• «C’è una contiguità, un’analogia fra comunismo e femminismo?». A partire da questa domanda, la fondatrice del manifesto affronta teorie e percorsi storici dei due movimenti che hanno segnato in profondità il Novecento, la sua vita e quella dei tanti con cui si è confrontata e ha dialogato. Tracciando un bilancio di una generazione politica che si rivolge a quelle più giovani riflettendo su temi complessi con il linguaggio diretto del racconto giornalistico. Il testo, inedito, nasce da una corrispondenza con il filosofo comunista Étienne Balibar e la sociologa femminista Françoise Duroux, è introdotto da Maria Luisa Boccia ed è corredato da due interventi della stessa Rossanda, pubblicati sulla rivista femminista Reti.
  • Il volume di Antonio Sassu si occupa principalmente del ruolo che hanno avuto, e che ancora hanno, le istituzioni – soprattutto quelle economiche – sulla società e lo sviluppo del Sud. A partire dal la seconda metà dell’Ottocento, in un periodo di passaggio da un sistema economico-giuridico a un altro, sia il governo centrale, sia le amministrazioni locali hanno svolto un’influenza molto negativa sul progresso della società meridionale. C’è da dire che soprattutto in termini di risorse e di politiche, le istituzioni si sono comportate nel Sud in maniera nettamente diversa rispetto al Nord del paese. Oggi, e in particolare a partire dagli ultimi trent’anni, questa differenza è strumentalizzata dalla politica della Lega e da alcuni intellettuali e alimentata anche dalla corruzione, dalle mafie e dalla disuguaglianza dei redditi. Dopo un momento di scarsa attenzione verso la questione meridionale e il divario fra le due grandi aree del paese, attualmente il Pnrr fornisce più di 80 miliardi di risorse al Sud e potrebbe risvegliare l’interesse del paese e dell’Europa su un problema mai risolto in ben 160 anni.
  • Since the beginning of their activity, the trade unions have had among their goals the control of working time, in order to improve the conditions of workers. From the second half of the 19th century onwards, in the industrialized and developed world the drive to reduce working hours has been a permanent element in trade union strategies. If in the 19th century working time was even 12 hours a day, with the advent of mechanization a gradual but constant process of reduction of working time began, which in the following century led – by contractual or legislative means – to 8 hours daily and 40 hours a week as a general reference. Since the beginning of the 1980s, i.e. since the neoliberal economic culture has guided economic policies at a global level, the trend towards reducing working time has stalled, as well as the drive by governments to keep full employment at the center of their targets. Fausto Durante's book connects the issue of working time to the crisis caused by Covid-19, the challenges of climate change and digitization and new industrial technologies, the need to build a society and an economy different from the past. All these elements push in the direction of a new commitment to reduce working time, with benefits for productivity, economy and work-life balance. This is demonstrated by many experiences that are taking place in the world as a result of initiatives of governments and trade unions, as well as the agreements in many companies, which this text gives an account of. The question to be answered today is: can the 21st century be the time of four days and thirty-two hours of work a week?
  • L’allargamento dell’Unione europea è alle porte. A partire dal 2004 altri dieci Paesi verranno ad aggiungersi ai quindici che già oggi la costituiscono. È stato detto che si tratta di un evento di portata storica, se non addirittura epocale. Cosa cambierà in seguito a questo evento nei Paesi della nuova Europa, e in particolare in Italia, nei prossimi anni e già nell’immediato futuro? Come peserà questo impatto sugli assetti economici e sociali complessivi dell’Europa e di ciascuno dei suoi Stati? Il libro si pone questi interrogativi e attraverso testimoni autorevoli, italiani e stranieri, avanza risposte con l’occhio rivolto non agli addetti ai lavori, ma al pubblico vasto dei cittadini. Il cuore della riflessione che si dipana lungo le pagine del volume riguarda le prospettive del lavoro e il modo in cui la sua organizzazione di rappresentanza, cioè il sindacato, si prepara ad affrontare le nuove condizioni determinate dall’allargamento negli assetti istituzionali e in quelli economici, sociali e del mercato del lavoro. Tira le fila delle diverse questioni aperte, scavandone specificità e connessioni, Walter Cerfeda, responsabile del segretariato europeo della Cgil, mentre sono dei protagonisti privilegiati della scena politica e sociale europea ad approfondirne i diversi spaccati. Così, fra gli altri, si segnalano gli interventi di Will Hutton e Jean-Paul Fitoussi per gli aspetti economici del cambiamento; quelli di Bruno Trentin e Giorgio Napolitano, invece, per le problematiche istituzionali e sociali; ed infine quelli di John Monks, di Michael Sommer e di Guglielmo Epifani per la rappresentanza sindacale. Completano il volume un breve glossario delle parole dell’Europa ed una storia sintetica dell’allargamento.
