• La Campania, come le altre regioni italiane - e in particolare quelle del sud -, ha conosciuto due grandi esperienze migratorie verso l’estero, la cosiddetta «grande emigrazione», a cavallo tra la fine del XIX secolo e il primo ventennio del XX, con una battuta d’arresto nel ritmo di deflusso migratorio con lo scoppio della prima guerra mondiale, e l’emigrazione del secondo dopoguerra, stimolata, soprattutto, dalla domanda di manodopera proveniente dai paesi latinoamericani (Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela, in particolare) e dai paesi del Nord-Europa. L’emigrazione campana nel corso degli anni cinquanta cambia sostanzialmente la sua direzionalità, in quanto, da una parte, si affievoliscono progressivamente i flussi verso l’America meridionale e, dall’altra, crescono di molto quelli diretti verso l’Europa settentrionale. La ricerca affronta queste problematiche ricostruendo il quadro conoscitivo di sfondo entro il quale si sono sviluppate le migrazioni in generale, e quelle campane in particolare, e come queste si sono insediate nei rispettivi paesi di emigrazione. L’attenzione si focalizza altresì sulle associazioni e sulle modalità che ne caratterizzano la gestione politico-culturale, offrendo dati e informazioni inedite.
  • A quasi quindici anni dalla caduta dei regimi dell’est europeo, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria continuano a fare i conti con i disagi sociali provenienti dal cambio di sistema politico e dall’adozione di criteri economici di mercato che influenzano in maniera rilevante il mondo del lavoro. Sono molte le analogie presentate dai quattro paesi oggetto dell’indagine: licenziamenti di massa, diritti negati sul posto di lavoro e difficoltà di vario tipo nel rispetto dei contratti e delle retribuzioni. Tutto ciò è possibile anche per la sostanziale debolezza dei sindacati che fanno le spese di politiche governative tese a privilegiare indiscriminatamente il sistema delle imprese, cui viene data carta bianca nella gestione dei rapporti di lavoro e nella possibilità di licenziare senza dover rispettare alcuna regola. Dall’analisi svolta per ciascuno dei quattro paesi, divenuti membri dell’Unione europea il 1° maggio 2004, appare evidente la condizione critica dei lavoratori, impediti nelle loro rivendicazioni e nel rapporto con sindacati ancora alla ricerca di un proprio ruolo nelle nuove società.
  • Le nostre proposte sono naturalmente il portato delle modalità e dei contenuti con cui la Cgil è stata in campo in questi anni, in maniera forte per quanto riguarda il governo delle iniziative e delle lotte, e in modo rigoroso per lo spirito di ricerca, di approfondimento, di autonomia critica per quello che concerne il profilo programmatico e l’elaborazione rivendicativa. In questo c’è davvero l’elaborazione collettiva di questa stagione, il contributo di tante compagne e compagni, una grande passione che vive in una sostanziale unità della nostra organizzazione che non comprime pluralismi, spazi e contributi di ricerca, nelle sedi di libera discussione e di confronto. Ci muove la consapevolezza della gravità della situazione, che pochi hanno avuto e hanno compreso quanto noi, e anche la fiducia ragionevole che per quanto difficile una prospettiva di cambiamento esiste, a condizione che si assumano i giusti obiettivi, le analisi di scenario corrette e che si esprimano le politiche economiche e sociali necessarie. Dalla relazione di Guglielmo Epifani.
