• È la forza delle cose che ha riportato al centro dell’attenzione, non solo italiana, il tema dell’uguaglianza: anzi delle disuguaglianze, perché questo è il dato ormai registrato impietosamente fino al suo punto estremo, il rapido aumento della povertà in gran parte del mondo. La domanda, allora, è se sia possibile ricostruire una società degli eguali. Nel nostro ordinamento costituzionale esistono appigli formidabili volti in questa direzione e in grado di contrastare l’impressionante crescita delle disuguaglianze sociali. L’articolo 3 in particolare mantiene una forza in grado di incidere profondamente sulla realtà odierna. Centro di nuovi conflitti e motore di lotte democratiche che rivendicano un ripensamento degli assetti economici e sociali, il tema dell’uguaglianza esige un serio confronto intellettuale. A questo sono rivolti i saggi pubblicati nel volume per iniziativa della Fondazione Lelio e Lisli Basso - Issoco. contributi di: S. Rodotà, G. Azzariti, E. Denninger, C. Giorgi, L. Pennacchi, L. Ferrajoli, E. Granaglia, E. Pugliese, M. Cattoni, I. Cheresky, M.R. Ferrarese, P. Carniti, P. Costa, S. Sciarra.
  • Oggi siamo di fronte a una polarizzazione tra chi lavora troppo (straordinari, aumento degli orari, flessibilità dei turni, intensificazione dei ritmi) e chi lavora troppo poco (part time involontario, precariato, disoccupazione). Eppure potremmo davvero “lavorare meno, lavorare tutti”. Con stile asciutto e taglio divulgativo, Marco Craviolatti ci spiega come. Senza negare il valore del lavoro, ma riconducendolo a una delle tante dimensioni importanti della vita, l’autore, sul solco di illustri studiosi come André Gorz e Pierre Carniti, sovverte l’abominevole equazione “il tempo è denaro” per restituire la consapevolezza del tempo quale risorsa umana, rara e preziosa. E le imprese? Anche loro ci guadagnerebbero. Perché verrebbe stimolata l’innovazione organizzativa e saremmo tutti più produttivi ed efficienti. Da dove partire? Da un cambiamento del modello di produzione e consumo e dall’individuazione di nuovi obiettivi: benessere individuale, giustizia sociale, parità di genere, efficienza ed efficacia produttiva. Il nostro lavoro può ancora avere un valore. Come? Ripensando il rapporto tra qualità della vita e qualità del lavoro, tra lavoro formale e informale. Non si tratta tanto di imporre limiti fissi all’orario di lavoro (le famose 35 ore), bensì di adottare strumenti fiscali, normativi e contrattuali per favorirne la riduzione volontaria (congedi familiari, part time lungo, pensione anticipata) e soprattutto per avviare una progressiva evoluzione verso orari collettivi ordinari “più corti del tempo pieno, più lunghi del tempo parziale”. Il testo esplora questa possibilità, alla ricerca di una quadratura del cerchio tra punti di vista solo in apparenza inconciliabili: un sindacato capace di rinnovarsi, movimenti sociali che coniugano idealismo e pragmatismo, attori economici innovativi e responsabili. Chiamando la politica al suo ruolo dimenticato di indirizzo dell’economia.
