- Come votano gli iscritti ai sindacati
- Il ruolo dell'indebitamento familiare
- Il lavoro autonomo in chiave territoriale
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In questo contributo esaminiamo i fattori generali e specifici che, in occasione delle elezioni politiche del 2018, hanno aumentato la crisi di fiducia degli iscritti ai sindacati verso i partiti di sinistra. In particolare, individueremo quali settori, tra i lavoratori associati, hanno privato del loro voto i partiti di sinistra. Concluderemo evidenziando la difficoltà che oggi incontrano i sindacati ad elaborare una rappresentanza unitaria dei differenti bisogni che vivono gli iscritti. Bisogni e ansie che li hanno indotti a esprimere un voto «diviso» in occasione dell’ultimo appuntamento elettorale.
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• Legittimità costituzionale dei sistemi diversificati di liquidazione del trattamento di fine servizio • Il regime delle spese nel processo del lavoro di nuovo al vaglio della Corte costituzionale • La Cassazione conferma la irripetibilità delle retribuzioni percepite in caso di illegittima cessione ramo aziendale • Il Tribunale di Bari sulla «consumazione» del potere disciplinare e sui suoi effetti in caso di recesso del datore di lavoro • Rilevanti decisioni della Corte di giustizia sui trasferimenti di impresa e sulle modifiche al rapporto • Parere positivo dell’Autorità garante della privacy sul trattamento dei dati del reddito di cittadinanza
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La scomparsa dei partiti «operai» ha privato una moltitudine di militanti di un orizzonte politico che costituiva nel contempo la motivazione all’impegno e il criterio di interpretazione della realtà. Il movimento del lavoro, che oggi con la globalizzazione ha di fronte compiti sempre più ampi e complessi, non può rinunciare ad avere una prospettiva politica. Una piattaforma epocale per un salto di qualità della democrazia e del lavoro potrebbe costituire l’obiettivo concreto da proporre, per riaprire un ruolo «politico» del movimento.
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In questo contributo introduttivo si ricostruiscono le trasformazioni di lungo periodo del lavoro creativo nel dibattitto socio-economico. Vengono individuati gli attuali processi di segmentazione all’interno di tale mercato, guardando alle dinamiche dal lato della domanda e dell’offerta. La parcellizzazione del mercato del lavoro creativo inibisce la domanda di rappresentanza da parte dei lavoratori e impone agli attori collettivi di ripensare a logiche, strategie e alleanze. Seppur in un quadro caratterizzato da grande eterogeneità, si individuano esperienze di collaborazione tra lavoratori e di complementarità tra attori della rappresentanza.
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I coworking comunitari sono veri open-source territoriali e zone ristoro abitate da freelance, nomad workers, start up, imprese e lavoratori a distanza. Ma come comunicano questi lavoratori? Come «fanno società»? «Fare rete» è l’obiettivo principale in tali luoghi e praticare il valore della condivisione, per queste comunità meta-professionali, è prioritario. Evitanti ed evitate dai sindacati tradizionali, che le hanno spesso trascurate e ignorate, aderiscono a nuove forme di rappresentanza e solidarietà di tipo cooperativo, ma 2.0, delle «umbrella company» che riuniscono «dipendenti imprenditori», dal consulente al corriere in bicicletta, i quali in cambio ne ricevono busta paga e protezione sociale. La società cooperativa mutualistica Smart è una di esse e valori simili sono impliciti nell’enorme sperimentazione in corso, condotta con la partecipazione di Bernard Stiegler, filosofo e fondatore di Ars Industrialis, nelle banlieue denominate «Plaine Commune», che si pone come obiettivo di riconvertire quei territori (a rischio) all’economia contributiva, passando per la collaborativa. Anche il progetto Millepiani è volto a sviluppare un prototipo nell’ambito delle politiche del lavoro, proponendo la riattivazione di spazi pubblici dismessi, come beni comuni da restituire al territorio in forma articolata e mirata alla sostenibilità.
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EditorialeAldo Tortorella, La costruzione del popoloOsservatorioRomeo Orlandi, Lanterne rosse in AfricaAnna Maria Merlo, Macron, un liberal troppo a destraIacopo Scaramuzzi, La chiesa di Francesco, “poliedrica” e terremotata“Alternative in rete”Vincenzo Vita, La dittatura delle tecniche, l’alternativa necessariaMichele Mezza, Il dominio del calcolo: un conflitto a casa nostraPiero De Chiara, Per una intelligenza europea (non solo artificiale)Giulio De Petra, Rivoluzione digitale, una critica da sinistraStefano Bocconetti, Sui social ascoltiamo le parole degli anonimiDiscussioniDenis Melnik, Sul Putin-pensiero: il liberalismo è morto, viva il neoliberismoFrancesco Aqueci, Antonino Laganà, Oltre la frontiera. Analisi e prospettive di un nuovo inizioLaboratorio culturaleAldo Tortorella, Etica e politica in Antonio BanfiGiuseppe Cacciatore, Il marxismo di Antonio BanfiPaolo Ercolani, Marx, Lenin e la centralità della questione femminileSevgi Doğan, Rosa Luxemburg e la questione femminileAntonio Di Meo, Primo Levi. Un centenarioPaolo Desogus, La «filosofia della praxis» da Labriola a GramsciStefania Pietroforte, Usi di LeopardiSchede critichePaolo Ciofi, Rendita e sovranismo nelle città globaliAlberto Leiss, La politica nell’era digitaleFabio Vander, L’egemonia e la sinistra nel XXI secoloPasquale Voza, La (ancora) nuova ragione del mondo
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