• Il contributo offre uno studio dei tratti maggiormente caratterizzanti del diritto dell’Unione sull’immigrazione per lavoro, presentando uno stato dell’arte e puntando a mostrare come l’integrazione europea, su tale fronte, sia sempre scaturita da una tensione costante fra visioni politiche più progressiste e altre più caute in fatto di cessione di sovranità da parte degli Stati-nazione.
  • Una recensione del libro di Ida Regalia "Quale rappresentanza". La tesi è che vi sono in Italia ampie possibilità di crescita del sindacato, che si dovrà ora porre il tema di quale scelta qualitativa effettuare sul tema della rappresentanza, tramite sperimentazioni consapevoli di eventuali varie soluzioni.
  • Evoluzionismo

    15.00 
    Scopo di questo volume antologico è fornire il materiale sufficiente a comprendere il ruolo svolto dalle teorie evolutive nel processo di profonda trasformazione della concezione del mondo, iniziato con la rivoluzione scientifica del XVII secolo e che ha trovato nell’opera di Charles Darwin il suo punto di massimo sviluppo. Oggi, dopo decenni di approfondimenti disciplinari, che vanno dalla biologia molecolare alla paleontologia e all’antropologia fisica e culturale, si può affermare che nulla nel mondo vivente può essere compreso appieno se non alla luce della teoria darwiniana dell’evoluzione. Con i loro sviluppi più recenti, oggi anche le neuroscienze, la medicina, l’antropologia, la psicologia, la sociologia e l’etica sono largamente influenzate da modelli evoluzionistici. Ognuno dei capitoli individua un problema o una serie di problemi collegati e la loro organizzazione sotto forma di percorso storico può essere il punto di partenza per ulteriori riflessioni scientifiche e filosofiche.
  • Fino ad oggi la ricerca storica sul terrorismo si è concentrata con estrema puntualità nella ricostruzione delle varie declinazioni, nell’analisi fenomenologica dei diversi gruppi e delle origini culturali dell’eversione, tralasciando l’attività delle forze politiche e dei sindacati. In questa sede ci si propone di analizzare il ruolo svolto dalla Cgil e dal Pci nella complessa stagione del terrorismo in Italia. Le reazioni della società, dei partiti, del movimento sindacale e dello Stato di fronte all’attacco terrorista sono state a lungo assenti o decisamente inadeguate. Tali posizioni sono determinate, per quanto riguarda il terrorismo di sinistra, dai consensi, dalle «simpatie», dai ritardi culturali presenti negli stessi ambienti del mondo comunista e del movimento operaio e sindacale, dalla sottovalutazione, quindi, della pericolosità di molti gruppi politici e della loro narrazione, e, per quanto riguarda invece la sua declinazione neofascista, dall’inerzia, dall’inefficienza, quando non dalla collusione, di alcuni settori degli apparati di sicurezza. Sarà il sacrificio di Guido Rossa a contribuire in modo decisivo alla rottura di quelle zone d’ombra ancora rimaste in una parte del mondo di fabbrica. Si tratta, infatti, di una vera e propria cesura nella storia del complesso rapporto fra la classe operaia e il terrorismo perché da quel momento non saranno più necessarie spiegazioni sul conflitto mortale che contrappone il sindacato e il Pci alle Brigate rosse.
  • La disuguaglianza è il peggiore nemico del tempo presente. Essa può assumere molte forme: c’è quella economica, quella sociale, ma c’è anche quella di «riconoscimento». L’Occidente è attraversato da queste faglie di disuguaglianza, che hanno una natura fortemente territoriale: faglie fra aree rurali e urbane, fra periferie e centri, fra città in decadenza e fiorenti. Se queste sofferenze non trovano la strada dell’avanzamento sociale, si trasformano in rabbia verso élites e istituzioni e in deriva autoritaria. L’Italia non fa eccezione. C’è una parte importante del Paese che avverte l’abbandono. Sta nelle periferie. E nell’Italia delle due «erre», rurale e rugosa, l’Italia delle aree interne. Qui si combatte una sfida tra innovatori e rentiers, ovvero quelle parti di classe dirigente locale più preoccupate di difendere rendite di posizione che di invertire il declino. Quando sono questi ultimi a vincere, per i giovani e gli innovatori le possibilità sono due: una è la fuga, l’altra è l’insubordinazione ai rituali del passato. Fabrizio Barca è un sostenitore convinto di questa seconda ipotesi. Perché per costruire una nuova stagione di avanzamento serve uno shock, affinché le aree interne possano diventare motore di nuovo sviluppo per l’Italia. Il cambiamento va però innescato attraverso un processo «rivolto ai luoghi», che parta cioè dall’azione delle comunità e dei cittadini organizzati, che, nel vuoto lasciato dai partiti, diventano i protagonisti. È l’insegnamento della travagliata esperienza aquilana, dopo il sisma del 2009. Ed è un metodo che, in forme diverse, vale anche per le grandi città, persino per Roma. Questo piccolo viaggio fatto di domande e risposte, tra aree interne, zone terremotate e degrado urbano, vuole provare ad offrire spunti per la costruzione di un progetto, certamente ambizioso, ma possibile. In cui una parte del paese è già impegnata
  • L’articolo prende spunto dal dibattito pubblico e scientifico sul tema al centro dell’ultimo libro di Chiara Saraceno (L’equivoco della famiglia, 2017) sull’ovvietà del concetto di famiglia, spesso oggetto di ambiguità. L’equivoco, infatti, nasce dal fatto che, pur essendo in continua trasformazione, la famiglia in Italia continua ad assumere un ruolo prioritario a livello sociale, mentre le politiche sociali e i diritti normativi restano ancorati a precedenti equilibri, diversamente da quanto avviene in altri contesti europei.