  • La singolare vicenda umana, sindacale e politica di Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 1892 - Lecco, 1957) si muove intera nella rivendicazione del diritto al lavoro e sul lavoro. La prematura morte del padre che lo fa bracciante per necessità a sette anni e lo costringe a lasciare la scuola gli mostra il massacrante lavoro dei braccianti, sotto il sole dall’alba al tramonto, senza diritti e maltrattati; servi, più che lavoratori. E comprende che il riscatto dei contadini (più avanti di tutti i lavoratori) attraversa eccome il sentiero della rivendicazione ma meglio percorre la via, più nascosta, della consapevolezza. Il testo teatrale qui pubblicato è azione scenico musicale in un atto tutta incentrata sulla necessità di tale consapevolezza. Tre i livelli di drammatizzazione: la recitazione in prosa, l’inchiesta giornalistica e le canzoni. Essi si intersecano senza apparentemente toccarsi, intrecciati su diverso spazio temporale. Il primo è affidato al racconto popolare e popolano della lotta bracciantile; il secondo all’illustrazione giornalistica del-l’azione sindacale; infine le canzoni, in chiave autobiografica, non vissute nel ricordo poetico ma nel pre-sente degli anni raccontati. Dieci i brani che raccoglie il CD musicale alloggiato in terza di copertina; appositamente composti per l’incastonatura nella rappresentazione teatrale, si plasmano - in vernacolo e in lingua - in matrici melodiche della tradizione popolare del Sud Italia, riavvolte in più moderne sonorità con raffinatezza dagli Jurnatér, compagine folk di stanza a Milano ma per buona parte d’italico meridione.
  • Pagine scomode

    15.00 
    I cinquant’anni dalla nascita de L’Astrolabio, la rivista fondata da Ernesto Rossi e diretta da Ferruccio Parri, offrono l’occasione per ripercorrere un tratto significativo della storia recente del nostro Paese attraverso la lettura e l’interpretazione degli avvenimenti politici, sociali, culturali (nazionali e internazionali) che la rivista ha fornito. Negli oltre vent’anni della sua vita, dal 1963 al 1984, L’Astrolabio ha rappresentato un punto di riferimento per un’area dell’opinione pubblica riformista e del mondo politico in generale; le sue pagine sono state veicolo di battaglie importanti, testimonianza di un impegno civile e politico erede della cultura azionista da cui sia Rossi che Parri provenivano. Se oggi è di qualche interesse ricordare quegli anni è anche perché essi presentano delle analogie con il passaggio politico che l’Italia sta attraversando. Allora, all’inizio degli anni Sessanta, il nascente centro-sinistra aveva suscitato grandi aspettative perché segnava una cesura con quasi un ventennio di politica centrista dominata dalla Democrazia Cristiana; oggi l’attenzione e le aspettative sono per un’altra cesura, quella con il ventennio berlusconiano, occasione da non perdere per restituire alla politica e alle istituzioni democratiche la dignità smarrita. Il presente volume e la connessa digitalizzazione della rivista costituiscono un progetto complessivo che nell’intenzione del curatore è volto a salvaguardare un frammento significativo della nostra memoria storica.
  • Il «ciclo virtuoso» dei rifiuti nasce dai nostri buoni comportamenti di cittadini educati, ma cosa accade dopo il nostro dovere quotidiano di selezionare e consegnare correttamente i rifiuti al servizio pubblico? La complessità del ciclo dei rifiuti è impressionante, tra una miriade di norme e condizioni gestionali talvolta spericolate, criticità e problematiche imprevedibili fino alla presenza, marginale ma ugualmente inaccettabile, di comportamenti illegali. Eppure, le opportunità di progresso e di crescita economica sono enormi a patto che nessun elemento incidente sia disconosciuto o evitato. In questo testo gli Autori, senza orpello ideologico e forti della loro decennale esperienza sul campo, compiono una ricognizione a 360 gradi su ciò che accade e perché e, soprattutto, esplorano le tendenze in atto e l’orizzonte che ci aspetta nella prospettiva di far diventare, davvero, i rifiuti una risorsa. Il libro contiene numerosi grafici e tabelle, documenta in profondità ogni dato analitico, valuta razionalmente i fatti, propone riflessioni e opzioni senza congetture. Facile e fluido nella lettura, ricco di richiami pratici e denso di concretezza, questo è il «libro mastro» per comprendere presente e futuro della raccolta differenziata e del ciclo dei rifiuti urbani del nostro paese.
