• Nel suo impegno contro il mobbing, l’autore, dopo il manuale Mobbing e Straining (Ediesse, 2008) – citato nella relazione tematica sul mobbing della Corte di Cassazione n. 142 del 10 novembre 2008 come «riferimento dottrinale principale» – pubblica ora questa guida teorico-pratica sul disagio lavorativo con l’obiettivo di facilitare il riconoscimento di tali fenomeni per poterli vincere. Per questa ragione la guida risulta rivolta in primo luogo ai lavoratori e ai cosiddetti addetti ai lavori: gestori di risorse umane, dirigenti, funzionari e quadri di aziende o enti, oltre che naturalmente ai sindacalisti. Muovendo dunque dal manuale Mobbing e Straining la guida propone in modo chiaro e discorsivo un discorso di sintesi, per soddisfare soprattutto le esigenze pratiche operative degli addetti ai lavori e l’esigenza dei lavoratori di sapere come comportarsi, anche perché il fenomeno del mobbing risulta in forte aumento. L’autore, oltre ad avere acquisito nella sua trattazione i molti e spesso innovativi sviluppi dottrinali e giurisprudenziali avutisi recentemente in materia, ha ampliato il discorso al tema dello stress lavoro-correlato, negli ultimi tempi particolarmente in crescita, che rappresenta oggi il più diffuso fenomeno di disagio lavorativo. Completano la guida delle utilissime tavole riassuntive e un questionario per la rilevazione di casi di mobbing nelle aziende.
  • Rione Sanità

    10.00 
    Si può cambiare un destino e sconfiggere un ponte, quel lo del rione Sanità? Si può fare con il lavoro, la bellezza, la cultura? Si può in un quartiere che non solo per un dato di realtà, ma anche per disinformazione e luoghi comuni, è diventato sinonimo di illegalità, degrado, isolamento, ignoranza? Si può fare oggi, in questa Napoli declinante, nuda come le sue élite senza qualità, classi dirigenti rapaci invece che capaci? Le risposte in Rione Sanità, nelle storie di donne e uomini che nel cuore di Napoli, di più, nella sua pancia, il coraggio che serve per sperare e per cambiare hanno deciso di darselo ogni giorno. Scommettendo sulla loro voglia di farcela. Assieme. Chiedendo al destino di ridargli indietro le loro vite. Sì, qui o l’umanesimo che si cerca e talvolta si trova nei libri, nei discorsi, diventa umanità, si trasferisce nelle vie e nelle piazze, o non c’è niente da fare. Sì, al rione Sanità si vince con la cultura e con il lavoro. O si perde irrimediabilmente.
  • Bella Napoli

    Fascia di prezzo: da 3.99 € a 10.00 €
    Napoli e i napoletani non sono la stessa cosa, perché se è vero che la città è l’immagine di tutti, classi dirigenti e popolo, è altrettanto vero che dicendo classi dirigenti e popolo non si dice la stessa cosa, che non si può fare di tutta l’erba un fascio, né delle classi dirigenti, né, tantomeno, del popolo. Dove li mettiamo quelli che si sono aggrappati con le unghie, con la speranza e con i denti, alla possibilità di non chinare il capo, di non arrendersi alle inefficienze, al pressappochismo, al clientelismo, agli ismi senza fine che hanno ammorbato la città? Quelli che talvolta ne hanno fatto una questione etica, altre volte una regola di vita, altre ancora una ragione pratica? In Bella Napoli si racconta di loro, di chi ogni mattina non si veste da supereroe ma da artigiano, insegnante, operaio, scienziato, barista, perito chimico e così via. Di chi con la propria normalità mantiene accesa la speranza e rende meno evanescente la possibilità di cambiare. Persino quando non lo sa.
