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Una gran quantità di giovani, nel nostro Paese, milita in movimenti che si richiamano alle ideologie nazifasciste. Si può ormai dire che l’estremismo di destra permea ogni ambito di vita e di interesse di un numero sempre più elevato di soggetti – moda, musica, volontariato, (anti)femminismo, sport, arte e persino cultura –, in un crescendo di “cieca militanza” dalla quale, una volta entrati, è difficile uscire. Un fenomeno pieno di contraddizioni che tendiamo a sottovalutare, nonostante il continuo ripetersi di gravi fatti di cronaca. Il libro di Ghiglione e Isoppo analizza dati ed elementi di questo consenso, le dinamiche di “affiliazione” e anche, per converso, l’impegno dei tantissimi esponenti delle nuove generazioni – veri e propri partigiani 4.0 – impegnati ogni giorno, troppo spesso nell’indifferenza degli adulti, a difendere la nostra democrazia e nel contempo a custodire i valori della Costituzione nata dalla Resistenza.
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Il presente Commentario al contratto collettivo dei metalmeccanici è un’opera che appartiene alla migliore tradizione di questo genere di pubblicazioni. Si tratta di un volume che contiene la versione integrale e ufficiale del contratto collettivo della metalmeccanica industriale, per com’è riconosciuta da Federmeccanica-Confindustria, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Questa versione ufficiale è oggetto di un commento articolato per ciascuna norma del Contratto o, al massimo, per più norme strettamente correlate le une alle altre nella disciplina di un certo istituto contrattuale. Inoltre, per la prima volta si è proceduto a commentare alcune parti allegate al Contratto nazionale che, fino ad ora, non erano mai state commentate. I commenti degli autori, scritti da più di trenta giuristi del lavoro, professori e ricercatori universitari e legali, hanno una impostazione metodologica semplice e complessa allo stesso tempo. L’impostazione è semplice ed essenziale perché i commenti sono destinati innanzitutto a un pubblico di operatori che applicano questo contratto collettivo nazionale: rappresentanti sindacali metalmeccanici di ogni livello, direttori del personale di aziende metalmeccaniche industriali, consulenti del lavoro, ispettori del lavoro, nonché avvocati e Giudici del lavoro ai quali spetta il compito di interpretare le norme del presente contratto in caso di contenzioso giudiziario. Allo stesso tempo, però, l’impostazione del commentario è complessa perché gli autori non si sono sottratti, all’occorrenza, al compito di proporre analisi o interpretazioni utili alle parti sociali nella prospettiva politico-sindacale della dinamica contrattuale nell’evoluzione del sistema di relazioni industriali del settore metalmeccanico industriale.
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La Resistenza ai tempi del Coronavirus Non sarà un 25 aprile come gli altri, questo del 2020. Il 75° anniversario della Liberazione non vedrà le piazze piene di partigiani vecchi e nuovi che danno corpo ai valori dell’antifascismo, base della nostra Repubblica. La pandemia in corso impedisce manifestazioni, cortei e discorsi. Perlomeno quelli dal vivo. Molto si farà on line o ciascuno dalla propria finestra di casa. Anche la casa editrice della Cgil, Edisse, vuole contribuire a ricordare questo 25 Aprile mettendo a disposizione due Ebook: "Il Comandante Bulow” e "Salvare le Fabbriche". Sarà il nostro modo di celebrare due rinascite, due autentiche liberazioni, di segno e di portata assai diversa fra loro che hanno segnato e segnano la storia del nostro Paese. Buona lettura e buona Liberazione a tutte e tutti.
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Fin dalla sua nascita, il sindacato ha avuto tra i propri obiettivi il controllo degli orari di lavoro per migliorare le condizioni di lavoratrici e lavoratori. Dalla seconda metà dell’Ottocento in poi nel mondo industrializzato e sviluppato la spinta alla riduzione dell’orario di lavoro è stata elemento permanente nelle strategie sindacali. Se nel XIX secolo erano normali orari di lavoro anche di 12 ore giornaliere, con l’avvento della meccanizzazione è iniziato un graduale ma costante processo di riduzione dell’orario, che nel secolo successivo ha portato – per via contrattuale o legislativa – alle 8 ore giornaliere e alle 40 ore settimanali come orario di riferimento generale. Dall’inizio degli anni '80, ossia da quando il pensiero neoliberista orienta le politiche economiche a livello globale, la tendenza a ridurre l’orario di lavoro si è bloccata, come pure la spinta dei governi a tenere la piena occupazione al centro dei propri obiettivi. Il libro di Fausto Durante mette in relazione il tema dell’orario di lavoro con la crisi provocata dal Covid-19, le sfide poste dal cambiamento climatico e da digitalizzazione e nuove tecnologie industriali, la necessità di costruire una società e un’economia diverse dal passato. L’insieme di questi elementi spinge in direzione di un nuovo impegno per la riduzione dell'orario di lavoro, con vantaggi per la produttività, l'economia, l'equilibrio tra vita e lavoro. Lo dimostrano le tante esperienze che nel mondo si stanno realizzando su spinta di governi e sindacati, così come gli accordi in tante imprese, di cui questo testo dà conto. La domanda a cui rispondere oggi è: può essere il XXI secolo il tempo dei quattro giorni e delle trentadue ore di lavoro a settimana?
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«PERSONE IN GRADO DI ADATTARSI ALLE NOVITÀ E AI CAMBIAMENTI, A PRESCINDERE DALL’ETÀ ANAGRAFICA» Sono i perennial, definizione coniata negli Stati Uniti, sdoganata in Italia dall’enciclopedia Treccani, con cui si indica chi, nonostante le tante primavere alle spalle, ha ancora voglia di imparare, conoscere, confrontarsi, fare e darsi da fare. In un Paese come l’Italia che invecchia velocemente e in cui non si fanno più figli, da cui i giovani scappano perché non c’è lavoro e quel poco che è rimasto è precario, sbaglia chi vede negli anziani una zavorra o una casta privilegiata adagiata su pensioni faraoniche. Il libro di Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, passa al setaccio ogni angolo di questo mondo: 16 milioni di persone con un’aspettativa di vita che fortunatamente continua ad allungarsi, i pensionati rappresentano quel collante fondamentale chiamato a unire le diverse generazioni. Lo fanno tenendo allenati il fisico e la mente, adottando stili di vita salubri, dedicandosi al volontariato, partecipando attivamente alle dinamiche delle comunità e dei territori di cui fanno parte. C’è però anche chi se la passa meno bene. Sono i 3,5 milioni di non autosufficienti che per non spegnersi hanno bisogno di cure costanti. Per non abbandonarli a se stessi, all’operato spesso sottopagato e poco tutelato di badanti o alle Rsa andate in tilt durante la pandemia, serve rivoluzionare il sistema sanitario e il welfare sociale del nostro Paese: attraverso servizi che siano più di prossimità, formando meglio il personale sociosanitario, sfruttando le soluzioni offerte dalla robotica, dalla telemedicina e dalla domotica.
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