  • Gli autori prendono spunto dalle modifiche introdotte alla legge 223 del 1991 dal decreto legislativo 8 aprile 2004, n. 110 attuativo della Direttiva 98/59/CE - che ha parzialmente esteso l’applicazione della normativa anche ai soggetti non imprenditori - per compiere un’ampia e aggiornata panoramica sulla materia dei licenziamenti collettivi e della collocazione in mobilità del personale ritenuto in esubero. Nell’opera si dà conto di tutte le posizioni espresse dalla dottrina e delle decisioni assunte dalla magistratura di merito e di legittimità, in quasi tre lustri di applicazione della legge. È significativo che la legge 223 del 1991, contrariamente alla legge sui licenziamenti individuali - e in particolare all’articolo 18 della legge 300/1971 - non sia stata oggetto di attacchi da parte del «partito della flessibilità» nonostante che l’ultimo decennio sia stato caratterizzato da profonde modifiche negli assetti produttivi delle imprese, che hanno comportato ampie ristrutturazioni, trasferimenti di rami d’azienda, delocalizzazioni. La sua tenuta sta evidentemente a dimostrare che le parti sociali la considerano ancora un utile strumento di governo della mobilità: di qui l’importanza, per tutti gli operatori giuridici e sindacali, di una conoscenza approfondita e aggiornata della materia.
  • Coloro che all'opinione pubblica benpensante appaiono rivoluzionari intransigenti e per la questura sono ribelli insofferenti delle leggi e delle regole dettate dalle classi dominanti, costituiscono il nerbo di quella classe di pubblici amministratori che ha contribuito alla crescita e al progresso della società italiana. - E' la storia di tanti dirigenti del movimento operaio e democratico italiano, che diventano sindaci e presidenti di provincia passando con facilità e con assoluta competenza dalla difesa delle parti sociali più deboli alle rappresentanze degli interessi più generali delle popolazioni. - E' il caso di Giuseppe Parpagnoli, che passerà dalla rivoluzione al giornalismo, dal sindacato all'amministrazione oculata degli enti locali, utilizzando l'esperienza acquisita nel rapporto con i lavoratori. L’intero ricavato per la vendita del libro sarà devoluto a favore di Emergency per il Centro di riabilitazione di Sulaimaniya, Iraq.
  • Oggi i giovani di origine italiana in Svizzera vengono considerati largamente inseriti professionalmente e socialmente. Questo è il primo risultato dell'indagine raccolta nel volume che smentisce la tesi secondo la quale la transizione al lavoro dei figli degli emigrati italiani è contraddistinta da difficoltà generalizzate. L'indagine coglie inoltre i primi segni di un nuovo movimento immigratorio dall'Italia: si tratta di persone con un bagaglio formativo superiore rispetto all'immigrazione degli anni sessanta, i cui livelli di inserimento professionale sono però spesso contraddistinti dalla precarietà, a conferma delle difficoltà si trasferimento delle competenze da un paese all'altro. I giovani oggetto dell'analisi non vengono poi considerati nella dimensione della «seconda generazione» dell'immigrazione, bensì in quella di giovani di ascendenza italiana di cui si esplorano le reti sociali, l'universo valoriale, il rapporto con la realtà sociale e politica del paese di residenza nonché con quella del paese di «origine». Il quadro che emerge dallo studio ha tratti ben decisi e per alcuni aspetti «preoccupanti»: si va infatti dal forte ancoraggio alle reti familiari ad una socialità che resta iscritta prevalentemente nella comunità italiana, dallo sviluppo di orientamenti materialistici ad un ostentato disinteresse e rifiuto per l'impegno politico e sociale.
