• Il volume presenta i risultati delle ricerche svolte nell’ambito di un più ampio progetto che la Fondazione Lelio e Lisli Basso - ISSOCO ha realizzato con la Comissão de Anistia del Ministero della Giustizia del Brasile e in collaborazione con l’Università federale del Paraíba (UFPB). Collegato al lavoro delle Commissioni di Verità, costituitesi in Brasile e in altri paesi dell’America Latina, il progetto ha inteso offrire un contributo al percorso della giustizia di transizione, volto ad accertare e a rendere pubbliche le violazioni dei diritti umani perpetrate negli anni dei regimi repressivi. Proprio uno degli obiettivi che si propose Lelio Basso quando, all’inizio degli anni settanta, elaborò, istruì e diede vita al Tribunale Russell II sulla repressione in Brasile, Cile e America Latina il cui Fondo archivistico rappresenta, nell’ambito del progetto, il corpus principale della documentazione trattata e delle fonti utilizzate per le ricerche. La Fondazione Basso, ente morale dal 1974, offre un servizio continuativo con l’apertura della biblioteca e dell’archivio storico (consultabili anche online). La Biblioteca (circa 100.000 volumi e 5.000 testate di periodici) possiede fondi molto rari, a partire dal XVI secolo, sulla storia della democrazia e dei movimenti di massa in Europa, oltre a un importante fondo sull’America Latina, l’Africa e l’Asia. L’archivio storico, accanto ai fondi novecenteschi, conserva manoscritti e documenti sin dall’epoca della Rivoluzione francese. L’intensa attività scientifica e culturale si articola in ricerche, corsi di formazione, seminari, convegni, pubblicazioni e mostre, nei settori della ricerca storica, della cultura delle fonti, della teoria politica e del diritto. Contributi di: Davide Conti, Simona Fraudatario, Lúcia de Fátima Guerra Ferreira, Paulo Giovani Antonino. Nunes, Enrico Pugliese.
  • Le memorie di Vittorio Buttis (Venezia, 1866 - Chicago, 1950), pubblicate a Chicago nel 1940 e ora per la prima volta edite in Italia, sono il rendiconto dell’azione di un socialista di rara dirittura morale e coerenza politica. Tra i fondatori del Fascio dei Lavoratori di Venezia nel 1894, giornalista e infaticabile organizzatore sindacale in Svizzera, Friuli, Germania e ai lavori del Sempione, guiderà nell’agosto del 1906, quale segretario della Camera del Lavoro di Intra, il più importante sciopero tessile del Verbano, del Cusio e dell’Ossola. Fu in più occasioni denunciato e incarcerato per il suo attivismo sindacale e infine costretto a espatriare nel 1908 e a proseguire la sua opera in Svizzera, in Brasile e negli Stati Uniti. Membro della Federazione Socialista Italiana, aderente al Socialist Party of America, rappresenterà tra l’altro la sua organizzazione durante lo sciopero di Lawrence del 1919. Una ricca appendice di saggi e documenti approfondisce alcuni momenti cruciali della sua vita di militante.
  • Siamo nel mezzo di una grande ondata di mercatizzazione, che sradica non solo vecchie pratiche residuali, ma lo stesso welfare state, le idee dei diritti dei lavoratori e altri aspetti dei compromessi sociali che hanno dato alla seconda parte del ventesimo secolo il suo carattere distintivo. Quali risultati produce questo processo e quali danni provoca? Per approfondire la questione l’autore esamina alcuni dei più rilevanti punti di confronto tra i mercati e altre istituzioni, a cominciare dalla Fiducia e dalla Moralità. La conclusione cui giunge Colin Crouch è che il processo di mercatizzazione deve essere accompagnato o rapidamente seguito da nuove istituzioni che correggano le sue stesse insufficienze e tutelino quei valori che sono considerati importanti ma che verosimilmente il mercato nella peggiore delle ipotesi danneggerà (come la fiducia e la sicurezza) e nella migliore relegherà ai margini, se non può commercializzarli.
  • Questa ricerca ci offre una ricostruzione utile dell’evoluzione del quadro normativo prima e dopo la «riforma Fornero» in relazione alle politiche del lavoro, alla gestione del mercato del lavoro, ai servizi per l’impiego e alla formazione. Dalla ricerca - che ha preso in esame alcuni casi studio come quelli delle regioni Veneto, Toscana, Marche e quello della Provincia autonoma di Trento - emergono alcune buone pratiche fondate sull’azione comune, il rispetto dei reciproci ruoli, il dialogo costante e interattivo con le istituzioni. Cosa resta da fare? Potenziare la territorialità dei servizi per l’impiego, garantendo uniformità e standard essenziali di servizio in tutto il territorio italiano, con un maggiore intreccio tra pubblico e privato e, in particolare, con le parti sociali. Sullo sfondo però di un più generale piano per il lavoro e nuove politiche industriali, senza le quali le politiche per il lavoro rischiano di essere inefficaci.
