• Il testo approfondisce quattro temi: Quale è la caratteristica tecnica generale della governance fiscale europea? Quale è il ruolo della visione tedesca in questa governance? Quali è la natura e quali i limiti di una regola fiscale, esterna (al processo democratico) e di natura numerica? Come si presenta in questo momento il focus della costruzione europea? In conclusione, l’autore ripropone i punti cruciali sui quali, a suo avviso, far leva per costruire un nuovo focus idoneo a ridare prospettiva e respiro al progetto europeo: la banca centrale europea deve essere pronta ad agire come prestatore di ultima istanza, quando il panico degli investitori mette a rischio il funzionamento dei mercati finanziari; il Fiscal compact deve essere modificato, compattando le politiche di bilancio su una nuova linea che tenga fuori dall’equilibrio di bilancio le spese di investimento, cofinanziate e comunitariamente certificate, e le nettizzi dal calcolo del pareggio strutturale (Mto).
  • Il contributo propone una riflessione su alcuni recenti importanti mutamenti del quadro economico-sociale e sulla loro incidenza sul sistema di regole, introdotto dalla normativa sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. In particolare, l’esigenza di regole certe in materia di rappresentatività sindacale per un efficace governo del conflitto, a opera dell’autonomia collettiva, in relazione al recente Testo Unico sulla rappresentanza, siglato lo scorso gennaio; nonché le prospettive di concertazione e composizione del conflitto, con la mediazione dell’Autorità di garanzia, alla luce delle attuali maggiori cause di insorgenza. Viene riproposta, altresì, una riflessione sulla possibile regolamentazione dello sciopero nei servizi in ambito trans-nazionale.
  • Il campione calcolato sulla sola regione Abruzzo si compone di 476 casi: il 62,4 per cento di uomini e il 37,6 di donne (secondo una distribuzione per genere del tutto simile alla Rilevazione sulle forse di lavoro dell’Istat). La distribuzione per classi di età segue quella tipica dell’occupazione dipendente in Italia (con una quota maggiore di persone nelle classi di età centrali). Il 6,2 per cento dei lavoratori intervistati è occupato nel settore agricolo, il 39,8 nell’industria e il 54 nei servizi. ...
  • Il volume si basa sui risultati della ricerca internazionale Decoba condotta in cinque paesi europei: Italia, Spagna, Francia, Germania e Belgio. A partire dalla ricerca Decoba, l’opera approfondisce il caso italiano esaminando i rapidi e crescenti cambiamenti che nel corso dell’ultimo decennio hanno in te ressato il commercio. Lo studio ricostruisce le sfide affrontate in Italia negli ultimi dieci anni dalle organizzazioni di rappresentanza sindacale e datoriale nel settore del commercio met tendone in evidenza processi decisiona li, azioni collettive intraprese ed esiti ottenuti. Emerge un quadro nel quale, se da una parte il commercio conferma le proprie specificità settoriali, dall’altra si presenta come un settore in cui le trasformazioni in atto, anche per effetto di dinamiche sovranazionali, pongono agli attori collettivi (inclusi i governi) ulteriori sfide, più dif ficilmente gestibili a livello nazionale.
  • L’aumento delle disuguaglianze è un tratto che caratterizza l’attuale modello di sviluppo ed è alla radice della crisi globale. In Italia, il progressivo aumento delle disuguaglianze, soprattutto nella distribuzione primaria del reddito, ha portato al declino che ha preceduto la crisi e alla maggiore intensità recessiva tra tutte le principali economie industrializzate. Tale debolezza strutturale dell’economia nazionale va attribuita a una politica economica fondata sulla deregolazione e sulla svalutazione competitiva del lavoro, importante causa del disallineamento tra salari e produttività. Per una migliore predistribuzione e redistribuzione del reddito occorrono nuovi lineamenti di politica economica, un moderno sistema di relazioni industriali e un nuovo Statuto dei lavoratori e delle lavoratrici. Creare, rappresentare e tutelare il lavoro, per ridurre le disuguaglianze e aumentare la crescita.