  • Out of stock
    Violenza contro le donne: cosa si sta facendo in Italia? Inasprire le norme repressive e isolare i comportamenti violenti maschili – che sono ormai arrivati ad un femminicidio ogni due giorni – facendone casi eccezionali, patologici, lascia inalterati i modelli culturali fondati su quegli equilibri patriarcali di potere contro i quali hanno lavorato fin dagli anni Ottanta i Centri antiviolenza e le Case per donne maltrattate, frutto delle lotte femminili e femministe. Comprendere invece che la violenza sulle donne è prima di tutto un problema degli uomini significa spostare l’attenzione dalle vittime agli autori, a quella «questione maschile» che tutta la violenza di genere sottende. Il volume coglie, nella parte iniziale, questo cambiamento di ottica attraverso una ricerca – la prima in Italia – che censisce le esperienze d’avanguardia rivolte agli uomini violenti nel nostro paese, nelle carceri e nei centri, in ambito privato e pubblico, e offre un quadro di programmi sviluppatisi a livello internazionale, cui le esperienze italiane fanno riferimento. Nella seconda parte sono presentate le riflessioni e le proposte di studiosi e studiose afferenti a molteplici discipline, e le esperienze di operatrici e operatori con ruoli professionali diversi. In appendice, un’analisi critica del recente decreto legge n. 93/2013 convertito nella legge del 15 ottobre 2013 n. 119. Le autrici e gli autori: Anna Costanza Baldry, Michela Bonora, Marco Deriu, Monica Dotti, Francesca Garbarino, Paolo Giulini, Bruno Guazzaloca, Monica Mancini, Barbara Mapelli, Massimo Mery, Cristina Oddone, Alessandra Pauncz, Giorgio Penuti, Chantal Podio, Roberto Poggi, Michele Poli, Amalia Rodontini, Mario Sgambato, Claudio Vedovati, Maria (Milli) Virgilio.
  • La casa negata

    10.00 
    La crisi finanziaria – manifestatasi con l’esplosione della bolla immobiliare negli USA – ha messo in discussione un’idea dell’abitare fondata sulla proprietà e sulla crescita costante del valore degli immobili. Un’idea che, fin dagli anni Ottanta, ha alimentato e accelerato il processo di «finanziarizzazione del mattone» come tramite del colossale trasferimento di risorse (soprattutto sotto forma di mutui, ma anche di canoni di locazione) verso banche, proprietari fondiari, imprese di costruzione. Bisogna passare dunque ad un’altra idea di casa, che incorpori più valore d’uso e meno valore di scambio. Bisogna capire che, in relazione al loro reddito, molti giovani e molte famiglie potrebbero trovare più conveniente la casa in locazione rispetto a quella in proprietà. Un ruolo di punta in questo cambiamento spetta agli enti locali, che hanno competenze primarie in materia di gestione del territorio e possono condizionare e indirizzare gli interessi in campo (quelli della rendita, delle imprese di costruzione, dei cittadini) verso una nuova politica dell’abitare e della qualità urbana. Oltre alle scelte urbanistiche, occorre affrontare il nodo della crisi fiscale che complica l’azione dei Comuni e ne limita la spinta di rinnovamento. Confrontandosi con l’insieme di queste problematiche il libro indica dunque una prospettiva di cambiamento nella vita dei nostri centri urbani e nei meccanismi di finanziamento degli enti locali con un approccio agli argomenti fiscali, economici e urbanistici non di tipo tecnico o specialistico, ma prevalentemente politico e al tempo stesso piano e rigoroso.
