• Imprese che falliscono, distretti industriali che chiudono, emergenze ambientali e sanitarie diffuse su tutto il territorio nazionale e centinaia di migliaia di posti di lavoro persi o a rischio. È possibile uscirne e come? È possibile, necessario e urgente attraverso processi di conversione ecologica che tengano assieme dimensione ambientale e aspetto sociale delle produzioni. Dalla ristrutturazione delle linee produttive al tipo di prodotti, dagli acquisti verdi agli appalti, dalla transizione energetica alla ricostruzione di filiere locali, dal chilometro zero al consumo condiviso, dalla formazione permanente dei lavoratori alla rigenerazione di spazi in degrado: un’antologia di riflessioni teoriche, strumenti concreti ed esperienze in marcia per riconvertire il modello economico rendendolo sostenibile, giusto e redistributivo.
  • Gli amortali

    12.00 
    Sindrome dell’immortalità, mito dell’eterna giovinezza. In questo e in altri modi è stato definito il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione legato all’aumento delle aspettative di vita, un fenomeno su scala mondiale che è destinato a cambiare la geografia politica e sociale del pianeta. Il libro affronta il tema da diversi punti di vista: demografico, economico, sociale, medico e genetico, senza trascurare gli aspetti legati all’etica, al costume e alla vita quotidiana. Il tutto è trattato in modo divulgativo, corredando le informazioni sul fenomeno nel mondo, in Europa e in Italia con una serie di dati aggiornati. Completano il volume tre appendici. La prima è dedicata alla Germania, uno dei paesi più interessati dal fenomeno dell’invecchiamento. La seconda affronta in particolare le questioni legate alla medicina per gli anziani e agli interrogativi etici connessi. La terza è dedicata a una delle malattie tipiche della vecchiaia, l’Alzheimer, che colpisce fasce crescenti della popolazione in tutto il mondo.
  • Un eccentrico «testo di storia», che parte dalla centralità della realtà delle donne nel mondo musulmano. Mondo musulmano che non è certo un tutto unitario. Il movimento emancipatorio delle donne per i diritti nell’ambito famigliare e sociale, il «femminismo di Stato», il «femminismo islamico», sono fenomeni trasversali a questo mondo vastissimo, ma vanno collocati in contesti storici e geografici molto diversi tra loro. Le storie dei singoli paesi – i cui confini sono sempre mutati, dalla stagione degli Imperi al periodo coloniale e post coloniale – si assomigliano e si diversificano, dall’Egitto alla Siria, al Maghreb; altri sono casi a sé, come, per diverse ragioni, la Palestina, la Turchia, l’Iran; altri ancora vivono drammi senza fine, come l’Iraq, l’Afghanistan, la Somalia, e sono attraversati da contraddizioni profonde, come il Pakistan e la Penisola araba, fino a casi ancora poco conosciuti come l’Indonesia. Queste diverse storie vengono ricostruite intrecciandole con le condizioni di vita e il protagonismo delle donne, ma non senza aver prima illustrato l’islam, i suoi testi, la sua storia, le divisioni religiose. Oggi la situazione è drammatica, ma, secondo le autrici, sarebbe sviante credere che ciò non renda ancor più combattivo e propositivo il protagonismo delle donne musulmane che questo libro vuole illustrare; un libro basato su un ascolto diretto della voce delle donne del mondo musulmano, perché «la voce dell’altra va presa sul serio, quale premessa alla richiesta che la propria voce venga ascoltata».
