• Il contributo analizza la questione meridionale – interpretata alla luce del concetto rokkaniano di «frattura» – quale tema che trova campo nell’Italia repubblicana, in uno snodo fondamentale del processo di democratizzazione che la Costituzione incentra sui partiti politici e sulle autonomie territoriali. Nel corso dei lavori dell’Assemblea costituente, il tema emerse proprio nel dibattito sull’istituzione delle regioni. Tuttavia, nella fase immediatamente post-costituzionale, prima, e con la messa in opera delle regioni, dopo, il problema del divario Nord-Sud resta senza risposta adeguata, dando adito ad una narrazione che contrappone alla questione meridionale una «questione settentrionale». Di tale narrazione si nutrono le recenti richieste di regionalismo differenziato, che concepiscono la differenziazione ex art. 116, co. 3, Cost. come strumento per «restituire» alle regioni settentrionali quanto loro sottratto a beneficio delle regioni meridionali. Una concezione distante dal modello costituzionale, e inadeguata a far fronte all’ulteriore crescita dei divari territoriali determinata dalla pandemia.
  • Una lettura sul modo in cui le imprese italiane hanno introdotto pratiche di produzione snella e sulle loro ricadute sulle condizioni di lavoro. L’autore muove dall’ipotesi che nella maggior parte dei casi gli outcome sono stati negativi. La spiegazione, basata soprattutto sull’osservazione dei cambiamenti in corso nell’industria metalmeccanica, tra cui la Fiat, è che le pratiche introdotte hanno puntato quasi esclusivamente a ottenere di più dalla manodopera, aumentando la pressione sul lavoro.
  • Al fine di accrescere la competitività dei sistemi produttivi locali sui mercati nazionali e internazionali sono ritenuti centrali lo sviluppo e la trasmissione delle conoscenze tecnologiche e organizzative, anche attraverso processi di apprendimento e coinvolgimento/partecipazione dei dipendenti e loro rappresentanze nelle imprese. I fattori innovazione e partecipazione risultano di particolare interesse proprio in sistemi locali caratterizzati da un apparato produttivo di tipo distrettuale e da una forte e radicata tradizione sindacale. ...
  • Crisi economica e finanziaria, deregolamentazione, liberalizzazione dei mercati, smantellamento dello Stato sociale. Cresce il bisogno di unire l’azione collettiva di contrattazione sindacale con quella di tutela individuale, tipica del Patronato, di trasformare le conquiste della contrattazione collettiva in diritto soggettivo, esercitabile sul piano individuale. Ma come si svolge la tutela individuale negli altri Paesi d’Europa? Chi assicura questa funzione dove non esistono istituti simili al patronato sindacale italiano? Questa pubblicazione presenta i risultati di un’interessante ricerca comparativa e realizza un viaggio attraverso le parole e i fatti che rendono concreta l’azione di tutela individuale, in Italia e in Europa. Vengono esaminati cinque Paesi europei: Belgio, Francia, Germania, Regno Unito e Svezia. Punto di partenza di tutta la comparazione è il «Patronato» sindacale italiano, la cui azione non ha corrispettivi immediati in nessun altro Paese. Prendendo in prestito una terminologia consolidata tra gli studiosi dei regimi di welfare, lo studio mette in evidenza la connotazione universalistica dei servizi dei Patronati italiani e quella selettiva, di tipo occupazionale, dei sindacati degli altri Paesi. La comparazione fa emergere in ciascun Paese una diversa «mappa della tutela individuale», che mostra le diverse e specifiche «vie» che ciascun sindacato nazionale ha potuto e saputo sperimentare e costruire nel proprio sistema sociale di riferimento. Se altrove i sindacati hanno avuto modi diversi d’interpretare la loro missione d’interesse generale, la via italiana ha trovato la propria forma originale nella funzione e missione di tutela individuale universale e gratuita del Patronato, organica ma distinta rispetto all’altra, di tutela collettiva, spettante all’organizzazione madre: il sindacato in quanto tale.
  • Ruolo e percezione della dirigenza pubblica attraverso un excursus delle riforme che l'anno ripetutamente attraversata. Scrive l'A. nelle sue conclusioni: "L'oscillazione nevrotica fra due modelli estremisticamente contrapposti - lo spoil system generalizzato e la protezione castale dell'alta burocrazia - sono invece l'ennesimo esempio del disorientamento generale che sembra caratterizzare questi difficilissimi anni".
  • Il volume presenta, in ordine cronologico e coordinate tra loro, le principali proposte della Cgil per una piena, buona e stabile occupazione. Come superare la legge 30, come e perché abrogare il decreto legislativo 368/2001 che ha liberalizzato i contratti a termine, quali strumenti mettere in campo per una seria lotta al lavoro nero e all’economia sommersa: questi (e non solo) i punti «caldi» dell’attuale dibattito tra le forze del centro sinistra. Dibattito nel quale la Cgil si trova direttamente coinvolta, perché per prima ha contrastato le iniziative del centrodestra delineando possibili interventi legislativi concreti e praticabili. -Il libro è quindi testimonianza di una stagione di lotte e di elaborazioni di cui si rivendica a pieno la valenza, ma è soprattutto la sintesi di una scommessa per il futuro: per ridare al lavoro riconoscimento, politico e culturale, oltre che normativo, in una società in cui, oggi più di ieri, si ha bisogno di maggiori diritti, maggiore partecipazione, maggiore democrazia.
  • Il volume di recente pubblicazione «Laws against strikes, The South African experience in an international and comparative perspective», curato da B. Hepple, R. le Roux e S. Sciarra, ci rivela l’importanza di preservare e sostenere azione collettiva e libertà di associazione per promuovere le istanze di giustizia sociale. A partire dalle considerazioni suscitate dalla lettura di questo testo, l’Autore cerca di ricostruire brevemente ragion d’essere e pratica della libertà di azione collettiva e dei diritti di sciopero in rapporto a un periodo di crisi economica e sociale. In questa luce egli individua altresì in sintesi critica i più rilevanti cambiamenti connessi alle innovazioni interne al diritto dell’Unione Europea, ad alcuni degli accordi bilaterali e regionali di libero scambio (come la partnership trans-pacifica e quella trans-atlantica) e interni al sistema di risoluzione delle controversie del Gatt/Wto.
  • Le difficoltà del sindacalismo contemporaneo in una fase caratterizzata dal primato dell’economico e delle convenienze delle imprese, dalla de-regolazione, dalla riduzione dei diritti per i lavoratori, dalla marginalizzazione del lavoro organizzato, dalle divisione sindacali.