• Sulla base di una ricca documentazione – articoli di quotidiani e riviste, questionari, inchieste, atti ufficiali di organizzazioni politiche e sindacali, dispense formative, volantini, carte d’archivio di strutture sindacali, relazioni e note informative di prefetti e questori – il volume ricostruisce le vicende storiche dell’unità sindacale nella stagione in cui, sull’onda del più lungo e intenso ciclo di conflittualità sociale della storia italiana (1968-1973), il disegno politico di dare vita all’organizzazione unitaria dei lavoratori appare ad un passo dal realizzarsi. Nel biennio 1968-69, di vigorosa mobilitazione studentesca e operaia, la «sinistra sindacale» introduce nel mondo del lavoro la democrazia partecipativa, dando vita all’inedita ed esplosiva esperienza del «sindacatoì dei Consigli». Ma nei primi anni Settanta le divisioni all’interno delle Confederazioni, aggravate dai primi segnali di crisi e trasformazione dell’economia capitalistica e dal fallimento del centrosinistra, fanno tramontare definitivamente la speranza dell’unità organica. La ricerca esamina la presenza nel sindacato italiano di differenti culture organizzative e rivendicative, che oscillano tra i due poli estremi della collaborazione subordinata e della conflittualità radicale rispetto al potere politico ed economico, evidenziando la complessità degli equilibri in campo e la difficoltà di costruire, anche nel prossimo futuro, una Confederazione unitaria del lavoro.
  • L’effettività di quell’insieme di regole conosciute come diritto antidiscriminatorio rappresenta l’oggetto del volume, alla cui redazione hanno concorso studiosi di diverse discipline. La complessiva prospettiva d’indagine – che concerne tutti i fattori di rischio regolati dalle direttive comunitarie 2000/43, 2000/78, 2002/73 e 2006/54 – è stata approfondita con gli strumenti del diritto civile, penale, processuale civile e amministrativo, oltre a quelli del diritto del lavoro e del diritto dell’Unione Europea. Rispetto alle continue sollecitazioni sul tema provenienti dalle istituzioni comunitarie e a un uso rilevante e perfezionato del diritto antidiscriminatorio da parte della Corte di giustizia, in Italia si è costretti a registrare una moltiplicazione delle procedure di infrazione connesse alla trasposizione delle direttive antidiscriminatorie, una scarsa applicazione dei divieti di discriminazione e del relativo bagaglio procedurale, un’attività di controllo quasi nulla da parte degli ispettori del lavoro. Il volume si propone di offrire un approfondimento specialistico, per gli operatori del diritto, di tali tematiche mettendo in relazione la teoria e la pratica del diritto antidiscriminatorio, soffermandosi non solo sugli ostacoli applicativi di una disciplina frammentata e stratificata, ma anche sulle sue possibili interpretazioni evolutive.
  • Sono ormai vent’anni che il fenomeno della governance attrae l’attenzione di politici, imprenditori e sindacalisti, di sociologi e scienziati, giuristi ed economisti. Emerge nei dibattiti sui movimenti sociali, sulla cooperazione internazionale, sull’Unione Europea, sulla protesta e sull’esodo. Questa onnipresenza indica un cambiamento del nostro modo di vedere la società, il diritto, l’economia e la politica. La crisi dell’economia globale del 2008 ha dimostrato che una fase di questa organizzazione si è chiusa. Oggi siamo nel cuore di una transizione che non può essere più compresa con le categorie del vecchio mondo. Gli autorevoli contributi raccolti in questo volume indagano i limiti e le prospettive di questa condizione. Quella proposta è un’analisi particolarmente innovativa del ruolo che i movimenti sociali ricoprono, a livello nazionale, europeo e globale nella trasformazione di un sistema interdipendente e nella rivendicazione del comune inteso come ricchezza, giustizia e diritto ad una vita diversa. Contributi di: Giuseppe Allegri, Michael Blecher, Giuseppe Bronzini, Roberto Ciccarelli, Donatella Della Porta, Janet M. Dine, Günther Frankenberg, Jennifer Hendry, Christian Joerges, Antonio Negri, Domenico Siciliano, Michele Surdi, Günther Teubner, Benedetto Vecchi, Lauso Zagato.