  • Negli ultimi decenni in Europa i servizi di welfare sono stati oggetto di profonde trasformazioni: di fronte alla necessità di soddisfare una domanda crescente di prestazioni di cura in un’epoca di crisi o di bassa crescita economica e, quindi, di risorse limitate, la pubblica amministrazione ha intensificato i processi di affidamento all’esterno dei servizi a privati. In tale contesto le relazioni di lavoro e le condizioni di lavoro sono state sottoposte a notevoli pressioni, per contenere il costo del lavoro e aumentare la flessibilità di utilizzo del personale. Il presente contributo vuole offrire una ricostruzione dello stato dell’arte delle relazioni di lavoro nel settore dei servizi di welfare e, specificatamente, dei servizi sanitari, socio-educativi e della scuola, focalizzandosi in particolare sulle principali traiettorie di trasformazione che questi servizi hanno vissuto nell’ultimo decennio, sulla frammentazione degli attori nelle relazioni di lavoro di questo segmento produttivo e sulle relative tendenze e problematiche in atto nella contrattazione collettiva.
  • I risultati di uno studio comparato condotto fra Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna e Polonia. L'analisi si è concentrata sulle pressioni che sugli assetti nazionali esercitano oggi i tre principali agenti delle relazioni industriali: multinazionali, migrazioni, organizzazioni internazionali. La conclusione è che non esiste ancora un unico modello sociale europeo, sebbene vi sia una tendenza comune all'indebolimento dei sindacati e alla convergenza in termini di decentramento e individualizzazione contrattuale. Istituzioni e scambio politico resistono tuttavia a soluzioni estreme.
  • L’articolo ricostruisce, grazie anche al contributo messo a disposizione dal Forum del Parlamento europeo e alla relativa traduzione che dobbiamo al gruppo torinese di «Se non ora quando», l’ascesa a livello europeo di un gruppo che dal 2013 lavora dietro le quinte delle istituzioni nazionali e transnazionali per far arretrare i diritti sessuali e riproduttivi delle persone o almeno per frenare l’avanzata di questi diritti nel nostro continente. Attraverso un manifesto, un blog e dei summit annuali il conservatorismo più bieco, sessista e omofobo cerca di fare nuovi proseliti e di accreditarsi nel dibattito europeo. Il raduno di Verona del marzo 2019 ne è stata una rappresentazione plastica ma le tracce del loro lavoro si ritrovano in questi anni in Polonia, Romania, Croazia e anche in Italia dove questi gruppi hanno trovato importanti saldature con la destra di governo.
  • Rete nera

    16.00 
    Se parliamo degli attentati del Bataclan, di Nizza, Bruxelles e Manchester, in Occidente tutti hanno immediata memoria del terrorismo islamico. La musica cambia se parliamo del terrorismo suprematista e xenofobo: Oklahoma City, Utøya, Christchurch, El Paso. I ricordi si fanno più confusi, in alcuni casi fuorvianti. Eppure sono attentati che hanno causato centinaia e centinaia di morti. Il libro Rete nera analizza le azioni, il pensiero dei killer suprematisti, i loro manifesti politici, che condividono sul web e non solo, i punti di contatto tra nazionalismo e xenofobia. Lo stragista di Utøya elencò già nel 2011 i partiti che avrebbero potuto dare una mano per prendere il potere: Russia Unita di Putin, il Front National di Le Pen, la Lega, Forza Nuova, Fpö, Pvv, Vlaams Belang. Una parte di queste forze avrebbe poi formato nel 2015 un gruppo unico all’Europarlamento e sarebbe anche andata al governo in alcuni Paesi, tra cui l’Italia. E che dire del killer di Christchurch, australiano, che si radicalizza in Europa e fa donazioni ai movimenti identitari di Francia e Austria? Il suo manifesto politico si intitola “La Grande Sostituzione”, come il saggio del francese Renaud Camus. La teoria di base è semplice: gli occidentali bianchi devono ricominciare a fare più figli e gli immigrati devono tornare a casa loro. Per svegliare le coscienze e respingere gli “invasori” ogni mezzo è lecito, stragi di innocenti comprese. Fino a qualche anno fa chi avrebbe potuto immaginare l’assalto al Congresso Usa? Gli Stati Uniti di Trump e la Russia di Putin soffiano sul fuoco del nazionalismo allo scopo di indebolire l’Unione europea? Terrorismo islamico e terrorismo suprematista alimentano allo stesso modo lo “scontro di civiltà” teorizzato da Samuel P. Huntington. Perché i media e l’opinione pubblica danno un peso diverso alle due facce della stessa medaglia? Il libro accende un riflettore su questi temi, finora trascurati e sottostimati.