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Il senso del lavoro
A partire da un recente volume a cura di F. Totaro, "Il lavoro come questione di senso" (2011), l'A. ripercorre il tema del lavoro da un punto di vista antropologico e filosofico, rivisitando il contributo di alcuni classici studi su questo argomento, come quelli di Arendt e Sennet. Lavoro e vita, persona e lavoro, lavoro e libertà, sono alcuni degli snodi attraverso i quali Cantaro si interroga su un grande tema, alla luce dei mutamenti che lo hanno percorso nell'arco degli ultimi decenni.
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Il Servizio sanitario nazionale alla prova della pandemia. Cosa abbiamo appreso?
La pandemia Covid-19 ha rappresentato un formidabile stress test per il nostro Servizio sanitario nazionale (Snn), mettendone in risalto luci e ombre. Molti degli elementi di forza e di debolezza del Snn erano noti già prima della pandemia: quest’ultima ha finito per confermare quanto in larga misura si sapeva. Eppure, nell’eccezionalità rappresentata dalla gestione pandemica, qualcosa di inaspettato è emerso: qualche tratto che solitamente, in «tempi di pace», rimane latente e che la pandemia ha invece finito per portare in superficie. Il contributo indaga cosa la pandemia Covid-19 abbia confermato e cosa abbia fatto emergere di nuovo, tra le caratteristiche principali del sistema sanitario. Ci si concentra su due dimensioni che sono state particolarmente evidenziate nell’ultimo anno e mezzo: il rapporto Stato-Regioni e la relazione tra cure ospedaliere e territoriali. Chiudono l’articolo alcune riflessioni sulle più generali modalità di coordinamento del sistema, tipiche dei sistemi a «legame debole».
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Il servizio sociale di fronte al managerialismo e alle politiche neoliberiste
Facendo riferimento sia agli studi internazionali e italiani, sia ai risultati di una ricerca qualitativa che ha coinvolto servizi socio-assistenziali dell’area piemontese, questo contributo tratta il tema relativo agli effetti critici delle trasformazioni dei sistemi di welfare sulla professione del servizio sociale. Tra i rischi di deprofessionalizzazione esplorati, emerge l’opacità della valenza politica del ruolo: l’assistente sociale sembra incapsulato nella gestione dei casi individuali ed estraniato dai processi programmatori; la sfida per la comunità del servizio sociale sembra essere quella di rivitalizzare la natura emancipatoria e promozionale del mandato professionale.
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Il servizio sociale e la tutela minorile. Linee di mutamento e interrogativi aperti
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Il settore pubblico come volano per la ripresa: opportunità e rischi della riforma della pubblica amministrazione alla luce del Piano nazionale di ripresa e resilienza
Il contributo si interroga sulla parte del Pnrr legata al campo formativo (istruzione e ricerca). Di seguito si propor-ranno alcune riflessioni analizzando in particolare quale idea di policy educativa il testo veicola; come si coniugano frammentazione e tentativi di integrazione delle domande di policy dell’educazione; quali controversie si intravedono e quali visioni sono tra loro assemblate; come i tre mondi dell’educazione (scuola, università e ricerca) vengono trat-tati e accostati apparendo però ancora mondi tra loro poco interconnessi.
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Il settore socio-sanitario: nuova questione sociale? Tra valori, diritti e convenienze
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Il silenzio sugli innocenti
13.00
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Il 13 ottobre 2014 il libro di Luca Mariani vince il premio Matteotti promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ecco le motivazioni. "Luca Mariani ha ricostruito il contesto e il contenuto della strage di giovani laburisti europei perpetrata da Anders Behring Breivik il 22 luglio del 2011. Un massacro, che Mariani in questo volume ricostruisce, mettendo a fuoco la precisione feroce con cui l'assassino ha scelto le sue giovani vittime, e apre uno squarcio su un episodio che ha trovato qualche impunito estimatore in una Europa oscura, minoritaria e violenta. Su queste correnti e idee Mariani fa luce, mostrando con il rigore della sua inchiesta la qualita' di vigilanza richiesta alle coscienze democratiche che hanno unificato e pacificato il continente, nel segno di una fratellanza europea la cui difesa dal fanatismo e' il fondo di questa analisi, meritando il premio Matteotti".
Norvegia, 22 luglio 2011, Anders Behring Breivik scatena l’inferno. Otto morti con un’autobomba a Oslo e 69 ragazzi laburisti uccisi uno a uno nell’isola di Utøya, il ‘paradiso nordico’ da decenni sede di campeggi estivi dei socialisti di tutto il mondo. L’assassino, vestito da poliziotto, è spietato: «Venite, sono qui per proteggervi». E poi uccide. È la caccia all’uomo più efferata nell’Europa occidentale dai tempi della seconda guerra mondiale. Un’azione studiata per anni nei minimi dettagli. L’obiettivo? Distruggere il Partito Laburista alla radice. Le motivazioni? L’odio contro gli immigrati e contro la politica multiculturalista. Gli effetti? Nei media prima si avvalora a gran voce la pista islamica. Poi, quando emergono i fatti, gradualmente cala il silenzio sui giovani laburisti giustiziati per le loro idee. In Italia la strage cade presto nel dimenticatoio. ‘Il Giornale’ titola: «Quei giovani incapaci di reagire». Alla Camera solo un breve dibattito: i deputati riescono nell’impresa di non pronunciare mai in aula le parole ‘socialista’ o ‘laburista’. Breivik, dichiarato sano di mente, è finora l’unico condannato. Ma quali furono i suoi contatti? Come si procurò armi ed esplosivo? C’è in Europa una rete di estrema destra nazionalista, violenta e xenofoba? Come agisce? Chi la sostiene, chi la finanzia? E gli uomini arrestati in Polonia e in Gran Bretagna ebbero contatti con il killer? In Italia il pluriomicida ha degli estimatori: il leghista Mario Borghezio definisce «in qualche caso ottime» le sue idee. Il libro si addentra nel mondo di chi vuole che gli immigrati tornino a casa loro. A qualsiasi costo...
