• La ricerca di Montali si avvale delle fonti ufficiali: libri, giornali, interviste, dichiarazioni pubbliche, testimonianze, e dei documenti interni, custoditi nell’Archivio storico della Cgil. Si inserisce in una serie di iniziative editoriali della Cgil, mostre, convegni che testimoniano l’attenzione e l’affetto della Confederazione per Luciano Lama. Potrebbe persino sembrare normale, visto il ruolo di segretario generale, la sua lunga militanza. Vorremo rendere evidente, invece, l’attualità del suo pensiero e delle sue scelte. Per questo abbiamo voluto ricordare quel periodo e quelle battaglie: pensiamo possano dire qualcosa anche oggi... Lama diventa segretario generale in una fase di avanzamento e rafforzamento sindacale nei luoghi di lavoro. Cambiano i rapporti di forza, e i nuovi strumenti di democrazia e contrattazione nei luoghi di lavoro, figli di un ciclo lungo e fortunato di lotte sindacali unitarie e dello Statuto dei lavoratori, sanciscono nuovi equilibri nel conflitto tra capitale e lavoro, conferendo al sindacato un potere significativo. Lama si batte per usarlo tutto quel potere, dentro e fuori dei luoghi di lavoro, per avviare una fase di riforme e investimenti: per cambiare, in meglio, il paese... Questa ostinata ricerca di una cornice generale, confederale, alle iniziative sindacali è la cifra del sindacato italiano: di un sindacato confederale, aperto, non corporativo, unitario, attento ai cambiamenti europei e a quel che succede nel mondo... Dalla prefazione di Susanna Camusso
  • Il 31 maggio 1996 muore a Roma Luciano Lama, partigiano protagonista della stagione fondativa della democrazia italiana, dirigente sindacale e uomo di sinistra, costruttore del sindacato e della Repubblica. Per ricordarlo il volume propone gran parte dei documenti esposti nella mostra storico-documentale Luciano Lama, il sindacalista che parlava al Paese, svoltasi a Lecce dal 27 al 29 maggio 2016, nell’ambito dell’iniziativa nazionale della CGIL «Le giornate del lavoro». Cinque sono i focus principali del volume: gli anni della formazione e la Resistenza; il passaggio da Forlì a Roma; la segreteria generale della CGIL; l’impegno istituzionale come vicepresidente del Senato; le sue passioni. Dai documenti spesso inediti riprodotti emerge un forte spirito di ricerca che permarrà in Lama tutta la vita, spirito di ricerca e volontà di conoscenza che a volte lo faranno parzialmente discostare dall’ortodossia del Partito e dalla dottrina tradizionale comunista. I documenti ci restituiscono anche un Lama sotto certi aspetti poco conosciuto, raccontandoci di un uomo riservato e a volte schivo, dalla immensa personalità e carica umana: un uomo circondato di vero affetto, amato dai suoi compagni e dai lavoratori, stimato dagli avversari come avversario duro ma leale. «Un uomo che parlava al Paese» lo definisce sulle colonne de l’Unità Giorgio Napolitano il giorno seguente alla sua morte. Scriverà il 3 giugno Bruno Trentin nel suo diario personale, riservato e ancora inedito: «Venerdì scorso è morto Luciano Lama. E da quel momento [...] mi sono ritrovato immerso nella tristezza e nei ricordi [...] Molte cose ci hanno diviso durante la sua direzione della CGIL e dopo; e certamente le nostre ‘ansie’ erano diverse. Ma egli resta il dirigente migliore che la CGIL poteva esprimere nel lungo periodo della sua reggenza e ha segnato una parte importante della nostra vita. Certamente della mia».
