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Pasolini passione
12.00
€
Trent’anni dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini e già si sente il rullare dei tamburi intorno a lui, alla sua tragica morte, al suo lavoro di poeta e di regista, alla sua appassionata capacità di intervento sui temi più acuti non solo italiani. È un rullare che spesso è soffocato dai toni sinistri e scandalistici delle cronache postume sulle circostanze della morte e da una difficoltà a chiarire molti aspetti della triste vicenda avvenuta il 2 novembre del 1975, ancora avvolta da dubbi e da sospetti. È una vicenda che resta aperta in attesa di parole serie e definitive, mentre la Tv, dando voce al suo assassino Pelosi, ha rilanciato l’ipotesi di un agguato omicida perpetrato da più persone. Ma chi era, anzi chi è, Pier Paolo Pasolini? Italo Moscati, che ha già studiato e raccontato il grande personaggio - amato soprattutto dai giovani senza distinzioni ideologiche, ma anche odiato e vilipeso da chi non gli perdona di avere sempre ubbidito al forte bisogno di cercare una parola di verità su cui discutere senza pregiudizi -, torna ad occuparsene, proponendosi di cogliere la lezione pasoliniana. Una lezione che consiste nel continuare a interrogarsi e a interrogare, senza rinunciare a prendere posizione. Quante volte, pensando a Pasolini, ci si è chiesti e ci si chiede: cosa penserebbe lui, lui autore dei mordenti «scritti corsari», della vita di oggi, dei temi della clonazione, della crisi della politica, del terrorismo internazionale, della guerra, anzi delle guerre, e così via. Avvolta da brume cupe, la storia del poeta e del regista diventa trasparente se la si esamina con il distacco del tempo e con l’onestà di riconsiderare e approfondire il personaggio e la sua storia.
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La memoria della lotta
12.00
€
Con questo volume, attraverso la sistemazione, la raccolta e l'utilizzo delle differenti fonti a disposizione, ci si è proposti di ricostruire e documentare la storia delle leghe contadine dei Castelli Romani e la memoria di chi le diresse, evidenziandone il ruolo svolto nelle lotte per la terra all’indomani del secondo conflitto mondiale e fino alla conclusione degli anni cinquanta. Il libro connette la ricostruzione e l’analisi locale con i tratti propri della contestuale vicenda nazionale sia sul piano politico e sindacale, sia rispetto grande alla trasformazione del mondo contadino e bracciantile che sotto la spinta di un radicale processo di modernizzazione industriale i Castelli Romani, il Lazio, Roma e l'Italia tutta si stavano avviando a conoscere. Trasformazione che in quegli anni vede il ribaltamento definitivo dell’asse rappresentato dal mondo dell’agricoltura e dei contadini a favore del comparto industriale e che conseguentemente, nello stesso settore agricolo, influenza una inevitabile progressiva trasformazione delle lotte, dei loro metodi e dei loro contenuti. La conclusione del grande ciclo delle battaglie per la terra e delle occupazioni avviene infatti con l’apertura di nuovi scenari e l’ingresso di nuovi protagonisti: l’avvio delle lotte volte alla conquista dei diritti sociali e di un quadro contrattuale stabile e definito, il protagonismo delle donne nel lungo percorso verso la parità salariale, la centralità dell’azione sindacale e politica messa in campo dai piccoli contadini produttori figli della legislazione di riforma varata a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta.