  • IL FILM L’azienda in cui lavora Anna, segretaria di terzo livello, è stata comprata da una multinazionale. Il giorno della festa aziendale per festeggiare la fusione, Anna è l’unica tra tutti gli impiegati a non essere spontaneamente salutata dal nuovo direttore del personale. Un accidente banale, o forse solo una dimenticanza? Con coraggio ed audacia, Francesca Comencini affronta - per la prima volta in Italia - il tema delicato e attuale delle violenze psicologiche sul lavoro. Un coro di attori non professionisti e una Nicoletta Braschi impeccabile per un docu-film dedicato a chi crede nei valori, rispetta le persone, si identifica nel lavoro. Così la critica: Straordinario, arguto, surreale (Corriere della Sera), Nicoletta Braschi in una straordinaria interpretazione (La Stampa), Francesca Comencini ha realizzato un irresistibile horror aziendale (La Repubblica), La faccia più subdola e spietata del lavoro (Corriere della Sera). Contenuti speciali del DVD: intervista alla regista Francesca Comencini; intervista a Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil. IL LIBRO Daniele Ranieri, esperto e responsabile dell’area mobbing della Cgil di Roma, illustra tutti gli elementi che compongono la violenza psicologica e descrive le fasi della persecuzione, le sue diverse modalità di attuazione, i sentimenti che affiorano nella vittima, i danni fisici e psichici che subisce e che segnano, spesso, la sua vita in modo permanente. Il mobbing non ha però come protagonisti solo due persone e qualche comprimario, ma spesso coinvolge un intero gruppo di lavoro e risente del clima culturale aziendale. Si tratta quindi di un fenomeno complesso con radici profonde nell’organizzazione sociale e del lavoro. Un fenomeno che si può prevenire con normative generali di contrasto e con politiche di prevenzione sui posti di lavoro che il libro illustra.
  • Il fine ultimo della decisione di bilancio, in una società complessa, è quello di comporre interessi diversi e fisiologicamente confliggenti. Un processo quindi eminentemente politico, in cui azioni redistributive e scelte allocative trovano un punto di equilibrio e di sintesi. È evidente, a questo fine, il ruolo cruciale e ineliminabile delle Assemblee rappresentative, come sanciscono tutte le Costituzioni democratiche. Il sistema maggioritario, la riforma del titolo V della Costituzione e l’adesione al Patto di Stabilità e crescita nel corso degli anni novanta hanno inciso profondamente sul processo decisionale di bilancio, modificando ruolo e peso di Governo e Parlamento e favorendo l’emersione di nuovi soggetti, in particolare le Regioni. Queste modificazioni, di carattere costituzionale, sono messe a fuoco nella prima parte del volume al fine di riscoprire pienamente il bilancio come «luogo» irriducibile della democrazia rappresentativa. Nella seconda parte è effettuata la ricognizione degli strumenti della decisione di bilancio, di cui si analizza evoluzione storica, struttura normativa e contributo al risanamento della finanza pubblica negli anni novanta. Infine, la terza parte del volume è dedicata all’analisi delle manovre di bilancio sviluppate nella XIV legislatura, prima esperienza compiuta di un sistema maggioritario.
  • ... l’identità è fatta da due pezzi... Tutte e due sono importanti per l’emigrante, ce l’hai cucite addosso. Le due cose sono mescolate e sono una cosa sola... La Campania ce l’hai sempre nella capa tuia... Come quando cambi le marce alla macchina che lo fai senza più pensare tanto. Metti la prima e sei campano, poi metti la seconda e sei di qua. Quando c’è il cambio automatico tutti i pensieri vanno e vengono e sono di quello e quell’altro posto... È come il cappuccino: né più caffè, né più latte... L’identità campana e italiana la scopri quando torni al paese. È quella che vedi quando vedi la tua faccia quando cammini nel paese di nascita... Ho camminato al corso e vedevo le facce come quella mia. Come allo specchio della mattina... Vedi delle facce che sintetizzano un po’ tutti i tuoi parenti... È come avere il cuore diviso e la testa divisa. Ma questa divisione non reca conflitto. È come qualcosa di naturale... ... tutte le domeniche andavamo alla casa di un paesano perché stava costruendo la sua casa. Allora tutti i paesani andavamo ad aiutarlo... Poi quando finivamo quella casa tutti andavamo alla casa di un altro... quando qualcuno aveva bisogno di gettare i solai, di alzare i muri, di fare le porte, le finestre, i pavimenti della casa, andavamo tutti a lavorare; piccoli, donne... questi facevano la pasta a mano, le tagliatelle e i spaghetti, mentre gli uomini mettevano la calce o alzavano i muri. Poi si mangiava insieme...