  • Il bambino con le braccia larghe

    Fascia di prezzo: da 2.99 € a 10.00 €
    Con una scrittura molto intensa e partecipata, questo libro racconta la storia di una famiglia alle prese con la malattia mentale e riassume in modo esemplare il trattamento della psicopatologia, l’impatto devastante degli psicofarmaci, gli effetti della legge 180 anche nella sfera privata, dalla sua prima applicazione ai tempi di Franco Basaglia fino a oggi, passando per tutte le esperienze intermedie (padiglioni aperti, chiusura del manicomio, comunità terapeutica, casa-famiglia, fino alla Residenza sanitaria assistita). Da osservatore direttamente coinvolto l’autore ricostruisce la vicenda personale di suo fratello Paolo – Il bambino con le braccia larghe –, sin dalla pubertà affetto da schizofrenia e morto nell’aprile del 2009 all’età di 59 anni, e nel contempo lascia emergere dallo sfondo il ritratto di un’epoca. Lo fa senza velleità di scrittore, né di scienziato o di sociologo, ma con la rigorosa puntualità del testimone. La scrittura è sobria, scarna e colloquiale, e in virtù di questa sua apparente semplicità diventa prensile e complice in un libro che può essere letto anche come un romanzo di formazione, esistenziale e politica, che il narratore vive dentro una famiglia della borghesia italiana, di cui vengono rievocati rapporti e dinamiche. Carlo Gnetti scrive senza risparmiarsi. Narra perché non può spiegare un mondo a molti di noi ignoto, di sofferenza e dolore. Prima di viverlo sulla sua pelle neppure lui poteva sapere che «nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta», come ci ha testimoniato in forma lirica la poetessa Alda Merini.
  • Il volume vuol contribuire ad una messa a fuoco di buone politiche per lo sviluppo del Sud e fornire spunti per alimentare una riflessione sulla condizione meridionale. Per questo assume una prospettiva di analisi territoriale, centrandosi in particolare sulla dimensione economica, e mette in luce come il mancato sviluppo del Mezzogiorno sia un freno alla crescita dell’intera economia nazionale e al riallineamento alla media europea dei tassi di occupazione, impedendo di fatto la diffusione di modelli sociali più avanzati e la modernizzazione dell’intero paese. Gli argomenti affrontati nei diversi capitoli consentono di leggere le dinamiche più ampie che attraversano la società italiana, e quella meridionale in particolare: dal ruolo del lavoro delle donne nell’economia delle famiglie al peso dell’illegalità nel condizionare le prospettive dello sviluppo nel Sud; dall’inefficacia degli interventi programmatori alla mancanza di un piano di politica industriale. Il testo offre dunque un ampio quadro informativo sulla realtà del Mezzogiorno, riportando una molteplicità di indicatori e di cifre con cui è possibile misurare il dualismo territoriale italiano, che permane nel tempo e sembra anzi essersi aggravato negli ultimi anni.
  • Benché l’immigrazione sia ormai un elemento strutturale della società italiana, le politiche migratorie sono concentrate più su norme repressive che su misure di carattere integrativo. La pesante crisi economica e la ricorrenza di episodi di xenofobia e razzismo concorrono inoltre a rendere sempre più pesanti le condizioni lavorative ed esistenziali degli stranieri che vivono in Italia: difficoltà a ottenere un lavoro, a trovare un’abitazione, ad accedere al sistema dei servizi. Il volume si articola in diversi saggi, ciascuno dei quali approfondisce questioni cruciali relative all’immigrazione: la cittadinanza, la normativa, le condizioni di lavoro, le discriminazioni. Ampio spazio viene dato all’analisi del fenomeno nei diversi territori come luoghi naturali dell’integrazione lavorativa e non solo.
  • Un Di Ruscio scatenato, furibondamente vitale, comico e caustico allo stesso tempo, irriverente al massimo, torna nelle pagine di questo libro con una lingua graffiante ed eversiva che, come scrisse Italo Calvino: «Ricorda Céline, per la volontà di scaricare nel flusso delle parole una cupa aggressività». Attuale e potente come pochi per la forte capacità di testimonianza, oltre che per l’indiscusso valore stilistico, La neve nera di Oslo cresce lungo una narrazione fluviale in prima persona, e in presa diretta, che lo scrittore fa avanzare tra bizzarre considerazioni politiche e filosofiche, intrecciate al vivere sociale e quotidiano, alle aspirazioni e ai sogni di un emigrato italiano. Argomenti della narrazione so no la privata quotidianità, l’odissea della vita di fabbrica e l’orgoglio di far parte di una classe operaia che va oltre l’ap partenenza diventando condizione uma na universale. Intorno il ma linconico ed esistenzialissimo pae saggio lunare di Oslo, che il nostro attraversa in bicicletta o a piedi, una metropoli tra i ghiacci che sentirà per sempre straniera. Ottantenne, molto amato da Franco Fortini, Paolo Volponi, Salvatore Quasimodo – che lo definì «uomo d’avanguardia nel senso positivo, cioè della fede nell’attualità e per la violenza del discorso» –con questo nuovo libro,forse tra i suoi il più bello e lirico, Luigi Di Ruscio sembra chiudere un’esperienza letteraria durata oltre mezzo secolo dove vita e scrittura s’incontrano per diventare una cosa sola, mostrandoci qui cosa significa per uno scrittore emigrare in Scandinavia e vivere in un isolamento linguistico e sociale che è da sempre quello di tutti i migranti.