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Il sindacalismo di base e il sindacalismo autonomo di fronte alla Federazione unitaria. 1979-1984
Il saggio analizza il ruolo svolto dal sindacalismo non confederale a partire dagli anni sessanta sino alla prima metà degli anni ottanta. In particolare l’autore esamina l’evoluzione storica e le caratteristiche di queste forme di rappresentanza del lavoro nel quadro dei cambiamenti che in questa fase investono il paese da un punto di vista politico, economico e sociale, e che aprono a un maggiore pluralismo in campo sindacale dando vita a forme organizzative e istanze rivendicative che pongono in discussione la legittimità delle tre principali confederazioni, oltre che della stessa Federazione unitaria.
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Il sindacato al tempo della crisi
12.00
€
Quello della rappresentanza è ormai e sempre più un vero e proprio paradosso. Nel momento in cui il lavoro è più frastagliato e spezzettato, in cui è difficile trovare un’occupazione e chi lavora subisce pesanti condizionamenti, il sindacato è più in difficoltà: non viene ascoltato dalla politica, non riesce a intercettare i giovani. Eppure il sindacato è stato fra i primi a denunciare le storture del neoliberismo e dell’austerità. E alla denuncia ha accompagnato la proposta di politiche diametralmente opposte volte al rilancio degli investimenti e alla creazione di nuovo lavoro. Questo però non sembra che basti. Il fatto è che molti dei problemi di CGIL, CISL e UIL stanno al loro interno. Anche per via di una vera e propria controinformazione sulle loro posizioni, i sindacati sono percepiti come strutture vecchie, arroccate nella difesa dei presunti «garantiti» e incapaci di fare gli interessi dei giovani. Per affrontare efficacemente queste sfide, è la tesi dell’autore, l’unica strada che il sindacato può seguire è quella del suo completo rinnovamento, svecchiando struttura, metodi e dirigenza, proponendo un progetto in grado di riunificare il mondo del lavoro, raccogliendo giovani e precari, partite IVA, lavoratori parasubordinati e autonomi. L’analisi svolta nel volume viene completata con interviste sul tema ai segretari generali delle tre maggiori confederazioni (Camusso, Furlan e Barbagallo), a sociologi (Bonomi, De Rita, Gallino) e a lavoratori Valentina, Bruno, Giulia).
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Il sindacato brasiliano tra tentativi di riforma della contrattazione collettiva e pervasività dell’intervento normativo
Lo scopo dell’articolo è di illustrare le attuali caratteristiche del movimento sindacale brasiliano. Il Brasile è uno dei paesi del cd. gruppo delle economie emergenti (Brics) che ha una lunga tradizione nel sindacato corporativo, complice anche l’avvento della dittatura militare per un lungo periodo della sua storia recente (1964-1985). Tale tradizione è rimasta sostanzialmente invariata anche con la fine del regime militare ed è attualmente incentrata sul sindacato unico e sull’assenza della contrattazione collettiva nazionale di categoria. All’inizio degli anni duemila con il miglioramento della situazione economica e l’avvento di governi guidati dal PT i sindacati hanno ritrovato un nuovo protagonismo e hanno tentato di riformare, non riuscendovi, il sistema sindacale ancora fortemente ancorato al modello corporativo. La crisi economia e politica, degli ultimi anni, ha posto però nuovamente il sindacato di fronte a nuove sfide. La nuova coalizione di governo di centro-destra salita di recente al potere, attraverso quello che è stato definito un golpe istituzionale, si è posta l’obiettivo, per uscire dalla crisi economica, di flessibilizzare ulteriormente il mercato del lavoro, di ridurre la spesa pubblica con pesanti tagli al sistema della protezione sociale, e di rivedere il modello di negoziazione sindacale vigente secondo l’ipotesi che il contenuto della contrattazione aziendale possa prevalere sulla legge.
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Il sindacato come strumento di democrazia nella riflessione di Fernando Santi
Il pensiero e il percorso politico-sindacale di Fernando Santi, la sua attualità, nella ricostruzione che ne traccia Adolfo Pepe.
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Il sindacato dei Consigli
Alcuni documenti fondamentali a testimonianza delle svolte compiute dal sindacato italiano intorno alla stagione dell'autunno caldo. Curata dallo storico del movimento sindacale Fabrizio Loreto, la scelte dei documenti riguarda gli atti della 1^ conferenza unitaria dei metalmeccanici; la arisoluzione del direttivo Cgil del dicembre 1970 con cui si sanciscono formalmente i mutamenti del modello organizzativo in fabbrica; il Patto federativo Cgil-Cisl-Uil nella risoluzione unitaria dei Consgili generali del 24 luglio 1972.
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