  • Dalla firma del rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori della gomma del febbraio 1968 fino alla firma dell’accordo aziendale sul cottimo del dicembre dello stesso anno, nel grande complesso industriale milanese della Pirelli si susseguono mesi di conflittualità operaia che mettono in discussione modi di produzione e organizzazione del lavoro connaturati al sistema di fabbrica del fordismo maturo. In questa lotta, per molti versi paradigmatica dell’iniziativa operaia del secondo biennio rosso del Novecento, si possono leggere le grandi novità che avrebbero caratterizzato il più intenso ciclo conflittuale dell’Italia repubblicana: un rinnovato protagonismo dei lavoratori, una conflittualità di fabbrica diffusa e capace di sperimentare forme di lotta innovative, nuove strutture di rappresentanza operaia, l’ampliamento progressivo dei diritti sindacali in fabbrica, nuove metodologie nelle trattative e nuove forme contrattuali. Tutte caratteristiche che rendono il 1968 l’Autunno caldo della Pirelli. In queste vicende il sindacato gioca un ruolo di primo piano, contribuendo in modo determinante a provocare quelle lotte, ad estenderle e a dare forma contrattuale alle conquiste che i rapporti di forza in fabbrica sanciscono, spesso attraverso la rottura di tradizionali modi di pensare e di organizzare la lotta e il rapporto con i lavoratori.
  • Tra le grandi figure di dirigenti sindacali e politici del Novecento italiano, Argentina Bonetti Altobelli (1866-1942) occupa una posizione di grande rilievo ed interesse, quale protagonista di una fase cruciale del cambiamento sociale e politico del nostro paese, e interprete tra le più complete dell’impegno civile e della militanza politica. Segretaria della Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra aderente alla CGdL, già dal 1906 fu tra i componenti della Direzione del PSI e del Consiglio Direttivo della Confederazione, rimanendovi per molti anni di seguito. Convinta sostenitrice dell’emancipazione femminile, concepì sempre questo impegno in stretta connessione con la militanza politica, al punto da individuare nel motivo del riscatto economico e morale delle donne dei campi il movente primario della sua adesione al socialismo. Nel 1912 fu una delle prime donne a partecipare a organi istituzionali, come membro del Consiglio Superiore del Lavoro, nel quale si adoperò per estendere ai lavoratori agricoli le prime misure di legislazione sociale ottenute dal proletariato urbano. Attraverso un’attenta e in larga parte inedita selezione degli interventi pubblici e degli scritti si offre qui una lettura originale della sua vicenda sindacale e politica, nella quale il protagonismo femminile si lega ai processi di sindacalizzazione e di politicizzazione dei lavoratori dei campi, che hanno accompagnato l’affermazione della cittadinanza sociale nell’Italia liberale. Il volume è a cura di Sivia Bianciardi.
  • Quali regole per la rappresentanza sindacale specie in presenza di contratti collettivi separati? La domanda non è nuova. Nel 1997 Massimo D’Antona ne ha dato una soluzione nell’area delle pubbliche amministrazioni. Oggi, a distanza di più di dieci anni, l’interrogativo ritorna di attualità nel settore privato: il fenomeno dei contratti separati è in aumento, con una grave incertezza sulle regole da applicare e sulla validità stessa del contratto collettivo. Il volume affronta appunto questa complessa problematica ripubblicando innanzitutto il saggio di Massimo D’Antona sull’articolo 39 della Costituzione. Seguono analisi di contesto, economico e sociale, sui livelli di reddito e sulle relazioni sindacali. Concludono l’opera varie proposte di riforma del sistema di relazioni sindacali, enucleate intorno a due opzioni alternative: affidare le sorti della contrattazione alla prassi oppure alle regole pubblicistiche della democrazia? E tali regole implicano una revisione dell’articolo 39 della Costituzione? Al fondo della divaricazione persiste una diversa lettura del mercato del lavoro, dell’ordinamento sindacale e della capacità stessa del legislatore, per quanto avveduto, di dare risposte lungimiranti, specie in un contesto di economia globale. Il volume, pur non potendo offrire soluzioni definitive, si segnala per il quadro esauriente delle proposte in campo.