  • Del mobbing non esiste una definizione universalmente riconosciuta. Le sue stesse cause sono ancora da chiarire e persino il numero delle vittime, indicato di solito per l’Italia nella cifra di un milione, è in realtà incerto. Nel libro vengono illustrati tutti gli elementi che compongono la violenza psicologica e descritte le fasi della persecuzione, le sue diverse modalità di attuazione, i sentimenti che affiorano nella vittima, i danni fisici e psichici che subisce e che segnano, spesso, la sua vita in modo permanente. Si tratta di un fenomeno complesso, con radici profonde nell’organizzazione sociale e del lavoro, ma che si può prevenire. Oltre alle norme di contrasto, già promulgate in diversi paesi europei e allo studio anche in Italia, è dunque necessario mettere in campo politiche di prevenzione, e nel libro se ne suggeriscono alcune. Una parte della trattazione è poi dedicata all’esperienza degli Sportelli sindacali antimobbing. Esperienza preziosa che permette di capire chi sono le vittime, in quali ambiti di lavoro è più facile che accadano vessazioni e perché, quali sono i danni che gradualmente subiscono le vittime. Il volume è infine corredato di un’appendice con leggi, codici, proposte di legge e siti fisici e virtuali a cui rivolgersi se si avesse il sospetto di essere vittima di una molestia morale.
  • I Fondi per la formazione continua sono organismi gestiti congiuntamente dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali, che dovranno organizzare, dirigere e finanziare piani di formazione per i lavoratori occupati nelle imprese italiane, utilizzando lo 0,30% del monte salari che da anni viene versato all’Inps per questo scopo. Le parti sociali in Italia e in tutta Europa hanno scommesso sulle risorse umane come possibile punto di sintesi tra gli interessi dell’impresa, che persegue una maggiore competitività, e quelli dei lavoratori e del sindacato, che intendono accrescere il sapere dei lavoratori per rafforzarne il potere contrattuale in fabbrica e fuori. I Fondi partono ora in Italia, in una delle fasi più difficili delle relazioni industriali e dei rapporti tra i sindacati. Questo libro vuole offrire un’informazione puntuale sulla genesi, la configurazione e il futuro utilizzo di tali strumenti, fornendo un indispensabile e agile vademecum per tutti coloro che nel sindacato, nelle associazioni d’impresa, nelle istituzioni, nel sistema formativo e in altri luoghi ancora se ne dovranno occupare.
  • Anna Magnani

    9.00 
    Una donna che ha molto amato, molto sofferto e si è battuta con impeto per avere un’esistenza piena, secondo vocazione e talento, senza mai tradire coscienza e rigore nel suo mestiere e nelle apparizioni fuori scena. La Magnani viene presentata sia come personaggio del suo tempo, che incarna settant’anni di storia italiana - il periodo fra le due guerre mondiali, il ventennio, il dopoguerra, i «favolosi» anni sessanta - sia come donna di spettacolo, capace di passare dal dramma alla rivista, dal film brillante al cinema neorealista di Rossellini, alle opere di Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, ai programmi radiotelevisivi. Ma soprattutto Anna è vista come protagonista di un grande film, quello che nasce dall’intreccio tra i fatti di tutti e i suoi privati, una narrazione intensa e ricca di particolari anche inediti, che è stata riversata nella trasmissione in dieci puntate trasmessa da Radio2Rai nel ciclo di successo «Alle otto della sera».
  • Bologna attraversa un fase delicata. La città vive un persistente declino che ne mette a rischio lo sviluppo, inquina la qualità della vita, ingrigisce quella coesione sociale che ha sempre costituito il tratto distintivo della sua esperienza. La Camera del Lavoro, con un percorso importante fatto di proposte, confronto, partecipazione, avanza la propria idea, ed è «un’altra idea» di città dei servizi, dell’innovazione, della partecipazione e della coesione sociale, radicalmente diversa da quella delineata dall’attuale amministrazione di centro-destra. In questo volume insieme agli interventi di Cesare Melloni, Riccardo Sarfatti, Giuseppe Campos Venuti, Roberto Grandi, Vasco Errani, Sergio Cofferati e di altri, il testo del documento programmatico della Camera del lavoro.