  • Fare il postino nelle campagne del Sud-Est della Francia di fine Ottocento, a Hauterives, nella Drôme, non era una passeggiata. O meglio, era una passeggiata che poteva allungarsi per decine di chilometri, da un paesino all’altro, con il sole o con la pioggia, portando a spalla un borsone pieno di lettere. Ma Ferdinand Cheval trovò il modo di sfuggire all’ossessione dei giorni sempre uguali e di passare alla storia. Nel 1879 iniziò la sua opera e in trent’anni, con 930.000 ore di lavoro, 1.000 metri cubi di mattoni e 3.500 sacchi di calce, innalzò il suo Palazzo Ideale, una costruzione astrusa, tutta grotte e gallerie, scalette, pinnacoli e terrazze; un palazzo assolutamente impossibile da abitare ma di una bellezza ingenua da lasciare senza fiato. Questo libro bizzarro, inconsueto e raro, quasi una biografia narrativa, ricostruisce con abilità le storie e le fatiche del nostro eccentrico personaggio attraverso registri diversi – narrazione tout court, memorialistica, diario di viaggio, persino invenzione romanzesca – che ne moltiplicano identità e immaginario. Alessandro Trasciatti rende così giustizia al portalettere artista, esempio di ostinata forza di volontà, amato da Breton – che gli dedicò una poesia e un fotomontaggio –, Max Ernst e altri surrealisti; citato da Claude Levi-Strauss in La pensée sauvage; caro persino a Pablo Picasso che realizzò un album con disegni a matita dove il messaggero Cheval, nella metamorfosi creativa, è ritratto metà cavallo e metà colomba che porta nel becco una lettera.
  • In tempi di crisi le politiche macroeconomiche di redistribuzione dei redditi e delle ricchezze non bastano. È giunto il momento di avviare un percorso nuovo fatto di microprogetti definiti e misurabili in grado di rimuovere le disuguaglianze che si manifestano nella concreta vita delle persone. Di disuguaglianze si parla sempre di più, ma per attenuarle si fa sempre meno. Disuguaglianze nella salute, nell’istruzione e nella cultura, nel lavoro, nelle relazioni sociali, nella qualità dei servizi. La crisi, si dice, rende più difficile spostare risorse dai ricchi ai poveri. E allora se il PIL non crescerà più come prima dobbiamo rassegnarci a disuguaglianze crescenti? No, perché creare più uguaglianza e più benessere si può. Dopo un documentato esame delle disuguaglianze nel corso della storia, della loro relazione con crescita e globalizzazione, dell’evoluzione del pensiero filosofico e religioso in materia, fino alle nuove teorie delle disuguaglianze, l’autore propone di combatterle agendo dall’alto e dal basso. Dall’alto con nuove politiche macroeconomiche: redistribuzione delle ore di lavoro, reddito e lavoro di cittadinanza attiva, maggiore progressività del prelievo su redditi e ricchezze. Dal basso con progetti definiti e misurabili in grado di abbattere le disuguaglianze che si manifestano nei diversi aspetti che determinano il benessere delle persone. I nuovi indicatori di Benessere Equo e Sostenibile – alla cui costruzione l’autore ha contribuito partecipando ai lavori della Commissione Istat-Cnel– possono aiutarci ad individuare dettagliatamente le tante disuguaglianze da ridurre. E allora perché non rispondere con altrettanto dettagliati progetti territoriali capaci di rimuovere gli ostacoli per un’uguaglianza effettiva, concreta e condivisa? Un piano d’azione preciso che può riassegnare alla politica un primato sull’economia e riaffermare la funzione, fondamentale, degli enti locali.
  • Recluse

    16.00 
    Le donne sono una percentuale minoritaria dell’intera popolazione detenuta italiana, appena il 4%.Questa loro scarsa presenza, invece di rappresentare la garanzia di maggiori opportunità e miglior gestione degli istituti che le ospitano, si traduce troppo spesso in invisibilità e irrilevanza, e porta con sé una omologazione all’immagine della detenzione maschile che cancella ogni differenza di genere e ogni analisi che la includa e la comprenda. Questo libro si basa su interviste a donne detenute nelle sezioni femminili delle carceri di Sollicciano, Empoli e Pisa, e nasce dal desiderio di indagare la soggettività delle donne detenute e dare ad esse voce, senza assecondare visioni «patologizzanti» del reato al femminile né facili stereotipi sulla «debolezza» delle donne detenute. Al contrario, lo sforzo è di rintracciare nelle loro biografie, nelle loro autoriflessioni e valutazioni due diverse «mappe»: quella delle sofferenze, dei fattori di stress e dei momenti critici indotti dalla carcerazione, da un lato; e dall’altro, quella delle risorse, delle strategie personali, in una parola della forza e dei fattori di tenuta, resistenza e resilienza, che consente loro non solo di «tenere» durante la detenzione, ma anche, nonostante tutto, di apprendere e immaginare un futuro. Le autrici compiono un’analisi critica dell’istituzione carcere che guarda a possibili trasformazioni: pur consapevoli dell’irrisolvibile, ontologica sofferenza inflitta dalla detenzione, le ricercatrici si muovono nel solco di un «riformismo disincantato», volto a contrastare la quota di «sofferenza aggiuntiva», inutile e ingiusta, basata su un insufficiente riconoscimento di diritti umani e civili inalienabili. Con l’obiettivo di promuovere una cultura e una prassi che supportino – invece che limitare o osteggiare – le strategie di «tenuta» che la differenza femminile mette in campo.