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La stagione del riscatto
8.00
€
Il contributo dato dai lavoratori italiani e dalla loro organizzazione sindacale alla lotta di Liberazione e, contestualmente, alla ricostruzione del paese non è stato ancora oggi sufficientemente indagato dalla storiografia. A negare e ridurre quel contributo si è invece in vario modo e su più piani diretto un tentativo di revisione che ha preso le mosse già all’indomani della Liberazione dell’Italia, per riproporsi in modo strisciante o a volte più esplicitamente nel corso di questi decenni. Con la partecipazione di studiosi autorevoli, di dirigenti politici e sindacali e di testimoni dell’epoca, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione del paese, ha avviato un’articolata e diffusa ricognizione critica degli eventi di quegli anni e dei loro protagonisti. In questo volume si raccolgono gli approfondimenti compiuti a Bologna, dove il tema dell’indagine ha riguardato La stagione degli scioperi contro l’occupazione nazifascista e la ricostruzione della Camera del lavoro di Bologna, e a Napoli, dove si è affrontato il tema Dopo le quattro giornate: gli anni della ripresa produttiva, civile e morale di Napoli. Nell’uno e nell’altro scenario il ruolo svolto dai lavoratori e dalle strutture della Cgil ricostituita emerge come quello di un protagonista autonomo e determinante, che con il suo intervento cambia radicalmente il quadro di riferimento in cui agisce, rendendo il suo impegno elemento fondante e costitutivo della rinata democrazia italiana.
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Salvare le fabbriche
8.00
€
Molti e diversi sono stati i modi attraverso cui le lavoratrici e i lavoratori italiani hanno partecipato alla lotta di Resistenza e alla Liberazione del paese. Così, in quegli anni, l’impegno armato di tanti e di tante nelle formazioni partigiane è stato accompagnato, in moltissimi grandi e piccoli centri, dall’azione capillare e diffusa di centinaia di migliaia di lavoratori per salvaguardare i macchinari delle fabbriche e le infrastrutture civili e di collegamento dai piani di distruzione predisposti dai nazisti sconfitti e in fuga dall’Italia. Quest’ultimo è il tema dell’approfondimento raccolto nel volume e realizzato a Genova dalla Fondazione Di Vittorio nel quadro delle iniziative con le quali, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione dell’Italia, viene condotta un’ampia e articolata ricognizione critica sugli eventi di quegli anni e sui loro protagonisti. E protagonisti di primissimo piano sono stati i lavoratori, risultati determinanti anche per l’impegno eccezionale con cui hanno saputo salvare dalla distruzione fabbriche e infrastrutture, mettendo così in piena luce, come sostiene Guglielmo Epifani, «una radice morale straordinaria: quella cioè che è poi alla base della coscienza e del ruolo nazionale che il movimento dei lavoratori e la classe operaia italiana hanno saputo determinare per se stessi e per il paese. In queste scelte c’era la difesa della propria condizione, della propria identità e c’era un atto di fiducia nel paese liberato e nel paese democratico».
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Fernando Santi
14.00
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«Fernando Santi è una delle figure più straordinarie del sindacalismo italiano del Novecento... La sua vita ha attraversato un cinquantennio di storia italiana: una fase cruciale compresa tra gli anni dieci e gli anni sessanta, segnata dalla crisi dello stato liberale nel primo dopoguerra, dall’avvento e dalla parabola della dittatura fascista, dal difficile impianto della democrazia repubblicana nel secondo dopoguerra... Santi fu riformista nel metodo, sempre improntato a un gradualismo privo di indecisioni, ritenendo improbabili ed illusorie le scorciatoie rivoluzionarie. Quanto ai contenuti della sua concezione socialista, maturata all’interno della grande tradizione riformista padana, il primo obiettivo doveva essere la rottura radicale degli equilibri del capitalismo ed il netto superamento delle iniquità sociali più odiose... Il lavoro di Francesco Persio, le cui fonti spaziano dalle carte archivistiche del Casellario politico centrale alle riviste degli anni sessanta, passando per le belle e toccanti pagine del diario personale di Santi, ci descrive allo stesso tempo l’uomo, il sindacalista e il politico. Una biografia completa costruita anche attraverso episodi inediti ed aneddoti particolari che rendono avvincente la narrazione, ma che soprattutto arricchiscono il quadro di una vita che fu piena di umanità, di coraggio e di speranza per un mondo migliore». (dalla prefazione di Guglielmo Epifani) Completa la biografia una raccolta, a cura di Sergio Negri, di saggi e testimonianze presentati in occasione della giornata di studi organizzata a Torino l’11 Ottobre 2004 dalla Cgil e dallo Spi Piemonte in collaborazione con l’Istituto «Fernando Santi» di Roma, con l’Ires «Lucia Morosini» del Piemonte e con l’Istituto di studi storici «Gaetano Salvemini» di Torino. Saggi e testimonianze di: Enzo BARTOCCI - Fausto BERTINOTTI - Piero BONI - Guido BODRATO - Guglielmo EPIFANI - Vittorio FOA - Federico FORNARO - Emilio GABAGLIO - Carlo GHEZZI - Rino GIULIANI - Pietro MARCENARO - Giovanni RAPELLI - Mario SCOTTI - Vincenzo SCUDIERE - Bruno TRENTIN - Roberto VILLETTI. Conclude il volume il ricordo di Santi scritto da Ferruccio Parri su «l’astrolabio».