  • Questo libro fa scorrere le pagine della nostra storia, della storia del sindacato fin dalle origini, mettendo a fuoco la Lega, come struttura di base del sindacalismo italiano già a partire dalla fine dell’Ottocento, e seguendone gli sviluppi in tutto il Novecento, fino ad arrivare ai giorni nostri e alle Leghe dei pensionati. […] Con un occhio rivolto al passato (nella prima parte del volume si rievocano le Leghe sindacali in Italia tra Ottocento e Novecento) e un occhio rivolto al presente (nella seconda parte si illustrano le Leghe dello SPI dagli anni Novanta ad oggi), questa ricerca ci consente di riflettere sulle continuità e le discontinuità del modello organizzativo e di presidio del territorio che il sindacato si dà nel corso di due secoli, a fronte di contesti storici, economici e sociali diversi, che per loro natura richiedono alla CGIL risposte di adattamento strategico e organizzativo. (Dalla Prefazione di Carla Cantone)
  • Insieme al ’69 operaio la storia della Federazione lavoratori metalmeccanici è spesso stata vittima di una ostinata quanto ingiustificata forma di oblio. Eppure l’esperienza dei metalmeccanici negli anni Settanta rappresenta il massimo traguardo di unità nel movimento sindacale italiano. Quale fu il livello reale d’unità praticata, ad ogni livello, dal nuovo sindacato? Su questi nodi indaga il libro, frutto di una lunga ricerca archivistica, che mette in luce gli aspetti originali della vicenda della FLM, collocandola sullo sfondo dei grandi movimenti sociali che hanno attraversato gli anni Settanta. La storia del processo dell’unità sindacale, conclusasi ufficialmente nel 1984, ma già in crisi con la svolta dell’Eur del 1978 e in dirittura d’arrivo dopo la sconfitta dei 35 giorni alla Fiat nell’80, si sovrappone a quella delle culture sindacali che diedero vita all’organizzazione unitaria: la cultura del conflitto della tradizione CGIL e quella dell’autonomia sindacale e della partecipazione della CISL si fusero in quella stagione in un positivo incontro, formando un’intera generazione di nuovi quadri operai e sindacali. Unica nel panorama sindacale è anche la vicenda, che si sviluppa nel suo seno,degli iscritti «unitari», cioè di quei lavoratori che aderivano alla FLM senza effettuare una scelta confederale. Si trattò di un fenomeno nazionale, ma di differente portata nelle diverse federazioni provinciali che componevano il mosaico della FLM.
  • Il volume dà conto dell’ultimo di una serie di importanti appuntamenti che in questi anni hanno visto l’impegno prioritario e spesso esclusivo dell’Associazione Biondi - Bartolini nella riflessione sulla storia e la memoria del movimento operaio. L’obiettivo è quello di capire ciò che è ancora vivo e ciò che invece è morto del 1969, che significato esso abbia avuto nella storia e nella società italiana e quale eredità sia ancora oggi avvertibile a distanza di quattro decenni. Certamente il 1969 è stato portatore di una storica proposta di trasformazio ne, che però non ha avuto grandissimi ri sultati, almeno rispetto al livello di complessità e di carica utopica delle idee che venivano avanzate e delle aspettative di mutamento suscitate. Se a livello politico e istituzionale le ricadute sono state deboli, assai più rilevanti sono stati però i risultati ottenuti sul piano delle trasformazioni sociali e culturali, che hanno cambiato radicalmente la società italiana e le relazioni fra i cittadini in tema di costumi e di diritti: il riferimento d’obbligo è naturalmente allo Statuto dei lavoratori, ma anche ai non meno importanti terreni civili del divorzio e dell’aborto. I contributi qui pubblicati propongono dunque un costante confronto idealtipi co fra la situazione del 1969 e quella di oggi, in un gioco di contrappunto tra le due tendenze che hanno caratterizzato i punti estremi di questo intervallo di tempo, cioè la solidarietà emersa come principio forte nel 1969 e l’attuale si tuazione improntata invece a uno spiccato individualismo; un passato ancora segna to dalla presenza di un alto livello di partecipazione, un oggi invece dove preva le una situazione di sostanziale disimpegno, politico e partecipativo; una carica utopica del 1969 cui corrisponde quarant’anni dopo un vuoto di utopie; infine, una Costituzione che allora entra in fabbrica con lo Statuto dei lavoratori e che ora si trova pesantemente sotto attacco.
