• Il contributo si focalizza sul tema della domanda sociale degli anziani fragili, con particolare attenzione al caso italiano e agli assetti di permanenza a domicilio, il cosiddetto ageing in place, con cui si punta a garantire una migliore qualità di vita della persona anziana, contenendo il ricorso a soluzioni più costose come quelle del ricovero residenziale. Tuttavia lo sviluppo dell’ageing in place richiede alcune precondizioni specifiche in assenza delle quali, o con una compromissione delle stesse, si possono determinare forti rischi di isolamento e abbandono per gli anziani più fragili. In questo quadro esperienze innovative recenti, implementate a livello territoriale, hanno puntano a favorire lo sviluppo di nuove forme di sostegno alla domiciliarità e dell’abitare. Tuttavia l’assenza di una politica nazionale e regionale rischia di limitare gli effetti di tali innovazioni.
  • Gli appalti pubblici in Italia sono stati utilizzati, storicamente, come un modo per soddisfare interessi privati, sia delle imprese sia di amministratori e burocrati, permettendo alle mafie di fare grandi affari, soprattutto nel settore delle costruzioni, inquinando il mercato del lavoro e provocando distorsioni nel meccanismo di domanda e offerta. Una risposta concreta è arrivata dal CCASGO, il Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere, e dalle organizzazioni sindacali degli edili di CGIL, CISL e UIL, che sono riusciti a fare emergere l’inquinamento mafioso, utilizzando la tracciabilità finanziaria, la gestione legale e trasparente dei cantieri e il monitoraggio dei flussi di manodopera. Questa esperienza, realizzatasi attraverso le Linee Guida Antimafia e i Protocolli di Legalità, ha determinato non solo un avanzamento della «legislazione di prevenzione», ma anche una serie di procedure che i soggetti firmatari devono attuare. Pertanto, con i Protocolli di Legalità si sa chi, quando e come deve realizzare le azioni prescritte. Il sindacato è certo che questa attività di prevenzione attiva allargherà il sol-co tra quanti alimentano il sistema di illegalità e quanti, forti dei principi costituzionali, vogliono vincere una guerra civile strisciante che dura dall’Unità d’Italia ad oggi. Il testo raccoglie importanti contributi di Ivan Cicconi, Bruno Frattasi, Alessandra Guidi, Salvatore Lo Balbo, Leonardo Miconi, Sara Spartà.
  • Qualsiasi riflessione sui temi della democrazia e della partecipazione in tutti i luoghi di la- voro necessita di un’analisi dell’intreccio tra l’art. 39 della Costituzione, l’art. 19 dello Sta- tuto dei lavoratori e il ruolo della rappresentanza e della rappresentatività oggi. I padri costituenti conferirono al lavoro un «valore fondativo per tutto l’assetto costituzio- nale italiano». La Costituzione repubblicana tutela il lavoro, lo sostiene come diritto indi- viduale e collettivo e ne afferma il diritto per ciascun cittadino ad averlo e l’obbligo per le istituzioni di tutelarlo. È emersa in questi anni una Costituzione «materiale» attraverso un’attuazione di fatto della norma che riconosceva una rappresentanza unitaria assunta co- me paritetica di Cgil-Cisl-Uil, considerata attraverso il principio della maggiore rappresen- tatività, investita dell’autorità e del potere di stipulare non solo contratti ma anche accordi con imprese e governo validi per tutti i lavoratori. In questa fase particolare si registra un passaggio dalla contrattazione collettiva a quella in- dividuale, una cancellazione del conflitto sociale e delle forme collettive di governo nel con- flitto stesso e una riproposizione del rapporto individuale tra lavoratore e datore, tipico degli albori dello Stato liberale. Per queste ragioni non è più rinviabile l’applicazione dell’art. 39 della Costituzione se si vuole ritenere ancora il lavoro un valore e uno strumento centrale per l’affermazione della promessa di eguaglianza della Costituzione. La risposta delle parti sociali (endo-sindacale) è quella del Testo unico sottoscritto da Confin- dustria e Cgil, Cisl e Uil, e successive analoghe intese con Confservizi-Cispel, Alleanza coo- perative e Confcommercio per porre fine alla «extratteritorialità democratica».