  • Per lunghi anni alla crisi del sistema produttivo, sociale e politico imperniato sulla grande fabbrica fordista si è accompagnato un progressivo vuoto di analisi sui tentativi dei vari capitalismi di cercare nuove strade anche sfruttando il ciclone Internet. Dentro la crisi le questioni di fondo sono diventate la speculazione finanziaria e Wall Street. Sul «postfordismo» ha invece soffiato con forza il vento dell’Est, non solo perché la Cina è diventata l’officina del mondo, ma soprattutto perché la lunga stagione del metodo Toyota, della lean production, del just in time, della partecipazione in via gerarchica ha cambiato le culture manageriali e imposto un nuovo aziendalismo nel rapporto con il sindacato. Ha influito sulla trasformazione delle forme organizzative dei partiti e delle culture politiche ormai «né di destra, né di sinistra». È mutata la stessa condizione esistenziale delle persone, sempre più flessibile e precaria. Nella quotidiana pratica sindacale non sono mai venuti meno i tentativi di indicare alternative a questi processi, ma tante sono state le occasioni perse. In Italia c’è stata l’anomalia del più grande partito comunista dell’Occidente; oggi c’è l’anomalia della mancanza di un partito che faccia del lavoro il fondamento del suo programma. Ricostruire il percorso che ha portato a questo esito e farlo dal punto di vista delle persone che lavorano nelle manifatture come nel web può contribuire a trovare soluzioni per una rinnovata azione sindacale e politica.
  • La sinistra è in declino, tramortita e smarrita. Comprendere le ragioni della sua sconfitta è un compito arduo. Delineare un nuovo orizzonte che la rilanci come forza di governo dell’attuale passaggio d’epoca sembra una missione impossibile. Una via si può trovare se si parte da un’attenta analisi della grande recessione del 2008/2009, che sancisce la fine del ciclo neoliberista affermatosi a partire dagli anni ’70 proprio grazie alla sconfitta del movimento operaio. L’autore propone perciò una riflessione sul rapporto tra crisi economica, crisi ecologica, bolla finanziaria, crescita delle disuguaglianze e decadenza dello Stato. Ne emerge il limite di una sinistra che ha pagato la mancanza di una strategia di trasformazione dello Stato che consentisse al compromesso keynesiano di tenere il passo dell’inevitabile processo di globalizzazione. L’inadeguatezza degli Stati nazione e del vecchio ordine internazionale ha prodotto il dominio della grande finanza e delle multinazionali. Le conseguenze si sono rivelate devastanti. Il prezzo pagato in termini di sofferenze, di precarietà, di impoverimento di grandi masse, di guasti all’ambiente, di perdita di speranza e di futuro, è enorme. Il mondo pare condannato ad una stagnazione secolare: una crescita debole e fragile, che non produce piena occupazione, permanentemente esposta a rischi rilevanti. La sinistra può rialzarsi se si propone come la forza che vuole ricongiungere politica e potere attraverso la costruzione di uno Stato di dimensioni europee, passaggio decisivo per un nuovo ordine internazionale, e una nuova politica della Moneta, al servizio non solo del sistema finanziario e del mercato, ma anche di un intervento pubblico orientato ad una ristrutturazione ecologica dell’economia e alla lotta alle disuguaglianze.
  • L’androgino è uno degli archetipi che hanno formato la storia dell’umanità; il libro indaga sulla figurazione attuale di un mito che ha attraversato i secoli e le culture più diverse. Il tema dell’androgino oggi descrive una tendenza che, nelle sue più differenti espressioni, si sta rivelando molto presente. Le autrici e gli autori del libro colgono l’androginia nelle sue esplicite presenze, nella politica, nella moda, nello spettacolo, nei differenti linguaggi culturali, letteratura, arte, cinema e altro ancora, ma anche negli stili di vita, nelle scelte personali, relazionali e culturali. L’androgino è tra noi: immagini tradizionali di femminilità e maschilità vengono continuamente erose e nello stesso tempo esasperate, esibite, proposte a modello; le vite di donne e uomini si avvicinano, condividono spazi e tempi in forme impensabili per il passato; si moltiplicano le ricerche di identità sessuali, che rifiutano ogni stabile definizione, propongono l’ambiguità o l’ambivalenza come scelte di vita, mescolano ironicamente i modelli, si mostrano ormai refrattarie a ogni integrazione univoca e binaria. E al contempo viene messa in discussione una possibile onnipotenza dell’androgino sul proprio corpo. Differenti punti di vista si confrontano con queste tendenze: dal pensiero femminista, alle nuove riflessioni maschili, al pensiero lesbico, gay e queer.