  • Schengenland

    18.00 
    È il primo volume della sezione Saggi della collana sessismoerazzismo, edita in collaborazione con l’Associazione CRS. Le autrici e gli autori analizzano le politiche relative all’immigrazione in alcuni Stati europei: Germania (Esther Koppel), Olanda (Sabrina Marchetti), Francia (Stefania Vulterini e Barbara De Vivo), Gran Bretagna (Jamila Mascat), Spagna (Amaia Orozco Arantxa Zaguirre), Italia (Angelo Caputo, Federica Resta e Luigi Manconi, Grazia Naletto, Piero Soldini), nel quadro più generale delle politiche dell’Unione Europea (Rita Sanlorenzo, Simona La Rocca, Alessandra Sciurba, Giulia Cortellesi). I saggi sottolineano il prevalere a livello europeo di filosofie mercantili (l’apertura ai migranti si basa solo sul fabbisogno di manodopera e sulla convenienza economica), securitarie e identitarie (con politiche repressive e di allontanamento dei cittadini extraeuropei in nome dell’ordine pubblico e dell’identità europea). L’autonomia e un inedito protagonismo delle soggettività migranti, gli atteggiamenti pur diversificati delle nuove generazioni di origine migratoria, i movimenti antirazzisti stanno però dando vita a un terreno unitario di lotta e iniziativa politica, che può essere capace di contrastare le attuali misure di un diritto speciale e discriminatorio per i migranti – un novello apartheid – e di affermare un nuovo progetto di cittadinanza europea.
  • Lelio Basso

    18.00 
    Lelio Basso è stato una delle personalità più importanti nella storia politica dell’Italia del Novecento. Giurista di formazione e rivoluzionario per vocazione, Basso diede un contributo decisivo alla stesura della Costituzione repubblicana e fu teorico del socialismo, della democrazia pluralista e dei diritti civili. Questo libro ne ricostruisce la biografia nei dieci anni più significativi della sua esperienza di dirigente del PSI. Convinto antistalinista, Basso subì negli anni della guerra fredda l’ostracismo del suo partito e del PCI. Riemerse gradualmente dall’emarginazione grazie al processo di destalinizzazione culminato nel 1956. Fu allora che s’impose come un originale interprete dell’autonomia socialista, coniando la formula dell’«alternativa democratica»: un programma di governo antagonista alla DC, che, unendo le forze della sinistra, avrebbe dovuto realizzare una piena democrazia politica, sociale ed economica, sul modello dei più avanzati Paesi occidentali.
  • Lavoratrici e lavoratori domestici e assistenti familiari sono un esercito. Presidiano le case di moltissime famiglie, garantendo che siano pulite e accoglienti. Assicurano assistenza ad anziani e portatori di handicap. Tappano i buchi di un sistema di welfare carente. Fanno da zeppa a equilibri di coppia messi in crisi dalla difficoltà di ridefinire i ruoli di donne e uomini nella sfera familiare al crescere della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Ma di quali diritti godono queste lavoratrici e questi lavoratori tanto importanti per il funzionamento della vita quotidiana? Frutto della collaborazione di studiosi con competenze diverse, questo libro ricostruisce il percorso che ha portato le lavoratrici e i lavoratori domestici a vedersi riconosciuti, seppur in ritardo e in modo parziale, diritti come ferie, tredicesima, contrattazione collettiva, ecc.: conquiste comunque importanti, alle quali pare però aver fatto spesso da contraltare l’allargarsi del ‘lavoro nero’. In questo scenario, gioca naturalmente un ruolo di rilievo la crescente presenza di immigrati. Il tema dei diritti di domestici e assistenti familiari sempre più s’intreccia, infatti, con quello dei diritti dei migranti. Ma si intreccia anche con il tema del welfare e dei diritti di chi, per trovare risposta al proprio bisogno di cura e assistenza, si avvale del loro lavoro. Il libro s’interroga, pertanto, su una possibile diversa organizzazione del lavoro domestico e di cura che assicuri maggiori diritti a colf e assistenti familiari e migliori prestazioni alle famiglie.