  • Attraverso un complesso lavoro di ricerca empirica che ha riguardato per la prima volta contestualmente agenzie e imprese, il volume documenta il funzionamento del sistema del lavoro interinale in Italia nella fase del suo consolidamento strutturale, cioè nei suoi primi cinque anni di operatività. Rispetto alle modifiche apportate dalla legge 30 del 2003 al quadro del lavoro temporaneo, questa ricerca risulta ancora più importante in quanto fornisce conoscenze che consentono di fare il punto sulla prima «storica» fase del lavoro interinale in Italia in un contesto di flessibilità «normata» nello spirito della legge 196 del 1997, il cosiddetto «pacchetto Treu». È in questa fase che il lavoro interinale si insedia nel sistema del lavoro italiano e per le imprese diventa una modalità normale di ricorso a prestazioni temporanee, ma contestualmente un mezzo per una quota di lavoratori, anche se decisamente minoritaria, di arrivare ad una occupazione stabile. Su quali traiettorie però evolverà ora il sistema del lavoro interinale nel nuovo ambito normativo definito dalla legge 30/2003? È appunto alla delineazione dei nuovi scenari che aprono le conclusioni della ricerca.
  • Mentre è intenso il dibattito sulla riforma istituzionale dell’Unione Europea, segna il passo il confronto sui grandi temi di carattere sociale. Eppure le nuove e forti istituzioni di cui l’Europa ha bisogno non possono darsi senza altrettanto forti e consensuali politiche fra cui, in primo luogo, quelle economiche e sociali. Il patto politico fondativo della nuova Europa non può cioè prescindere da un nuovo patto sociale, e da quest’ultimo dipende, con la qualità dell’integrazione, l’identità stessa dell’Unione ampliata ai nuovi dieci paesi. Rispetto a questa tesi di fondo esperti italiani, europei e statunitensi mettono a confronto i due modelli che percorrono la politica sociale europea: quello che dà grande risalto agli aspetti della coesione e dei diritti sociali, com’è nella tradizione europea, e quello che, mettendo in primo piano la sovranità del mercato, si ritrova invece nell’esperienza americana. Una verifica critica serrata che scandaglia in profondità i terreni dell’economia e del lavoro, dei diritti e della cittadinanza, della funzione pubblica e del ruolo degli attori sociali.
  • Questo libro si pone l’ambizioso obiettivo di fornire al civilista, all’operatore del Terzo settore, al dirigente sindacale e a tutti coloro che vogliano approfondire l’argomento, una panoramica sulle tematiche giuridiche maggiormente dibattute in Italia riguardo all’economia non profit, nel contesto di un periodo ricco di novità legislative e di problematiche ancora irrisolte dalla dottrina e dalla giurisprudenza. L’opera si divide sostanzialmente in tre parti: la prima è rivolta sia ai profili disciplinari più storicamente dibattuti, incentrati sul raggiungimento di una definizione dogmatica unitaria degli enti collettivi del Terzo settore e di una riforma della normativa del codice civile, sia alla sofferta nascita di quel settore della finanza italiana volto al finanziamento del privato sociale. La seconda parte è incentrata su problematiche specifiche ad alcuni enti non profit, enucleate, anche e soprattutto, grazie all’ausilio di operatori impegnati quotidianamente sul campo. Infine nella terza vengono delineate le questioni più difficili e «scottanti» che il diritto dell’economia non profit in Italia - nelle sue accezioni pubblicistiche, commercialistiche e giuslavoristiche - sottopone al giurista: questioni concernenti le relazioni degli enti collettivi del Terzo settore italiano con la Pubblica amministrazione patrocinante (advocacy), con il mondo dell’economia civile e con gli operatori che prestano per essi la propria attività lavorativa. Il libro, pur mantenendo un registro chiaro ed accessibile, fornisce un importante approfondimento scientifico dei diversi istituti trattati.
  • La scossa

    9.00 
    Di fronte al rischio di declino economico del paese e al progressivo aggravamento della crisi, che la Cgil ha denunciato fin dal 1999 rivendicando il riposizionamento del nostro modello di specializzazione produttiva, il governo Berlusconi continua a restare inerte e ripropone, a fini elettorali, la logora ricetta del taglio delle imposte da finanziare con la riduzione del perimetro dell’intervento pubblico. Welfare e politiche pubbliche vanno invece rafforzate per rendere socialmente sostenibile la transizione verso la società dei servizi senza che ciò dia luogo, come purtroppo sta già accadendo, a pericolosi processi di deindustrializzazione. Pur tenendo conto della situazione di difficoltà in cui versa gran parte del nostro apparato produttivo, il reddito disponibile dei lavoratori deve crescere di più. Ciò, secondo Beniamino Lapadula, è necessario non solo per motivi di equità sociale, ma anche per far crescere la domanda aggregata depressa da un export che ha il fiato corto e dall’assenza di investimenti, bloccati dalla crisi di sfiducia che attanaglia il paese. Pensare però che questo obiettivo possa essere conseguito con una forte spinta salariale basata sui rapporti di forza è illusorio e sbagliato. Non c’è alternativa credibile ad una nuova politica dei redditi da rilanciare con un patto tra produttori capace di dare «una scossa» per rimettere in moto l’economia del paese.