  • L’articolo presenta, in termini generali, la configurazione del mercato del lavoro e la costituzione graduale del sistema di protezione sociale come è andato delineandosi in Brasile dal secolo scorso ai nostri giorni. Si basa su un approccio qualitativo, utilizzando fonti bibliografiche, documenti e dati quantitativi relativi al tema. Analizza soprattutto la più recente situazione brasiliana, con particolare attenzione ai cambiamenti nel mercato del lavoro e al ruolo dello Stato in relazione agli investimenti pubblici e alla regolazione delle organizzazioni degli interessi e delle relazioni industriali. Nel corso degli ultimi tre decenni, l’orientamento neoliberista ha ispirato i vari Governi che si sono succeduti attraverso l’adozione di varie riforme nella previdenza sociale e nel mercato del lavoro. Tali politiche hanno progressivamente rappresentato la perdita di diritti sociali per la popolazione e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, unitamente alla crescita delle disuguaglianze sociali, della disoccupazione e di forme atipiche di lavoro incentrate su flessibilità e precarietà. La nuova e attuale legislazione sul lavoro (Legge n. 13.467 del 13 luglio 2017), frutto della riforma presentata e approvata dal Congresso Nazionale, rappresenta una battuta d’arresto per i progressi sociali, la perdita di diritti e lo smantellamento della protezione sociale per i lavoratori brasiliani.
  • Nei metalmeccanici fiorentini, lungo i decenni del dopoguerra e attraverso le diverse modalità produttive del territorio, si sono intrecciati in vario modo mito e realtà della categoria, mestiere e sindacato, identità professionale, cittadina e territoriale, politica e culturale. Il convegno promosso a Firenze dalla Fiom Cgil e dall’Associazione Biondi Bartolini, l’8 ottobre 2001, sul tema "Metalmeccanici fiorentini del dopoguerra" ricostruisce un complesso tessuto di relazioni industriali in aziende grandi, piccole e medie, e illustra un’ampia articolazione generazionale, sindacale e politica della figura operaia e tecnica, ripercorrendo la memoria storica sia con un approccio classico sia attraverso testimonianze altamente significative di quadri e di protagonisti delle diverse stagioni contrattuali. L’esame dell’attività della Fiom (ma anche della Fim e della Uilm) e delle sue radici storiche, ideali e d’identità, che si incentra sui casi della Galileo e della Pignone, particolarmente collegati alla storia fiorentina e alla vicenda nazionale, si estende al tessuto metropolitano rivelandone la vitalità storica. L’equilibrio tra coscienza operaia, identità sindacale e militanza politica, animato da una grande dialettica tra le varie componenti politiche e ideologiche - aree "di sinistra", partiti tradizionali, sindacato "di classe", Acli, altri sindacalismi cattolici e laici - ruota soprattutto intorno a un asse, il principio dell’autonomia sindacale in un possibile contesto unitario.
  • La fine del «secolo breve» ha portato con sé la riscoperta del carcere e della privazione della libertà, di cui il sovraffollamento penitenziario italiano è solo un episodio. Questo è stato l’esito di un trasferimento di risorse economiche e simboliche dal welfare state a quello che è stato chiamato il prisonfare. Determinante, in questo mutamento, il modo in cui l’ideologia neoliberista ha accompagnato il processo di globalizzazione, in nome di una flessibilità che si è risolta in precarietà sociale ed esistenziale, alimentando così una domanda di controllo penale della marginalità sociale. Al termine di un lungo ciclo durato più di trent’anni, le democrazie occidentali sono chiamate a fare i conti – anche in questo campo – con le loro promesse non mantenute, a partire dalla garanzia dei diritti fondamentali delle persone private della libertà. La mass incarceration è finita sotto processo e i nostri regimi politici sono di fronte a un bivio: continuare a perseguire politiche di sicurezza fondate sulla privazione della libertà o invertire la rotta e riscoprire politiche di sicurezza sociale compatibili con il rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini?
  • Secondo stime recenti della Commissione mondiale sulle migrazioni internazionali, il numero di persone che vivono fuori del paese in cui sono nate sarebbe passato dai 75 milioni del 1965 ai 150 del 2002, per raggiungere una cifra vicina ai 200 milioni nel 2005. Se a questa cifra ragguardevole si aggiunge il numero di persone che, direttamente o indirettamente – ad esempio, attraverso la memoria familiare – hanno fatto esperienza della migrazione, ci si rende conto che porsi l’interrogativo «chi sono i migranti?» significa rispondere alla domanda «chi siamo noi?». ...