• Il risveglio dell’interesse per l’etica, e per le sue relazioni con la politica e l’economia, è un fenomeno diffuso nelle società occidentali. Vi concorrono numerosi fattori. Le innovazioni scientifiche e tecnologiche, ormai in grado di modificare la stessa struttura biologica degli esseri viventi. Il cambiamento dei valori e dei costumi tradizionali, che mette in discussione criteri consueti del bene e del male. I rischi globali, da quello ecologico a quello demografico, che tengono sotto scacco gli equilibri planetari. I comportamenti fraudolenti nel mondo degli affari, che minano la credibilità dei mercati finanziari. La crisi del primato del pubblico, infine, che richiede nuove motivazioni e giustificazioni a suo sostegno. All’inizio del terzo millennio, dunque, irrompono sempre più frequentemente domande di senso sulla modernità. Esse riguardano la concezione del progresso, l’idea di sviluppo, il ruolo della scienza, i grandi dilemmi relativi al rapporto tra libertà e eguaglianza, mezzi e fini, ragion di Stato e morale. Si tratta di temi che sono stati al centro del confronto teorico e culturale del Novecento, svoltosi nel vivo di eventi tragici e di aspre contrapposizioni ideologiche. Questa antologia curata da Michele Magno ne offre una documentata testimonianza, presentando le pagine scelte di autori che rispecchiano le principali tendenze del pensiero liberale, marxista, cattolico e laico. Una raccolta di scritti utile anche per meglio orientarsi nell’intricato dibattito dei nostri tempi. Testi di: Dewey, Adler, Weber, Rathenau, Kelsen, Croce, Einaudi, Gramsci, Sturzo, Maritain, Keynes, Schmitt, Della Volpe, Hayek, Camus, Russel, Rawls, Arendt, Habermas, Bobbio, Sen, Touraine, Sartori, Krugman, Giddens, Reich, Nussbaum, Dahrendorf, Kagan, Rossi.
  • Ettore Scola, grande regista di film molto apprezzati, è stato al centro di un coro di voci, quelle dei tanti autori che hanno cercato di andare in profondità nella società italiana per capirla attraverso la chiave dell’ironia, del paradosso, della satira. Nomi famosi che hanno reso importante il nostro cinema nel mondo, vincendo una gran quantità di premi nei festival più prestigiosi – Venezia, Cannes, Berlino – e meritando l’Oscar con opere memorabili. Questi registi, e sceneggiatori, insieme a Scola – che ci ha lasciato nel gennaio del 2016 – hanno creato la commedia all’italiana, non solo un «genere» del cinema ma una rappresentazione articolata del nostro Paese dalla fine della seconda guerra mondiale all’inizio del terzo millennio. Uno spettacolo, un coro di talenti: oltre all’autore di Delitto della gelosia, C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare, Brutti, sporchi e cattivi, ecco Pietro Germi, Luigi Comencini, Dino Risi, Mario Monicelli e tanti altri, fino ai nostri giorni. Nel coro sono compresi gli attori: Totò, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi. Il racconto si arricchisce poi di numerosi protagonisti di generazioni più vicine, testimoni preziosi (al lettore il piacere di scoprirli). Registi e interpreti che Italo Moscati raccoglie in un viaggio che evita la definizione superata di commedia all’italiana e propone più correttamente quella di «commedia degli italiani», perché quel cinema che ricordiamo sempre volentieri ha qualità da scoprire ancora, per esprimere meglio la realtà e i tanti retroscena della società italiana che continua a cercarsi.
  • La pubblicazione dal titolo: Europa digitale. La sfida di un continente, nasce da una collaborazione tra l’Area delle politiche europee ed internazionali e l’Ufficio Progetto Lavoro 4.0, per realizzare un testo di raccolta dell’estesa normazione sul digitale da parte dell’Unione europea. Gli articoli, redatti da vari autori, spiegano brevemente e commentano i contenuti delle norme che negli ultimi anni hanno regolato la trasformazione digitale.