  • Il libro racconta la vicenda intellettuale, politica e umana di Bruno Trentin attraverso la documentazione cartacea e multimediale a lui relativa e la bibliografia dei suoi scritti sulle principali testate della sinistra. Un racconto composto di documenti e di immagini che di fatto narrano il Novecento italiano: la Francia dell’esilio, Padova città universitaria in cui attivare la Resistenza, Milano partigiana, Mirafiori dominata dalla Fiat e poi bloccata dagli scioperi. Le carte documentano l’impegno e il carisma di Trentin nei ruoli di segretario della Fiom, di segretario generale della Cgil e di parlamentare europeo per il Pds nella legislatura 1999-2004. Dall’infanzia e l’adolescenza in terra di Francia alle lotte operaie dell’Autunno caldo fino allo scontro col governo Amato nel 1992 sull’abolizione della scala mobile, si dipana il racconto di sessant’anni di vita italiana passata tra le fabbriche e le scrivanie. Contiene: La persona umana, le trasformazioni del lavoro e le contraddizioni del precariato, l’ultimo intervento di Bruno Trentin (Fermo, 25 maggio 2006). Viene pubblicato, per la prima volta, l’inventario delle carte (appunti e altri materiali) giacenti nella casa di Bruno Trentin alla sua morte.
  • Le parole di Giuseppe Di Vittorio sono le parole contenute nella Relazione sul diritto di associazione e sull’ordinamento sindacale (1946) presentata alla Terza Sottocommissione sui temi economici e sociali per la definizione della Costituzione (1948). Sono parole fondative della Repubblica Italiana che rappresentano un fatto inedito, non riscontrabile nella formazione delle Costituzioni dei paesi europei, e identitario della composizione della Carta Fondamentale. Sono parole prime. I saggi che compongono il libro offrono un’interpretazione interdisciplinare (sociologica, storica, giuridica) della relazione, in un testo in cui l’approccio ermeneutico degli autori si rivela scientificamente attento e che, diversamente da una comprensione formalmente rigorosa, manifesta anche il grande interesse di studiosi catturati dal potere delle parole di Di Vittorio. Ne emerge così la qualificazione del diritto di associazione come il presidio più sicuro della libertà della persona, rilevando anche il ruolo fondamentale di Di Vittorio nella definizione del caposaldo lavoristico della Costituzione, e la natura della CGIL. È valutato l’impatto della relazione sulle norme dedicate ai temi del diritto sindacale nonché sul complessivo sistema costituzionale, e il ruolo chiave svolto dal mondo del lavoro nella definizione del Patto costituzionale. Sono, quelle di Giuseppe Di Vittorio, parole prese dalla memoria che, invece di risolversi nell’irrevocabilità di un ricordo, dispiegano ancora tutta la loro forza nella complessa attualità sociale e sindacale.
  • Il libro di Edmondo Montali, con prefazione del presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia e introduzione del professor Adolfo Pepe, ricostruisce la vicenda resistenziale, politica e parlamentare di Arrigo Boldrini, il comandante Bulow. Boldrini è stato un grande comandante partigiano alla guida della 28a Brigata Mario Gordini che operò nella provincia di Ravenna e poi in Veneto durante la guerra di Liberazione. Il suo nome rimase per sempre legato alla pianurizzazione della Resistenza con la quale il ravennate Bulow spostò la guerra partigiana dal suo terreno naturale, la montagna, alle campagne della Bassa, inventando un tipo di guerra partigiana che non si riteneva possibile. Ma Boldrini, medaglia d’oro al valore militare, non è stato solo un comandante partigiano. Membro della Consulta e della Costituente, è stato un parlamentare di lungo corso, vicepresidente della Camera dal 1968 al 1976, poi senatore della Repubblica fino al 1994, dirigente di primo piano del Partito comunista italiano e presidente dell’ANPI, l’Associazione nazionale partigiani, fino al XIV Congresso del 2006, due anni prima della sua morte. Il libro cerca di restituire la ricchezza del suo poliedrico contributo alla storia, per molti versi difficile e complessa, della Repubblica italiana di cui fu, a pieno titolo, un padre fondatore.
