• L’evasione spiegata a un evasore (e all’evasore dentro di noi) è un dialogo tra un piccolo evasore fiscale e un tributarista. Alla base è l’idea di discutere il problema dell’evasione fiscale affrontando i principali argomenti – morali, politici ed economici – ai quali, di solito, si ricorre per giustificare il mancato pagamento delle tasse, il rifiuto di rilasciare una ricevuta o uno scontrino. Il dialogo non è solo il confronto tra due differenti punti di vista ma si spinge oltre. Dalla discussione nasce infatti una proposta, nascono le soluzioni che potrebbero essere adottate per voltare pagina e costruire tra i cittadini un nuovo patto di lealtà fiscale per il bene comune. Soluzioni ricavate dall’analisi dei tentativi fatti per sconfiggere il fenomeno dell’evasione fiscale in Italia e per restituire fiducia ai cittadini sulla possibilità di costruire un sistema fiscale equo, semplice e non invasivo. Soluzioni che partono dalle politiche fiscali adottate in altri Paesi, dove il livello dell’evasione, anche se non azzerato, è notevolmente ridotto rispetto a quello italiano.
  • Il volume propone una selezione di vignette tratte dal periodico del la Cgil «Lavoro» dal 1949 al 1955, in gran parte pubblicate nella rubrica satirico-umoristica «Tra l’incudine e il martello». Dall’antologia, attraverso una chiave di lettura satirico-iconografica, emerge una rappresentazione a tratti inedita del difficile percorso di ricostruzione prima e sviluppo poi del Paese, veicolata da una rivista che si impone nel panorama editoriale di quegli anni per lo sguardo innovativo con cui affronta le tematiche legate al lavoro. È una storia narrata dal «basso», da militanti e attivisti sindacali spesso autori delle vignette, ma anche una forma di comunicazione politica e diretta in cui, come sottolinea Michele Serra nella prefazione, «non c’è tempo né spazio per il dubbio. Ci sono i buoni e ci sono i cattivi, ci sono gli sfruttati e gli sfruttatori. C’è la Dc che è il partito dei padroni, ovviamente foraggiato dall’imperialismo americano. Ci sono i crumiri, il sindacato giallo, i cento espedienti (che vanno dai manganelli di Scelba a svariate leggi truffaldine) messi in campo per fermare l’irresistibile ascesa del movimento operaio». Il volume, che si vale di due saggi introduttivi delle autrici sull’evoluzione storica della satira di «Lavoro», si chiude con una ricca appendice fotografica.
  • Oltre la crisi

    12.00 
    Le Piccole e Medie Imprese (PMI) rappresentano una delle componenti salienti del modello italiano di produzione e di specializzazione e una risorsa fondamentale in termini di capacità imprenditoriali diffuse. Negli ultimi anni, come illustrato in questo volume, stanno tentando attraverso la leva dell’innovazione di processo, di prodotto e di qualificazione del capitale umano di sperimentare un nuovo modello di sviluppo sostenibile, sia per far fronte alla crisi in corso, sia per contenere i limiti strutturali che talvolta ne riducono la capacità di mutare le strategie, di internazionalizzarsi e in generale di fronteggiare le pressioni competitive. Il Fondo Formazione PMI, costituito da Confapi, CGIL, CISL, UIL, negli ultimi anni sta promuovendo l’utilizzo della formazione continua per i lavoratori delle Piccole e Medie Imprese come una misura per uscire dalla crisi. Nel volume viene fornito un primo spaccato sulla durata, sui contenuti e sui target delle attività formative finanziate nel biennio 2010-2011, per sostenere imprese e lavoratori in percorsi di riqualificazione e aggiornamento all’interno di processi più ampi di innovazione finalizzati alla crescita produttiva e di settore. Già in questo volume, vengono ricostruiti tre canali principali di interazione: il livello aziendale, le costruzioni bilaterali e la regolazione territoriale. Il primo è intrinseco alla scelta della cosiddetta «via alta alla flessibilità» attraverso la promozione di organizzazioni flessibili ad alta performance, che presentano una forte complementarità fra innovazioni tecnologiche, specie nelle ICT, innovazioni organizzative e relazioni industriali partecipative. Nello stesso tempo, l’altro canale, le costruzioni bilaterali, ha assunto un forte ruolo promozionale nel consolidamento delle piccole e piccolissime imprese, rafforzandone i sistemi di welfare, implementando in forme nuove la sicurezza sul lavoro e la formazione continua grazie all’integrazione con i Fondi interprofessionali, supportando la crescita e l’innovazione aziendale. Il terzo canale è dato dall’interazione fra servizi specialistici offerti alle aziende e relazioni industriali di tipo partecipativo su scala territoriale, due aspetti che possono funzionare insieme per la creazione di un ambiente produttivo propenso all’innovazione.