  • Luciano Romagnoli, nato nel 1924 ad Argenta, in provincia di Ferrara, appartiene a quella generazione di giovani che iniziò la militanza politica negli anni della seconda guerra mondiale, prima della caduta del fascismo. Aderisce al Partito comunista nel 1942, svolge attività antifascista fra gli studenti universitari e liceali di Bologna. Capo partigiano dopo l’8 settembre del 1943, tra i principali organizzatori della lotta armata e delle lotte sociali nelle campagne del triangolo Bologna-Ferrara-Ravenna, è artefice del grande sciopero generale delle mondine del giugno 1944, che ebbe un peso decisivo per il rafforzamento e l’estensione della Resistenza. Il 26 gennaio 1948, al primo Congresso della Federbraccianti, svoltosi a Ferrara, fu eletto segretario generale del più grande sindacato italiano. Segretario confederale della Cgil nel 1957, deputato del Pci nel 1958 e nel 1963, muore a Roma la mattina del 19 febbraio 1966, a soli 42 anni, vittima di un male incurabile. «... un forte e generoso figlio della vostra terra, un eminente dirigente del movimento operaio e contadino dell’Emilia rossa, dell’Emilia democratica e civile, che è stato una delle figure centrali del movimento operaio e contadino italiano, un costruttore del sindacato unitario e della democrazia italiana... protagonista, con le masse, nella lotta per la costruzione di un nuovo Stato... dirigente comunista e uomo della nuova Italia sorta dalla Resistenza...». (Dalla commemorazione di Emanuele Macaluso ad Argenta, nel decennale della scomparsa di Luciano Romagnoli)
  • Prosegue la scoperta dei grandi classici attraverso la collana dedicata ai saperi di base "Fondamenti". La figura di Ludovico Ariosto è caratterizzata dalla delusione, vissuta con distacco ma anche all’insegna di una malinconia «storica». Il tramonto dei valori e la registrazione dello spregiudicato presente fa del poeta un testimone in prima linea alla pari di Machiavelli e Guicciardini, benché con diverse motivazioni di fondo. Questo soprattutto nel Furioso, ma anche nelle opere minori là dove felici spunti di critica della società, risolti in modi di stile e vivacemente rappresentati in prospettiva letteraria, contribuiscono a configurare l’intera opera di Ariosto lungo questa linea. Alla materia cavalleresca, Ariosto attinge come in un fondo comune in cui tanti poeti del suo tempo o a lui precedenti hanno trovato le tematiche centrali del loro poetare. Le continuazioni e imitazioni danno luogo ad un fenomeno che si potrebbe dire di «multiautorialità»: una categoria non teorizzata ma realizzata di fatto in un intrecciarsi di voci contemporanee e precedenti o seguenti quella di Ludovico.
  • L’apprendimento per tutto il corso della vita è una priorità dei nostri tempi, così importante da configurarsi come un nuovo diritto, sociale e individuale. Circoscriverlo alla sola formazione continua è riduttivo. Il Memorandum europeo sull’istruzione e la formazione permanente illustra con chiarezza sia la sua duplice finalità - l’occupabilità ma anche la cittadinanza attiva - sia le relazioni tra tenuta nel mercato del lavoro e partecipazione civile: e la portata strategica, per entrambe, della padronanza di strumenti culturali e professionali. Ciò è tanto più importante in Italia dove la deprivazione culturale di settori ampi di popolazione, anche giovane, determina rischi diffusi di marginalità sociale e lavorativa, e difficoltà individuali e collettive di vario tipo. Sono indispensabili, anche per rispettare gli impegni comunitari, politiche ad ampio raggio di sviluppo delle competenze della popolazione. Negli ultimi anni, in verità, i cantieri della formazione permanente si sono finalmente aperti. Si moltiplicano offerta e domanda, in collegamento con il lavoro e anche fuori, ma con limiti che denotano l’insufficienza delle culture politiche e sociali prevalenti. Questo libro offre un’informazione puntuale sullo stato dell’educazione degli adulti, ma anche strumenti per chi voglia utilizzare le opportunità esistenti o sia interessato, nei diversi ambiti, a svolgere ruoli attivi in questo campo.