  • In che misura la creazione della zona sociale può agevolare i compiti che la legge di riforma 328/2000 assegna ai Comuni? La legge di riforma individua nella zona un ambito ottimale per mettere insieme operatori, strutture e servizi con cui costruire una rete completa, capace di rispondere a tutte le necessità della popolazione. Il Comune, titolare delle funzioni sociali, agisce come partner di un insieme di Comuni, prima nell’elaborazione del Piano sociale di zona, poi nella gestione e nella valutazione costante dei risultati. Seguendo le indicazioni della riforma, il lettore incontra dapprima chi è soggetto di politiche sociali, poi cosa deve contenere il Piano di zona per rispondere ai bisogni della società contemporanea e infine come reperire le risorse e mettere in atto il circuito virtuoso della partecipazione collettiva. La guida è dedicata agli enti locali e a tutti gli altri protagonisti del territorio: cittadini, lavoratori e sindacati, associazioni di rappresentanza, imprese sociali, Ipab, fondazioni bancarie.
  • Il 21 luglio 2008 sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 169, le «Nuove tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura» - Decreto ministeriale 9 aprile 2008. Quest’ultimo atto rappresenta un ulteriore passo avanti per migliorare la tutela dei lavoratori tecnopatici a fronte dell’introduzione di molte nuove malattie da lavoro. Per le patologie inserite nel sistema gabellare vige infatti la presunzione legale dell’origine professionale, ovvero il lavoratore è sollevato dall’onere della prova causa/effetto. Le nuove tabelle sono state elaborate da una Commissione scientifica istituita ai sensi dell’articolo 10 d.lgs. 38/2000 ed hanno poi visto una fase di confronto con le parti sociali che ha portato alla loro stesura definitiva. Il manuale è stato pensato per permettere agli operatori di patronato, ai medici legali e ai delegati sindacali di individuare immediatamente le malattie e le lavorazioni che espongono al rischio, riorganizzando in ordine alfabetico l’elenco delle nuove patologie professionali. Il manuale contiene inoltre la lista di tali patologie così come prevista dal decreto ministeriale.
  • Il volume ricostruisce le vicende dell’esercito italiano all’estero durante gli anni del secondo conflitto mondiale, prendendo in considerazione alcuni teatri bellici che ne hanno visto protagonisti i militari dal momento dell’invasione fino al periodo immediatamente successivo al crollo determinato dall’armistizio dell’8 settembre 1943. L’autore, utilizzando la documentazione originale e una vasta bibliografia, analizza in particolare il modificarsi del rapporto con la nazione e la guerra da parte dei soldati inviati a conquistare, occupare e resistere nei territori della penisola balcanica, in quelli dell’Egeo, in Turchia e nei campi alleati del Medio Oriente e dell’Egitto. Attraverso categorie interpretative ed elementi di differenziazione che pongono al centro l’importanza delle diverse esperienze di guerra compiute dai militari italiani si compone un quadro molto diversificato delle vicende (dalla violenza dell’occupazione all’incontro con le popolazioni e i «nuovi alleati» dopo l’armistizio, alla resistenza armata) e dell’evoluzione psicologica dei soldati, stante l’appartenenza a un esercito prima invasore e poi abbandonato, costretto alla resa e alla sconfitta, ma anche obbligato a scegliere se resistere, fuggire o arrendersi. La scelta di prendere in considerazione l’intero arco del conflitto, anziché il periodo delle guerre fasciste o la successiva fase del 1943-1945, ha consentito di leggere queste trasformazioni lungo l’intera guerra italiana, ponendo così in evidenza come siano esistiti fili di continuità e rotture direttamente collegate alla tipologia di guerra e al contesto geografico-militare nel quale il singolo e il reparto si sono trovati ad agire. Specificità e differenze che - a loro volta - si intrecciano con le politiche del regime, con le occupazioni e le violenze dell’esercito occupante, con la crisi dell’estate del 1943 e con la successiva evoluzione della partecipazione italiana alla guerra.