  • La sinistra deve con coraggio indagare a fondo la realtà e anche se stessa. Oltre la contingenza stucchevole di un’effimera citazione sui media, deve costruire risposte alternative a quelle delle classi dominanti e avere un suo progetto di società. Questi temi sono stati al centro di una riflessione che l’Ars (l’Associazione per il rinnovamento della sinistra) ha sviluppato nel corso dell’Assemblea “Quale sinistra dopo la sconfitta”, che si è tenuta il 14 giugno del 2013. Il volume riproduce il dibattito che si è svolto in quella sede, insieme ai materiali preparatori. La domanda a cui i vari interlocutori hanno cercato di dare risposte è ineludibile: come uscire dall’afasia, dalla crisi di idee e prospettive della sinistra italiana. Come scrive Alfiero Grandi nell’introduzione al libro, “l’Associazione per il rinnovamento della sinistra ha sempre cercato di superare i limiti di una discussione reticente e schematica sugli errori della sinistra. Troppo soggettivismo nell’attribuire le sconfitte ai soli gruppi dirigenti della sinistra, che pure di errori ne hanno fatti tanti. Troppo consolatorio contrapporre la “base”, che avrebbe in sé le risorse per reagire al meglio, ai vertici politici, talvolta anche sindacali, considerati incapaci di affrontare le situazioni. L’Ars ha cercato le ragioni degli errori e delle sconfitte più a fondo, in particolare nella debolezza dei fondamenti politici, sia nell’analisi che nelle proposte, con riflessioni dure, forse aspre, ma sempre con lo scopo di contribuire a capire, ad approfondire e per aiutare un lavoro di lunga lena che non si accontenta né di individuare i presunti colpevoli, né della ricerca della palingenesi risolutiva”.
  • Se non ci fossero state le donne, in questa nostra Repubblica, se non ci fossero state le loro tenaci battaglie di emancipazione e liberazione – condotte attraverso un intreccio fecondo di iniziative delle associazioni, dei movimenti, dei partiti, delle istituzioni –, l’Italia sarebbe oggi un Paese molto più arretrato e molti articoli della Costituzione non sarebbero stati applicati. Questo debito che l’Italia ha nei confronti delle donne lo racconta in modo inedito questo libro scritto e curato dalle volontarie della Fondazione Nilde Iotti. Lo fa illustrando in modo rigoroso e semplice le tappe ed i contenuti delle conquiste legislative dall’inizio della Repubblica alla conclusione dell’ultima legislatura, che hanno cambiato la vita delle donne e l’assetto economico, sociale e culturale del nostro Paese. Il libro rammenta la battaglia per il diritto di voto e le «madri della nostra Repubblica», le donne elette nell’Assemblea Costituente, che diedero un contributo rilevante alla stesura della Costituzione. Sono citati gli articoli che più hanno favorito il cambiamento nella vita delle donne. Segue poi il racconto delle leggi con uno schema che ne indica la scansione in ordine cronologico dal 1950 al 2012, a cui si connettono le schede che ne illustrano i contenuti. Lo sguardo della battaglia delle donne è oggi e sempre più sarà quello europeo. Per questo il libro si conclude con una rassegna delle tappe e dei provvedimenti più significativi adottati dall’Unione Europea. Le autrici Daniela Carlà, Tiziana Casareggio, Eleonora Cicconi, Marina Costa, Silvia Costa, Paola Gaiotti De Biase, Vanda Giuliano, Donata Gottardi, Rosa Jervolino Russo, Grazia Labate, Marisa Malagoli Togliatti, Claudia Mancina, Francesca Marinaro, Elena Marinucci, Vaifra Palanca, Rita Palanza, Daniela Piccione, Francesca Russo, Alessandra Tazza, Livia Turco.
  • A due anni dalla scomparsa del compianto professor Mario Giovanni Garofalo, il volume si propone di ricordarlo nella sua duplice veste di attento e puntuale studioso di diritto del lavoro e di appassionato militante della CGIL, attraverso una raccolta di accorati ricordi di dirigenti sindacali e una selezione di suoi saggi che ne ripercorre il pensiero e la riflessione su alcuni importanti temi della materia. La prima parte del volume si compone di una serie di testimonianze e memorie, scritte da coloro che hanno lavorato a stretto contatto con Garofalo, condividendone il lavoro nel sindacato, o che ne hanno, comunque, conosciuto e apprezzato il grande impegno politico-sindacale unito alle sue indiscusse qualità di raffinato giurista del lavoro. La seconda parte offre, quindi, una rassegna di saggi selezionati tra i suoi innumerevoli scritti, pubblicati nell’arco della sua lunga carriera di studioso, su nevralgiche e ancora dibattute questioni di diritto del lavoro, tra cui la rappresentanza sindacale, la contrattazione collettiva e lo sciopero. Nonostante il trascorrere del tempo, le riflessioni riportate conservano attualità e valore scientifico e politico, a riprova della stra ordinaria capacità del professor Garofalo di osservare e comprendere il mondo del lavoro, individuarne i problemi e preconizzarne i futuri scenari.