  • Il volume, frutto della collaborazione tra l’INCA nazionale e l’Associazione Bruno Trentin - ABT, costituisce un riferimento informativo sistematico di natura analitica, fondato su un quadro interpretativo di vasto respiro delle evoluzioni, degli assetti e delle prospettive dei sistemi istituzionali e delle tutele relative alla protezione sociale del lavoro e a quella sociale complessivamente intesa e arricchito da una documentazione ragionata di riferimento. Il volume si articola in tre parti. I saggi della prima sezione hanno lo scopo di «leggere» lo stato del welfare europeo alla luce delle principali trasformazioni intervenute negli ultimi anni ed evidenziano i tipi di evoluzione, gli stalli e i confronti intorno al modello sociale europeo. La seconda parte è dedicata all’analisi dei diritti sociali in Italia e in particolare alla ricostruzione delle configurazioni attuali e delle principali tappe dei processi di riforma per i tre ambiti di policy coincidenti con l’azione di tutela propria del Patronato: la previdenza, l’assistenza, la salute e la sicurezza sul lavoro. Infine la terza sezione contiene delle schede analitiche che illustrano l’istituzione e l’evoluzione delle principali prestazioni di assistenza e tutela proprie del Patronato da attuarsi a sostegno dei cittadini che ne facciano richiesta, considerata la loro non sempre immediata accessibilità e piena fruibilità. Il volume ha dunque una duplice valenza. Oltre che di «guida» per gli operatori del sistema INCA (e non soltanto), di tipo politico-culturale per la diffusione delle conoscenze in tema di welfare e diritti sociali evidenziandone opportunità e criticità, compresa l’informazione sul ruolo del Patronato per il loro esercizio effettivo.
  • Nel volume sono raccolti i principali risultati emersi dall’esperienza del progetto EBASCO, che ha avuto tra le sue finalità lo studio delle attuali tendenze migratorie. Per raggiungere tale obiettivo sono stati individuati testimoni privilegiati ed esperti della materia, oltre a diversi protagonisti del mondo giovanile. Il confronto con questi soggetti ha consentito di registrare il salto di qualità verificatosi negli ultimi anni nelle esperienze migratorie internazionali e in particolare in quelle riguardanti l’Italia. Allo studio delle nostre storiche comunità all’estero e al nuovo peso assunto dalle ricerche sulle immigrazioni straniere in Europa e in Italia si sono aggiunte riflessioni più approfondite sulle nuove migrazioni verso l’estero rappresentate da giovani istruiti, spesso laureati e comunque già consapevoli di vivere in nuove società tutte da scoprire. Il volume analizza i termini della questione migratoria nelle sue diverse forme: oltre al contributo di studiosi della materia che delineano gli aspetti emergenti e più generali della questione, sono presenti alcuni saggi di questi giovani e sono riportate esperienze militanti più direttamente collegabili ai territori nazionali. In questo modo i confini degli obiettivi iniziali sono stati ampliati e dilatati. Infatti i vari contributi sono stati raccolti tenendo conto della complessità dei nuovi spazi e tempi delle migrazioni attuali. In altre parole non si tratta di una semplice sintesi del progetto, il volume rappresenta una finestra aperta sulle trasformazioni e i movimenti migratori in atto.