• Ricostruire l’attività clandestina del gruppo di partigiani operante all’interno della società per azioni TIMO di Parma ha significato indagare quel vasto universo di donne e uomini lavoratori che operarono attivamente contro le forze d’occupazione e il governo fascista repubblicano. La storia che si è voluta raccontare, dunque, non è storia di eroici guerrieri fuori dal tempo e dallo spazio. È storia di giovani uomini che, in una società profondamente colpita dalla guerra totale, nella convivenza quotidiana con una pratica di soprusi e di morte, hanno saputo operare una scelta di campo e agire di conseguenza. Ragazzi che, con il loro bagaglio di esperienza e di errore, hanno accettato di mettersi in gioco, fino, in alcuni casi, al sacrificio della vita.
  • Seconda ed ultima parte della storia d'Italia, nel 150° anniversario dell'unità. La storiografia, la nascita dell'idea di nazione e di stato nazionale. Il ruolo e il contributo del lavoro e del sindacato nell'edificazione dell'unità nazionale.
  • In occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, una riflessione e un bilancio sul rapporto fra Stato, classi dirigenti e cittadini, a partire da un raffronto con la situazione europea negli stessi anni.
  • È quello di Nello un racconto autobiografico... una grande casa di ringhiera nel quartiere «cinese», una periferia di Torino dove il suo corso non riuscirà mai più a chiamarsi, come un tempo, Parigi... Questo racconto narra di un «noi», di una specie umana e politica che ha attraversato il Novecento dentro e a ridosso della fabbrica, in una città-fabbrica, forse la sola del paese. Essa aveva ancora la memoria della prima industrializzazione, della grande guerra, della prima immigrazione, quella che affollò i ballatoi delle periferie dove ci si dava del lei anche dopo decenni di conoscenza, e si parlava solo in dialetto, della rivoluzione industriale… delle imponenti lotte operaie, degli interminabili scioperi… È il noi che diventa il protagonista diretto dell’antifascismo in fabbrica, della lotta di Liberazione e poi dei «Trenta anni gloriosi», in una Torino che cambia pelle ma che, anche dopo la sconfitta degli anni Cinquanta e la vergognosa repressione antioperaia della Fiat che trasforma la fabbrica in un vero e proprio regime auto ritario, resta Torino operaia, democratica e antifascista (e comunista). A testimoniarlo, in quegli anni chiusi. (dalla prefazione di Fausto Bertinotti) Ecco una stella rossa doppia, costruita, decostruita e ricostruita... ruota (la stella) verso il futuro; speranzosa come le memorie che ci aiutano a riprogettare un futuro senza troppi pentimenti. Stella rossa, ma non di vergogna. (dal messaggio di Gilberto Zorio a Nello Pacifico)
  • La regolazione dello sviluppo a livello decentrato agevola la competitività delle imprese grazie ai beni collettivi e alle reti di collaborazione tra gli attori locali con interventi che tendono a collegare i segmenti più dinamici del settore pubblico e di quello privato. Questo processo richiede meccanismi di apprendimento in grado di attivare potenziali cambiamenti a livello decentrato – promuovendo il lavoro e valorizzando la dimensione territoriale – e l’attuazione di strumenti di policy per incentivare una cooperazione caratterizzata da alta tecnologia e da dinamiche innovative. L’articolo si concentra sulle competenze per lo sviluppo locale e la valorizzazione delle professionalità emergenti nei contesti di cambiamento organizzativo.
  • I beni comuni

    12.00 
    Quello di «beni comuni» è un concetto troppo spesso utilizzato, nella più recente letteratura scientifica come nel dibattito pubblico, in maniera impropria, quasi fosse una sorta di contenitore da riempire di volta in volta con significati diversi se non opposti. L’obiettivo del libro è dunque quello di chiarire il senso e il contenuto di questa categoria attraverso un’analisi storica e comparativa, da cui fare emergere la pluralità di usi e di interessi che hanno caratterizzato questa tipologia di beni nel tempo e nello spazio. Intorno ad essa sembra infatti emergere una certa «urgenza scientifica» imposta dall’attualità: basti pensare alle più recenti proposte di riforma del codice civile e alle trasformazioni del regime giuridico dei servizi pubblici locali, la cui disciplina, che prevedeva il conferimento della gestione in via ordinaria ai privati, è stata investita dal successo del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011 e dalla campagna sul tema dell’acqua «bene comune».
  • Con la crisi finanziaria in atto, in Europa il tema delle risorse è sempre più al centro del dibattito pubblico: la percezione diffusa è che, da sola, la democrazia rappresentativa non sia capace di far fronte alle nuove sfide. In questo panorama, l’espressione «bilancio partecipativo» offre un ancoraggio alla speranza. Che cambiamenti promette questa utopia concreta? Quali metodi suggerisce per affrontare collettivamente alcuni mali del nostro tempo? Per rispondere, il libro presenta una sintesi della prima ricerca comparativa condotta nel vecchio continente sui bilanci partecipativi. Approfondisce una cinquantina di esperienze e amplia l’orizzonte ad oltre 150 pratiche sviluppatesi dall’inizio del millennio. Alla base della ricerca c’è un’ipotesi forte: le esperienze analizzate dimostrano che, affinché i servizi pubblici possano superare la ristrettezza delle logiche di mercato, essi devono mettersi davvero al servizio del pubblico. La sfida cruciale sta dunque nel capire come la modernizzazione amministrativa e la partecipazione possano procedere insieme. Con la collaborazione di Carsten Herzberg e Anja Röcke.
  • L’articolo ripercorre i cambiamenti nel mercato del lavoro italiano, a partire dalla fine degli anni ’60, dalla formazione della nuova classe operaia e delle sue conquiste. Esamina l’evoluzione dei fenomeni della partecipazione al mercato del lavoro e della disoccupazione, evidenziando le molteplici differenze (generazionali, di genere, territoriali) che caratterizzano il nostro paese. Fino agli anni più recenti, quelli della precarietà e del riesplodere della disoccupazione giovanile, che trova una delle sue espressioni più evidenti nel Mezzogiorno.