  • Il volume costituisce una guida rigorosa e ben documentata, utile a chi voglia approfondire, sotto il profilo politico e tecnico, i contenuti della manovra del governo Berlusconi e le relative implicazioni sui temi del mercato del lavoro e della salute e sicurezza dei lavoratori. Vengono presi in esame i decreti relativi all’emergenza rifiuti in Campania, al potere d’acquisto delle famiglie, alla proroga dei termini per l’entrata in vigore delle norme sulla sicurezza sul lavoro e alla manovra finanziaria. Il libro contiene l’estratto dei testi dei provvedimenti governativi, gli emendamenti, gli ordini del giorno ad essi riferiti, le interrogazioni a risposta immediata (question time), le mozioni e le proposte di legge presentate dai deputati PD della Commissione Lavoro. Contiene, inoltre, un saggio di Donata Gottardi, europarlamentare del Partito Democratico che, dal punto di vista più ampio del Parlamento europeo, esamina tutti i temi sociali e del lavoro dibattuti in Europa.
  • La guerra irachena e quella afgana, la lotta al terrorismo, gli scandali che hanno funestato l’amministrazione, la politica estera sempre più inconcludente, l’economia verso il tracollo: in questo volume, che fa seguito al precedente Ascesa e caduta del bushismo, Stefano Rizzo, consigliere parlamentare e docente di relazioni internazionali, racconta con piglio giornalistico e da profondo conoscitore di cose americane gli ultimi anni della presidenza di George W. Bush, dalla sconfitta parlamentare del 2006 fino al crollo definitivo e irreversibile del progetto politico, sostenuto da neoconservatori, fondamentalisti cristiani e lobbisti, che lo aveva portato alla Casa bianca nel gennaio del 2001. L’ultima parte del volume è dedicata alla lunghissima campagna elettorale, dapprima con le primarie, soprattutto per scegliere tra Hillary Clinton e Barack Obama il candidato democratico, poi con lo scontro per la presidenza tra Obama e John McCain, fino al voto del 4 novembre che ha portato all’elezione, per la prima volta nella storia, di un afroamericano a presidente degli Stati Uniti. L’Appendice del volume cerca di fare comprendere al lettore italiano alcune stranezze del sistema elettorale e istituzionale della «più antica democrazia del mondo», in particolare del suo modello presidenziale che - contrariamente a quanto si ritiene di solito - non assicura affatto stabilità ed efficienza di governo.
  • Il quarto numero degli Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del grande dirigente sindacale, propone una nuova linea di studi e di interpretazioni della figura e dell’opera di Giuseppe Di Vittorio lungo tutto la sua attività. Aperto da una prefazione di Guglielmo Epifani, il volume raccoglie il messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e i contributi del Presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro e dell’allora Presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, rilasciati in occasione dell’apertura delle celebrazioni del 50° della morte di Di Vittorio. Il volume si articola poi in due sezioni. La prima, dedicata agli anni che precedono la Liberazione dell’Italia, contiene due saggi di Maurizio Antonioli e di Piero Di Girolamo che indagano la fase dell’adesione al sindacalismo rivoluzionario, mentre Gloria Chianese analizza la partecipazione di Giuseppe Di Vittorio alla guerra civile spagnola e Carlo Ghezzi esamina l’evoluzione della sua concezione del sindacato che concorrerà in maniera determinante, con il Patto di Roma del 1944, alla rinascita del sindacato unitario nell’Italia liberata. La seconda sezione è dedicata agli anni dell’impegno di Di Vittorio nell’Italia repubblicana. I saggi di Fabrizio Loreto e di Pino Ferraris esaminano rispettivamente la sua concezione delle Camere del lavoro e la loro prospettiva rispetto ai cambiamenti del presente, mentre Pietro Merli-Brandini propone una lettura del pensiero di Di Vittorio nella fase che precede il miracolo economico italiano. Giuseppe Giarrizzo ed Emanuele Macaluso ripercorronom genesi e significato della proposta del Piano del lavoro; Carlo Smuraglia e ancora Emanuele Macaluso affrontano il tema del contributo dato da Di Vittorio per la definizione legislativa di uno Statuto dei lavoratori, grande intuizione che