  • Tra il 2004 e il 2006 l’Italia dovrà recepire due importanti direttive sul coinvolgimento dei lavoratori nelle imprese costituite in forma di Società europea e di Società cooperativa europea, direttive che completano due regolamenti (2157/2001 e 1435/2003) relativi alle suddette forme societarie. Caratteristica dei due Statuti societari è che la registrazione della Società europea e della Società cooperativa europea nei vari Stati membri dell’Unione Europea è subordinata al riconoscimento di diritti di informazione, consultazione e partecipazione dei dipendenti. Determinante ai fini dell’applicazione di tali diritti è il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori, e in particolare dei sindacati, i quali dovranno disciplinare le modalità del coinvolgimento in un apposito negoziato con i rappresentanti delle società. In mancanza di accordo si applicheranno apposite norme di garanzia. In vista della prima scadenza (8 ottobre 2004 per il recepimento della direttiva sul coinvolgimento dei lavoratori nella Società europea) il volume approfondisce le tematiche oggetto dei due regolamenti e delle due direttive, fornendo a studiosi, ricercatori, rappresentanti dei lavoratori e delle imprese e al legislatore gli strumenti di conoscenza necessari per la conformazione della normativa italiana a quella europea. Contributi di: Arrigo, Barbucci, Buschak, Cerfeda, Vasquez.
  • Come si pone l’Europa per rapporto al Mondo? In che modo la storia e la cultura di Europa si pongono di fronte alla globalizzazione, intesa come unità del mondo e, dunque, come fine della dialettica tutto-parte? Come un’identità debole può esistere e riprodursi in un mondo ostile? A queste domande il libro cerca di rispondere non solo tramite una ricostruzione storica dei processi e una resa dei conti con le ideologie di Europa (e di Anti-Europa) oggi in campo, ma, soprattutto, tramite un vaglio critico dei parametri fondamentali di quelle teorie che lavorano a costruire strumenti di difesa della forma dell’esistenza politica europea: sovranità condivisa, Mediterraneo, dialettica del riconoscimento. Ed è precisamente in continuità con questi tentativi che l’autore rimette in circolazione i temi della forza e dell’autorità come elementi essenziali, e non più eludibili, del progetto europeo, perché senza di essi non è possibile tenere insieme l’uno e il molteplice, non è possibile l’esistenza politica di Europa. Sullo sfondo il dibattito fondativo della modernità, e il problema-Vico, perché forza e autorità non vanno letti come elementi di un ordine del discorso diverso da quello del vecchio progetto umanistico, ma come elementi fondanti dello stesso, perché è solo tramite essi che è possibile un nuovo incontro di Mediterraneo ed Europa e, dunque, di Europa e Mondo, per pensare davvero il mondo nuovo.
  • Mentre è intenso il dibattito sulla riforma istituzionale dell’Unione Europea, segna il passo il confronto sui grandi temi di carattere sociale. Eppure le nuove e forti istituzioni di cui l’Europa ha bisogno non possono darsi senza altrettanto forti e consensuali politiche fra cui, in primo luogo, quelle economiche e sociali. Il patto politico fondativo della nuova Europa non può cioè prescindere da un nuovo patto sociale, e da quest’ultimo dipende, con la qualità dell’integrazione, l’identità stessa dell’Unione ampliata ai nuovi dieci paesi. Rispetto a questa tesi di fondo esperti italiani, europei e statunitensi mettono a confronto i due modelli che percorrono la politica sociale europea: quello che dà grande risalto agli aspetti della coesione e dei diritti sociali, com’è nella tradizione europea, e quello che, mettendo in primo piano la sovranità del mercato, si ritrova invece nell’esperienza americana. Una verifica critica serrata che scandaglia in profondità i terreni dell’economia e del lavoro, dei diritti e della cittadinanza, della funzione pubblica e del ruolo degli attori sociali.