• L’articolo è dedicato a un periodo della vita di Aris Accornero, gli anni Cinquanta, in cui in Italia operava la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Condizioni dei Lavoratori. Racconta dei costruttori, gli operai specializzati e qualificati che nel dopoguerra avevano contribuito a ricostruire le fabbriche e dell’avvento dei nuovi arrivati gli operai comuni, in gran parte immigrati. Da un lato il disincanto su un’idea di classe operaia composta da operai militanti, molti di loro qualificati, quelli delle sue prime esperienze politiche e sindacali, che si erano alimentati di momenti «eroici» della cultura di quegli anni. Dall’altro l’organizzazione scientifica del lavoro e il racconto dei nuovi operai, quelli del «compromesso fordista» (sicurezza in cambio di ubbidienza), che per le società occidentali ha corrisposto al periodo storico in cui si è creata maggiore ricchezza e insieme si sono riconosciuti nuovi diritti e abbassate le disuguaglianze all’interno di tali società.
  • L’articolo mira ad analizzare gli impatti della pandemia sul composito universo del lavoro autonomo. Attraverso una analisi per gruppi tipologici legati allo status dei lavoratori autonomi (ordinistici; non ordinistici e altri autonomi es. coadiuvanti, commerciati e artigiani) la ricerca consente da un lato di ragionare sulle trasformazioni del lavoro e l’impatto in termini di condizioni, qualità del lavoro, tutele e sistemi di rappresentanza. Dall’altra l’obiettivo è quello di confrontare le percezioni dei tre gruppi su comuni atteggiamenti, opinioni e prospettive. Inoltre, la possibilità di approfondire le percezioni soggettive e gli elementi di maggiore criticità percepiti consente anche di individuare le aspettative, i bisogni e le richieste da intercettare a livello di policy e di rappresentanza.
  • Da oltre quindici anni l’occupazione di artigiani e commercianti, la forma di lavoro indipen-dente tradizionale più diffusa in Italia, è in netta riduzione. Il declino interessa però solo i lavoratori nativi poiché il lavoro autonomo degli immigrati è notevolmente aumentato. Ma non si tratta dell’affermazione di economie etniche e di enclave poiché gli immigrati rilevano spesso attività autonome, poco qualificate e poco redditizie, che i nativi abbandonano, non di rado per la difficoltà della successione generazionale. Utilizzando i microdati della Rileva-zione sulle forze di lavoro dell’Istat e il modulo ad hoc sulle condizioni del lavoro indipendente del 2017, l’articolo analizza il lavoro autonomo degli immigrati evidenziando come la sua espansione sia concomitante al declino del lavoro autonomo e imprenditoriale dei nativi e come, tra le caratteristiche individuali, l’area di origine e l’anzianità migratoria sono quelle che esercitano la maggiore influenza. Utilizzando la rara informazione sulle motivazioni addotte per svolgere un’occupazione indipendente, l’analisi mostra che la quota di immigrati per cui la scelta è forzata è minoritaria, pur non trascurabile. Tuttavia le differenze per area di origine e per titolo di studio suggeriscono di non generalizzare l’ipotesi della prevalenza dei fattori di attrazione del lavoro in proprio, ma di considerare che il lavoro indipendente possa avere un diverso ruolo nei diversi gruppi di origine.
  • Eugenio ha respirato veleni per anni, senza che nessuno gli dicesse che quello stanzino era saturo di sostanze pericolose. Poi gli è venuto il morbo di Parkinson e soltanto dopo un lungo processo ha avuto (almeno) giustizia. Giorgio spingeva enormi bobine con la sola forza fisica, senza strumenti, fino a quando la schiena non ha più retto. Grazia continua a sollevare materassi, emarginata soltanto perché ha tentato di tutelare la propria salute dopo che le sue mani si sono arrese a uno sforzo pesantissimo, ripetuto molte volte al giorno, per molti anni. E poi c’è Vittoria, che adesso fa fatica a compiere semplici gesti della sua quotidianità domestica. Ma prima che le sue braccia venissero schiantate dai pesi che muoveva in legatoria era orgogliosa del suo lavoro. Dopo l’hanno cacciata… Certe malattie professionali riportano a tempi che sembrano lontani. Ma per molti lavoratori sono l’ergastolo con cui fare i conti per il resto dei propri giorni, magari con l’aggiunta di oltraggi e umiliazioni, perché quando ti fai male non servi più e allora… Questo libro racconta alcune di queste storie di malattia sul lavoro. E i protagonisti, al di là della rabbia e dell’ansia di giustizia, hanno qualcosa da dire ai tanti altri lavoratori che rischiano ogni giorno la salute.
  • Il volume espone i risultati di una grande inchiesta sui cambiamenti del lavoro, sicuramente la più rilevante per dimensioni realizzata negli ultimi anni con i suoi circa 23 mila questionari raccolti. La ricerca, promossa dai Democratici di sinistra e da l’Unità, è stata condotta da un gruppo di studiosi ed esperti, e ha indagato gli atteggiamenti, le opinioni e le aspettative di un ampio spaccato di lavoratori italiani, molti dei quali hanno risposto al questionario on line. I risultati che qui vengono presentati forniscono dati di grande interesse e stimolano ulteriori riflessioni: i lavoratori coinvolti si dicono in media soddisfatti del loro lavoro, ma si sentono più insicuri rispetto al passato; il lavoro migliora nei contenuti e nella qualità, anche se non in modo omogeneo in tutti i comparti produttivi; nello stesso tempo crescono ansie diffuse e insicurezze verso il futuro che riguardano tanto la stabilità del posto di lavoro quanto la stabilità sociale del lavoro stesso e il suo spazio nella società italiana. Ne emerge un ritratto vario e mosso, che vede in transizione il mondo del lavoro, caratterizzato da evoluzioni positive, come quelle della maggiore scolarità e formazione, ma anche da nuovi disagi e dalla persistenza di una irrisolta questione alariale. Un mondo del lavoro - o piuttosto dei «lavori» plurali - analizzato con le sue ansie e le sue speranze, che sul piano politico si indirizzano prevalentemente verso le prospettive di successo del centro-sinistra. In sintesi la ricerca costituisce un vero e proprio censimento dei problemi e delle domande che vengono dai lavoratori e che chiamano in gioco il ruolo e l’azione dei soggetti di rappresentanza sociale e politica.