poi avrà compimento solo nel 1970; del rapporto di Di Vittorio con la cultura tratta un saggio di Dario Missaglia, mentre alla vicenda della Fiat del 1955 e alla famosa autocritica di Di Vittorio per la sconfitta subita dalla Cgil nelle elezioni per la Commissione interna sono dedicati i saggi di Stefano Musso e di Gianni Rinaldini. Chiudono la seconda sezione del volume i saggi di Adriano Guerra e di Bruno Trentin che ripercorrono ragioni, passaggi e contenuti della condanna espressa da Giuseppe Di Vittorio nei confronti dell’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956. Gli Annali si chiudono infine con un saggio di Adolfo Pepe sul contributo dato da Giuseppe Di Vittorio alla costruzione della democrazia nel nostro paese. Gli Annali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio si propongono come strumento per l’analisi di questioni e temi centrali nel dibattito politico e sindacale in una prospettiva europea e comparata, e sempre intrecciando l’analisi scientifica alla progettualità politica. Gli Annali hanno una struttura monografica flessibile che si articola in diverse sezioni.
  • Senza memoria non c’è futuro. Cosa successe a Valdagno, nel profondo Veneto, quando la statua del padrone fu gettata nella polvere e la democrazia entrò in fabbrica? Avvenimenti che hanno scavato in profondità, lasciando una eredità importante che si proietterà negli anni settanta. Le testimonianze dei protagonisti di quel movimento, raccolte nel volume, ne rilanciano i valori profondi e costituiscono un’indiretta risposta ai conservatori di tutta Europa che esortano ancor oggi, dopo quarant’anni, a «liquidare l’eredità del sessantotto». Uno sguardo agli anni della speranza per scrutare il futuro.
  • Spagna 1936

    15.00 
    In occasione del 50° anniversario della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio, la Fondazione Di Vittorio, le Comisiones Obreras della Catalogna e la CGIL della Campania hanno avviato una ricerca storica sull’attività svolta da Di Vittorio nel corso della sua partecipazione alla Guerra Civile spagnola, ove era accorso, esule antifascista in Francia, in difesa della Repubblica contro i golpisti di destra insorti sotto la guida del generale Francisco Franco, e dove militò nelle Brigate Internazionali assumendo ruoli di direzione rilevanti. La ricerca, condotta da studiosi italiani e spagnoli su fonti in gran parte inedite, e discussa in tre convegni tenutisi a Barcellona, a Napoli e a Parigi, viene ora pubblicata nelle versioni italiana e spagnola, arricchita da una documentazione iconografica tratta da fonti giornalistiche e archivistiche dell’epoca. L’itinerario proposto nel volume permette di confrontare molti tra i principi di fondo che hanno ispirato l’azione di Di Vittorio per oltre mezzo secolo - dalla sua giovanile militanza nella lega dei braccianti di Cerignola fino ai massimi livelli del sindacalismo mondiale - con la ricchezza dell’esperienza sindacale che si è sviluppata nel corso dei decenni in Italia e in Spagna e che ha fortemente contribuito a far uscire i due paesi dalla dittatura.
  • 4 novembre 2008, l’attesa che il mondo riserva all’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti e l’entusiasmo per la vittoria di Barack Hussein Obama sono senza precedenti. Chi è il «messia nero» che ha vinto promettendo un cambiamento, e che cos’è l’aspettativa messianica che scatena? «Il cambio è niente altro che un cambio di leadership, nel tentativo di riacchiappare un’egemonia che scappa», scrive Mario Tronti nella sua «lettera provocatoria», realista e disincantata, ai collaboratori del Centro studi per la riforma dello Stato. Ma il realismo è la chiave giusta, o l’unica, per interpretare cause ed effetti del «passaggio Obama» negli Stati Uniti e nel mondo globale? Nella comunità dei collaboratori del Crs nasce una discussione appassionata, senza censure e senza diplomatismi, che questo libro riproduce. Ordine politico e ordine simbolico, disincanto e entusiasmo, mito democratico e derive autoritarie, «american dream» e sinistra europea, impero e globalizzazione: il «passaggio Obama» parla anche di noi. Testi e interventi di Mario Tronti, Rita di Leo, Ida Dominijanni, Mattia Diletti, Luisa Valeriani, Stefano Rizzo, Roberto Ciccarelli.