  • La pandemia sta mettendo in luce i problemi strutturali dell’assistenza agli anziani, in termini di qualità, efficacia e sicurezza della presa in carico, di disponibilità di professionisti e di qualità del lavoro. Molto resta ancora da fare per promuovere una cultura rispettosa delle persone anziane, per contrastare pregiudizi e luoghi comuni e per offrire supporto nelle comunità in cui vivono.
  • Da alcuni anni stiamo assistendo a un’evidente ripresa di ricerche storiche sul mondo del lavoro. Si tratta di un’inversione di rotta rispetto a una stagione di studi, iniziata nei primi anni ottanta e proseguita per circa un ventennio, durante la quale, dopo la «sbornia» del decennio precedente, era mutata la scala delle priorità e la gran parte degli storici, fatte salve alcune significative eccezioni, aveva concentrato l’attenzione su altri temi e altri soggetti. Il libro di Andrea Sangiovanni (Tute blu. La parabola operaia nell’Italia repubblicana, Roma, Donzelli, 2006) rappresenta...
  • Si individua il nesso tra l’enforcement giudiziaria della Carta dei diritti e l’attuazione del pilastro sociale europeo di cui alla Joint Declaration di Göteborg del Novembre 2017. Nell’ultimo periodo la Corte di giustizia ha rilanciato la prima così come il dibattito sul Pilastro sociale ha messo in agenda le iniziative più urgenti in campo sociale.
  • L’articolo utilizza il paradigma economico dell’homo cooperans e l’impianto teorico delle common-pool resources per analizzare l’abitare condiviso come infrastruttura abilitante di processi di produzione di beni relazionali, quali fiducia, senso di appartenenza, reciprocità, cooperazione, benessere sociale, costruiti a partire dal coinvolgimento degli abitanti e dalla loro capacità di agire collettivamente. Nella seconda parte dell’articolo sono illustrati due possibili scenari di sviluppo dell’abitare condiviso: da un lato il cooperative ecosystem, ancorato al paradigma dell’homo cooperans, nel quale i beni relazionali diventano collettivi e producono valore sociale diffuso, dall’altro le community-oriented islands paragonabili a monadi comunitarie, che trattengono al loro interno i beni relazionali che vengono prodotti limitando notevolmente l’impatto sulla società. Condizione necessaria affinché si realizzi lo scenario di ecosistema collaborativo è poter contare su una regia istituzionale orientata alla condivisione e governata da logiche pubbliche, cosa che oggi sembra ancora mancare in Italia.
  • Il fenomeno del maltrattamento sui minori va inquadrato in una prospettiva multidisciplinare. Vi sono evidenze cliniche e di ricerca che mostrano, fra l’altro, come esso aumenti il rischio di esiti disadattivi anche in età adulta. L’impatto del maltrattamento sui minori sulla spesa pubblica è invece tema ancora poco indagato, in quanto raramente viene considerata la gamma complessiva di interventi di protezione del minore, che impegnano strutture e ambiti disciplinari diversi. I poli specialistici del privato sociale per il contrasto al maltrattamento sui minori, come il Centro provinciale Giorgio Fregosi - Spazio sicuro di Roma, costituiscono osservatori privilegiati sul fenomeno. La sfida alle politiche sociali è valorizzare l’investimento per prevenire/ contrastare la vittimizzazione infantile. Nell’articolo vengono esposti i principali elementi della letteratura scientifica sull’impatto negativo del maltrattamento all’infanzia e i costi associati e vengono presentati alcuni dati sull’attività del Centro Fregosi rilevanti in tal senso.
  • L’autrice si sofferma sui criteri adottati dall’ordinamento francese per selezionare le organizzazioni dei datori di lavoro che possono costituire occasioni di riflessione anche nel nostro ordinamento, evidenziando l’importanza non soltanto dei criteri quantitativi, ma soprattutto di quelli volti ad accertare l’autonomia dell’organizzazione secondo un principio di trasparenza.