  • Nel 2015 il d.lgs. n. 81 – uno degli otto decreti attuativi della legge delega 183/2014 nota come Jobs Act – riscrive, ancora una volta e in maniera significativa, le regole dell’apprendistato istituito in Italia nel 1955. Ma per quanti aggiustamenti e provvedimenti siano stati emanati fino a oggi in Italia, l’apprendistato rimane uno strumento di inserimento scarsamente efficace, che non ha raggiunto obiettivi soddisfacenti in termini di occupazione. Nell’articolo si illustra attraverso quali e quanti cambiamenti normativi si è proceduto nel corso degli anni, per individuare quali elementi hanno impedito finora che esso diventasse lo strumento incisivo per migliorare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro giovanile in Italia: da un complicato assetto normativo all’assenza di raccordo fra standard professionali e standard formativi, dalla debolezza di un sistema di validazione degli apprendimenti non formali a un debole coinvolgimento delle parti sociali e delle imprese stesse, fino alla mancanza di una certificazione delle competenze. Eppure un buon sistema di apprendistato potrebbe garantire ai giovani le competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro e agli imprenditori la manodopera qualificata adeguata ai fabbisogni aziendali di cui risultano continuamente alla ricerca. L’ultimo intervento in materia di apprendistato dichiara nelle intenzioni di volere affrontare alcuni di questi nodi problematici.
  • La lettura dei dati sull’occupazione nella Pubblica amministrazione italiana produce l’immagine di un apparato sottodimensionata e con problemi significativi in alcune delle aree di missione più importanti. I dati utilizzati per l’analisi nel tempo e nello spazio del quadro nazionale sono per lo più tratti da fonti ufficiali. In particolare dal Conto annuale preparato dalla Ragioneria Generale dello Stato, presso il Ministero dell’Economia e delle finanze, con le necessarie rielaborazioni. Un quadro comparato con altri paesi europei conferma la criticità del nostro sistema pubblico. Approfondimenti sono rivolti a sanità e istruzione.
  • La crisi finanziaria internazionale del 2008 e la collegata nuova governance economica hanno spinto i paesi dell’Unione europea a significative riforme del welfare. Il nuovo libro di Luis Moreno si chiede però se gli indirizzi definiti a livello sovranazionale, accordati tra governi nazionali e istituzioni europee, comportino nella loro implementazione cambiamenti di paradigma rispetto al modello definito nella cornice dello Stato sociale e democratico delle Costituzioni, in particolare in Italia e in Spagna.
  • L’articolo elabora un’interpretazione schumpeteriana della crisi del 2008, sottolineando l’instabilità come tratto caratteristico del funzionamento del sistema capitalistico. Si dimostra come la comprensione dei ritmi e della direzione del cambiamento tecnologico sia determinante per comprenderne
  • All’indomani della Seconda guerra mondiale il sindacalismo italiano si presenta sulla nuova scena nazionale in forma unitaria per poi dividersi con l’inizio della Guerra fredda. In questo stesso periodo anche gli anarchici italiani riorganizzano il proprio movimento e guardano verso il mondo del lavoro e della sua rappresentanza. Gli anarchici e quei militanti che si impegnano nel mondo sindacale italiano vivono esperienze diverse che non riescono a raggiungere una sintesi, ma – pur in una posizione minoritaria – fanno anch’essi parte di quell’area sindacale interna alla Cgil o raccolta nei Cds, nella nuova Usi o nei Gaa, che guarda con forza a una piena autonomia e a una vera unità fra tutti i lavoratori in funzione di una reale trasformazione dei rapporti economici e sociali nati attraverso quel compromesso politico e istituzionale raggiunto fra i partiti, e cristallizzato negli anni della contrapposizione ideologica.
  • Una narrazione storico-culturale che ripercorre i maggiori naufragi di migranti avvenuti dal 1990 al 2020 attraverso le tracce lasciate nelle culture pubbliche. Di fronte a un potere politico neoliberista che tende a governare il fenomeno migratorio espellendo e respingendo, emergono le storie di chi nel mare si perde, di chi al viaggio sopravvive, di chi nelle terre lambite da quel mare vive. Quale archivio abbiamo per i nostri sentimenti verso tali eventi? Attraverso testimonianze, film, romanzi, rappresentazioni teatrali, reportage, documentari, saggi storici e sociologici, l’autrice ricostruisce il contesto contemporaneo, interrogandosi su come le stragi di migranti entrano a far parte dello spazio pubblico, in che modo gli affetti legati a queste tragedie segnano l’immaginario e il contesto politico, nel quale troppo spesso le risposte governative rivelano, dietro un esibito cordoglio, un prevalente approccio securitario e razzismo istituzionale. Gli archivi dell’acqua salata si configurano come un archivio non convenzionale, corporeo, emozionale, politico, un archivio in divenire, interdisciplinare, incompleto. I frammenti che lo compongono permettono di evocare racconti personali, storie di vita che rimangono al di fuori della Storia, brandelli che compongono una memoria performante e inclusiva delle soggettività e dei loro sentimenti. Una narrazione di storia del presente che riguarda tutte e tutti.