  • Questo libro racconta con viva partecipazione la storia di una comunità, di tanti uomini e donne, dirigenti sindacali, delegate e delegati di fabbrica della Cgil, che hanno condotto fin dagli anni ’70 una incessante e difficile battaglia per l’affermazione del diritto alla tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo industriale Eternit. Alla chiusura della fabbrica di Casale Monferrato si arriverà nel 1986 e ad oggi la Procura della repubblica di Torino ha collezionato 2.272 fascicoli riguardanti altrettanti casi di decessi di lavoratori di quello stabilimento, di loro familiari, di cittadini di Casale uccisi dai tumori provocati dall’amianto. Finalmente si è aperto il processo penale contro la multinazionale del cemento proprietaria degli stabilimenti Eternit ma il suo esito, dati gli interessi in gioco, è tutt’altro che scontato. A Giampiero Rossi è stata assegnata la targa del Presidente della Repubblica per il premio "Piero Passetti-Cronista dell'anno 2009".
  • Il volume raccoglie interventi e riflessioni relative ad uno studio sui diritti sociali e previdenziali degli stranieri promosso dal CIRAB, Centro interdipartimentale di ricerca per l’Adriatico e i Balcani dell’Università Politecnica delle Marche, nell’ambito del progetto SIOI Interreg III. Le problematiche sono affrontate sotto varie angolazioni. Una prima parte è dedicata all’analisi della disciplina previdenziale e assistenziale: dopo un’introduzione del tema e la sua presentazione in termini di inclusione sociale, vengono analizzati i principi di sicurezza sociale nella normativa comunitaria e nella giurisprudenza della Corte di Giustizia, e i diritti degli stranieri, sia previdenziali che assistenziali, nella disciplina nazionale italiana. Seguono un’esposizione dei sistemi previdenziali dei paesi dell’area balcanica e un’analisi dei flussi migratori e della condizione lavorativa dei cittadini extracomunitari. Nella seconda parte si trova una selezione delle disposizioni normative, internazionali e italiane, sui diritti sociali degli stranieri.
  • L’integrazione europea ha contribuito e può contribuire a superare i limiti che hanno caratterizzato la cittadinanza delle donne negli Stati nazionali? Il libro suggerisce alcune risposte. Raccoglie, infatti, testi sui temi centrali della cittadinanza europea della donna, accanto a saggi sui problemi relativi ai diritti delle migranti e delle vittime del traffico di esseri umani nell’Unione Europea. Il racconto dell’esperienza di una protagonista della stesura della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE integra le riflessioni giuridiche sulla Carta stessa e si affianca all’analisi della problematicità delle categorie di sesso e genere nella giurisprudenza comunitaria, mentre la lettura critica delle politiche europee di pari opportunità tra uomini e donne è anch’essa situata all’interno dell’orizzonte tematico della cittadinanza e dell’empowerment a livello sovranazionale. Il libro offre in questo modo punti di vista diversi anche sul complessivo processo di costruzione dell’Europa politica. Costituisce quindi un contributo agli studi e al dibattito sul difficile percorso di integrazione politica dell’UE e uno strumento utilizzabile all’interno dei Corsi universitari di Diritto e Politiche comunitarie, oltre che nei Corsi in Studi delle donne e di genere.