  • La popolazione campionaria – calcolata sulla sola regione Lombardia – si compone di 802 casi, il 57,8 per cento di uomini e il 42,2 di donne; l’articolazione per età segue quella tipica dell’occupazione dipendente italiana. Il 36 per cento degli intervistati è impiegato nel settore dell’industria, il 23,3 nella pubblica amministrazione, il 23,2 nel comparto degli «altri servizi privati», il 13,2 nel commercio; il restante è impiegato nel settore agricolo (1,4), nelle costruzioni (2,4) e nel comparto gas, acqua ed elettricità (0,4). ...
  • Nel caso spagnolo si individuano due serie di indagini quale fonte principale di informazioni per quanto riguarda le condizioni di lavoro e la qualità della vita lavorativa: Da un lato, l’Indagine nazionale sulle condizioni di lavoro è svolta dall’Istituto nazionale spagnolo per la sicurezza e l’igiene sul posto di lavoro (Insht), un organo che dipende dal ministero del Lavoro e degli Affari sociali. Nel 1987 il suddetto istituto, competente in materia di sicurezza e sanità, ha iniziato a svolgere questa indagine il cui obiettivo principale è quello di effettuare una valutazione...
  • Questa terza indagine sui lavoratori si è svolta mentre è alle porte la rivoluzione digitale. I lavoratori italiani si mostrano preoccupati per gli effetti dell’introduzione delle nuove tecnologie, ma ancora di più appaiono insicuri e ansiosi per i problemi che stanno affrontando «ora»: in particolare per la tenuta dei loro redditi e per la stabilità dei posti di lavoro. Il ritratto che emerge dai dati dell’indagine costituisce un catalogo molto ampio delle diverse facce dei cambiamenti in atto tra i lavoratori italiani. Esso conferma alcuni aspetti noti ed importanti, come il buon livello di soddisfazione espresso da questi verso il loro lavoro e l’apprezzamento diffuso verso i miglioramenti ergonomici introdotti dentro l’organizzazione produttiva. Nello stesso tempo si manifesta nella percezione dei lavoratori il rafforzamento di alcuni problemi ormai cronici. Primo tra tutti quello dei bassi salari, che sovente diventano bassissimi, e che attecchiscono sempre più anche tra i lavoratori autonomi (ai quali viene per la prima volta dedicato un focus approfondito e di grande interesse). L’indagine ritrae – attraverso dati drammatici – anche un grande cambiamento in atto da tempo, che viene definito come «evaporazione della politica»: l’aumento della distanza tra lavoratori e politica e il loro sentimento crescente di essere trascurati e non rappresentati adeguatamente nel la sfera pubblica. Un mondo del lavoro insicuro e bisognoso di nuove garanzie: che rivela però, insieme alle sue preoccupazioni, anche una inedita e rilevante domanda di nuovi beni pubblici e di riforme di grande spessore.
  • L’autore analizza il recente Documento dell’International Labour Organization, «Lavorare per un futuro migliore», in cui si elabora una idea di sviluppo «centrata sulla persona». Il progetto, articolato su tre «pilastri» di «investimenti» e dieci gruppi di «raccomandazioni», propone una innovativa idea di sviluppo delle qualità del lavoro («lavoro dignitoso») e della crescita economico-sociale, in cui viene meno la tradizionale separazione dei «due tempi», l’economico e il sociale, che ha a lungo ostacolato l’azione del movimento del lavoro. In questa maniera, infatti, si prefigura la possibilità di un processo unitario di lotta per la libertà e qualità del lavoro nei luoghi di lavoro e la lotta per una società democraticamente e socialmente più avanzata.
  • Il sogno di un lavoro stabile che si infrange contro una malattia e poi il lutto dei familiari. È il filo che unisce le storie raccolte in questo libro dedicato alle vittime del lavoro. Ronchetto e Rossi, entrambi giornalisti, ci raccontano le storie di lavoratori che hanno perso la propria vita sul lavoro. Gianni, entrato in acciaieria da ragazzino, come saldatore. Carlo, tipografo che ha vissuto il passaggio dal piombo al computer; Fiorenzo, vetraio. E ancora, Pietro, dipendente aziendale; Salvatore, vigile del fuoco; Daniele, operaio. Un racconto intenso che è un omaggio alle tante vittime del lavoro e un monito per tutti perché si lavori di più sul fronte della prevenzione.
  • Nell’era dell’industrialismo, l’importanza che si accordava al lavoro sul piano individuale corrispondeva al rilievo conferitogli nella vita sociale. Si costituivano anche così le congruenze della civiltà del lavoro (Accornero, 1997). Poi, con il declinare di quest’ultima, che si accompagna al superamento dell’industrialismo, tali congruenze si dissolvono. Lo stesso lavoro non occupa più sul piano individuale una posizione corrispettiva a quella ricoperta nella vita sociale. Mentre infatti non costituisce più fattore culturale strutturante della vita sociale pur rimanendo elemento...