  • Il libro è risultato tra i finalisti del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2014 Il libro affronta un aspetto poco indagato del fenomeno migratorio: la gestione e il funzionamento, in Italia e in Europa, dei Centri di detenzione amministrativa per migranti irregolari in attesa di espulsione. Vengono presentate le motivazioni originarie dell’istituzione dei Centri di trattenimento per stranieri come strumento di contrasto all’immigrazione irregolare, facendo riferimento alle politiche migratorie europee, nonché al dibattito creatosi intorno agli accordi di Schengen e al rapporto tra libertà e sicurezza nella costruzione dell’Unione Europea. Le ragioni della creazione dei Centri e il loro scopo sono sostanzialmente comuni ai diversi Stati europei, ma le modalità di realizzazione e di organizzazione sono specifiche di ogni contesto nazionale. L’analisi si concentra poi sul caso italiano per cogliere le caratteristiche strutturali del complesso dei CIE, soffermandosi sulle modalità del loro funzionamento, sulle condizioni di vivibilità interne, sulle principali criticità del fenomeno e sull’efficacia dello strumento di detenzione amministrativa a fini espulsivi. Su questi aspetti si procede ad una comparazione con alcuni paesi europei, in particolare la Francia e la Gran Bretagna. Il libro si chiude affrontando la questione dell’utilità dei Centri nel rendere effettiva la politica che ha portato alla loro istituzione. Ci si chiede cioè se servano davvero a disincentivare gli stranieri irregolari dal permanere sul territorio nazionale, se, in termini di costi economici e umani, convengano allo Stato e se esistano alternative al loro utilizzo.
  • Vincitore del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2014 La repressione dell’alterità religiosa ha accompagnato molta parte della nostra storia. L’avversione verso quanti hanno imboccato itinerari di fede diversi da quelli del gruppo maggioritario ha generato operazioni di censura, violente persecuzioni, guer re sanguinose. Questo libro offre uno sguardo d’insieme sulla storia delle eresie nell’Occidente medievale, lungo l’arco dei cinque secoli che seguirono l’anno 1000. Gli itinerari religiosi dei cosiddetti eretici e dei maggiori gruppi considerati ereticali vengono posti in relazione con lo sviluppo delle istituzioni preposte alla loro repressione, nel periodo compreso tra la riforma gregoriana e i primi processi per stregoneria nell’età moderna. «Eresie» ed «eretici» si profilano come categorie dai numerosi significati, entro le quali le autorità ecclesiastiche facevano confluire spinte ascetiche e rigoriste, proposte di radicalismo evangelico, espressioni di religiosità popolare non conforme o dissidente, ma soprattutto percorsi critici e manifestazioni di disobbedienza al papa e alla Chiesa di Roma.
  • La strada del rilancio sociale ed economico, come dimostra anche la rinnovata filosofia di intervento della prossima programmazione comunitaria 2014-2020, passa attraverso l’attivazione delle risorse esistenti: umane, sociali, territoriali. Una delle strade da percorrere è quella tracciata dal Piano d’azione sulla Responsabilità sociale di impresa, dove si individuano le variabili strategiche di sviluppo, tra le quali il «genere» è forse la più significativa. Infatti, è attraverso la promozione di azioni mirate alle pari opportunità tra uomini e donne da parte delle aziende nei territori di riferimento che si possono misurare il grado e l’intensità della coesione sociale, le caratteristiche del modello di sviluppo disegnato e soprattutto la capacità di superamento dei vincoli che, a livello locale, incidono sulla piena e completa parità tra i sessi nei contesti lavorativi e sociali. D’altro canto è proprio attraverso una maggiore attivazione delle risorse femminili sia esterne che interne ai mercati di lavoro che si può imboccare la strada della crescita sociale ed economica. Le autrici del testo riflettono sulla necessità di analizzare a livello empirico le buone prassi esistenti e, a partire da esse, di tracciare linee guida utili a chi intende avviare, riconoscere e valorizzare le azioni, interne ed esterne all’impresa, che mirano al miglioramento del benessere organizzativo.