  • Nel 2008 non è scomparsa solo la Sinistra Arcobaleno, ma tutta la sinistra italiana. Nel sistema bipolare si conta se si governa o se si ha il peso per condizionare il governo. Le forze di centro sinistra oggi non sono maggioritarie. E allora o si fanno alleanze larghe o si conquistano nuovi consensi. Nelle ultime elezioni non si sono fatte alleanze e si sono persi consensi. Da qui la gravità della sconfitta. Ma questa crisi in realtà nasce da lontano, e investe soprattutto il rapporto con il mondo del lavoro e con i giovani. La tesi dell’autore è che gli elettori di sinistra non si siano spostati a destra, ma abbiano dato vita al secondo partito della sinistra: il partito dell’astensione. I voti sono, quindi, ancora recuperabili, ma solo con una profonda ricostruzione di strategie e comportamenti. È necessario, quindi, che la sinistra si faccia promotrice di uno stile di vita alternativo e di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale. Questa ricostruzione della sinistra, nel mondo multipolare che scaturirà dalla crisi che sta investendo l’intero pianeta, deve assumere una dimensione europea sia per non rischiare l’emarginazione sul piano economico, sia per riproporre i valori sociali che hanno caratterizzato le esperienze socialiste europee avviando una nuova stagione di diritti del lavoro e di cittadinanza.
  • Nel volume si ricostruisce la posizione della Confederazione sindacale tedesca, il DGB, in relazione al processo di integrazione europea nel periodo che va dal 1945 al 1963, quando il congresso confederale di Düsseldorf, con la definitiva accettazione dell’economia sociale di mercato, costituisce un punto di svolta nel processo storico di rielaborazione della rappresentanza sindacale e politica all’interno della democrazia tedesca. Nell’ambito della cosiddetta «questione tedesca», l’Europa e la sua integrazione rivestono, per il movimento sindacale tedesco, un’importanza e un valore ideale centrali, destinati però ad evolvere con il passare degli anni. Nella fase iniziale il sindacalismo tedesco si pensa come soggetto politico capace di formulare un programma per disegnare i contorni di una società nuova. Ma progressivamente il DGB ripiega su una visione più tradizionale della politica sindacale, mentre il processo di integrazione militare apre una profonda discussione sul rapporto tra base e dirigenza. Il programma di azione del 1955 testimonia il ritorno dell’attenzione sindacale sui temi classici del suo agire e la relativa disaffezione dall’idea di Europa. Questo processo di ripensamento trova il suo approdo nel congresso di Düsseldorf, quando viene varato il programma che sostituirà quello deliberato al congresso di fondazione del DGB a Monaco di Baviera nel 1949: l’approccio all’integrazione europea si fa sempre più pragmatico e sempre meno caratterizzato da ideali di trasformazione della società e dell’economia.
  • La nascita del Sindacato dei pensionati, con il suo percorso irto di contraddizioni e contrasti, viene ricostruita in questa approfondita ricerca sulle radici storiche del movimento sindacale, che mette in relazione il ruolo e la funzione delle prime strutture sindacali, come le Leghe di resistenza di fine Ottocento, con la struttura organizzativa del Sindacato pensionati italiani di oggi, appunto basata sulle Leghe territoriali. Ne scaturisce una storia che ricompone vicende in parte note e altre assolutamente inedite. In particolare emerge il ruolo avuto dalle prime lotte femminili scoppiate in Toscana a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, che vedono protagoniste le sigaraie fiorentine e le trecciaiole dell’Empolese-Valdelsa, «nello spingere il movimento sindacale verso una nuova concezione del suo ruolo e della sua funzione di rappresentante collettivo degli interessi delle classi popolari». Esperienze che obbligheranno il sindacato a nuove scelte organizzative facendo evolvere finalità e compiti delle Camere del Lavoro nella direzione di un sempre maggiore radicamento nel territorio. E che costituiranno l’avvio definitivo di una storia ormai più che secolare della quale lo Spi Toscana è uno dei frutti più maturi e più avanzati.