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Il Po: una risorsa per lo sviluppo sostenibile
11.00
€
Da anni il bacino del fiume Po è scenario di fenomeni che causano rilevantissimi danni, economici, sociali, sanitari e ambientali: l’alluvione dell’ottobre 2000, quando in Valle d’Aosta e in Piemonte la pioggia intensa ha determinato un’onda di piena superiore a quella del ’94, che a sua volta era stata superiore a quella del ’93 e a quella del ’51 che aveva causato il disastro del Polesine; la siccità dell’estate del 2003, che ha messo in evidenza il contrasto di interessi sull’utilizzo dell’acqua disponibile; la persistenza sul bacino di una sorte di nube rossa prodotta dalle varie forme di inquinamento atmosferico. Rispetto a questi fenomeni la Cgil ritiene prioritaria un’attività di prevenzione che, con l’opportuna gradualità, regoli l’insieme delle attività umane, produttive, di relazione e di uso del territorio dell’intero bacino in una prospettiva di sostenibilità. Un’attività che, in una realtà così vasta e complessa, può essere realizzata solo indirizzando l’azione di tutti i responsabili istituzionali all’obiettivo prioritario di indurre a comportamenti virtuosi i soggetti economici e sociali che in modo diretto e indiretto influenzano l’equilibrio del sistema. Il volume, curato da Claudio Falasca, coordinatore del Dipartimento Ambiente e Territorio, Salute e Sicurezza della Cgil Nazionale, vuole essere un contributo alla costruzione di un progetto sostenibile su una realtà strategica per il futuro del paese. Contributi di: Agnello Modica, Albonetti, Bardi, Battaglia, Bruschini, Camocardi, Caravella, Carnicella, Comella, Cremonini, Della Quercia, Claudio Falasca, Francesco Garufi, Indovina, Luccarini, Marinari, Nicolosi, Peroni, Rambelli, Ricciarelli, Saccardin, Scudiere, Serafini, Sommariva, Stolfi, Tampieri, Telesca, Trefiletti, Valdameri, Venturini.
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La Repubblica dal conflitto alla governance
8.00
€
Il nuovo disegno dei rapporti tra Stato, Regioni e Autonomie locali, incentrato sulla sussidiarietà e su relazioni di tipo cooperativo e basato sul presupposto della leale collaborazione istituzionale tra tutti i componenti della Repubblica, stenta a delinearsi. I disposti costituzionali che disciplinano la partecipazione delle Regioni e degli Enti locali all’attività dello Stato restano in gran parte inattuati. Risultano, al contrario, sensibilmente aumentati i conflitti tra Stato e Regioni, che rendono, tra l’altro, evidenti i limiti delle attuali Conferenze interistituzionali, Stato-Regioni, Stato-Città e Autonomie locali e Unificata. Il volume di Giovanni Caprio e Giulia Pavese, giornalisti ed esperti di politiche locali, «racconta» l’evoluzione dei rapporti tra i diversi livelli di governo del nostro paese e delinea alcune ipotesi di riforma dei modelli di relazione interistituzionale. Gli autori evidenziano anche i ritardi delle Regioni nel dotarsi di un organo comune previsto dalla Costituzione, in grado di superare gli equivoci, le disfunzioni e le anomalie della loro attuale Conferenza.
