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Per indagare sulle relazioni tra forme di impiego atipiche e intervento sindacale prendiamo in esame la situazione di nove paesi, sette dei quali europei. Tutti fanno parte di quel piccolo numero di paesi che vantano uno sviluppo economico di vecchia data, nei quali la condizione di lavoratore salariato si è progressivamente imposta come forma dominante di integrazione della popolazione nella vita economica e sociale. ...
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Il contributo esplora le implicazioni della guerra in Ucraina riguardo all’organizzazione geo-politica e allo sviluppo di tecnologie ambientalmente sostenibili. Si sostiene che il conflitto ucraino possa essere una guerra epocale, un conflitto di lunga durata riguardante le strutture politiche ed economiche, che segnerà una divisione tra ere storiche. Gli esiti di guerre di questo tipo sono spesso radicalmente incerti, con conseguenze del tutto inaspettate per chi le ha iniziate. Il conflitto militare in senso stretto in Ucraina potrà essere lungo o potrà esserne negoziata una soluzione. Ma la guerra economica fatta di embarghi, confische e boicottaggi probabilmente continuerà all’infinito, e avrà l’effetto di riconfigurare il sistema mondiale. Né la Russia né la Cina è presumibile che soccombano a causa delle sanzioni, dato che i loro popoli sono altamente formati, possiedono livelli di risorse basilari di grade ampiezza e settori industriali e agricoli di larghe dimensioni. Questo porta a ipotizzare che ci sarà una nuova struttura geopolitica basata su una forte separazione tra due grandi blocchi di potere, con competizione per l’in-fluenza sulle altre economie e soggetti politici. Ma questa configurazione geopolitica si genera nell’ambito di una crisi geofisica di degradazione ambientale e del cambiamento climatico. A fronte del retroterra geofisico, il problema globale più grande è il venir meno della necessaria collaborazione multilaterale per individuare soluzioni possibili per le tecnologie energetiche. Gli attuali obiettivi di limitazione delle emissioni sono morti e il quadro di azione collettiva asso-ciato al processo Onu sul clima è probabilmente morto anch’esso. Soluzioni a più lungo ter-mine, quali lo sviluppo cooperativo di nuove tecnologie energetiche, sono ora difficili da imma-ginare. E ciononostante è molto probabile che le incerte dinamiche della guerra economica e della crisi geofisica determineranno sfide radicali per il nuovo ordine geopolitico. La sfida decisiva per il futuro è trovare e costruire, nell’ambito di questa struttura riconfigurata ma turbolenta, una nuova base per la collaborazione multilaterale per tecnologie energetiche sostenibili.
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L’imprenditoria degli immigrati costituisce un percorso particolare di inserimento sociale ed economico che sta assumendo progressivo rilievo anche in Italia. Troppo spesso, però, la letteratura scientifica e il senso comune identificano nelle specificità culturali, «etniche», degli immigrati stessi l’unica origine di questo fenomeno. Lo studio presentato in questo volume parte invece dal presupposto che l’imprenditoria degli immigrati non possa essere disgiunta dalle caratteristiche dell’economia che la ospita. A partire da una riflessione teorica sul rapporto fra economia, società e diversità, il volume si occupa del ruolo dell’imprenditoria degli immigrati nei sistemi produttivi locali, con l’analisi dei dati camerali e interviste a testimoni privilegiati. La ricerca su alcuni distretti industriali evidenzia proprio la significatività del rapporto fra economie locali e scelte imprenditoriali degli immigrati: dunque, la collocazione di questi «nuovi imprenditori» costituisce anche la base per interrogativi e spunti di riflessione sugli assunti, le caratteristiche e gli sviluppi possibili dell’economia italiana di piccola impresa.
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Attraverso metodologie di ricerca empirica qualitativa, l’articolo descrive una parte della realtà imprenditoriale a trazione migrante nella città di Napoli, riportando il caso di due imprese di origine africana che nascono da una precedente esperienza di impegno sociale dei loro imprenditori. Lo studio intende evidenziare il passaggio dall’attivismo sociale a forme di imprenditoria immigrata giudicate significative per l’impatto che esse generano nelle comunità immigrate e nella società napoletana. I risultati suggeriscono l’esistenza di dinamiche trasformative nel tessuto imprenditoriale straniero a Napoli. Man mano che il processo di integrazione si compie e diviene più profondo, al crescere del capitale sociale che i migranti africani costruiscono a Napoli, essi sembrano affrancarsi da un mercato del lavoro che richiede prevalentemente manodopera a basso costo, spesso sommerso nell’economia informale, per divenire imprenditori di se stessi, attori di sviluppo, protagonisti di una trasformazione personale e sociale al tempo stesso, dimostrando la propria agency e chiedendone il riconoscimento da parte della società e delle istituzioni cittadine.
