• I beni comuni

    12.00 
    Quello di «beni comuni» è un concetto troppo spesso utilizzato, nella più recente letteratura scientifica come nel dibattito pubblico, in maniera impropria, quasi fosse una sorta di contenitore da riempire di volta in volta con significati diversi se non opposti. L’obiettivo del libro è dunque quello di chiarire il senso e il contenuto di questa categoria attraverso un’analisi storica e comparativa, da cui fare emergere la pluralità di usi e di interessi che hanno caratterizzato questa tipologia di beni nel tempo e nello spazio. Intorno ad essa sembra infatti emergere una certa «urgenza scientifica» imposta dall’attualità: basti pensare alle più recenti proposte di riforma del codice civile e alle trasformazioni del regime giuridico dei servizi pubblici locali, la cui disciplina, che prevedeva il conferimento della gestione in via ordinaria ai privati, è stata investita dal successo del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011 e dalla campagna sul tema dell’acqua «bene comune».
  • Il libro è risultato finalista del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2013. Che cos’è la temperatura? Cosa si nasconde dietro la nostra percezione di caldo e freddo? Le domande più semplici dischiudono la complessità del mondo. In questo caso, una riflessione attenta rivela che la temperatura è una proprietà fisica intimamente legata ad altre due grandezze fondamenta li, l’energia e l’entropia. Le nozioni di temperatura, energia ed entropia sono il risultato di almeno tre secoli di ricerche: dall’ipotesi del fluido ca lorico alla teoria atomica, dalla termodinamica alla fisica statistica, l’evoluzione delle idee si è intrecciata con la nascita e la storia della società industriale. Il libro conduce il lettore alla scoperta di questa triade indissolubile di concetti fisici, fondamentali nella moderna visione della natura. Ancora oggi i ricercatori provano ad estendere i concetti di temperatura, energia ed entropia per descrivere sistemi complessi quali i mercati finanziari, gli ecosistemi o le reti sociali. Tuttavia, al di là delle nuove frontiere della ricerca, tali concetti rappresentano un bagaglio indispensabile per chiunque voglia inquadrare e comprendere criticamente le sfide del nostro tempo: il problema energetico, i cambiamenti climatici e l’impatto sull’ambiente delle nostre economie.
  • Un profondo malessere assedia oggi l’Unione Europea. In questi anni i suoi assetti interni sono stati posti a dura prova dall’incalzante crisi economica «globale». E sotto la spinta delle rivolte del Maghreb anche lo spazio di Schengen ha iniziato a scricchiolare. La libera circolazione delle persone e la moneta, le due più ambite conquiste dell’Unione, sono oggi entrambe in pericolo. Per la prima volta dalla sua fondazione il fallimento dell’Unione Europea non è più soltanto un’ipotesi immaginaria. Nell’arco di poco tempo, tutte le ambiguità e tutte le contraddizioni che avevano, in passato, plasmato il processo di integrazione sono venute improvvisamente allo scoperto: un’unione politica senza politica, una moneta senza Stato, una forma di governo senza governo, una democrazia senza demos, un patto di stabilità che non garantisce stabilità. L’Europa è oggi di fronte a un bivio: continuare a essere un opaco luogo di intese tecnico-normative (fra élites, giudici, poteri economici, lobbies finanziarie, governi) oppure voltare finalmente pagina, provando a rilanciare su basi democratiche il processo di integrazione.
  • La lettera blu

    12.00 
    La morte di Moro è sempre stata rievocata entro uno schema cromatico che poneva in conflitto il rosso delle brigate e il nero delle stragi e dei servizi deviati. Era come se non si potesse prescindere dai termini di una lunga guerra civile nazionale, mai completamente risoltasi. Questo libro, invece, ci parla di quel la guerra con una lingua compiutamente post-bellica. Il Moro di Mastrogregori – certo, nelle condizioni disperate nelle quali si trovò costretto negli ultimi giorni della sua esistenza – restò politicamente lucido, combattivo nei confronti dei suoi nemici, impegnato a costruire il terreno di un dialogo tra tutte le parti. Anzi, l’analisi filologica delle lettere – dove questa volta è il blu dell’inchiostro a guidare l’attenzione del ricercatore – sembra suggerire una chiave di lettura assolutamente originale. Insomma, il leader cattolico non si arrendeva affatto ai carcerieri, non ne propugnava il riconoscimento politico, ma recitava una parte, metteva in scena un personaggio, collaborava alla costruzione di se stesso come ostaggio, «accettando di pagare un prezzo per questo (dare corpo alla propaganda terroristica)». Sicché, se il rosso e il nero erano i colori con i quali poteva essere descritta la vittima-martire, il blu della lettera di Moro sembra raccontare la vicenda di un politico che non si arrese mai a un destino già scritto, perché voleva «assolutamente tornare libero […] perché non sopportava di non poter camminare».