  • Gli appalti pubblici in Italia sono stati utilizzati, storicamente, come un modo per soddisfare interessi privati, sia delle imprese sia di amministratori e burocrati, permettendo alle mafie di fare grandi affari, soprattutto nel settore delle costruzioni, inquinando il mercato del lavoro e provocando distorsioni nel meccanismo di domanda e offerta. Una risposta concreta è arrivata dal CCASGO, il Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere, e dalle organizzazioni sindacali degli edili di CGIL, CISL e UIL, che sono riusciti a fare emergere l’inquinamento mafioso, utilizzando la tracciabilità finanziaria, la gestione legale e trasparente dei cantieri e il monitoraggio dei flussi di manodopera. Questa esperienza, realizzatasi attraverso le Linee Guida Antimafia e i Protocolli di Legalità, ha determinato non solo un avanzamento della «legislazione di prevenzione», ma anche una serie di procedure che i soggetti firmatari devono attuare. Pertanto, con i Protocolli di Legalità si sa chi, quando e come deve realizzare le azioni prescritte. Il sindacato è certo che questa attività di prevenzione attiva allargherà il sol-co tra quanti alimentano il sistema di illegalità e quanti, forti dei principi costituzionali, vogliono vincere una guerra civile strisciante che dura dall’Unità d’Italia ad oggi. Il testo raccoglie importanti contributi di Ivan Cicconi, Bruno Frattasi, Alessandra Guidi, Salvatore Lo Balbo, Leonardo Miconi, Sara Spartà.
  • L’Europa, un tempo leader del mondo, ha perduto il suo ruolo guida a favore degli Stati Uniti e della Cina. A partire dai primi anni settanta la deregulation finanziaria ha comportato la fine dei cosiddetti «Trenta anni gloriosi» del capitalismo democratico. Gli Stati nazionali hanno via via perso la loro capacità di regolare le politiche economiche e sociali. Mentre la nascita dell’Unione Europea ha comportato rigide regole da osservare per quel che riguarda i conti pubblici, la libera circolazione dei capitali ha nel frattempo consentito lo strapotere di grandi banche private. Al sostegno dell’economia reale si è sostituita un’anarchia sostanziale nel mondo del credito e della finanza, che ha ridotto molti membri sovrani della Ue a Stati debitori. Il volume mette in luce le radici storiche dei problemi economici e sociali che tormentano l’Europa del terzo millennio. La crisi europea ha cause profonde che nascono agli inizi del Novecento con il declino dell’impero britannico e l’ascesa distruttiva della Germania. Le due guerre mondiali fratricide e la trasformazione dei surplus commerciali inglesi in attività finanziarie e parassitarie hanno consegnato la guida del mondo prima nelle mani dei soli Stati Uniti, poi ai nuovi equilibri fra Stati che si configurano come vere e proprie potenze continentali. Viene così in evidenza che la malattia genetica del capitalismo fin dalle sue origini è la degenerazione della finanza.
  • Il volume riflette sulla crisi del mondo socialista di fronte alla guerra e sull’incapacità di evitarla nonostante la retorica degli anni precedenti. In un’ottica comparata a livello europeo, i saggi analizzano l’interazione tra rappresentati e rappresentanti e il grado di condizionamento che il sindacato riusciva ad esercitare su classi dirigenti che, pur rimanendo fortemente autonome nei processi decisionali, cominciavano a confrontarsi con le esigenze della società di massa, assurta a nuovo attore politico. Uno dei filoni centrali del volume riguarda lo sviluppo dell’idea di nazione e il modo in cui questa categoria del pensiero politico interagisce con il socialismo e con la classe proletaria, che alla prova dei fatti faticherà a far emergere un protagonismo autonomo e conflittuale con quello delle classi dirigenti. Gli autori esplorano anche i dibattiti interni ai sindacati sulla possibilità di interdire le decisioni politiche, il linguaggio che distingue le opzioni politiche concrete da altre soltanto retoriche e le diverse posizioni sulla guerra che maturano durante il procedere degli eventi. I casi nazionali presi in esame nel volume sono quelli di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Au-stria-Ungheria. All’Italia sono stati dedicati due saggi per illustrare, oltre alla posizione della CGdL, anche quella dell’USI, la centrale sindacale dei sindacalisti rivoluzionari.