  • Sospese tra rivoluzione e controrivoluzione, da dove vengono e, soprattutto, dove vanno le "primavere arabe"? Un libro indispensabile per capire perché Nord Africa e Medio Oriente rischiano di diventare l'epicentro di un nuovo conflitto globale, di una guerra civile internazionale, di drammatici scontri confessionali. A distanza di più di due anni dall’esplosione delle rivolte, gli autori del volume (giornalisti, giuristi, storici, filosofi) propongono un bilancio aperto e problematico dei sommovimenti in corso, interrogandosi sulle straordinarie sfide che le rivoluzioni scoppiate dall’altra parte del Mediterraneo pongono non solo all’Europa ma anche all’islamismo politico. Assai inquietanti appaiono gli ultimi sviluppi della situazione egiziana: il colpo di stato ‘popolare’ contro il Presidente democraticamente eletto Morsi ha rotto il fragile compromesso che aveva finora retto la transizione. Nel frattempo dalla Siria, dove si intensifica il supporto logistico di armi e di combattenti Hezbollah, il conflitto si sta estendendo anche al Libano. E anche le piazze e le strade della Turchia sono investite da rivolte che sembrano metterne in discussione il ruolo di potenza regionale emergente e l’immagine di modello vincente di conciliazione tra Islam e democrazia. I contributi raccolti nel volume rappresentano un indispensabile strumento di analisi per comprendere cosa sta accadendo e per conoscere meglio quei popoli che vivono dall’altra parte del Mediterraneo e dei quali spesso ignoriamo totalmente la storia. Il libro inaugura una nuova collana, DOXXI Domande per il ventunesimo secolo, diretta di Antonio Cantaro, nata con l’obiettivo di riscoprire la freschezza del pensare per domande semplici, essenziali, dirette. Una collana per capire “come va il mondo” e per interrogare le grandi sfide del nostro tempo. Contributi di: Luigi Alfieri, Francisco Balaguer Callejòn, Antonio Cantaro, Carola Cerami, Massimiliano Cricco, Leila El Houssi, Maria Eleonora Guasconi, Federico Losurdo, Anna Maria Medici, Azzurra Meringolo, Alessia Melcangi, Stefano Rizzo, Ciro Sbailò, Massimiliano Trentin.
  • «Volevo scrivere un libro sugli ultimi, su quelli che sono diventati gli ultimi con questa crisi e non ce la fanno più; oppure vanno avanti, inventandosi strategie di sopravvivenza. Volevo osservare, raccontare, non dare risposte, parlare di condizioni concrete, di donne e uomini concreti, provare a individuare alcune suggestioni. Volevo fare una denuncia delle classi dirigenti e di questa politica che non si occupa delle persone. Lo so, è qualcosa che mi riguarda, molto. È stata la mia personale strategia per resistere, fino a qui». Con queste parole, l’autrice introduce un punto di vista differente sulla crisi economica, quello delle persone che ne sono colpite, denunciando le politiche di rigore dell’Unione Europea che strangolano le economie dei paesi e peggiorano le condizioni di vita dei cittadini, minandone la salute psico-fisica. L’indagine sulla percezione soggettiva della crisi, proposta attraverso la tecnica del focus group, è applicata alle situazioni italiana e spagnola/catalana, permettendone una lettura comparata, da cui emergono similitudini, peculiarità e differenze di comportamento rispetto a politiche che producono sofferenza e umiliazione nelle popolazioni, incontrando rabbia nelle piazze e disperazione nell’isolamento. Fino al suicidio, come risposta individuale che si fa collettiva e riempie di sé la cronaca degli ultimi anni. Mentre si strutturano strategie singole e di gruppo messe in atto dalle persone per resistere.
  • Ogni idea importante è come un nucleo: attrae e irradia, cattura e influenza, concentra e mette in circolo. Il caso dei beni comuni non fa eccezione. Da tempo, il dibattito che li riguarda offre un panorama che colpisce per l’ampiezza e la varietà dei motivi (degli orientamenti, degli interessi, dei punti di vista) che in esso vengono a convergere. E testimonia anche che le linee di forza che partono dal nucleo di ogni idea importante abbracciano campi diversi, è impossibile tenerle confinate all’interno di una singola materia. Questo libro intende restituire il senso di una discussione aperta, a più voci, interdisciplinare. La nozione di beni comuni cattura «cose» assai diverse, per quanto collegate, a partire dalle problematiche ambientali. Ma il raggio d’azione del concetto include molto altro, con una potenzialità critica che, risalendo ai fondamenti filosofici dell’individualismo proprietario e privatistico neoliberista ed interrogandosi sul significato attuale della «comunanza», giunge ad attraversare il campo dei fatti legati alla cultura e al sapere, la polarità associata al momento del «globale» e a quello del «locale», le tensioni della coppia «reale» e «virtuale» e così via. La presenza in questo libro di vari assi può aiutare il lettore a costruirsi una «fenomenologia» dei beni che attualmente si dicono «comuni». E a cogliere, nella molteplicità dei loro contenuti e dei modi nei quali si presentano, un duplice motivo di interesse. I beni comuni come emergenze storiche. I beni comuni come opportunità, non meno che problemi, in quanto la riflessione intorno ad essi fa emergere inediti obiettivi di sviluppo umano.