  • Questa è la terza edizione del nostro manuale aggiornato dal lato dottrinario e giurisprudenziale al 2012. Il libro esamina il fenomeno del «mobbing» e del «bossing», strategia, quest’ultima, solitamente adottata dalle direzioni aziendali per realizzare l’obiettivo delle dimissioni della vittima, stremata dalle mortificazioni. Dopo aver illustrato la normativa vigente a tutela della professionalità, Meucci dà conto dell’ultradecennale, variegato, orientamento giurisprudenziale sul demansionamento e in ordine alla (pretesa) prova del danno da parte del lavoratore su cui si sono espresse le Sezioni Unite con la decisione n. 6572 del 24 marzo 2006 e con la successiva n. 26972 (e gemelle) dell’11 novembre 2008. Vengono quindi approfonditi il danno biologico, il danno psichico, il danno morale e il danno esistenziale. Viene analizzata inoltre la disciplina del danno biologico in sede Inail, evidenziandone le insufficienze per una reale tutela del lavoratore. Nella parte conclusiva del testo, in armonia con orientamenti giurisprudenziali e dottrinali del tutto affidabili, viene sostenuta e documentata la non imponibilità previdenziale e fiscale delle somme conseguite o disposte giudizialmente per risarcimento del danno da demansionamento e mobbing, biologico, morale, professionale, esistenziale e da perdita di chances, in quanto ristoratrici di «danno emergente». La parte espositiva è completata da una ricca Appendice di documentazione (d.d.l., pattuizioni dei Ccnl, risoluzioni Ue) e dalle massime delle più importanti sentenze della Cassazione e di merito rese nell’arco temporale 1990-2012 (il cui testo integrale è reperibile nel sito Internet dell’Autore), indispensabili per chi debba affrontare o patrocinare professionalmente casi concreti in ambito giudiziario.
  • Il libro racconta, attraverso testo e immagini, un viaggio in bicicletta dalla Spagna all’Africa dell’Ovest di una giovane coppia che si mette in cammino con la voglia di toccare con mano una parte del complesso continente africano. Per 5 mesi e più di 6.000 chilometri di pedalate, Tobias e Marianita si confrontano con paesaggi ed esperienze che li fanno riflettere sull’Africa e l’Europa, spingendo sempre più in là il confine tra i due continenti. Attraverso Spagna, Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania, Senegal, Guinea, Mali e Burkina Faso, i due autori riflettono giorno per giorno sul senso del viaggiare oggi, sulla specificità di andare con lentezza, e su come la bicicletta sia una maniera, non solo per andare lontano, ma anche per sentirsi più a casa. Attraverso le montagne dell’Atlante e il deserto del Sahara, le pianure del Senegal e le colline della Guinea, il delta del fiume Niger e poi ancora le distese sabbiose del Sahel, il racconto comunica la voglia di mettersi in cammino, di rendersi disponibili all’incontro, di reimparare a viaggiare perché «Un viaggio del genere ti insegna prima di tutto qualcosa sul posto da cui vieni e poi sul posto dove vai».
  • Se il sindacato non riconquista il «centro» del lavoro e se il lavoro non riconquista il «centro» della società, l’Italia e l’Europa non riusciranno più a progredire. Ecco l’asse attorno a cui ruota questo libro, Viaggio al centro del lavoro, che Antonio Pizzinato ha scritto avvalendosi della collaborazione di Saverio Paffumi. Si tratta di un saggio un po’ fuori dagli schemi, essendo ricco di riferimenti biografici, sempre finalizzati, però, a trarre riflessioni utili per l’oggi e per il domani. Nell’anno del suo ottantesimo compleanno (8 ottobre 2012) Pizzinato, succeduto nel ruolo di segretario generale della Cgil a Luciano Lama, non ha voluto raccontare la sua vita, ha voluto «dire delle cose» attraverso l’esperienza che ha vissuto, dagli anni della Resistenza all’assunzione alla Borletti, alle prime lotte in Fiom, a Sesto San Giovanni, e poi via via – affrontando gli anni del terrorismo – fino al vertice della Cgil e alla remissione del mandato. Al centro del suo impegno, in quella fase, ci sono la ricostruzione dell’unità dopo lo scioglimento della Federazione Cgil, Cisl, Uil e un’idea di rifondazione della Cgil stessa e del movimento sindacale. Un grande cambiamento che non si è ancora del tutto compiuto come lui l’aveva immaginato e iniziato a costruire. Smessi i panni del sindacalista, nella sua agenda di parlamentare e sottosegretario entrano la sicurezza sul lavoro, i diritti degli immigrati e dei disabili, la messa al bando dell’amianto, un killer silenzioso non ancora sconfitto. L’ultimo capitolo è dedicato all’attualità e al futuro: dalla vicenda Fiat alla questione del peso, sul terreno della rappresentanza, del più grande sindacato metalmeccanico d'Italia, che rischia di restare escluso da ogni forma di governo dei processi reali per evidente volontà del vertice aziendale del Lingotto… Fino alle scelte del governo Monti, sulle quali Pizzinato esercita la sua critica puntuale, perché quel futuro non sia un drammatico, insensato ritorno al passato. In collaborazione con Saverio Paffumi. Testo conclusivo di Bruno Ugolini. Il volume è corredato da un prezioso inserto fotografico.
