• Il contributo porta la discussione sull’intero sistema produttivo italiano, comprendendo anche le piccole-medie imprese. La sua analisi si concentra su alcuni fondamentali debolezze dei processi di riaggiustamento in corso. Le innovazioni nell’organizzazione del lavoro e della produzione hanno una diffusione limitata, sono poco coraggiose, si impantanano a metà strada. Inoltre, la stragrande maggioranza delle imprese affronta la globalizzazione con un approccio orientato prevalentemente alla riduzione dei costi, che si concretizza spesso in iniziative opportunistiche di breve respiro.
  • È noto come il tessuto produttivo italiano sia caratterizzato, rispetto alle altre economie industriali moderne, dalla presenza di piccole e medie imprese operanti in settori tradizionali. Questo tratto peculiare dell’economia italiana è stato a lungo ritenuto un fattore di debolezza dello sviluppo. In realtà i sistemi locali di piccole imprese hanno mostrato una notevole capacità di adattamento incrementale ai mutamenti della domanda, aiutati in questo anche dalle politiche di svalutazione che hanno consentito di accrescere la profittabilità dell’export. Tuttavia, la base della crescita viene oggi decisamente spostata sulle dinamiche della produttività, perciò sull’innovazione, sulle possibilità di integrazione tecnologica, sulle capacità di creare e scambiare conoscenze astratte. Ma come possono le piccole e medie imprese italiane contribuire ad accrescere le dotazioni collettive di capitale umano e riuscire a incorporare nei prodotti e nei processi produttivi nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche? In quale misura esiste uno spazio reale di innovazione nei settori tradizionali del made in Italy e in che modo favorire la sua esplorazione valorizzando la varietà territoriale e l’apertura internazionale dei sistemi produttivi locali? Quali sono, in definitiva, le linee di una possibile politica industriale italiana all’interno del processo di integrazione europea e di crescita della concorrenza mondiale? Questi sono i principali interrogativi affrontati e discussi nel saggio di Giancarlo Corò e nei contributi offerti nel testo. Contributi di: Carla Cantone, Marigia Maulucci.
  • «Di buon mattino, il 9 ottobre 1979, cominciano a giungere, inattese ai loro destinatari, le 61 raccomandate» con cui la FIAT licenzia altrettanti lavoratori, accusandoli di aver fatto ricorso alla violenza durante un aspro decennio di conflitto industriale. Appare subito chiaro che, accanto ai 61 operai, offerti all’opinione pubblica come quinta colonna del terrorismo in fabbrica, sul banco degli imputati siede il conflitto collettivo e l’intero sindacato, oltre alle norme che limitano il potere dei datori nei luoghi di lavoro. La vicenda dei 61, il cui estenuante processo in questo libro scritto nel 1981 è raccontato con maestria da Giorgio Ghezzi, già membro del collegio di difesa del sindacato, costituisce, in realtà, «una lucida introduzione» alla sconfitta operaia dell’autunno 1980: una «svolta nel corso delle relazioni industriali» e, con essa, l’inizio di un lungo trentennio di restaurazione italiana che, a giudicare dai più recenti sviluppi del «caso FIAT», non è ancora concluso. Le lucide premonizioni, disseminate nel testo che oggi viene ripubblicato, rappresentano una ragione in più per frequentare, trent’anni dopo, un cruciale tornante di storia sindacale del nostro Paese.
  • L’Italia è entrata in un circolo vizioso, che può essere spezzato solo attraverso un rilancio degli investimenti e della produttività nei settori strategici, a iniziare dal manifatturiero. Se da una parte dobbiamo chiedere la costruzione di un’Europa politica, dall’altra dobbiamo risolvere i nostri problemi di competitività. Occorre incrementare la competitività di quei comparti che sono maggiormente esposti alla concorrenza internazionale. La contrattazione collettiva può essere chiamata a svolgere un ruolo attivo di sostegno e di accompagnamento. Urge dirimere le questioni relative al sistema contrattuale e alla rappresentanza sindacale, premesse necessarie di qualsiasi opera riformatrice di ampio respiro.
  • Una riflessione sul sistema economico regionale dell’Emilia-Romagna che intende superare la sterile contrapposizione tra tesi del declino e tesi della trasformazione. Da un lato i settori industriali, trainati dalla componente estera della domanda, fanno registrare una crescita del valore aggiunto a tassi ben più elevati della media nazionale. Dall’altro i settori del terziario che frenano la crescita con dinamiche della produttività spesso negative, compensate da una forte intensità occupazionale della crescita. Analisi e valutazioni.