  • Diario operaio

    Fascia di prezzo: da 2.99 € a 10.00 €
    Hanno presidiato le fabbriche, hanno fatto lo sciopero della fame, hanno occupato strade, stazioni e vecchie carceri, sono saliti sui tetti e sulle gru. Trascurati dalle tv e dai giornali, abbandonati dal governo e dalla politica, delusi dalla sinistra e a volte lontani anche dai sindacati, milioni di lavoratori, garantiti e no, hanno cercato in questa lunga e dolorosa crisi italiana di farsi sentire e di farsi vedere, di testimoniare con il loro impegno il diritto a difendere un’occupazione, un reddito dignitoso, una speranza di cambiamento. Hanno combattuto, e combattono, una battaglia forse fuori dal tempo, in un paese che non riconosce più il lavoro come un valore su cui costruire una società giusta e solidale. Le loro storie rappresentano l’altra faccia, quella vera, di un’Italia smarrita e delusa dalle promesse berlusconiane.
  • Da Roma a Roma

    Fascia di prezzo: da 2.99 € a 10.00 €
    Andrea Carraro è uno dei più interessanti narratori degli ultimi anni, autore di molti libri tra i quali Il branco, da cui Marco Risi ha tratto l’omonimo film, ma anche di altre narrazioni che non sono certo sfuggite ai lettori più attenti, come L’erba cattiva, La lucertola, Non c’è più tempo. Ma non è solo un narratore tout court. Infatti, nel tempo, ha affiancato la sua attività di romanziere a quella di acuto reporter, osservatore impietoso della società italiana, soprattutto per l’Unità e Diario, di cui è stato redattore assieme a un altro autore al quale lo lega una comune idea di letteratura, Sandro Onofri. Entrambi, infatti, hanno da sempre affabulato e cercato di attualizzare, in una sorta di riposizionamento linguistico e memoriale, i luoghi e i temi per eccellenza pasoliniani, con uno stile dal registro rigidamente realista. Anche questo libro – che ha il titolo ironico del «falso movimento» Da Roma a Roma, dove si spazia dal centro alle periferie della città alla ricerca dei nuovi portati di senso antropologico e delle trasformazioni urbanistiche – si apre e si chiude con il ricordo di Pier Paolo Pasolini, che, come scrive Carraro, della periferia romana «fu il primo cantore». Si parte dalla stele in memoria di Pasolini all’Idroscalo di Ostia e si finisce, dopo un lungo viaggio a zig zag, nella Torre di Chia, un rudere medievale, prossimo a Bomarzo, acquistato dallo scrittore nel 1970. In mezzo, le chiese di Centocelle, una scuola di Passo Corese, i tossici di Ostia e la Roma Bene dell’Olgiata e di via Due Ponti, oscure feste di piazza a Torvaianica e performance artistiche nel retroterra romano, e tanti altri luoghi nominati dalle cronache ma sconosciuti a molti di noi. Questi luoghi Andrea Carraro ora ce li fa conoscere con un racconto di prima mano, onesto e rigoroso; li attraversa con l’occhio curioso del viaggiatore, con quello impietoso del sociologo e quello visionario dello scrittore; li sviscera, rimettendo in circolo motori dell’immaginario come film, libri, fatti di cronaca; per ricomporre, infine, nel magma complesso di un mosaico, le trasformazioni avvenute in quella terra che sta ai margini di Roma, dove pulsa il cuore impazzito della contemporaneità.