  • Il 10 dicembre del 2010 a Sidi Bouzid in Tunisia si dava fuoco il giovane venditore ambulante Mohamed Bouazizi per protestare contro i soprusi della polizia. Fu l’inizio di quella che è stata chiamata la Primavera araba: una serie di movimenti di protesta, di manifestazioni, di occupazioni che hanno coinvolto decine di milioni di persone, giovani e donne, in tutto il Nordafrica e il Medioriente. In alcuni casi la protesta è stata essenzialmente pacifica, in altri si è fatto ricorso alla violenza, in altri ancora – in Libia, Yemen e Siria – si è arrivati alla guerra civile. A distanza di quasi due anni dall’inizio delle proteste il bilancio è ancora incerto: in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen sono stati rovesciati i regimi al potere da decenni; in altri paesi (Giordania, Marocco, Oman) le proteste hanno dato impulso a movimenti di riforma già in atto; in altri ancora (Arabia Saudita, Bahrein, Mauritania) le proteste non hanno prodotto apprezzabili risultati. In Siria la guerra civile ha assunto caratteri sempre più sanguinari. Laddove sono stati rovesciati i regimi e si sono tenute libere elezioni vi è stata l’affermazione di movimenti religiosi legati ai Fratelli musulmani, la forza politica meglio organizzata in tutto il mondo arabo; mentre in Algeria e in Libia hanno prevalso i partiti governativi di carattere «laico». Quali che saranno gli esiti ultimi dei vasti cambiamenti in corso, essi hanno rappresentato un risveglio della dignità e della volontà di autogoverno del mondo arabo, un prepotente bisogno di libertà e di sviluppo economico che ha indotto i paesi europei e gli Stati Uniti a cambiare le loro politiche estere e a cercare nuove forme di collaborazione. Nonostante la recente pubblicazione su internet di video oltraggiosi nei confronti dell’islam, che hanno provocato un’esplosione di violenza nei confronti del mondo occidentale, le «rivoluzioni della dignità» sono altra cosa e continueranno ad operare in profondità cambiando – sperabilmente in meglio – i rapporti tra mondo islamico e Occidente.
  • Chi costruisce le nostre città? Gli amministratori, i politici, gli immobiliaristi, gli urbanisti? Tutti costoro tracciano piani, elaborano progetti, disegnano e realizzano opere, ma poi sono le persone in carne ed ossa – coloro che la abitano – a produrre l’anima della città; anche di una grande capitale come Roma. C’è una Grande Storia fatta di personaggi e luoghi noti e c’è una piccola storia fatta anch’essa di luoghi e persone che non vengono raccontati dalla narrazione mainstream. La controffensiva liberista produce nelle nostre città desolazione, solitudini, individualismi, competizione, egoismi, insieme a quella che alcuni chiamano «modernizzazione», destinata ad emarginare ancora di più gli abitanti che non riescono a prendere il suo treno in continua e folle corsa verso un futuro oscuro. Quella che una volta era la città moderna, la cui aria «rendeva liberi», oggi è una città desertificata di individui che forse potremmo chiamare sconfitti, ma non perdenti, non rinunciatari, ancora non rassegnati. Queste singole esistenze senza una storia sono anche esempi di una irrinunciabile volontà di sopravvivere, di una eccedenza umana irriducibile alle omologazioni della città mercantile, che promette di crescere e diventare collettiva se si avrà la forza di non lasciarle ancora sole; l’inizio di una nuova e diversa storia delle nostre città. Dieci brevi storie di «pezzi» di periferia romana raccontate da un osservatore che ha rinunciato allo sguardo neutrale di urbanista, intrecciate a dieci racconti di vite marginali, solitudini nella folla anonima e silenziosa della città che un tempo fu eterna e, ora, solo moderna.
