzionario per vocazione, Basso diede un contributo decisivo alla stesura della Costituzione repubblicana e fu teorico del socialismo, della democrazia pluralista e dei diritti civili. Questo libro ne ricostruisce la biografia nei dieci anni più significativi della sua esperienza di dirigente del PSI. Convinto antistalinista, Basso subì negli anni della guerra fredda l’ostracismo del suo partito e del PCI. Riemerse gradualmente dall’emarginazione grazie al processo di destalinizzazione culminato nel 1956. Fu allora che s’impose come un originale interprete dell’autonomia socialista, coniando la formula dell’«alternativa democratica»: un programma di governo antagonista alla DC, che, unendo le forze della sinistra, avrebbe dovuto realizzare una piena democrazia politica, sociale ed economica, sul modello dei più avanzati Paesi occidentali.
  • «Ci sono due modi possibili di leggere e interpretare questa imponente mole di documenti, introdotti e annotati con ammirevole cura da Francesco Giasi, Fabrizio Loreto e Maria Luisa Righi: due modi che in realtà si debbono integrare a vicenda», scrive Aldo Agosti nella sua prefazione. Le carte provenienti dal fascicolo di Giuseppe Di Vittorio nel Casellario politico centrale da un lato forniscono tanti preziosi tasselli per la costruzione di una biografia del sindacalista pugliese che, dai primi passi mossi nella nativa Cerignola nel 1911 sino alla sua liberazione dal confino a Ventotene, nel 1943, si snoda per oltre trent’anni. Dall’altra vi si può leggere l’evoluzione delle politiche repressive dello Stato, liberale prima, fascista poi. Finalizzate al controllo dei «sovversivi» e alla loro cattura quando perseguiti dall’autorità giudiziaria, le carte del Ministero dell’Interno debbono essere ovviamente «interpretate» e lette nel loro contesto storico. Per questo al lettore sono proposte nove tappe della biografia politica di Di Vittorio sino al 1943, illustrate da altrettante introduzioni. Oltre a ciò, i documenti – corrispondenza, appunti, note della polizia politica, lettere delle ambasciate, dei prefetti, delazioni di spie e infiltrati, materiale sequestrato – sono riccamente annotati per chiarire episodi, luoghi e soprattutto chi sono le centinaia di personaggi citati nei documenti che Di Vittorio incontrò nella sua lunga attività: contadini e sindacalisti, socialisti e comunisti, repubblicani e giellisti, liberali e anarchici, avversari e persone amatissime, dirigenti e semplici militanti.
  • Bella Napoli

    3.99 10.00 
    Napoli e i napoletani non sono la stessa cosa, perché se è vero che la città è l’immagine di tutti, classi dirigenti e popolo, è altrettanto vero che dicendo classi dirigenti e popolo non si dice la stessa cosa, che non si può fare di tutta l’erba un fascio, né delle classi dirigenti, né, tantomeno, del popolo. Dove li mettiamo quelli che si sono aggrappati con le unghie, con la speranza e con i denti, alla possibilità di non chinare il capo, di non arrendersi alle inefficienze, al pressappochismo, al clientelismo, agli ismi senza fine che hanno ammorbato la città? Quelli che talvolta ne hanno fatto una questione etica, altre volte una regola di vita, altre ancora una ragione pratica? In Bella Napoli si racconta di loro, di chi ogni mattina non si veste da supereroe ma da artigiano, insegnante, operaio, scienziato, barista, perito chimico e così via. Di chi con la propria normalità mantiene accesa la speranza e rende meno evanescente la possibilità di cambiare. Persino quando non lo sa.