  • Il d.d.l. n. 1324 contente disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie, approvato dal Senato nel maggio 2016, è attualmente in discussione alla Camera. A parere di molti la nuova normativa non sarebbe in grado di cogliere le trasformazioni che vanno coinvolgendo la professione medica, da un lato, e i sistemi sanitari, dall’altro. In questo contesto, ci si può chiedere quale sia la posizione dei giovani medici che, entrati da poco nella professio- ne, ne saranno i maggiori esponenti nei prossimi decenni. I risultati di una indagine, svolta presso un campione di medici della provincia di Ancona, getta uno sguardo su un tema tan- to rilevante quanto poco affrontato dalla letteratura di settore.
  • In Italia, non vi è ancora il pieno riconoscimento giuridico e sociale dei genitori omosessuali e dei loro figli e le competenze degli operatori e la configurazione dei servizi possono costituire una risorsa importante per sostenere la genitorialità di donne lesbiche e uomini gay e il benessere di adulti e bambini/e. A partire da una ricerca qualitativa esplorativa nell’ambito del progetto europeo Doing Right(s), l’articolo indaga le rappresentazioni della genitorialità omosessuale di operatori e operatrici in ambito sanitario, sociale ed educativo, e analizza come e in che misura queste rappresentazioni danno forma all’incontro tra professionisti/e e famiglie aprendo spazi più o meno efficaci di inclusione e riconoscimento. I dati presentati permettono anche di delineare degli elementi utili per ridisegnare le condizioni istituzionali per l’inclusione dei genitori omosessuali e dei loro figli nei servizi.
  • Chi lavora nei servizi sociali? Quali competenze sono richieste per migliorare i servizi? Quali professioni avranno possibilità di impiego negli anni futuri? Come progettare l’offerta formativa per rispondere alle esigenze effettive del Welfare locale? Questi temi vengono affrontati nella Guida, frutto delle esperienze di ricerca realizzate da due sociologhe in diversi contesti territoriali. La riforma del comparto sociale e del mercato del lavoro, il trasferimento delle funzioni dallo Stato alle Regioni e agli Enti locali hanno trasformato l’impianto complessivo del sistema professionale. Questa dispensa offre spunti di riflessione per tutti i soggetti che a diverso titolo si occupano di professioni sociali dal lato del lavoro e dal lato della formazione. Propone un sistema di governance per le Regioni che intendono programmare la formazione in modo coerente con la domanda espressa dai territori.
  • Il campo di studi sulle professioni ha riguardato prevalentemente le occupazioni basate su una conoscenza acquisita attraverso un lungo percorso di istruzione ad alto livello e un percorso di formazione specifica per l’esercizio professionale. Tuttavia i cambiamenti avvenuti nelle economie sembrano aver modificato il rapporto tra professioni-Stato-organizzazioni, favorendo lo sviluppo di una nuova categoria composta da lavoratori che hanno l’ambizione (la necessità) di agire «come professionisti», spesso senza avere i requisiti necessari per accedere allo status di professionisti riconosciuti nel senso classico del termine. Le questioni che nascono nella sociologia delle professioni, in modo specifico per le professioni liberali o intellettuali, richiedono, oggi, alla prova dei cambiamenti avvenuti nelle economie, nelle forme di organizzazione e di regolazione del lavoro, nelle modalità di accesso alla conoscenza in tutti i paesi industrializzati, alcune riformulazioni tematiche. Questo articolo intende esplorare, facendo ricorso agli strumenti della sociologia delle professioni e del lavoro, l’intreccio tra professionalismo e organizzazione, cercando di evidenziare i fattori attraverso i quali i lavoratori, siano essi professionisti in senso stretto o lavoratori della conoscenza in senso più ampio, ridefiniscono oggi sia la propria giurisdizione professionale in rapporto a contenuti del lavoro che cambiano, sia quale ruolo assumano, in tale processo, le nuove forme di produzione di conoscenza e di apprendimento.
  • Profondo lago

    20.00 
    Nel 1980 inizia la ristrutturazione delle grandi industrie italiane. La Fiat per prima, la Montedison e il resto della chimica subito dopo. All’improvviso sparisce un mondo di certezze sindacali e anche politiche. Il racconto di Gaetano Sateriale (che è anche una ricostruzione storica) descrive la fine dell’autunno caldo, quando il sindacato deve decidere se contrattare le ristrutturazioni oppure restare a sventolare le vecchie bandiere. I chimici di Cgil, Cisl e Uil scelgono di affrontare la sfida e negoziare, sporcandosi le mani, la riorganizzazione del settore e le riduzioni occupazionali. A Ferrara, le lotte in difesa del Petrolchimico, fino a una nuova crescita anche occupazionale, durano anni. Esperienza di forte unità interna e di litigi con il mondo politico e istituzionale esterno, anche dopo il 1984, con la crisi di San Valentino, la morte di Berlinguer e la rottura definitiva dell’unità sindacale. Il libro descrive nei particolari il complesso mondo, spesso ignorato, delle relazioni tra sindacato e imprese.