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Bioetica e società complessa
11.00
€
In questi ultimi decenni, la rivoluzione biomedica ha imposto quale oggetto della riflessione etica il tema nodale di una libertà esistenziale dai contorni inediti e spesso indefinibili. L’errore più rovinoso che potremmo commettere sarebbe proprio quello di entrare nella nuova epoca con il bagaglio teorico e morale tradizionale, applicando ai problemi attuali soluzioni maturate in una fase storica diversa e senza definire ipotesi adeguate. Saggi di Giovanni Berlinguer, Ernesto Di Mauro, Eugenio Lecaldano, Sebastiano Maffettone, Maurizio Mori, Demetrio Neri, Uberto Scarpelli, Peter Singer, Carlo Augusto Viano.
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Rsi. La repubblica voluta da Hitler
11.00
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È il 12 settembre del 1943 quando Mussolini viene liberato dalla prigione di Campo Imperatore sul Gran Sasso con un colpo di mano delle SS tedesche. Trasportato in Germania, viene immediatamente trasferito al quartier generale di Hitler e lì, da radio Monaco, annuncia la costituzione del Partito fascista repubblicano e di una repubblica nelle regioni dell’Italia settentrionale occupate dai tedeschi. -Rientrato pochi giorni dopo in Italia forma un nuovo governo che avrà sede a Salò, in provincia di Brescia, sulle rive del lago di Garda. Il nuovo Stato fascista, la Repubblica sociale italiana, resterà quindi noto anche come Repubblica di Salò e, attraverso i «seicento giorni» della sua esistenza, rappresenterà uno dei passaggi più torbidi e drammatici della storia nazionale di quegli anni. -Questa esperienza, tragica ed effimera al tempo stesso, nata in realtà per volontà e decisione di Hitler in reazione all’armistizio dell’8 settembre, avrà per teatro i territori occupati dai tedeschi fino al 1945. Infatti il 25 aprile si compie, con la Liberazione, il cammino iniziato nel marzo del 1943 con gli scioperi degli operai del triangolo industriale e poi sviluppatosi nella forte partecipazione proletaria e popolare che caratterizzerà l’organizzazione e l’azione della Resistenza. -I saggi degli storici, dei docenti e dei ricercatori, raccolti nel volume, a sessant’anni dalla sua conclusione, delineano un quadro compiuto di quell’esperienza e ne esaminano i diversi spaccati con un taglio non puramente rievocativo, bensì attento a cogliere gli aspetti di pregnante attualità politica di quel tratto di storia italiana. -Contributi di: Sandro Antonini, Marco Borghi, Riccardo Caporale, Mimmo Franzinelli, Dianella Gagliani, Francesco Germinario, Franco Giannantoni, Dino Greco, Adolfo Mignemi, Raffaele Mantegazza, Adolfo Pepe, Pier Paolo Poggio.
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L’economia in tasca
8.00
€
L’economia di oggi alla portata di tutti: dall’inflazione al Pil, dalla distribuzione del reddito, ai consumi. I numeri, le leggi, i temi di attualità dell’economia nella globalizzazione: per capire la crisi, per affrontarla. «...intuendo che l’attuale mondo dell’informazione e della comunicazione richiede di essere alfabetizzati in molte discipline, l’autore ha deciso di rivolgersi al “pubblico in generale” anziché agli addetti ai lavori. Ne è venuta fuori una descrizione ragionata divertente e accessibile anche a chi sia digiuno di teoria economica e abbia poca dimestichezza con i concetti astratti. ...i maggiori pregi del “libretto” di Eduardo Carra sono tre: il coraggio della semplificazione, l’ingegnosità dell’esemplificazione e la capacità di desumere un nucleo di nozioni e di strumenti concettuali dagli esempi fatti. Pur di entrare in sintonia con i suoi lettori, l’autore aggredisce temi e problemi difficili con il linguaggio quotidiano e con un insieme di esempi che sono calzanti e acuti. Così egli riesce a raggiungere un obiettivo importante: offrire ai suoi lettori una chiave per comprendere le notizie economiche dei quotidiani e della comunicazione televisiva e per incominciare a valutarle con occhio critico». Marcello Messori.