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Negli ultimi vent’anni l’economia dei principali paesi industrializzati è stata attraversata da una molteplicità di fenomeni innovativi. Le caratteristiche distintive dei processi cui si è assistito più recentemente sono almeno tre: il ruolo prevalente della conoscenza incorporata in capitale materiale e immateriale, l’associarsi dei cambiamentiorganizzativi ai cambiamenti tecnologici incorporati in beni strumentali; la pervasività in contesti locali e globali del fenomeno innovativo declinato in termini tecno-organizzativi. ...
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La crisi economica e il periodo di austerità che ne è derivato hanno profondamente cambiato il volto del sistema di welfare italiano. A causa dei tagli alla spesa sociale e a fronte dell’aumento dei rischi e dei bisogni, il settore pubblico appare, infatti, incapace di rispondere in modo efficace alle crescenti richieste provenienti dai cittadini. L’analisi tiene conto di questo scenario per interrogarsi su quali scelte possano essere intraprese per il rilancio del welfare e insieme del sistema economico, ma più nello specifico per comprendere quali prospettive di sviluppo ci siano per nuove forme di tutela dentro le aziende. Forme di tutela che non solo abbiano delle forti ricadute sui territori ma che vedano coinvolti i territori stessi e la comunità che li abita. A questo fine l’articolo, dopo aver analizzato il contesto tra crisi economico-finanziaria e nuovi bisogni, si interroga sul ruolo delle imprese nel processo di rinnovamento del welfare state e sulle potenzialità di sviluppo del welfare aziendale e contrattuale tra le piccole e medie imprese. Vengono inoltre approfonditi una serie di casi che si sono sviluppati grazie alla costituzione di reti multi-stakeholder in cui diversi attori, in modo sinergico, sembrano collaborare per offrire non solo ai lavoratori ma a una platea ampia di beneficiari nuovi strumenti e forme di sostegno per fronteggiare le nuove forme di vulnerabilità.
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I sindacati sono stati spesso descritti come «corpi intermedi», come organizzazioni di «secondo grado» (Müller-Jentsch, 1985). Nell’arena industriale essi dotano i lavoratori – già collettivamente organizzati dal datore di lavoro – di un meccanismo formale di rappresentanza collettiva parzialmente (anche se non del tutto) indipendente. Le loro strutture organizzative sono quindi indirettamente modellate dalla divisione capitalistica del lavoro e dalle pratiche e dalle preferenze dei rispettivi referenti datoriali. Nell’arena socio-politica gli obiettivi e i metodi sono...
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Quando ha proposto a SeNonOraQuando-Factory di avviare un serio dibattito pubblico sulla Costituzione Italiana, Mariella Gramaglia ha scritto: «A noi, donne, la Costituzione, il nostro contratto sociale della contemporaneità democratica, interessa. E molto. Non solo perché ricordiamo con commozione e deferenza le 21 pioniere che hanno contribuito a scriverla e sobbalziamo ogni volta che qualcuno parla di “padri costituenti”, ma perché pensiamo che, benché redatto da una schiacciante maggioranza di uomini, questo contratto ci riguardi, segni dei perimetri di diritto che ci stanno a cuore, che almeno parzialmente ci includono». Da questa idea di Mariella Gramaglia ha preso corpo l’iniziativa «In contropiede. Le donne rileggono la Costituzione» che vuole esprimere l’esigenza, ormai urgente, di rileggere il testo fondativo della nostra vita civile a partire da un nuovo punto prospettico: la vita delle donne. La Costituzione italiana è stata scritta quasi 70 anni fa. Da allora il Paese è cambiato, soprattutto le donne sono molto cambiate. Contributi di Alessandra Bocchetti, Giulia Bongiorno, Francesca Comencini, Marisa D’Amico, Michela Marzano, Lea Melandri, Luisa Muraro, Lidia Ravera.
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La difesa dell’offerta pubblica appare in disuso nel dibattito pubblico, nonostante l’eccezione paradigmatica costituita dal Presidente Obama in ambito sanitario. Pur nel riconoscimento delle possibili carenze, l’articolo porta l’attenzione su tre importanti potenzialità dell’offerta pubblica e indisponibili per l’offerta privata, in termini di promozione dell’efficienza allocativa, dell’ethos pubblico e delle opportunità.