  • Il volume esplora la recente nascita di movimenti nonviolenti in alcune zone di turbolenza politica e sociale. I primi tre lavori riguardano i conflitti in corso tra israeliani e palestinesi. Chiara Pettenella esamina in particolare le divergenti e conflittuali interpretazioni del conflitto a partire al 1948. Roberto Castronovo riferisce la storia di un teatro dei bambini aperto grazie ad Arna Ben Khamis a Jenin dopo la seconda Intifada. Giulia Daniele passa in rassegna le diverse ipotesi sull’assetto futuro dei due rispettivi Stati in caso di fine del conflitto. Il saggio di Nanni Salio informa sulle straordinarie vicende di Bakshar Khan, un leader afghano nonviolento del periodo tra la prima guerra mondiale e il secondo dopoguerra. Simona Capaldi, a seguito di indagini effettuate sul campo, ha elaborato un resoconto della miserabile condizione delle donne in Afghanistan. Antonio Vigilante esplora il complesso rapporto tra religione e politica in Birmania, e in particolare la coraggiosa azione di Aung San Suu Kyi. Martina Pignatti Morano, presidente dell’organizzazione «Un ponte per…» in Iraq, riferisce infine le notizie, ancora poco note, di un nascente movimento nonviolento in Iraq. Da un anno all’altro si può osservare una rapida crescita dei movimenti nonviolenti, che infonde qualche speranza a chi abbia a cuore le sorti delle infelici popolazioni dei territori di cui questo volume tratta.
  • La Seconda Repubblica ha ormai concluso la sua parabola con un bilancio peggiore di quello che aveva trovato al suo esordio. Nato con l’intento di risollevare le sorti della politica dopo gli eccessi «partitocratici» degli anni Ottanta, il nuovo sistema politico ha finito per scontrarsi con le sue stesse innovazioni. Doveva essere la Repubblica dei cittadini, investiti del potere di eleggere direttamente i propri rappresentanti scegliendoli nella società civile, al riparo dal controllo degli apparati politici. È stato invece il ventennio di Berlusconi, caratterizzato da una degenerazione istituzionale senza precedenti. Mai come in questi anni, infatti, si è assistito ad un attacco così forte alle istituzioni, alla Costituzione e ai valori sui quali, pur con difficoltà e contraddizioni, si era retta la politica italiana. Questo saggio raccoglie le riflessioni di politologi, filosofi, storici, giuristi e politici che si sono confrontati su questo tema. Hanno contribuito: Marco Almagisti, Claudio De Fiores, Elisabetta De Giorgi, Domenico Fruncillo, Andrea Guiso, Michela Manetti, Oreste Massari, Fortunato Musella, Gianluca Pini, Michele Prospero, Giovanni Rizzoni, Alessandra Sardoni, Pasquale Serra, Bruno Tabacci, Luciano Violante, Mauro Volpi.
  • L’autrice approfondisce il nesso tra occupazione, nuove misure di flessibilità, incidenti e caduti sul lavoro. Da almeno trent’anni infatti i più seri studiosi del mercato del lavoro hanno avvertito sulle conseguenze derivanti dalla forte crescita della fascia secondaria del mercato del lavoro (lavoro informale, sommerso, irregolare), di solito definito lavoro nero, nel quale sono occupati in gran parte lavoratori senza diritti, lavoratori immigrati e giovani costretti alla ricerca di una qualsiasi forma di occupazione. L’autrice documenta che, a differenza di quanto spesso ancora si crede, gli incidenti non riguardano solo i settori delle costruzioni, dell’industria e dell’agricoltura, ma di recente si sono diffusi di più nei servizi, caratterizzati da una maggiore flessibilità. Occorre dunque domandarsi se le ormai decennali politiche incentrate sulla valorizzazione della flessibilità e sull’incremento dei lavori atipici non abbiano favorito in modo decisivo la mancanza di sicurezza sul lavoro. Il volume esplora queste problematiche con rigore ma senza tecnicismi. Vengono riportate in sintesi anche le valutazioni emerse da interviste a rappresentanti di reti istituzionali e di organizzazioni sindacali, ad attori locali e ad alcuni infortunati. Per giungere a parlare di «sicurezza» in concreto, infatti, si è ritenuto necessario andare oltre la dimensione numerica, normativa e tecnica, ritenendo che fosse fondamentale raccogliere le «storie» di vittime di incidenti, che spiegano come «si sarebbe potuto evitare…».