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La rinascita del sindacato
9.00
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[...] non dimentichiamo mai questa grande ed eroica prova vissuta dal nostro popolo: vite spezzate, sofferenze e sacrifici indescrivibili, una lotta senza sosta che pareva, a volte, senza speranza. Qui è la radice prima della nostra libertà riconquistata e della nostra democrazia. In questo contesto di guerra guerreggiata da tre anni, di occupazione tedesca tante volte spietata e sanguinosa, si è preparato, studiato e portato a temine il patto di unità sindacale noto come il Patto di Roma. Un fatto non solo di valore sindacale del tutto eccezionale, ma soprattutto di grande valenza politica [...] Fu dunque questo patto una nuova e più pesante sfida alla dittatura ormai in crisi irreversibile. Diventa evidente che l’apporto del mondo del lavoro alla risurrezione della nostra libertà è stato vasto, ben determinato, essenziale. Fondamentali gli scioperi del 1943 e 1944. Non era solo una ribellione alla dittatura che aveva scritto nel Codice penale lo sciopero come reato, ma per la prima volta si manifestava una contestazione corale del mondo del lavoro di fronte al prepotere del regime [...] (Dalla prefazione di Oscar Luigi Scalfaro) Il volume raccoglie le relazioni svolte a due importanti convegni: - quello di celebrazione del Patto di Roma, firmato il 3 giugno 1944 da Di Vittorio, Grandi e Lizzadri, che nell’Italia divisa dalla guerra segna la rinascita del sindacato unitario; quello di celebrazione degli scioperi delle lavoratrici e dei lavoratori milanesi del marzo 1943 e 1944, da cui venne un grande contributo alla liberazione nazionale dal nazifascismo. La terza parte del libro è costituita da un saggio di ricostruzione del primofesteggiamento del 1° Maggio dell’Italia liberata, che fu quello celebrato a Roma appunto il 1° maggio 1945. I saggi e i contributi raccolti nel volume sono di: Luigi Angeletti, Aldo Aniasi, Maria Luisa Cassanmagnago, Guglielmo Epifani, Francesco Morisano, Adolfo Pepe, Savino Pezzotta, Alfredo Reichlin, Gianni Salvarani, Paolo Serventi Longhi, Carlo Vallauri, Sergio Zaninelli.
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Portella della Ginestra e la guerra fredda
12.00
€
Francesco Renda, che avrebbe dovuto tenere il comizio a Portella quel 1° Maggio del ’47, racconta, da testimone e da protagonista, la vicenda drammatica della strage di Portella della Ginestra per opera della banda di Salvatore Giuliano. Nella forma piana e avvincente della conversazione, a cui è sotteso tutto il rigore del grande studioso, egli sviluppa una chiave di lettura della strage che la colloca nella dimensione internazionale della «guerra fredda», mettendo in luce come, nell’intreccio perverso tra politica, mafia e banditismo, impegnati nella difesa degli interessi economici e politici degli agrari, all’indomani della grande avanzata del Blocco del Popolo nelle elezioni siciliane del 20 aprile 1947, al fondo della strage si inserisca l’esigenza imprescindibile degli Stati Uniti di esautorare le sinistre dai governi nazionali e regionali delle aree strategicamente rilevanti. Da Portella il racconto passa ai cento anni di storia della Cgil siciliana, che affonda le sue radici nel movimento dei Fasci dei lavoratori e che da lì è venuta poi tessendo per tutto un secolo una trama di lotte e di conquiste che hanno collocato la Sicilia e il popolo siciliano, come dice Renda, «sul davanti della storia nazionale e internazionale». Scenario questo che si è reso possibile anche perché quelle lotte sono state illuminate da grandi utopie che, pur non realizzandosi pienamente, hanno permesso di raggiungere risultati importanti. Terzo e conclusivo momento è quello dedicato all’Autonomia della Sicilia e al suo Statuto. A sessant’anni di distanza, conclude Renda, è innegabile che l’Autonomia abbia dato alla Sicilia un’identità che prima non aveva; è pure vero il fatto che alcune sue caratteristiche, come l’esclusività legislativa, sono all’origine di una pregiudizievole condizione di separatezza della vita dell’isola dal resto del paese.
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