  • Dopo più di un decennio di deciso abbattimento delle rigidità (presunte ed effettive) del mercato del lavoro italiano, non sembrano evidenti quegli effetti positivi che avevano pronosticato i fautori della flessibilità del lavoro. Anche i media, che al suo affacciarsi sulla scena raccontavano la flessibilità come la strada «necessaria» per raggiungere la piena occupazione, pongono ormai l’accento sull’altro volto del fenomeno, ossia quello della precarietà del lavoro, e sul «furto del futuro» a cui stiamo condannando intere generazioni. Il propagarsi della crisi finanziaria mondiale all’economia reale, già a partire dalla seconda metà del 2008, sta producendo un nuovo incremento del numero dei disoccupati, fenomeno che non si verificava da quindici anni. Ciò apre nuovi interrogativi a cui i policy makers sono chiamati a rispondere nel breve e nel medio periodo e, se ce ne fosse bisogno, conferma il primato dell’economia nella creazione di lavoro rispetto alla legislazione del lavoro. Il tema della flessibilità viene trattato nel volume attraverso un approccio multidimensionale del fenomeno: dalle dinamiche del mercato del lavoro al quadro empirico che emerge da una serie di ricerche realizzate dall’IRES nell’ultimo decennio, alla scansione delle tappe normative, alla giungla delle tutele sia di tipo contrattuale che di welfare, fino alla dimensione culturale e comunicativa.
  • Vita attiva?

    Fascia di prezzo: da 13.00 € a 18.00 €
    La vita si è allungata e con essa anche la vecchiaia è divenuta più estesa e sfaccettata, imponendo alla ricerca sociale, alla politica e al sindacato una ridefinizione del ruolo economico e sociale degli anziani. Anche per questo nell’ultimo quindicennio le pressioni per un allungamento della vita lavorativa si sono imposte nel discorso pubblico, tendendo ad oscurare le numerose ragioni che nel nostro paese si frappongono alla realizzazione di questo obiettivo, non ultimi la persistente marginalizzazione della manodopera adulta e il ricorso delle imprese alle uscite anticipate. Non solo. Nella stessa società i profili della vecchiaia – anagrafico, biologico, sociale, funzionale – tendono a diversificarsi in base alle condizioni di salute, alla regolazione istituzionale del corso di vita, allo status. Per questo le lunghe durate lavorative (ovvie e in qualche misura «irrinunciabili» per le fasce della popolazione più in alto nella scala sociale e professionale) sono divenute argomento ricorrente dei dibattiti sulla riforma del welfare con termini evocativi quali attivazione e occupabilità. Meno incisivi i richiami per un ruolo socialmente utile degli anziani, che comunque rappresentano la componente generazionale più consistente nel volontariato e nelle attività partecipative. Un apporto dato in un contesto regolativo e di offerta pubblica ancora da sviluppare, che ancor oggi in Italia vive largamente di una capacità organizzativa scarsamente incentivata. Il libro raccoglie e rielabora una fitta serie di risultati di ricerca realizzati dall’Ires grazie alla costante collaborazione con lo Spi e con altri istituti e network di ricerca. Dalle analisi pubblicate emerge preoccupazione per una nuova declinazione del rischio sociale della «seconda metà della carriera», mentre si sottolinea il ruolo di pubblica utilità svolto dagli anziani attraverso le attività volontarie e partecipative.
  • La crisi dei mercati internazionali esplosa negli USA nell’ottobre del 2008, con la recessione di portata mondiale che quella crisi ha innestato, impone di impostare con urgenza le politiche economiche necessarie per impedire che le economie italiana, europea e mondiale si avvitino in una spirale recessivo-deflattiva. Il volume esamina pertanto le conseguenze e le prospettive della crisi e cerca di fornire proposte utili per difendere le condizioni di vita e di lavoro delle fasce più deboli, dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, dei precari senza protezioni sociali, salvaguardando i redditi più bassi sia da lavoro che da pensione. Dal Rapporto emerge come proprio l’aumento delle diseguaglianze di reddito rappresenti la ragione di fondo dell’esplosione della crisi finanziaria che scuote il mondo: si è tentato infatti di surrogare la caduta della domanda determinata dalla caduta dei redditi reali del mondo del lavoro, con una crescita della domanda fondata sul debito privato nel caso del modello USA, e di quello pubblico nel caso italiano. Con la crisi del 2008 si chiude rovinosamente la lunga egemonia delle politiche neoliberiste e di deregulation, inaugurate dall’era Reagan e Thatcher e portate avanti dai governi della destra negli USA e in Europa. Si è così aperta oggettivamente nella storia del mondo una fase in cui dovranno essere costruiti nuovi paradigmi e regole dello sviluppo economico e sociale tanto nei singoli paesi che a livello globale.